Senza messa in latino s'è persa l'universalità della Chiesa
Gentile Direttore, osservo con piacere che quasi ogni numero di Gente Veneta contiene interventi o lettere sulla questione della liturgia, in particolare sulla forma vigente prima del Concilio. In particolare, nella risposta alla lettera di R.R. lei scrive: “Attualmente la maggioranza dei fedeli preferisce capire quello che il sacerdote dice nella Messa, cosa impossibile per i più se la Messa fosse celebrata in latino”. Mi permetto di sfatare quello che è uno dei più diffusi luoghi comuni sul rito antico (o tridentino, o di San Pio V, o preconciliare ecc), quello per cui è celebrato in una “lingua che non si capisce”. Se le capitasse di partecipare a una Messa tridentina vedrebbe i fedeli muniti di messalini, volumi regolarmente in vendita, contenenti tutti i testi in latino della Messa tradizionale con testo italiano a fronte (sono un po' cari ma uno fa l'acquisto una volta nella vita...).
Come se non bastasse, i fedeli veneziani hanno creato un apprezzato sito internet (http://www.messalini.org/) in cui è possibile scaricare in formato pdf i testi di tutte le festività in latino con testo italiano, pronti per la fascicolazione. Se ne servono parrocchie di tutta Italia. Inoltre nella chiesa veneziana quasi ogni domenica arrivano cattolici stranieri che non sanno l'italiano e trovano più comprensibile il latino: arrivano dotati dei loro messalini latino-inglese, latino-tedesco, latino-francese. Inoltre offriamo a francesi, tedeschi e inglesi il testo dell'ordinario con la traduzione a fronte. Come vede è difficile non capire, a meno che non si sappia leggere. O non si voglia leggere...
In tanti anni che seguo l'antico rito non ho mai trovato una persona (di quelli che usualmente non assistono alla Messa in latino) che abbia detto “non si capisce”.
E comunque il punto fondamentale è: che cosa c'è da capire? Il discorso ci porterebbe lontano. Diciamoci la verità: prima del Concilio non ci fu un movimento di popolo o “di base” che sostenesse la sostituzione del latino con le lingue nazionali. La riforma liturgica è stata imposta con un colpo di mano da un gruppo di liturgisti, senza interpellare i fedeli (fedeli che si sente invece il bisogno di interpellare a proposito della comprensione del latino). Alla faccia della democrazia. Questa è la storia e vorrei che qualcuno mi smentisse.
Il latino, insomma, si capisce benissimo, mi creda. Il vecchio rito è più semplice del nuovo, più comprensibile. La granitica e solenne essenzialità del latino veniva e viene capita da tutti, grazie anche all'opera di formazione compiuta dal clero e dalle famiglie, basta vedere i film con don Camillo. Le lingue nazionali nella liturgia hanno invece fatto perdere il carattere di universalità della Chiesa cattolica: un veneziano andava a Messa nella parrocchia di Stoccarda e assisteva alla stessa liturgia della cattedrale di Chicago e della parrocchia veneziana.
Nell'epoca della globalizzazione è stata persa l'universalità. Vado a Messa in Svezia e non capisco, in Corea del Sud e non capisco, in Polonia e non capisco. E nessuno si preoccupa di farmi capire. E' necessario tornare al latino, quindi, anche come strumento per dominare la globalizzazione, contro i localismi.
R.R. solleva poi un altro problema, quello dell'ostilità di una parte del clero alla volontà del Papa di far rivivere l'antico rito. Questo è ben altro tema. Che cosa fanno i parroci per insegnare a “capire” la Messa in latino? A loro spetta la formazione e l'educazione dei fedeli. Ci aspettiamo che si occupino non solo di commercio eco-solidale ma anche di educazione al sacro, secondo le volontà di Benedetto XVI.
Come se non bastasse, i fedeli veneziani hanno creato un apprezzato sito internet (http://www.messalini.org/) in cui è possibile scaricare in formato pdf i testi di tutte le festività in latino con testo italiano, pronti per la fascicolazione. Se ne servono parrocchie di tutta Italia. Inoltre nella chiesa veneziana quasi ogni domenica arrivano cattolici stranieri che non sanno l'italiano e trovano più comprensibile il latino: arrivano dotati dei loro messalini latino-inglese, latino-tedesco, latino-francese. Inoltre offriamo a francesi, tedeschi e inglesi il testo dell'ordinario con la traduzione a fronte. Come vede è difficile non capire, a meno che non si sappia leggere. O non si voglia leggere...
In tanti anni che seguo l'antico rito non ho mai trovato una persona (di quelli che usualmente non assistono alla Messa in latino) che abbia detto “non si capisce”.
E comunque il punto fondamentale è: che cosa c'è da capire? Il discorso ci porterebbe lontano. Diciamoci la verità: prima del Concilio non ci fu un movimento di popolo o “di base” che sostenesse la sostituzione del latino con le lingue nazionali. La riforma liturgica è stata imposta con un colpo di mano da un gruppo di liturgisti, senza interpellare i fedeli (fedeli che si sente invece il bisogno di interpellare a proposito della comprensione del latino). Alla faccia della democrazia. Questa è la storia e vorrei che qualcuno mi smentisse.
Il latino, insomma, si capisce benissimo, mi creda. Il vecchio rito è più semplice del nuovo, più comprensibile. La granitica e solenne essenzialità del latino veniva e viene capita da tutti, grazie anche all'opera di formazione compiuta dal clero e dalle famiglie, basta vedere i film con don Camillo. Le lingue nazionali nella liturgia hanno invece fatto perdere il carattere di universalità della Chiesa cattolica: un veneziano andava a Messa nella parrocchia di Stoccarda e assisteva alla stessa liturgia della cattedrale di Chicago e della parrocchia veneziana.
Nell'epoca della globalizzazione è stata persa l'universalità. Vado a Messa in Svezia e non capisco, in Corea del Sud e non capisco, in Polonia e non capisco. E nessuno si preoccupa di farmi capire. E' necessario tornare al latino, quindi, anche come strumento per dominare la globalizzazione, contro i localismi.
R.R. solleva poi un altro problema, quello dell'ostilità di una parte del clero alla volontà del Papa di far rivivere l'antico rito. Questo è ben altro tema. Che cosa fanno i parroci per insegnare a “capire” la Messa in latino? A loro spetta la formazione e l'educazione dei fedeli. Ci aspettiamo che si occupino non solo di commercio eco-solidale ma anche di educazione al sacro, secondo le volontà di Benedetto XVI.
Alessandro Zangrando
Risposta del direttore
Risposta del direttore
Credo che lei sbagli, Zangrando. Tra l'inizio del 1600 e la fine del 1700 nella Chiesa cattolica vi fu un vasto movimento che sollecitava la riforma liturgica ed in particolare l'uso della lingua parlata al posto del latino, che ormai neppure i preti comprendevano più.
Esso camminava di pari passo con la riscoperta delle antiche fonti liturgiche e annoverava tra i suoi rappresentanti studiosi come Ludovico Antonio Muratori. Ma non fu soltanto un movimento di élite: fiorirono in quegli anni numerosissime pubblicazioni di messalini con la traduzione della messa nella lingua parlata ad uso dei fedeli che sapevano leggere. L'evento forse più significativo di questo movimento di riforma fu il Sinodo Diocesano celebrato a Pistoia nel 1786, sotto la guida del vescovo Scipione De' Ricci e del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, nel quale tra le altre cose si chiedeva in modo esplicito l'uso della lingua parlata nella liturgia. Alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo progressiste per l'epoca, ma non quelle che riguardavano la lingua liturgica.
Credo perciò di poterla smentire, almeno in parte se la forza di questo movimento che chiedeva una riforma della liturgia non fosse stata bloccata dalla restaurazione ottocentesca, probabilmente avremmo avuto molto prima del Vaticano II la riforma liturgica.
Che poi “la granitica e solenne essenzialità del latino” venisse compresa da tutti ho qualche dubbio: la gente storpiava il latino liturgico, come ci ha insegnato il compianto monsignor Antonio Niero anche dalle pagine di Gente Veneta, attribuendo alle parole della liturgia significati dialettale che nulla avevano a che fare con il testo originale.
Credo sia un fatto inoppugnabile che la maggioranza dei fedeli preferisce partecipare alla liturgia nella lingua parlata, piuttosto che in una lingua che non capisce. Del resto anche la storia della Chiesa ci insegna come nell'antichità la liturgia venisse celebrata nelle lingue locali parlate dalla gente.
Penso che l'universalità non stia nell'uso dell'unica lingua, bensì nel fatto che ovunque si celebra lo stesso Mistero. Altra cosa è l'”educazione al sacro”, che ha poco a che fare col latino, che di sacro non ha nulla essendo solo uno strumento, una lingua.
Condivido l'idea che lei suggerisce: le nostre liturgie oggi sono spesso momenti d'incontro conviviale, ma hanno perduto il forte riferimento a Dio. Non credo però che la dimensione verticale si possa recuperare reintroducendo il latino (anche se rispetto chi, usufruendo della possibilità che Papa Benedetto ha offerto, celebra col rito di Pio V), ma recuperando il senso autentico dell'incontro personale ed oggettivo con Cristo nella vita, prima ancora che nella celebrazione.
Sandro Vigani
Il nostro commento
Esso camminava di pari passo con la riscoperta delle antiche fonti liturgiche e annoverava tra i suoi rappresentanti studiosi come Ludovico Antonio Muratori. Ma non fu soltanto un movimento di élite: fiorirono in quegli anni numerosissime pubblicazioni di messalini con la traduzione della messa nella lingua parlata ad uso dei fedeli che sapevano leggere. L'evento forse più significativo di questo movimento di riforma fu il Sinodo Diocesano celebrato a Pistoia nel 1786, sotto la guida del vescovo Scipione De' Ricci e del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, nel quale tra le altre cose si chiedeva in modo esplicito l'uso della lingua parlata nella liturgia. Alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo progressiste per l'epoca, ma non quelle che riguardavano la lingua liturgica.
Credo perciò di poterla smentire, almeno in parte se la forza di questo movimento che chiedeva una riforma della liturgia non fosse stata bloccata dalla restaurazione ottocentesca, probabilmente avremmo avuto molto prima del Vaticano II la riforma liturgica.
Che poi “la granitica e solenne essenzialità del latino” venisse compresa da tutti ho qualche dubbio: la gente storpiava il latino liturgico, come ci ha insegnato il compianto monsignor Antonio Niero anche dalle pagine di Gente Veneta, attribuendo alle parole della liturgia significati dialettale che nulla avevano a che fare con il testo originale.
Credo sia un fatto inoppugnabile che la maggioranza dei fedeli preferisce partecipare alla liturgia nella lingua parlata, piuttosto che in una lingua che non capisce. Del resto anche la storia della Chiesa ci insegna come nell'antichità la liturgia venisse celebrata nelle lingue locali parlate dalla gente.
Penso che l'universalità non stia nell'uso dell'unica lingua, bensì nel fatto che ovunque si celebra lo stesso Mistero. Altra cosa è l'”educazione al sacro”, che ha poco a che fare col latino, che di sacro non ha nulla essendo solo uno strumento, una lingua.
Condivido l'idea che lei suggerisce: le nostre liturgie oggi sono spesso momenti d'incontro conviviale, ma hanno perduto il forte riferimento a Dio. Non credo però che la dimensione verticale si possa recuperare reintroducendo il latino (anche se rispetto chi, usufruendo della possibilità che Papa Benedetto ha offerto, celebra col rito di Pio V), ma recuperando il senso autentico dell'incontro personale ed oggettivo con Cristo nella vita, prima ancora che nella celebrazione.
Sandro Vigani
Il nostro commento
Che cosa dire di questa risposta? Senza offesa, è la fiera delle banalità condita da scarsa conoscenza dell’argomento e un leggerissimo tono saccente.
Primo. Vigani tira fuori la storia del Sinodo di Pistoia. Se la Santa Sede, se la Chiesa non hanno dato seguito alle conclusioni di questo “famoso” e “importante” sinodo, un motivo ci sarà pure. Ma qui manca l’approfondimento. Vigani offre solo spunti buttati così, senza spiegare. Insomma, quel Sinodo non concluse nulla.
Secondo. “Il latino non veniva capito e veniva storpiato”. Invece l’italiano di oggi viene compreso? Piuttosto iniziamo con il dire che parte del clero di oggi non sa neppure che cosa sia il latino e una notazione musicale. Inoltre, la preparazione culturale media del clero è molto bassa, quindi il prete moderno cerca di trascinare i fedeli (che spesso sono più preparati di loro) verso il basso, al suo livello. Volenti o nolenti. La tanto sbandierata democrazia è spesso calpestata: il fedele che vuole la Messa in latino, qualche bel canto sacro tradizionale, non viene ascoltato e soddisfatto ma più spesso deriso.
Terzo. Vigani non risponde alle domande poste dall’autore della lettera. Dribbla le domande sulla riforma liturgica, sulla scarsa preparazione teologica e liturgica del clero moderno, sull’opposizione dei parroci al motu proprio “Summorum Pontificum”, sulle disattese volontà del Papa.
Quarto. Veniamo al sodo: la risposta di Vigani si rifa a tesi luterane e protestanti. Innanzitutto sostiene la presunta bontà dell’utilizzo delle lingue vernacolari nella liturgia, che ha portato di fatto il caos nella confessioni evangeliche, che certo non versano in buona salute… Vigani, inoltre (prestiamo attenzione), suggerisce di recuperare “il senso autentico dell'incontro personale ed oggettivo con Cristo nella vita, prima ancora che nella celebrazione”. Ecco una riproposizione delle vecchie tesi protestanti e moderniste, quelle che propugnano l’incontro diretto con la divinità senza mediazione del clero e della liturgia.
Pulvis
Primo. Vigani tira fuori la storia del Sinodo di Pistoia. Se la Santa Sede, se la Chiesa non hanno dato seguito alle conclusioni di questo “famoso” e “importante” sinodo, un motivo ci sarà pure. Ma qui manca l’approfondimento. Vigani offre solo spunti buttati così, senza spiegare. Insomma, quel Sinodo non concluse nulla.
Secondo. “Il latino non veniva capito e veniva storpiato”. Invece l’italiano di oggi viene compreso? Piuttosto iniziamo con il dire che parte del clero di oggi non sa neppure che cosa sia il latino e una notazione musicale. Inoltre, la preparazione culturale media del clero è molto bassa, quindi il prete moderno cerca di trascinare i fedeli (che spesso sono più preparati di loro) verso il basso, al suo livello. Volenti o nolenti. La tanto sbandierata democrazia è spesso calpestata: il fedele che vuole la Messa in latino, qualche bel canto sacro tradizionale, non viene ascoltato e soddisfatto ma più spesso deriso.
Terzo. Vigani non risponde alle domande poste dall’autore della lettera. Dribbla le domande sulla riforma liturgica, sulla scarsa preparazione teologica e liturgica del clero moderno, sull’opposizione dei parroci al motu proprio “Summorum Pontificum”, sulle disattese volontà del Papa.
Quarto. Veniamo al sodo: la risposta di Vigani si rifa a tesi luterane e protestanti. Innanzitutto sostiene la presunta bontà dell’utilizzo delle lingue vernacolari nella liturgia, che ha portato di fatto il caos nella confessioni evangeliche, che certo non versano in buona salute… Vigani, inoltre (prestiamo attenzione), suggerisce di recuperare “il senso autentico dell'incontro personale ed oggettivo con Cristo nella vita, prima ancora che nella celebrazione”. Ecco una riproposizione delle vecchie tesi protestanti e moderniste, quelle che propugnano l’incontro diretto con la divinità senza mediazione del clero e della liturgia.
Pulvis
Dal blog di Tornielli:
RispondiEliminaScusate siamo ambrosiani, per noi l’Assunta è un optional…
Cari amici, per la prima volta ho trascorso Ferragosto a Milano. Questa mattina, prima di andare a messa nella mia parrocchia ho spiegato a mio figlio più piccolo il significato della festa che stavamo celebrando, cioè l’assunzione in cielo con il suo corpo della Madre di Gesù, preservata dal peccato originale. Ma appena entrati in chiesa, ecco la sorpresa: il parroco ci ha spiegato che “i responsabili della liturgia ambrosiana hanno stabilito di celebrare domani, 16 agosto, la festa dell’Assunta, perché quest’anno cade di domenica” e il nuovo messale ambrosiano (XII dopo Pentecoste) prevede tutt’altra liturgia. Così, durante tutta la celebrazione, non c’è stato alcun riferimento alla grande e antica festa mariana, che venne solennizzata dopo la proclamazione del dogma da parte del venerabile Pio XII nel 1950. C’è stata invece una prima lettura dal secondo Libro dei Re dove si parla della distruzione di Gerusalemme da parte dei babilonesi, con il lungo e dettagliato elenco delle suppellettili e dei bronzi del Tempio trafugati dai caldei. La mia sorpresa è aumentata quando ho scoperto che stamattina, in Duomo, il cardinale Tettamanzi ha invece celebrato il pontificale dell’Assunta, e questo è avvenuto anche in altre parrocchie. Così ci sono stati milanesi che hanno celebrato la festa come il resto della Chiesa cattolica, e altri che per celebrarla dovranno andare (in orario feriale) a messa domani… Sono sconcertato e amareggiato. Capisco poco o nulla di liturgia e di Sacra Scrittura, sono ignorante, non posseggo certo la sapienza e l’intelligenza degli esperti che hanno elaborato il nuovo messale, quegli esperti che hanno pensato bene - in caso la festa coincida con la domenica - di privare il popolo di Dio della festa dell’Assunta, in nome della loro conoscenza e della loro sapienza. Che ci volete fare, noi popolo bue dobbiamo adeguarci, anche se non capiamo. Ma, Eminenza, Cardinale Tettamanzi, lei che è il capo-rito ambrosiano, perché ha celebrato l’Assunta, mentre io non ho potuto farlo nella mia parrocchia? Perché in Duomo sì e nelle altre chiese no? Oppure lo si è fatto a discrezione del parroco? E ai semplici fedeli, quelli che non hanno studiato liturgia al Sant’Anselmo o Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico, non ci avete pensato? Mi piacerebbe rivolgere la stessa domanda anche alla Congregazione del Culto divino, che ha approvato il nuovo messale ambrosiano: eminenze, esperti della Santa Sede, ai fedeli ci avete pensato? Possibile che per gli ambrosiani l’Assunta sia un optional? Non riesco a immaginare un esempio più chiaro e lampante della distanza tra gli esperti liturgisti che hanno partorito il messale, e i fedeli (magari i fedeli ignoranti come me che ieri sono andati a messa e si sono trovati una liturgia del tutto diversa). Fino a questo momento non ero mai intervenuto su queste pagine in merito al nuovo messale ambrosiano - criticato piuttosto duramente dal cardinale Giacomo Biffi - ma quella di oggi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sarebbe bello inviare lettere alla Curia di piazza Fontana (e per conoscenza alla Congregazione del Culto divino) chiedendo che l’Assunta sia celebrata sempre il 15 agosto nella diocesi ambrosiana, anche se cade di domenica, senza lasciare questo assurdo fai-da-te. Vorrei tanto, cardinale Tettamanzi, che la fede dei semplici fosse considerata ancora importante, più importante delle altissime e dottissime considerazioni degli espertissimi liturgisti [...]
<span> l'”educazione al sacro”, che ha poco a che fare col latino, che di sacro non ha nulla essendo solo uno strumento, una lingua.</span>
RispondiEliminasuperficialità all'ennesima potenza, a 360°, su tutti gli argomenti, e naturalmente ideologizzata !
(bleah....lo posso dire ? :( >:o >:o ...)
<span>...un bel (orripilante) segnale, di evidenza abbacinante, di quanto sia estesa, profonda e capillare laprotestantizzazione della Chiesa, nella stragrande maggioranza dei laici, indottrinati SENZA TREGUA, da maestri inquinati e accecati, per 45 anni, DOPO OPPORTUNA NARCOSI mediante IGNORANZA ABISSALE !
RispondiEliminale armi principali di questa guerra satanica alla Verità rivelata dentro la Chiesa, come mette in luce il card. Siri (che ho richiamato poco fa da unafides) sono:
* anestesia ---> coniando nuove parole-mantra
* amnesia ---> delle verità di Fede perenni
* rinuncia alla logica teologica... </span>
<span> conseguenza inevitabile: APOSTASIA
...infatti ormai sempre più si profila la perdita della logica tout court, del LOGOS stesso :
"...La Luce del mondo venne tra i suoi, ma essi non lo riconobbero";
i maestri apostati sono ciechi che si fanno guide di altri ciechi !</span>
...ma da sempre in rito ambrosiano qualsiasi solennità di Santo o della Beata Vergine Maria che capitasse in domenica si strasferisce alla prima feria possibile, e questo non solo per l'Assunta ma per tutte quelle dell'anno, anche, ad esempio il giorno dei Santi.
RispondiEliminaE questo, ripeto, da sempre! Solo le Solennità del Signore sono "superiori" alle domeniche.
E questa non è una corbelleria del nuovo lezionario.
Si può poi discutere su alcuni colpi di genio nella scelta delle letture...e qui ci sarebbe da divertirsi...
Ma la cosa che personalmente mi lascia sconcertato è l'assenza di direttive chiare: ognuno fa quel cavolo che gli pare, con dei pasticci notevoli!
In teoria si potrebbe celebrare UNA messa della solennità per motivi pastorali..ma poi appunto ognuno fa quel che gli pare e buonanotte al secchio...
Vigani si rifà all'autorità di Scipione de Ricci,vescovo giansenista di Pistoia, e al celebre Sinodo condannato da Pio VI con al bolla Auctorem fidei.
RispondiEliminaE' vero che l'italiano della messa ricciana è infinitamente superiore in bellezza a quello CEI,roba da analfabeti.L'autorità di Paolo VI non è superiore a quella di un altro papa...di mezzo c'è la Tradizione.
E se un altro papa deciderà in futuro di ripristinare urbi et orbi il latino lui dovrà obbedire.
Ignora Vigani che il latino ecclesiastico è semplice ed affine all'italiano e a tutti i nostri dialetti.
Se è per questo anche l'italiano di Dante, del Redi o del Foscolo è incomprensibile al popolo.Il problema è educare il popolo alla cultura del bello e non renderlo ignorante come invece si è fatto.
Come mai la chiesa greca non ha mai modificato la sua Divina Liturgia?Perchè essa e opera di Dio non del capriccio dei papi o degli uomini.
Ogni chiesa ha una sua lingua nobile e noi l'abbiamo abbandonata ma abbiamo abbandonato il bello e condannato noi stessi a vivere nello squallore.
Vigani... un comunista, come Fausto Bonini prima di lui, ora diventato reuccio di Mestre.
RispondiEliminaVenezia è la diocesi più rossa d'Italia, con a capo un cardinale di destra. Sarà per questo che i preti lo odiano? Addirittura c'era chi auspicava (ma adesso non tanto) che andasse papa perché così se lo sarebbero tolto dalle balle.
Fossi stato in Scola io, avrei riservato ben altro trattamento a questi signori, che ogni settimana si prodigano in attacchi e invettive politiche contro il governo e a favore della sinistra come e peggio di famiglia cristiana.
Vigani... che pena.
Ma anche la lettera alla quale il direttore della rivista risponde maldestramente adduce argomenti non fondamentali, basati sulla praticità (il latino si capisce, il latino mi permette di capire la messa anche in Turkmenistan...). Capire la messa come si capisce un consiglio comunale non è il problema di fondo, anzi dare troppa importanza a questo punto è sviante. Bisognerebbe cominciare a dire che una Chiesa che ha de facto abrogato un rito plurimillenario era in preda a un attacco di follia: è esattamente come se il governo greco decidesse di spianare il Partenone e di erigere al suo posto un grattacielo. E il fatto che oggi non si corra su una gamba sola (almeno da parte della maggior parte dei potentati ecclesiastici) per rendere di nuovo fruibile il suddetto rito plurimillenario significa che la follia perdura con allegria.
RispondiEliminaRingrazio anche qui la redazione per aver accolto la segnalazione.
RispondiEliminaE aggiungo: nel sinodo di Pistoia la volontà di abolire il latino fu avanzata nel contesto di un preciso disegno politico, quello di distaccarsi da Roma, una delle cose per le quali quel sinodo fu condannato; e mentre nella domanda si diceva "non c'è stato alcun movimento di popolo che chiese l'abolizione del latino", il direttore ha risposto "non è vero, c'è stato il sinodo di Pistoia" che però non era di popolo!
Altra cosa; il direttore scrive: "Non credo però che la dimensione verticale si possa recuperare reintroducendo il latino"; cioè si evince che, secondo il direttore, il latino (col Concilio) è stato abolito! A parte quelle sacche di resistenza che celebrano nel rito di san Pio V (come, a Venezia, la FSSP a San Simeon), e nei confronti delle quali il prelato direttore mostra di provare un rispetto misto a pietà e commiserazione.
Ma forse sarebbe il caso di spiegare al direttore che il Concilio, con tutto quello che se ne può dire, almeno non ha abolito il latino! Il latino è stato abolito dai preti, proprio quelli come il direttore.
Per non parlare di quando scrive: "Alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo progressiste per l'epoca", lasciando intendere che ora, invece, le dichiarazioni abolite sono abbastanza attuali da essere accolte. Vediamo alcuni dei punti, oltre all'abolizione del latino, in seguito condannati da papa Pio VI perché «scismatiche, erronee, sovversive della gerarchia ecclesiastica, false, temerarie, capricciose, ingiuriose alla Chiesa e alla sua autorità, conducenti al disprezzo de' sacramenti e delle pratiche di santa Chiesa, offensive alla pietà dei fedeli, che turbavano l'ordine delle diverse chiese, il ministero ecclesiastico, la quiete delle anime; che si opponevano ai decreti Tridentini, offendevano la venerazione dovuta all Madre di Dio, i diritti de' Concilii generali» (...sempre per l'epoca, s'intende):
RispondiEliminail sinodo mette in guardia dalle false devozioni (Sacro Cuore, Via Crucis), regola le altre (specialmente quelle mariane), condanna l'adorazione di false immagini miracolose, obbliga a togliere dalle chiese ogni immagine o statua che non siano quelle che fanno riferimento ai misteri di Cristo; si sopprimono gli altari laterali nelle chiese;
onori al sovrano, ufficio dei defunti ogni domenica in parrocchia, riforma del breviario, riduzione delle novene, delle processioni, delle feste; trasferimento delle feste in domenica.
Mi ricorda qualcosa di molto "al passo con i tempi", non trovate?
D'accordo, ma come Vigani il Rosso ha subito nominato il sinodo di Pistoia di più di duecento anni fa, cogli indubbi risvolti politici che lo stesso aveva in sè, mi viene da chiedermi come mai per i successivi 150 anni si è mantenuto il latino e poi, guarda caso dopo il 68, si è deciso che per 2000 anni la chiesa non aveva capito niente, blaterava orazioni senza conoscerne il senso, non PARTECIPAVA ATTIVAMENTE alla "celebrazione eucaristica": ora sì, invece, che tutti capiscono!
RispondiEliminaVigani, ma facci il piacere, tu che sei cresciuto sotto l'ala dei rossi: c'era molta più fede quando la donna anziana cantava "Santa Madre, deh voi fate, che la braghe del Signore siano in pezzi nel mio cuore" piuttosto che le stronzate che si cantano adesso, accompagnati dalla sghittarrata, pardon schitarrata.
Per quanto riguarda il sinodo di Pistoia il popolo si ribellò alla liturgia celebrata nella lingua corrente.
RispondiEliminaSopratutto nelle campagne diversi padri di famiglia obbligarono il parroco a ri-celebrare il battesimo perchè non si "fidavano" del rito celebrato in lingua volgare...
Io, comunque, ripeto fino alla noia che non insisterei nella lingua latina ma nel rito...
E' il rito antico, venerando e puro, che vogliamo !
<span>Il latino è stato abolito dai preti</span>
RispondiEliminaappunto !!
E se non l'hanno capito i preti che il Concilio non ha abolito il latino, come può capirlo uno dei milioni di laici vittime del grande BLUFF , narcotizzati dal cosiddetto para-concilio, <span>che in realtà è un ennesima auto-narcosi per non vedere il marcio dell'ambiguità presente nello stesso Concilio ?</span>
Il Ricci odiò il culto del Sacro Cuore,demolì i sacri altari,distrusse centinaia di reliquie, fu servo zelante del granduca massone Pietro Leopoldo.
RispondiEliminaCome tutti i novatori,giansenisti,liturgisti,modernisti,liberali,progressisti ecc.ecc. ....ovviamente odiava il Papa e Roma.
Vigani non racconta come finì Scipione de Ricci:il buon popolo cristiano lo cacciò da Pistoia e dette il suo trono episcopale alle fiamme...un bel finale che fa ben sperare...
<span><span> Bisognerebbe cominciare a dire che una Chiesa che ha de facto abrogato un rito plurimillenario era in preda a un attacco di follia: è esattamente come se il governo greco decidesse di spianare il Partenone e di erigere al suo posto un grattacielo. </span>
RispondiEliminaATTACCO DI FOLLIA: bravissimo Alexander !
ed è il castigo, puntualmente piombato sulla testa della Chiesa Docente (e<span> discente, come vittima ignara</span>), per non aver ascoltato gli avvisi del Cielo, donati a mezzo di Maria SS.ma, che quel Concilio avrebbe portato solo danni, aprendo le porte a tutte le eresie veicolate dal modernismo, come se avesse aperto il vaso di Pandora, che fino al 1962 era rimasto ben chiuso !
La Chiesa ha fatto entrare il cavallo di Troia, nel 1962, con le migliori accoglienze, impensabili fino a Pio XII: e la città e stata infestata e saccheggiata IN CIO' CHE AVEVA DI PIU' PREZIOSO !</span>
Ma il solerte direttore del giornale veneto lo ha ricordato che Scipione de'Ricci era un vescovo giansenista, e che le sue illuminate riforme , furono rifiutate dal popolino fedele e che dovette fuggire dalla diocesi a gambe levate? Quando si dice del sensus fidelium.
RispondiEliminaI detrattori della liturgia antica e della lingua latina, specialmente teologi liturgisti, si affannano come sempre a dimostrare come il movimento di riforma liturgica era già esistente ancor prima del Vaticano I e del Vaticano II. Al solito, si afferma che la maggior parte dei fedeli e ancor più del clero non comprendeva la lingua latina, quindi era necessario passare alle lingue parlate per una comprensione dei riti e della stessa Messa. Le storpiature della lingua latina, da parte di poveri fedeli, sono diventate barzellette che con gusto si raccontano i seminaristi e parte del clero. Va ricordato che l'alfabetizzazione in quei tempi era praticamente a zero tra la gente, l'istruzione era prevalentemente considerata roba per le classi borghesi e ricche. E' vero che il latino non lo capivano tanti fedeli, ma la loro fede e il loro timor di Dio erano di gran lunga più belli e degni di lode di quanto si possa oggi trovare. I tempi sono cambiati, è cambiato l'approccio alla cultura, alle lingue moderne e antiche, noto come molti giovani amano studiare la lingua latina e la prediligono nella liturgia. Non riesco a capire la frenesia odierna dei liturgisti a dimostrare che la liturgia tridentina aveva qualcosa di paganeggiante, per nulla incline a riscoprire le fonti, la originaria e pura liturgia delle primitive comunità cristiane. Vogliono a tutti i costi salvare la riforma liturgica post conciliare, difendono la messa del nuovo rito perchè risponde pienamente al lavoro fatto in lunghi anni da vari movimenti di riforma liturgica, che tuttavia Pio XII frenò provvidenzialmente perchè era un uomo di Dio, un uomo veramente innamorato della Chiesa, Sposa di Cristo. Tornando alla lingua latina, ricordo ancora negli anni della mia adolescenza quando andavo in pellegrinaggio a Lourdes o Fatima, luoghi frequentati da fedeli cattolici di varie nazionalità e lingua, ebbene, la Messa tridentina, la tanto odiata Messa tridentina, aveva la forza e la capacità di farci sentire tutti "un cuor solo e un anima sola", tutti membra vive del Corpo Mistico di Cristo Gesù. Oggi, in detti Santuari mariani, si susseguono le messe nelle lingue proprie di ogni nazione, c'è poi anche quella "internazionale" perchè tutti "devono Capire"ciò che all'altare di Dio si svolge e si compie. Già, "tutti devono capire".
RispondiEliminaLa lingua latina non divide i fratelli, ma li unisce, ha la capacità di farci sentire tutti abitanti della stessa Casa: la Santa Chiesa di Dio.
I giovani, i nostri giovani, lo stanno capendo, grazie a Dio, certo, non tutti, ma il buon seme è già stato piantato.
di questa tremenda realtà di FOLLIA che ha pervaso la Chiesa era ben consapevole S. Padre Pio, dall'anima accorta e vigilante sui NEFASTI CAMBIAMENTI che stavano scrollando la Chiesa fin dalle fondamenta, quando disse:
RispondiElimina<span><span><span><span>“Causa l’ingiustizia dilagante e l’abuso di potere, siamo giunti al compromesso col materialismo ateo, negatore dei diritti di Dio. Questo è il castigo preannunciato a Fatima […] tutti i sacerdoti che sostengono la possibilità di un dialogo coi negatori di Dio e coi poteri luciferi del mondo, <span>sono ammattiti, hanno perduto la fede, non credono più nel Vangelo!</span> Così facendo tradiscono la parola di Dio, perché Cristo venne a portare sulla terra perpetua alleanza solamente agli uomini di cuore, ma non si alleò cogli uomini assetati di potere e di dominio sui fratelli […] </span></span></span></span>
<span><span><span><span>il gregge è disperso quando i pastori si alleano con i nemici della Verità di Cristo. Tutte le forme di potere fatte sorde al volere dell’autorità di Dio sono lupi rapaci che rinnovano la Passione di Cristo e fanno versare lacrime alla Madonna”. </span></span></span></span>
<span><span><span><span>(San Padre Pio, in un pubblico ammonimento ai suoi figli spirituali nel 1963)</span></span></span></span>
<span><span><span><span><span>nel 1963: NB, in pieno iniziato svolgimento del mitico Concilio 21.mo !</span></span></span></span>
RispondiEliminaBen pochi uomini di Dio mantenevano gli occhi aperti come lui, tenendosi lontani da quello tsunami di follia che travolse la Chiesa, annunciandosi in sordina, dal 1962, ben mimetizzato sotto le seducenti vesti e maschere di "magnifiche sorti e progressive" e/o grande nuova "primavera di pentecoste" e/o (soprattutto) futura mitica "<span>civiltà dell'amore</span>" !</span>
Dopo il Vaticano II la chiesa cattolica è diventata come l'avevano sognata gli eretici giansenisti.
RispondiEliminaPurtroppo ci vorrà del tempo per liberarci della melma e della valanga di spazzatura scaricata dai vari De Lubac,Suenes,Lercaro,Rahner,Theilard de Chardin,Bugnini...
Il grande Papa Benedetto XVI ha costruito uno sperone gigantesco per impedire che tutto questo lordume ci sommerga...aiutiamolo con la preghiera...
Il Papa ha con se il buon popolo cristiano...
La maggior parte dei vescovi rema con la ciurma vile...
Interessante che venga citato a sostegno della riforma liturgica il Sinodo di Pistoia, dei cui canoni cinque furono condannati come eretici, gli altri come prossimi all'eresia, temerari o scandalosi. Il direttore, del resto, aderisce in pieno alla concezione evolutiva della dottrina, per cui le conclusioni del Sinodo di Pistoia sarebbero state "troppo progressiste" per l'epoca, ma non certo per oggi. Certo, dal nostro punto di vista una cosa si può dire: l'accostamento del conciliabolo di Pistoia alla riforma postconciliare la dice lunga sui principi che, nella percezione di molti, hanno ispirato quest'ultima.
RispondiEliminaAl direttore del giornale non é capitato (come é successo a me) di dover ascoltare l'unica messa in tedesco: ho capito solo AMEN. E forse non sa che ancora oggi molti italiani non sanno ancora (basta vedere le interviste in TV) parlare l'italiano? Mi sembra proprio che sia lui il solo a non capire il latino con traduzione di fronte.
RispondiEliminaE' per caso amico di monsignor Sodi?
RispondiEliminaCaro risveglio
RispondiEliminaleggo oggi queste parole profetiche di San Pio:
Il gregge è disperso quando i pastori si alleano coi nemici della Verità di Cristo...
Tutte le forme di potere sorde all'autorità di Dio sono lupi rapaci che rinnovano al Passione di Cristo..
Il direttore non sa ciò che dice, riguardo a nessuno degli argomenti che ha affrontato (e, dobbiamo supporre, neanche a quelli che ha evitato).
RispondiEliminaNon sa di riforma liturgica (che c'è sempre stata, da che esiste la Chiesa) e la confonde con lo "stravolgimento pseudoliturgico" che abbiamo sotto gli occhi.
Non sa di lingua parlata, perché (se la questione fosse tutta qui, il che non è, per sua stessa ammissione) parla con le parole del politicamente corretto da usarsi dacché tutti abbiamo subito il lavaggio del cervello nelle scuole di Stato (tutt'altro che, cioè anti-cattolico).
Io della Messa N.O., in Italiano o Inglese o Francese (per me pari sono) capisco poco o nulla, e quel poco che capisco mi allontana da quell'unico Mistero celebrato. L'unica cosa che rimane è la Grazia ad esso connessa, che è sì tutto, ma in mancanza della giusta disposizione dell'anima va sprecata, cioè disprezzata dai fedeli (più o meno consaevoli).
Ma parlando di tecnicismi, è verità scientifica (dovrebbe piacere molto a lorsignori del "movimento") che l'Italiano non sia mai stato lingua di nessuno, non lo è ora e non lo sarà mai, e possiamo solo sorridere se pensiamo che a rappresentare certi movimenti viene citato il granduca di Toscana quasi fosse il papa di noialtri, cioè degli "Italiani". La sensibilità storica è anch'essa molto approssimativa. La rivoluzione, che stiamo vivendo ora compiuta, non si è operata in pochi giorni e da parte degli attori dei fatti del 1789, l'Uomo è fin troppo predisposto al male in ogni epoca, e particolarmente da fin subito dopo il medioevo, se vogliamo veramente riportare le radici del "movimento" a ben prima di quest'ultima riforma liturgica.
È questione di lingua? Ovviamente no, ma nessuno ci tocchi il latino, se in alternativa si propongono modelli (ebbene sì, anche linguistici) rivoluzionari e massonici quali quelli che dobbiamo subire ora. Una lingua usata per far capire il nulla, o peggio, per nascondere il troppo, usato per svuotare di significato cattolico i gesti e le parole che si devono indirizzare a Dio.
<span>Una lingua usata per far capire il nulla, o peggio, per nascondere il troppo, usato per svuotare di significato cattolico i gesti e le parole che si devono indirizzare a Dio.</span>
RispondiEliminaSono d'accordo. Dal 1958 la Chiesa, sia nella liturgia sia in ogni suo altro atto, usa parole che servono più per coprire che per svelare, più per confondere che per fare chiarezza.
<p><span><span>"Alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo progressiste per l'epoca, ma non quelle che riguardavano la lingua liturgica".</span><span> Ma che dice il direttore?</span></span>
RispondiElimina</p><p><span><span> </span></span>
</p><p><span><span> </span></span>
<span><span>XXXIII. La proposizione del Sinodo, la quale mostra di desiderare che si tolgano quei motivi, per i quali si è in parte indotta la dimenticanza dei principi relativi all’ordine della liturgia, "col richiamarla ad una maggiore semplicità di riti, con esporla in lingua volgare, e con proferirla con voce alta";</span></span>
<span><span>Quasi che l’ordine vigente della liturgia ricevuto ed approvato dalla Chiesa provenga in parte dall’oblio dei principi sui quali essa deve reggersi;</span></span>
<span><span></span></span>
<span><span>è definita dall'Enciclica "Auctorem fidei" di Papa Pio VI:</span></span>
<span><span> </span></span>
<span><span>TEMERARIA, OFFENSIVA DELLE PIE ORECCHIE, CONTUMELIOSA CONTRO LA CHIESA, FAVOREVOLE ALLE MALDICENZE DEGLI ERETICI CONTRO
<span>LA CHIESA STESSA.</span>
</span></span>
<span><span> </span></span>
<span><span>Che tempi tristi per la Chiesa sono quelli che vedono l'esaltazione del conciliabolo di Pistoia</span>
<p><span><span> </span></span>
</p></span></p>
Mi collego al ragionamento per dire che a Bologna la situazione è identica a quella descritta per Venezia: diocesi "figlia della scuola dossettiana" e ultimi due Cardinali sanamente "cattolici". Quante altre situazioni così?
RispondiEliminanon vi nascondo che quando ho appreso che in Turchia ci sarebbe stata la celebrazione della Dormizione -Assunzione della Vergine, ho gioito e provato sollievo che fossero gli ortodossi col loro immutato rito a celebrarla!
RispondiEliminahttp://www.internetica.it/notizie010-8.asp
prima del Concilio non ci fu un movimento di popolo o “di base” che sostenesse la sostituzione del latino con le lingue nazionali.Al contrario, esisteva, nel clero, un movimento che voleva la reintroduzione del GRECO, nella Messa Romana, in particolare, almeno, per l'Ultimo Vangelo, il prologo di San Giovanni ("EN ARCHé .... IN PRInCIPIO"). Lo so bene, perché fino a pochi anni fa, la Messa cui mi recavo di preferenza la domenica (a 70 km da casa!) era da un vecchio prete cieco, solo, povero e malato, che ha subito una vita di persecuzioni (di ogni sorta, ma, DEO GRATIAS, almeno le censure canoniche strettamente intese, non ne ha mai avute, ha avuto di PEGGIO, quella cosa che si chiama EMARGINAZIONE) per non avere MAI voluto celebrare altro che la Messa della sua Ordinazione, che stava in contatto con loro. Non appena ci sono state le riforme, visto che in giro c'era una tale pioggia di creatività, ha deciso, per far "dispetto" a Bugnini ed ai "novatori" di "fare il creativo" .Fin quando ha avuto quella luce degli occhi (di cui, ohimè, io, che pure mi comincia a venire meno, eppure ancora TANTO ne abuso) e/o ha potuto contare sull'aiuto di chi era in grado di leggere il greco, ha SEMPRE letto l'Ultimo Vangelo, nella Lingua in cui fu scritto.
RispondiElimina<span><span>PAOLO VI</span>
RispondiElimina<span>SACRIFICIUM LAUDIS</span>
<span>EPISTOLA APOSTOLICA
</span><span>Sulla lingua latina da usare nell'Ufficio Liturgico corale
da parte dei religiosi tenuti all'obbligo del coro.</span>
**********
dove si legge:
<span>Dalle lettere di alcuni di voi e da parecchie missive giunteci da varie parti siamo venuti a conoscenza che i cenobi o le province da voi dipendenti - parliamo solo di quelle di rito Latino - hanno adottato differenti modi di celebrare la divina Liturgia: alcuni sono molto attaccati alla lingua Latina, altri nell'Ufficio corale vanno chiedendo l'uso delle lingue nazionali e vogliono inoltre che il canto cosiddetto Gregoriano sia sostituito qua e là con canti oggi in voga; altri addirittura reclamano l'abolizione della lingua latina stessa. </span>
<span>Dobbiamo confessare che tali richieste Ci hanno non lievemente colpiti e non poco <span>rattristati</span>; e vien da chiedersi da dove sia sorta e, perché si sia diffusa questa mentalità e questa insofferenza in passato sconosciuta.</span> </span>
<span>(...)</span>
<span> <span>Quale lingua, quale canto vi sembra che possa nella presente situazione sostituire quelle forme della pietà cattolica che avete usato finora? Bisogna riflettere bene, perché le cose non diventino peggiori dopo aver rinnegato questa gloriosa eredità. Poiché vi è da temere che l'Ufficio corale venga ridotto a una recitazione informe, della quale voi stessi sareste certamente i primi a risentire la povertà e la monotonia. </span></span>
<span><span>Sorge anche un altro interrogativo: gli uomini desiderosi di sentire le sacre preci entreranno ancora così numerosi nei vostri templi, se non vi risuonerà più l'antica e nativa lingua di quelle preghiere, unita al canto pieno di gravità e bellezza?
Preghiamo dunque tutti gli interessati, di ponderare bene quello che vorrebbero abbandonare, e di non lasciare inaridire la fonte alla quale hanno fino ad oggi abbondantemente attinto.</span></span>
<span><span>(...)</span></span>
<span><span></span></span>
<span><span>Comunque, figli carissimi, le richieste di cui abbiamo parlato sopra riguardano realtà tanto gravi che al momento non Ci è possibile accogliere, derogando alle norme del Concilio e alle Istruzioni menzionate. Vi esortiamo quindi caldamente a ponderare bene sotto ogni aspetto una questione tanto complessa. </span></span>
<span><span>Per la benevolenza di cui vi circondiamo e per la buona stima con cui vi accompagniamo, non vogliamo permettere ciò che potrebbe essere causa di una caduta verso il peggio, diventerebbe forse sorgente di non beve detrimento e certamente porterebbe malessere e tristezza alla Chiesa tutta. </span></span>
<span><span>PermetteteCi, anche contro la vostra volontà, di difendere la vostra causa. [...]
Mi viene anche da pensare: se un tempo il papa, e quindi la Chiesa, bollò quelle tesi come "<span><span><span>TEMERARIA, OFFENSIVA DELLE PIE ORECCHIE, CONTUMELIOSA CONTRO LA CHIESA, FAVOREVOLE ALLE MALDICENZE DEGLI ERETICI CONTRO <span>LA CHIESA STESSA" perché oggi non lo sono più? L'eresia è forse un concetto che si evolve nel tempo, cosicché ciò che era eretico un tempo oggi può non esserlo più? Allora mi viene anche da pensare: perché oggi si dice che non è possibile troncare di netto e ripulire la liturgia da tante sozzure tornando al rito antico perché altrimenti la gente pensa "che Chiesa è quella che ieri pensa così e oggi pensa il contrario" quando, di fatto, tra Pio VI e riforma liturgica bugniniesca sembra proprio che siano in antitesi? Mi viene quasi da ringraziare Vigani, perché citando il sinodo di Pistoia ha rinfrescato la memoria di tutti su come la Chiesa, con Pio VI, un tempo sconfessò le tesi e le ordinanze che oggi vengono tanto amate e protette dai vari Vigani di turno.
RispondiElimina</span></span></span></span>
Forse è meglio che cambi direttore... :-D
RispondiElimina:-D seguendo il detto "sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi" e vista la situazione di profonda ignoranza ed anche di volontà nel mettere l'ignoranza come fonte principale di verità non opinabile.... meglio istruire quello che c'è....
RispondiElimina<span>Ringrazio anch'io la Redazione per questa segnalazione.......
RispondiEliminaAvrei voluto rispondere alla risposta data a Zangrando, ma non ne ebbi i modi...
Aggiungo qui, a quanto detto dalla Redazione, che si continua a commettere un grave errore, ossia, quello di recepire il latino e il suo uso come una sorta di errore o di impedimento per i fedeli... è come per gli ambientalisti che combattono l'uso corretto dell'energia nucleare, non la vogliono sul loro territorio, però poi non disprezzano i benefici quando tale uso viene strapagato e prelevato dai Paesi limitrofi....
E' pura IPOCRISIA!
Dice ancora il Direttore del giornale diocesano:
Credo perciò di poterla smentire, almeno in parte se la forza di questo movimento che chiedeva una riforma della liturgia non fosse stata bloccata dalla restaurazione ottocentesca, probabilmente avremmo avuto molto prima del Vaticano II la riforma liturgica.
ma questo è assurdo! con il senno del poi, con i se e i ma, non si fa la storia, tanto meno si può procedere per dare una risposta a domande specifiche le quali infatti, non hanno ricevuto alcuna risposta....dire per esempio:
Altra cosa è l'”educazione al sacro”, che ha poco a che fare col latino, che di sacro non ha nulla essendo solo uno strumento, una lingua.
il latino NON avrebbe nulla di sacro essendo solo uno strumento, una lingua....ammesso e non concesso un accordo alla comprensione di questo pensiero, ma allora perchè opporsi al latino se è uno strumento, una lingua da potersi adoperare come un altra?
E' vero che il latino è uno "strumento" e non certo UN OGGETTO SACRO... ma è altrettanto vero che TUTTE LE RELIGIONI USANO UNA LINGUA PER OFFICIARE IL SENSO DEL SACRO...
Gli Ortodossi per esempio non cessano di usare il greco perfino antico...chi li comprende quei canti? però tutti a fare l'ecumenismo per DIFENDERE LA TRADIZIONE ORTODOSSA... *DONT_KNOW*
i Protestanti hanno eliminato il sacerdozio e la Messa, la scimmiottano, la imitano, eppure tutti a difendere ecumenicamente il "diritto" di questi a scimmiottare la Messa...
appare evidente che coloro che si professano i grandi difensori di certe innovazioni, sono invece poi coloro che maggiormente ostacolano il diritto della Chiesa DI PARLARE ED USARE LA SUA LINGUA...
Infine c'è anche del ridcolo in tutto ciò:
noi diciamo che un certo riconoscimento lo abbiamo attraverso l'uso del termine: CHIESA DI RITO LATINO...a questo punto, se si fa battaglia per rimuovere il latino che contraddistingue questo Rito non solo nella funzione ma appunto anche nella lingua, perchè si ostinano, loro, a chiamarlo "Rito LATINO"? ;)
Se dunque, come dice il direttore del giornale, la "maggioranza dei fedeli" domani decidesse la rimozione del Papa o il sacerdozio alle donne, glielo concederebbe? e con quale criterio in questo caso tale "maggioranza" non verrebbe ascoltata?
Da quando in qua la Liturgia è in funzione delle "maggioranze" ?
Caro Direttore,
come vede l'errore sta proprio nel come comprendere e prendere in esame la situazione e sarebbe ora di smetterla di interpretare il latino come una sorta di nemico della comprensione liturgica...il nostro Rito E' LATINO e la comprensione di ciò che si avverte nella lettura del Canone come ha fatto il Papa alla Messa di ieri per l'Assunta, mi creda è molto più comprensibile della lingua del luogo che proprio perchè conosciuta è spesso ascoltata distrattamente...
Fraternamente CaterinaLD</span>
Anche perchè, volendo, il latino nel rito antico potrebbe creare qualche "problema" solo per quanto riguarda le letture... per il resto il rito della messa è quasi tutto sottovoce...quindi non c'è necessita sia in volgare... gloria credo agnus sono uguali tutte le messe...
RispondiEliminaQuindi si capisce così che chi sproloquia di rito antico non ha la minima idea di come si debba celebrare...
Il latino si puo' insegnare, credo. Vedo che mio figlio piu' grande, 7 anni, gia' dall'asilo ha iniziato ad apprendere i primi rudimenti dell'inglese, secondo me una lingua che, per quello che produce e riversa su di no,i e' peggio che morta; e' mortale. Parlo da semplice fedele, peccatore purtroppo, ma disgustato fino alla nausea da questa caparbia volonta' di farci passare da idioti, da questa idea di chiesa di uomini che fanno la festa e se la godono.
RispondiEliminaHai anche ragione...come ricordava "Un amico" la curia veneziana è rossa, almeno dai tempi del povero patriarca Albino Luciani, e con questo non intendo dire che è sede cardinalizia; per intenderci, il livello, in gran parte dei casi, non è tanto diverso da questo: http://www.youtube.com/watch?v=5QH12yjgX7w&feature=related (dal minuto 4:10).
RispondiEliminaIo mi son trovato a "non capire niente" ma "capendo Tutto" alla divina liturgia russa o armena..non ho capito mezza parola, si capisce tutto il mistero. E qui il "paragone" funziona perchè era un rito che non conoscevo nel suo svolgersi.
RispondiEliminaCon una messa romana in tedesco credo proprio che non mi farebbe lo stesso effetto...
Vogliamo proprio chiederci perchè? Direi che noi qui la risposta la sappiamo...bisognerebbe farla capire all'egregio direttore...
Nella chiesa cattolica si adora quello che ieri si bruciava e si brucia quello che ieri si adorava...ecco il colpo da maestro di Satana!
RispondiEliminaSe i vescovi volessero, farebbero pulizia, imponendo anche ai giornali diocesani la loro linea.
RispondiEliminaLa dicotomia tra giornali-preti cattivi e vescovi buoni proprio non mi convince. Un mese, sei mesi, un anno per riassestar la diocesi nelle sue funzioni essenziali, capisco. Di più no.
E' chiaro che Zangrando, giornalista e fedele ben formato ed informato, intendeva rispondere ad alcune tesi diffuse sulla comprensibilità-inconprensibilità della lingua sacra. E chiaramente incentra il suo discorso sul senso del sacro.
RispondiEliminaForse - ma capisco i motivi di brevità per ottener spazio su certi giornali - avrebbe potuto richiamarsi almeno alla Veterum Sapientia di Giovanni XXIII.
I preti hann'abolito il latino non per la difficoltà incontrata dai fedeli - in caso contrario dovebbero abolire quasi tutte le letture bibliche - ma per la loro difficoltà ad apprenderlo.
RispondiEliminaEppure non capisco perché noti "tradizionalisti" rimpiangano il granducato: non vengon a Messa ma fan carte false per ottener un'onorificenza dalla mano di qualche zombie.
RispondiEliminaNon potreste, e mi rivolgo a coloro che li utilizzano - evitar i caratteri in azzurro, verde, rosso, rosso mattone? Oltretutto si leggon male. Se ci fossero problemi di vista comprenderei.
RispondiEliminaPerché? Perché han paura. Paura del mondo, non paura di Dio.
RispondiElimina<span>......nel dire che il latino non godeva dell'apprezzamento della gente, così stanca e schifata del proprio passato. Che gli altri (gli altri) ammirano. Quella lingua frustrava (e frustra) infatti il nostro desiderio di essere americani di serie B. Non dimentichiamo che negli stessi anni il latino veniva fatto quasi a sparire dalle nostre scuole, in odio alla riforma Gentile ed al nostro retaggio culturale. </span>
RispondiElimina<span>Miserevoli quegli anni!</span>
<span>Quindi, per quanto non si sia tenuto un referendum vero e proprio, è presumibile che il popolo bue avrebbe scelto di abolire il latino nella liturgia, come, nelle piazze, in quegli anni sbraitò per toglierlo dall'istruzione scolastica. </span>
<span>Ma il punto non è questo. Il punto è: la Chiesa deve chiedere al popolo gli indirizzi o deve indirizzare il popolo? Era l'epoca della democrazia a tutti i costi, e la Chiesa sbagliò. Se ne vedono i frutti.</span>
<span>In quanto alla comprensione del latino e dell'italiano è anch'esso un falso problema. Il fatto è che la liturgia antica era comprensibile perchè adottava un forte linguaggio simbolico e non perchè usava una lingua anzichè un'altra. Anzi, anche la lingua faceva parte di quel linguaggio simbolico, fatto di immagini, di suoni e di silenzi. E i simboli per questi sacerdoti della democrazia e del livellamento verso il basso sono pericolosi perché troppo facilmente comprensibili da tutti. Meglio inguacchare la plebe con frasi dal senso incomprensibile ma intonate nella loro comprensibilissima lingua (in Sardegna vogliono la Messa in sardo!) che persistere con messaggi simbolici blasfemi per l’uomo d’oggi, che rifiuta ogni accenno alla maestà, all’autorità, alla verità oggettiva, alla gerarchia dei valori e delle persone. Per lo stesso motivo, giusto sostituire il canto gregoriano con melense canzonette prive di significato e dalla musicalità risible, che tra l’altro è quano di più distante dai gusti di oggi (in discoteca si inebriano di rap e di rock, non delle melensaggini che strimpellano nel coro!). </span>
<span>Ma, ripeto: la Chiesa dovrebbe considerare con profondo distacco quello che pensa (?) il popolo! E’ stato quello a voler crocifiggere Gesù</span>
<span>O Sarracino</span>
Il problema è uno solo...il nuovo messale,e ciò a detta dei due eminenti cardinali Ottaviani e Bacci...favorisce l'eresia. Il rimedio?Va abolito!
RispondiEliminaCome pensavo S. Pio da Pietralcina aveva gia' detto tutto.
RispondiEliminaState tranquilli, nessun giornale diocesano scrivera' mai "alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo TRADIZIONALISTE per l'epoca,"
Vale notare come le argomentazioni dei neoterici siano sempre fondate sulla lingua parlata (come voleva Lutero) e su una ipotetica liturgia precedente poi abbandonata. Vero e' che S. Pio V ha codificato la tradizione precedente che non ha mai avuto ispirazione protestante e anzi intendeva mettere un freno a possibili deviazioni in tal senso (eretico).
Sono stato per anni un distratto partecipante alle liturgie NO (e a nulla valeva la lingua italiana). Solo dopo aver incontrato il Rito Tridentino (scoperto quindi il vero significato della S. Messa) ho cominciato ad avere un'actuosa e dignitosa partecipatio.
FdS
Pastorelli 10 e Lode.
RispondiEliminaverità su titoli e onoreficenze agognate.
<span> argomentazioni dei neoterici ..... fondate sulla lingua parlata (<span>come voleva Lutero)</span> </span>
RispondiEliminama allora....la Chiesa conciliare, con i suoi 6 consultori-collaboratori protestanti, e la Messa NO hanno realizzato il desiderio di Lutero ..... =-O
qulacuno mi dica se possibile in modo chiaro e definitivo se è vero o non è vero !
Perchè invece di scrivere tutte queste cose che, a noi lettori del blog, risultano ai più risapute........non scrivete a GENTE VENETA?? protestate in massa per le cavolate sparate dal direttore del giornale diocesano!!!
RispondiEliminahttp://www.gvonline.it/
Certo che si evolve l'eresia...per loro si evolvono anche i dogmi! Tranquilli che un giorno anche Satana verrà considerato cattolico, solo che prima i tempi non erano ancora maturi per capirlo...
RispondiEliminaMa la Messa...
RispondiEliminan'dò l'avete messa?
me sà arcuni in soffitta
artri n'cantina
Gran parte della ciurma vile è tale perché malformata da un caporalato ignobile.
RispondiEliminaAnche Satana è soggetto all'evoluzione, per cui perverrà alla salvezza eterna. Niente di nuovo: apocatastasi. Condannata sì dal Concilio di Costantinopoli del 543, ma soggetta all'evoluzione anch'essa.
RispondiEliminaTi risponderanno: " Appunto anche l'italiano va modificato con un linguaggio più moderno". Per la cronaca ho ascoltato preti che omettono o sostituiscono sempre la parola sacrificio.
RispondiElimina<span>L'essenza del Sacrificio non muta né vien intaccata ma la profanazione è posta dall'atto del prete ( e dall'assemblea) che in modo irriverente celebra o stravolge il rito in cui si rinnova il Sacrificio. E non si dà Sacrificio senza il rito che lo realizza.
RispondiElimina</span>
Reverendo, circa quei preti che Lei menziona, "Supplet Ecclesiam" o Messa meramente apparente (con tutto quel che negativamente ne consegue per i poveri fedeli)?
RispondiEliminaCaro ospite, lo so bene. Di fatto, però, qualsiasi domanda riguardante la teologia della Messa, finisce per zittire. Il punto è proprio questo. Si è fatta passare una teologia a buon mercato, incentrata sulla valorizzazione dell'intero popolo di Dio, sulla mensa, sulla convivialità. Il cattolicesimo è stato scardinato dall'interno con l'abolizione (nella pratica) del concetto di sacrificio. In fondo si riflette la crisi sessantottina della paternità. Non sappiamo che farcene di un Dio lontano, meno ancora di un Dio che sacrifica il Figlio. E dal sessantotto derivano i preti che oggi sono vescovi (non tutti, chiaramente). E i teologi che vanno per la maggiore. O mi sbaglio?
RispondiEliminaChiedo scusa. L'intervento precedente era una risposta a Don Marco, non ad Ospite.
RispondiEliminaDella Preghiera, § 24.
RispondiElimina"Alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo progressiste per l'epoca, ma non quelle che riguardavano la lingua liturgica."
Oltre al punto XXXIII, citato più sopra vi è anche questo, sempre dalla bolla "Auctorem Fidei" di Pio VI del 28 agosto 1794:
LXVI. La proposizione la quale asserisce che "sarebbe un operare contro la pratica apostolica e contro i disegni di Dio il non procurare al popolo i mezzi più facili per unire la sua voce a quella di tutta la Chiesa":
Qualora si riferisca all’uso della lingua volgare da introdursi nelle preci liturgiche;
FALSA, TEMERARIA, TURBATIVA DELL’ORDINE PRESCRITTO PER LA CELEBRAZIONE DEI MISTERI, FACILMENTE PRODUTTRICE DI MOLTI MALI.
Sposo al 1000/100 quello che dici don 64.
RispondiEliminaHo sentito con le mie orecchie un sacerdote e liturgista definire il sinodo di Pistoia un "fuoco nella notte".
RispondiEliminaIo non rispondo a nessuno ma faccio presente che in Cuneo il 13.Aprile.2013 si fà la Messa ROCK,con i tempi che scandiscono la eminente venuta di CRISTO GESU'.Tenere presente che la chiesa dove si fà il 13 è Dedicata all'Cuore Immacolato di Maria,e in più sono andato dal Vescovo di Cuneo tanto tempo prima a dirle se era possibile fare la S.MESSA IN LATINO,cosa negata.Il Concilio Vaticano II è stato studiato per dare le Chiese hai Ortodossi,Protestanti,Anglicani,Musulmani,.Tenete presente che nella struttura dei GESUITI si fanno corsi di Yoga,ed altro,sono proprio caduti molto in basso dobbiamo aumentare le nostre Preghiere,e penitenze perchè il male non abbia un sopravento. Mail:donato.ave@virgilio.it Un Fraterno abbraccio e uniti sempre in Gesù e Maria Piero Auriga
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