Anche il quotidiano fondato da Antonio Gramsci se n'è accorto. Se l'abito, da solo, non basta a fare il buon monaco, di sicuro il toglierselo tradisce il cattivo monaco. In altri termini: esso è condizione necessaria, anche se non sufficiente. Giacché è inutile che ce la raccontino: chi non usa l'abito sacerdotale o religioso, si vergogna del suo stato o, peggio ancora, lo aborre. Diffidate sempre, sempre, dei preti in polo e maglione, di solito lisi e grigetti; il che, per inciso, non è un bel vedere. Ed ecco l'articolo sull'Unità dell'altroieri:
di Vincenzo Cerami
È un po’ di tempo che la Chiesa si sta strenuamente difendendo da una campagna mediatica che ha acceso i fari sul fenomeno delle attività e delle aberrazioni erotiche del clero.
E non si tratta soltanto degli orrori della pedofilia, ma anche di festini a luci rosse, orge e sortite clandestine d’ogni genere.
Dismessa la tonaca e indossati gli abiti civili, molti preti passano dal sacro al profano in men che nulla. Chiedo a un mio amico, che scrive su questo giornale, don Filippo Di Giacomo, se non sarebbe più opportuno, per lui e per i suoi allegri confratelli, rinunciare a mettersi in borghese e tornare a vestire l’abito lungo del prete.
Non c’è da imbarazzarsi a indossarlo, anzi, sarebbe un segno di rispetto per la comunità cattolica e avrebbe anche il potere di eliminare ogni ambiguità. È difficile riconoscere un sacerdote in un tizio in camiciola: siamo in presenza di un inganno, per lo meno sul piano semiologico.
L’amico Di Giacomo dovrebbe buttare alle ortiche i suoi abiti “laici” e lanciare un appello affinché a tutti i preti del mondo sia vietato di indossare altro che non siano due tonache: una di lana per l’inverno e una di cotone per l’estate.
Non servirà certo a scoraggiare i duri e puri indemoniati dell’eros, ma farà da margine all’espansione delle mille, piccole depravazioni quotidiane. In genere si dice che “l’abito non fa il monaco”, ma per la Chiesa non è così: l’abito deve fare il monaco. Il cattolicesimo, come altre religioni, vive di simboli, di riti, di castità, di valori fondanti e irrinunciabili, di fedeltà alla dottrina, di rigorosa obbedienza alle regole sacerdotali.
La tonaca, alla semplice vista, ci trasmette tutto questo: molto spirito e poca carne. Un prete che sostituisce la tonaca con un abito comune è come se rinunciasse allo spirito.
di Vincenzo Cerami
È un po’ di tempo che la Chiesa si sta strenuamente difendendo da una campagna mediatica che ha acceso i fari sul fenomeno delle attività e delle aberrazioni erotiche del clero.
E non si tratta soltanto degli orrori della pedofilia, ma anche di festini a luci rosse, orge e sortite clandestine d’ogni genere.
Dismessa la tonaca e indossati gli abiti civili, molti preti passano dal sacro al profano in men che nulla. Chiedo a un mio amico, che scrive su questo giornale, don Filippo Di Giacomo, se non sarebbe più opportuno, per lui e per i suoi allegri confratelli, rinunciare a mettersi in borghese e tornare a vestire l’abito lungo del prete.
Non c’è da imbarazzarsi a indossarlo, anzi, sarebbe un segno di rispetto per la comunità cattolica e avrebbe anche il potere di eliminare ogni ambiguità. È difficile riconoscere un sacerdote in un tizio in camiciola: siamo in presenza di un inganno, per lo meno sul piano semiologico.
L’amico Di Giacomo dovrebbe buttare alle ortiche i suoi abiti “laici” e lanciare un appello affinché a tutti i preti del mondo sia vietato di indossare altro che non siano due tonache: una di lana per l’inverno e una di cotone per l’estate.
Non servirà certo a scoraggiare i duri e puri indemoniati dell’eros, ma farà da margine all’espansione delle mille, piccole depravazioni quotidiane. In genere si dice che “l’abito non fa il monaco”, ma per la Chiesa non è così: l’abito deve fare il monaco. Il cattolicesimo, come altre religioni, vive di simboli, di riti, di castità, di valori fondanti e irrinunciabili, di fedeltà alla dottrina, di rigorosa obbedienza alle regole sacerdotali.
La tonaca, alla semplice vista, ci trasmette tutto questo: molto spirito e poca carne. Un prete che sostituisce la tonaca con un abito comune è come se rinunciasse allo spirito.
specialmente quando c'è una relativa certezza che sarà inutile. Papa LUCIANI rese nuovamente OBBLIGATORI gli abiti religiosi e/o ecclesiastici, quanto meno per il LAZIO (già queste scelte territoriali, mi sanno di "abdicazione", il PADRETERNO e la Chiesa, sono, almeno dovrebbero essere, gli stessi, nel Lazio e nella Val Brembana). Ebbene, ciò è stato tenuto, a tutt'oggi, nel "non cale" più completo.
RispondiEliminacome da oggetto
RispondiElimina<span>: siamo in presenza di un inganno, per lo meno sul piano semiologico.</span>
RispondiElimina^ ^ ^ ^
ha detto giusto: sul piano dei SEGNI, cioè i<span>mmagini, che dicono meglio delle parole!</span>
<span>
----------------------
questo inganno è figlio diretto dell'inganno portato nella Chiesa dal Concilio e da chi volle convocarlo con l'intenzione di "trovare un linguaggio nuovo, più adatto all'uomo moderno".
Lo stesso Concilio ha desiderato che la Chiesa si adeguasse al linguaggio e alla mentalità del mondo, adottandone anche gli abiti esteriori, mescolandosi col mondo.
Gesù Cristo aveva detto ai suoi:
"Siate nel mondo ma non DEL mondo": gli uomini di Chiesa, dal Concilio, in seguito alla volontà del Concilio di adeguamento al mondo, si sono AD-EGUATI AL MONDO, NEL LINGUAGGIO FUMOSO E INGANNEVOLE E ANCHE NELL'ABBIGLIAMENTO, decidendo di essere indistinguibili,
di non essere più segno di contraddizione, come il Signore è stato ed E' SEMPRE, e come chiede ai suoi seguaci di essere in ogni tempo della storia.
Non tutti, ma moltissimi hanno seguito questa volontà di assomigliare al mondo e alle sue mode esteriori e interiori, cioè l'HABITUS MENTALE: e quelli che lo hanno fatto fino alle estreme conseguenze di farsi convertire alla mondanità, alle tendenze della carne anzichè "cercare le cose di lassù", hanno creato grave SCANDALO, CONFUSIONE E SMARRIMENTO nelle anime, che non riconoscono più in essi i pastori che li portano sulla Via di Gesù Nostro Signore.
</span>
<span>per il LAZIO (già queste scelte territoriali, mi sanno di "abdicazione"....</span>
RispondiEliminaSEMPRE, DAL '65 si rimane <span>dentro</span> il sistema di pensiero conciliare, cioè relativista:
si indica una regola valida PER ALCUNI, non per tutti, ovvero:
gli altri facciano come vogliono<span>, ognuno ha la SUA via, </span>la sua verità, perchè non c'è più una Verità unica e assoluta, nè una REGOLA fissa e valida per tutti senza eccezioni !
tutti hanno le loro eccezioni sempre valide e NON-SANZIONABILI alla "luce" del Concilio --->
---> rompete le righe, vietato vietare ---> è permesso A, ma<span> nulla vieta che si faccia anche</span> B....o X !
<span>C'è un detto che dice: "i parà della Folgore, nelle loro virili uniformi, fanno stragi di cuori" :-D
RispondiEliminal'abito, cari sacerdoti... è anche un segno di VIRILITA'.... la moda facilona del jeans e camicia è un segno di appartenenza A TUTTI E A NESSUNO.
Cari sacerdoti, provate a pensare ad un marito che si accontentasse di vedere la propria moglie vestita alla meglio.... pensate forse che sia questa la vera modestia? ;)
Durante un incontro per fidanzati il sacerdote comincia a spiegare ai futuri sposi anche la modestia nel vestire e fa un bellissimo discorso sull'opportunità per la sposa di vestirsi in modo adeguato per lo sposo, con gioielli e colori come viene descritto perfino nella Bibbia elogiando, in tal senso, il buon gusto nel vestire e spiegando, appunto, l'importanza che fa l'abito....
alchè un ragazzo ha alzato la mano e gli ha chiesto: "padre scusi, ma perchè lei da questi consigli e poi non si mette mai l'abito che la contraddistingue?" :-D
ne scaturì un fuori programma interessante... la maggiorparte degli auditori fecero comprendere che avrebbero preferito vedere i sacerdoti con l'abito, da vedersi lontano un miglio, così come si invitava i futuri sposi ad un uso del vestiario in funzione del proprio coniuge....
Durante l'Anno Sacerdotale sono stata spesse volte a Roma e mi fermavo volentieri a salutare (baciando le venerande mani ) anche per fare solo gli auguri, ai sacerdoti che indossavano la talare... questi si fermavano stupiti, ma si vedeva che erano contenti di essere fermati così, semplicemente PER UN SALUTO.... ci si presentava, ci si faceva gli auguri e ci si prometteva una preghiera reciproca....
Una volta il mio padre spirituale, frate domenicano, mi venne a trovare quando ero a Trieste, ma tardava...ed ero preoccupata...ad un tratto mi telefona, un contrattempo, a casa mi racconta questo:
giunto a Trieste che pioveva di buona lena, era rimasto imbottigliato nel traffico... le macchine ferme e nessuno che comprendeva il perchè, come ebbe a scendere dalla macchina per capire cosa stesse accadendo, vede un vigile urbano che gli corre incontro:
"lei è prete?"
- si, sono un domenicano!
- corra padre, un uomo ha avuto un incidente con il motorino, chiede di un prete... l'autombulanza sta arrivando, venga!
- il poveretto appena l'ha visto gli ha detto: mi assolva padre, mi pento di tutto, mi benedica la prego, non mi faccia andar via così!!!
Grazie a Dio quella persona si è salvata dopo qualche mese di ospedale e dopo un coma farmacologico, ma abbiamo pensato: c'era solo lui in quel traffico come prete o c'era magari qualche altro sacerdote mimetizzato che non sapendo nulla dell'incidente e non essendo riconoscibile dall'abito non fu chiamato?
Il mio frate venne a casa zuppo, dalla testa ai piedi, la bellissima tonaca bianca e lo Scapolare benedetto erano zuppi d'acqua, ma fieri di aver servito allo scopo per il quale erano stati destinati: la benedizione delle Anime....
Cari Sacerdoti, anche noi abbiamo bisogno di riconoscervi lontano un miglio, Gesù vestiva UNA TUNICA....talmente significativa e suggestiva da essere descritta e nominata nei Vangeli, date a noi, comuni mortali, l'opportunità di convertirci magari soltanto vedendovi da lontano, alla vista della gloriosa e virile TONACA-TALARE, alla cui visione potrebbe sciogliersi molte coscienze intorpidite...</span>
<span>c'era magari qualche altro sacerdote mimetizzato che non sapendo nulla dell'incidente e non essendo riconoscibile dall'abito non fu chiamato ?</span>
RispondiEliminae quando decidono di vestirsi così, per non essere riconosciuti e chiamati IN SOCCORSO DI UN'ANIMA DA SALVARE, <span>perchè lo fanno ?</span> vogliono significare forse "sono uno di voi, non sono diverso, non ho potere alcuno di darvi soccorso e salvezza, rivolgetevi altrove....sono anch'io alla ricerca della Verità perduta..." ?
e questo non significa forse ciò che Nostro Signore dice riguardo al SALE SCIPITO : a che cosa serve se non per essere gettato e calpestato ?
<span>come fanno i sacerdoti ad essere "luce del mondo" </span>se hanno deciso di SPEGNERE i segnali riconoscibili da lontano che PER MEZZO LORO GESU' STESSO VIENE IN MEZZO A NOI COME SALVATORE, essendo NEL mondo, ma NON DEL mondo ?
Non volersi distinguere con l'abito è un segno di FALSA umiltà, VERA superbia e rifiuto: nei confronti di Nostro Signore che ha comandato di tenere la lucerna BENE IN VISTA !
.....O QUALE ALTRO NOBILE MOTIVO ispira la scelta di MIMETIZZARSI CON GLI ABITI MONDANI ?
<span>c'era magari qualche altro sacerdote mimetizzato che non sapendo nulla dell'incidente e non essendo riconoscibile dall'abito non fu chiamato ?</span>
RispondiEliminae quando decidono di vestirsi così, per non essere riconosciuti e chiamati IN SOCCORSO DI UN'ANIMA DA SALVARE, <span>perchè lo fanno ?</span> vogliono significare forse "sono uno di voi, non sono diverso, non ho potere alcuno di darvi soccorso e salvezza, rivolgetevi altrove....sono anch'io alla ricerca della Verità perduta..." ?
e questo non significa forse ciò che Nostro Signore dice riguardo al SALE SCIPITO : a che cosa serve se non per essere gettato e calpestato ?
<span>come fanno i sacerdoti ad essere "luce del mondo" </span>se hanno deciso di SPEGNERE i segnali riconoscibili da lontano che PER MEZZO LORO GESU' STESSO VIENE IN MEZZO A NOI COME SALVATORE, essendo NEL mondo, ma NON DEL mondo ?
Non volersi distinguere con l'abito è un segno di FALSA umiltà, VERA superbia e rifiuto: nei confronti di Nostro Signore che ha comandato di tenere la lucerna BENE IN VISTA !
.....O QUALE ALTRO NOBILE MOTIVO ispira la scelta di MIMETIZZARSI CON GLI ABITI MONDANI ?
Cattoprotestantesimo vintage! Il cattolicesimo................." vive di simboli, di riti, di castità, di valori fondanti e irrinunciabili, di fedeltà alla dottrina, di rigorosa obbedienza alle regole sacerdotali." ?!?!? Avvenire, Famiglia Cristiana. Osservatore Romano? Macchè! Roba vintage! Chi si preoccupa del cattolicesimo in Italia sono Manifesto e Unità ..........
RispondiEliminabè, suvvia....non canonizziamo ora il Manifesto o l'Unità.... mi sembra eccessivo :-D l'OR seppur delle volte sembri raccogliere testi che si contraddicono quasi volesse accontentare tutti, ha pubblicato, nell'Anno Sacerdotale, ottimi testi sulla castità, sulla talare, sul sacerdozio.... ;)
RispondiEliminal'autore dell'articolo in definitiva sembri scrivere ad un suo amico e collega dell'Unità, infatti dice:
Chiedo a un mio amico, che scrive su questo giornale, don Filippo Di Giacomo, se non sarebbe più opportuno, per lui e per i suoi allegri confratelli, rinunciare a mettersi in borghese e tornare a vestire l’abito lungo del prete.
sembra una sorta di lettera aperta a questo suo amico prete che probabilmente, forse un pò troppo aderente all'Unità politica....avrebbe perso il suo essere prete negli uffici del giornale....
la breve lettera sembra infatti un appello accorato a cominciare dagli "allegri confratelli" del suo amico prete... certo è che è uno smacco impietoso per questo don Filippo ricevere una lettera aperta su un giornale comunista che lo invita a rimettersi l'abito e a comportarsi da prete.... ;)
Qualcosa di analogo andrebbe scritto al direttore di Famiglia (s ) Cristiana che solitamente si fa fotografare IN GIACCA E CRAVATTA al modo non certo di Melchisedec, ma...alla moda di don Verzè....
Quando Giovanni Paolo II, un po di anni fa, stabilì che a Roma tutti i preti, indigeni o forestieri indossassero, obbligatoriamente l'abito talare o, in alternativa il clergyman, un sacerdote ne parlò con il mio parroco deridendo quella decisione!!!
RispondiElimina(e pensare che ilprete che derideva usava sempre il clergyman e il prete che ascoltava usava sempre (e dico: sempre) la talare. Ma nonostante questo derisero quella decisione!
Più che un abito e prima ancora di un abito ai preti bisognerebbe far indossare una nuova mentalità.
L' Unità che riprende quello che diceva già tanti anni fa il buon Siri, che tempi, cosa devono vedere i miei quasi vecchi e quasi stanchi occhi..
RispondiEliminaChissà che i preti che vogliono essere aggiornati, ecumenici, aperti, ora che lo dicono gli "altri" non diano loro retta!
Meditate gente di Chiesa, meditate..
I vescovi vedon bene come si veston preti e monsignori anche in Curia. E' uno scandalo, per chi per vari motivi la curia deve frequentare. Eppure l'inerzia episcopale regna sovrana. Non mi si dica che l'imposizione da parte dell'Autorità Suprema dell'obbligatorietà dell'abito eclesiastico determinerebbe scismi. Io lo dico sempre a qualche bravo monsignore curiale (ce ne sono): ai preti che vengon vestiti cialtronescamente levategli lo stipendio per un mese. Il mese successivo verranno in tonaca. Il portafogli è il loro punto debole.
RispondiEliminaHo sostenuto l'Oss.Romano e Vian nei momenti in cui tutti lo attaccavano soprattutto da blog sinistrorsi ma anche da qualche Blog Tradizionale. Ho sempre pensato che fosse importante combarttere e rispondere agli attacchi contro il gruppo ristretto dei suoi collaboratori (anche in O R) per sostenere il Papa stesso. Ma il sostegno alla Woodstck cattolica ed alle chierichette lo considero un tradimento dei più squallidi. Ovviamente posso sbagliare. Ma se non si tratta di tradimento ma di leggerezza o "presa per il naso" da parte di qualche abile prelato europeo. Il "leggero" o il "preso per il naso" si dichiari! Infatti un aspetto per me più grave: Se, come è sempre stato, OR parla per il Papa, vuol dire che il Papa condivide la Woodstock Romana. E' questo che gradirei sapere. Per decidere se continuare a spendermi per Lui oppure se andare in letargo! Dal 5 agosto per me OR fa il paio con l'Avvenire di qualche mese fa in piazza dietro alle bandiere di Che Guevara. Su Famiglia Cristiana invece Carità cristiana consiglia di non argomentare, ma "solo" di pretendere che non sia esposto all'interno delle chiese.
RispondiEliminasono prete da trent'anni e porto la tonaca da trentaquattro,dalla vestizione,quante volte in questi anni da vescovi,preti e laici mi sono sentito apopstrofare ...ma sa che c'è stato un Concilio ?CERTO CHE LO SO ,E' PER QUESTO CHE PORTO LA VESTE. Risposta super intelligente...ah!... Ed io: ah chi ?Bello però che l'unità faccia quel che devono fare i Vescovi.Ma se non laporta neanche il Vescovo da noi.
RispondiElimina<span>Il clergyman inizialmente era in uso tra i Pastori protestanti (specialmente anglosassoni sul finire dell'800 ), ma in seguito venne accolto, dopo il Vaticano II, anche in ambiente cattolico romano, prima come concessione per coloro che dovevano viaggiare e fare altre attività, in seguito è stato tollerato ed infine accolto come abito religioso seppur i Pontefici da Paolo VI in poi hanno sempre ribadito l'uso della talare quale convenienza dell'identità cattolica e lasciare quest'altra opzione del clergyman solo per i viaggi e in condizioni particolari. Ma già ai tempi di Roncalli cardinale, mentre viaggiava, lo si vedeva (e non solo lui e quindi ancor prima del Concilio ) con il clergyman...</span>
RispondiElimina<span>
</span>
Il nome dell'abito religioso clergyman, che non è appunto lo stesso significato della talare deriva dall'omonima terminologia inglese, che vuol dire "pastore evangelico", che si differenzia dal priest che vuol dire sacerdote cattolico.....
Il clergymen NON è "l'abito ecclesiastico" cattolicamente inteso e da una concessione è diventato la norma... i Vescovi e il Papa indossano la TALARE ed usano il clergymen (tranne il Papa) in occasioni particolari come viaggi o visite non ufficiali....
Cari Sacerdoti, ritornate ad indossare la talare, l'abito ecclesiastico cattolico....innamoratevene.... :)
Invece il mio vecchio parroco si lamentava sempre del fatto che un paio di benzinai bestemmiavano come turchi in sua presenza. Qualcuno gli fece notare che se si fosse vestito da prete forse il blasfemo lavoratore si sarebbe trattenuto........
RispondiEliminaComplimenti a Cerami per la chiarezza dell'esposizione; di fronte a una prosa siffatta c'è da levarsi tanto di cappello, specie se paragonata alla fumosità di tanti ecclesiastici.
RispondiEliminaCerto, dover prendere lezione dall'Unità è dura. :(
"Gesù vestiva UNA TUNICA....talmente significativa e suggestiva da essere descritta e nominata nei Vangeli"... già mi fai venire a mente quel passo che ci ricorda che gli stessi soldati romani si accorsero e apprezzarono il valore della veste del Cristo ("non scindamus eam sed sortiamur de illa cuius sit "). Nostro Signore evidentemente vestiva in maniera non certo sfarzosa ma molto distintamente.
RispondiElimina... la storia dei benzinai blasfemi mi fa ricordare un tipo che giocava a tennis nel mio circolo: a ogni errore tirava in ballo il Cielo. Dopo un po' gli dissi che era una cosa priva di senso e che mi disturbava. Niente. Glielo ridissi. Niente. Glielo dissi ancora. Niente. Alla fine gli dissi "Vito, ti stronco dalle bòtte!" a quel punto con molta fatica si affrancò dalla turpe abitudine e siamo rimasti amici. :-D
volevo chiedere alla Sig.ra Caterina se, brevemente, potesse spiegarmi cosa significano i termini:
RispondiEliminabrevità; stringatezza; conciso
Grazie!
Quella dell'Unità è quasi un'irrisione: leggete bene tra le righe dell'articolo come ci si compiace di avanzare delle generalizzazioni sulle depravazioni sessuali del clero (che per fortuna sono numericamente assai limitate). Certo che sull'abito affermano il vero. Ma si trovano anche loro spiazzati: dopo anni di lotta e odio verso il Sacro e la Religione ora si trovano di fronte a un nemico che non c'è più e che gli corre incontro per far causa comune e questo fa venir molti dubbi pure a loro: Peppone ha bisogno di Don Camillo; ma non viceversa.
RispondiEliminaIl nostro Vescovo ha invitato il celro a indossare "un segno di riconoscimento e di individuazione del proprio stato e del proprio servizio".... Quanta candida timidezza.
RispondiElimina<span>Quella dell'Unità è quasi un'irrisione: leggete bene tra le righe dell'articolo come ci si compiace di avanzare delle generalizzazioni sulle depravazioni sessuali del clero (che per fortuna sono numericamente assai limitate). Certo che sull'abito affermano il vero. Ma si trovano anche loro spiazzati: dopo anni di lotta e odio verso il Sacro e la Religione ora si trovano di fronte a un nemico che non c'è più e che gli corre incontro per far causa comune e questo fa venir molti dubbi pure a loro: Peppone ha bisogno di Don Camillo; ma non viceversa.</span>
RispondiEliminasentivo la sua mancanza caro er tripparolo.....vedo che è tronato dalle vacanze.... ;)
RispondiEliminaNon conosco l'uso di quei termini, ammetto tutta la mia ignoranza, ma so che "brevità" non è presente nel Vangelo, che il termine "stringatezza" non è usato dal Cristo.... e che Gesù era si molto conciso, ma che per esporre la sua Dottrina ci vogliono anche milioni di libri.... :-D
si rilassi er tripparolo, provi piuttosto ad imbastire lei stesso dei dialoghi comprensibili senza stressarsi per controllare il numero di parole scritte....
un fraterno saluto!
<span>sentivo la sua mancanza caro er tripparolo.....vedo che è tornato dalle vacanze.... ;)
RispondiEliminaNon conosco l'uso di quei termini, ammetto tutta la mia ignoranza, ma so che "brevità" non è presente nel Vangelo, che il termine "stringatezza" non è usato dal Cristo.... e che Gesù era si molto conciso, ma che per esporre la sua Dottrina ci sono voluti (e ancora ne scrivono ) anche milioni di libri.... :-D
si rilassi er tripparolo, provi piuttosto ad imbastire lei stesso dei dialoghi comprensibili senza stressarsi per controllare il numero di parole scritte....
un fraterno saluto!</span>
Si vede che a Peppone manca don Camillo e in effetti manca anche a me, tornasse dalle vacanze!
RispondiEliminaPiccolo OT interessante:
RispondiEliminaBenedetto XVI all'Udienza di oggi si è soffermato, più del solito, per parlare di san Pio X
Nella catechesi, Benedetto XVI ha parlato di San Pio X, sottolineandone alcuni tratti “utili anche per i Pastori e i fedeli” di oggi. Nato in provincia di Treviso nel 1835 da famiglia contadina, Giuseppe Sarto fu ordinato sacerdote a 23 anni mostrando subito “quel profondo amore a Cristo e alla Chiesa, quell’umiltà e semplicità e quella grande carità verso i più bisognosi, che furono caratteristiche di tutta la sua vita”. Nel 1884 fu nominato vescovo di Mantova e nel 1893 patriarca di Venezia. Il 4 agosto 1903, venne eletto Papa, “ministero che accettò con esitazione, perché non si riteneva all’altezza di un compito così alto”. Ma in realtà non fu così:
“Il Pontificato di san Pio X ha lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa e fu caratterizzato da un notevole sforzo di riforma, sintetizzata nel motto Instaurare omnia in Christo, ‘Rinnovare tutte le cose in Cristo’”.
Numerose le iniziative di Pio X: la riorganizzazione della Curia Romana, l’avvio dei lavori per la redazione del Codice di Diritto Canonico, la revisione degli studi e dell’“iter” di formazione dei futuri sacerdoti, con la fondazione di vari Seminari regionali. Ebbe molto a cuore la formazione dottrinale del Popolo di Dio e fin dagli anni in cui era parroco aveva redatto un catechismo e durante l’Episcopato a Mantova aveva lavorato affinché si giungesse ad un catechismo unico, se non universale, almeno italiano:
“Da autentico pastore aveva compreso che la situazione dell’epoca, anche per il fenomeno dell’emigrazione, rendeva necessario un catechismo a cui ogni fedele potesse riferirsi indipendentemente dal luogo e dalle circostanze di vita. Da Pontefice approntò un testo di dottrina cristiana per la diocesi di Roma, che si diffuse poi in tutta Italia e nel mondo. Questo Catechismo chiamato ‘di Pio X’ è stato per molti una guida sicura nell’apprendere le verità della fede per il linguaggio semplice, chiaro e preciso e per l’efficacia espositiva”.
Notevole attenzione dedicò anche alla riforma della Liturgia, in particolare della musica sacra, per condurre i fedeli ad una più profonda vita di preghiera e ad una più piena partecipazione ai Sacramenti:
“egli afferma che il vero spirito cristiano ha la sua prima e ed indispensabile fonte nella partecipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa (cfr ASS 36[1903], 531). Per questo raccomandò di accostarsi spesso ai Sacramenti, favorendo la frequenza quotidiana alla Santa Comunione, bene preparati, e anticipando opportunamente la Prima Comunione dei bambini verso i sette anni di età, “quando il fanciullo comincia a ragionare”.
L'abito ( un qualche abito... ) non è mai stato abolito. La talare come la conosciamo noi è un abito codificato da Pio IX e reso dallo stesso obbligatorio, anche se lo stesso san Carlo desiderava che i preti indossassero un a tonaca scura preferibilmente nera, nel 700 si diffuse l'abito così detto da "abate" coulotte, marsina neri e quello che io chiamo bavaglino, penso modificazione delle cravatte allore in uso, fino alla metà dell''800 quando Pio IX fissò la talare. E' da notare che la tonaca la chiamo così perche non era ancora talare come abito per risale alla fine dell'epoca romana quando cominciarono a diffondersi all'uso barbaro le brache e ai chierici venne fatto divieto di indossarle, insieme al divieto di alcuni colori. E' da notare comunque che in chiesa sempre anche nel 700 si indossava l'abito lungo (non solo il camice, solo abito, abito e cotta, abito sotto il camice etc...) Nel vecchio codice mi sembra che la mancata osservanza dll'obbligo per più di un mese non tanto dei preti, ma dei seminaristi già tonsurati comportasse la perdita dello status clericale, nel 1972 l'obbligo per i seminaristi si è pensato decaduto con la decisione di Paolo VI nella "ministeria qaedam" di spostate l'ngresso nel clero con il diaconato, in realtà a Roma è rimasto l'obbligo dall'ammissione rito sostitutivo della tonsura, così come nelle Marche dal 1988 quando i vescovi si accorsero che i seminaristi vestivano borghese, in Abruzzo, a Milano, etc..per l'estero so che in Polonia se dopo l'ammissione non porti la talare è un segno di poca vocazione per i superiori, credo sia così anche in Lituania. Per i preti fino all'83 valeva il vecchio codice che stabiliva l'obbigo, ma non mi sembra obbligasse la talare, infatti anche prima del Concilio nella vita civile i preti si sottomettevano agli usi locali, ma la differenza stava nel fatto che non indossare la talare era frutto del divieto dell'autorità civile, si indossava quindi la talare corta, il clergyman così detto, come nei paesi anglosassoni o in Germania, poi in Germania era diffuso l'insegnamento nelle Università di teologia statali e i preti con una mentalità un po' dicotomica separavano il loro ministero dall'insegnamento ecco l'uso anche prima del Concilio della cravatta. Oggi nel canone 284 si recita che i chierici devono indossare l'abito, quale è demandato alle varie conferenze episcopali. In italia vi sono due decisioni della C.E.I quella del '66 e quella dell'83. La prima ben nota stabilisce sempre la talare meno credo posssa sintetizzarsi quando non si esercita il ministero, è da nota re che per clergy non si intende quello che pensiamo noi, ma pantaloni, giacca grigi o neri e la pettina o gilet con colletto romano, tedesco(tutto chiuso simil ambrosiano), o inglese ( tutto aperto ) in fin dei conti è meno complicato e veloce indossare la tonaca. Poi nell'83 si stbisce l'obbligo della talare o del clergy. E' da notare, credo, che i vescovi non sottostanno a queste norme, ma a quelle del Cerimoniale Episcoporum dove il clergy non esiste, ma solo la talare, minimo. Resta comunque l'obbligo del codice di indossare l'abito.Purtroppo una legge senza conseguenze per chi non la rispetta non serve a nulla....
RispondiEliminaGrazie Don Marco per questo ulteriore approfondimento....
RispondiEliminaNon GP2, ma, come detto Giovanni Paolo I
RispondiEliminahttp://it.gloria.tv/?media=92756
RispondiEliminaFFSP ;)
http://www.fssp.org/it/index.htm
<span><span>http://it.gloria.tv/?media=92756</span>
RispondiEliminaFFSP ;) notare la distribuzione del "santino" come ricordo.... qualcuno li usa ancora?
<span>http://www.fssp.org/it/index.htm</span> </span>
Si sono ancora molto diffusi, per lo meno dalle mie parti
RispondiEliminaFalce e martello?
RispondiEliminaPer un'eresia basta una sola parola.
RispondiEliminail problema sono i vescovi...non in quanto tali ma in quantoa causa dell'errata (forse) ermeneutica del vatII. Hanno assunto un potere assoluto ,come nella storia della chiesa cattolica non si era mai visto, questo è un fatto inconfutabile ed evidente, perciò ogniuno fa il bello e il cattivo tempo e non esiste più l'unità della chiesa a nessun livello. Mi pare che il vandelo dica " siano una cosa sola perchè il mondo creda" il mondo oggi non crede perchè non siamo credibili tutti :laici, preti, vescovi, a parte le rare eccezioni che confermano la regola.
RispondiEliminaNel vangelo però Gesù promette di non abbandonare mai il Suo gregge, ed ecco che lo Spirito ha suscitato Papa Benedetto XVI , inequivocabile segno di contraddizione nella deriva postconciliare.
Tutti ci dovremmo seriamente interrogare su questo segno di Dio , sulla grande opportunità che ci viene data di superare il pantano in cui ci dibattiamo e seguire il vicario di Cristo su una via sicura di fedeltà a Cristo e alla Chiesa....ma tutto questo passa attraverso la via sella santificazione personale, della penitenza e della croce, dai laici al vecovo.
il problema sono i vescovi...non in quanto tali ma in quantoa causa dell'errata (forse) ermeneutica del vatII. Hanno assunto un potere assoluto ,come nella storia della chiesa cattolica non si era mai visto, questo è un fatto inconfutabile ed evidente, perciò ogniuno fa il bello e il cattivo tempo e non esiste più l'unità della chiesa a nessun livello. Mi pare che il vandelo dica " siano una cosa sola perchè il mondo creda" il mondo oggi non crede perchè non siamo credibili tutti :laici, preti, vescovi, a parte le rare eccezioni che confermano la regola.
RispondiEliminaNel vangelo però Gesù promette di non abbandonare mai il Suo gregge, ed ecco che lo Spirito ha suscitato Papa Benedetto XVI , inequivocabile segno di contraddizione nella deriva postconciliare.
Tutti ci dovremmo seriamente interrogare su questo segno di Dio , sulla grande opportunità che ci viene data di superare il pantano in cui ci dibattiamo e seguire il vicario di Cristo su una via sicura di fedeltà a Cristo e alla Chiesa....ma tutto questo passa attraverso la via sella santificazione personale, della penitenza e della croce, dai laici al vecovo.
il problema sono i vescovi...non in quanto tali ma in quantoa causa dell'errata (forse) ermeneutica del vatII. Hanno assunto un potere assoluto ,come nella storia della chiesa cattolica non si era mai visto, questo è un fatto inconfutabile ed evidente, perciò ogniuno fa il bello e il cattivo tempo e non esiste più l'unità della chiesa a nessun livello. Mi pare che il vandelo dica " siano una cosa sola perchè il mondo creda" il mondo oggi non crede perchè non siamo credibili tutti :laici, preti, vescovi, a parte le rare eccezioni che confermano la regola.
RispondiEliminaNel vangelo però Gesù promette di non abbandonare mai il Suo gregge, ed ecco che lo Spirito ha suscitato Papa Benedetto XVI , inequivocabile segno di contraddizione nella deriva postconciliare.
Tutti ci dovremmo seriamente interrogare su questo segno di Dio , sulla grande opportunità che ci viene data di superare il pantano in cui ci dibattiamo e seguire il vicario di Cristo su una via sicura di fedeltà a Cristo e alla Chiesa....ma tutto questo passa attraverso la via sella santificazione personale, della penitenza e della croce, dai laici al vecovo
il problema sono i vescovi...non in quanto tali ma in quantoa causa dell'errata (forse) ermeneutica del vatII. Hanno assunto un potere assoluto ,come nella storia della chiesa cattolica non si era mai visto, questo è un fatto inconfutabile ed evidente, perciò ogniuno fa il bello e il cattivo tempo e non esiste più l'unità della chiesa a nessun livello. Mi pare che il vandelo dica " siano una cosa sola perchè il mondo creda" il mondo oggi non crede perchè non siamo credibili tutti :laici, preti, vescovi, a parte le rare eccezioni che confermano la regola.
RispondiEliminaNel vangelo però Gesù promette di non abbandonare mai il Suo gregge, ed ecco che lo Spirito ha suscitato Papa Benedetto XVI , inequivocabile segno di contraddizione nella deriva postconciliare.
Tutti ci dovremmo seriamente interrogare su questo segno di Dio , sulla grande opportunità che ci viene data di superare il pantano in cui ci dibattiamo e seguire il vicario di Cristo su una via sicura di fedeltà a Cristo e alla Chiesa....ma tutto questo passa attraverso la via sella santificazione personale, della penitenza e della croce, dai laici al vecovo
Questa è davvero cattiva ;) .
RispondiEliminaSebastiano P.
<span>Peppone ha bisogno di Don Camillo; ma non viceversa.</span>
RispondiElimina....e invece la Chiesa, col Concilio, ha sentito il bisogno di piacere a "Peppone", che oggi la disprezza !
ha deciso di guardare con benevolenza a tutti i pepponi della più varia specie, senza condannare più nessuna delle loro ideologie anti-cristiane, e anzi, di inseguirli con un linguaggio simile a quello da loro usato, abituarsi (HABITUS) alle loro formae mentis e usanze, seguire LE MODE, abbracciarli e percorrere COSI' TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE i decenni del futuro che appariva radioso col nome di
"Nuova Civiltà dell'amore", che non avesse più nè il nome "cristiana" nè cognome "cattolica" potenziali FATTORI DI DIVISIONE, DI DISTURBO, DI INCIAMPO.....
perchè bisognava trovare SOLO CIO' che unisce "doncamillo" a "peppone" (come in un compromesso storico....) e SOLO CIO' che unisce la Chiesa al mondo, lo Spirito di Cristo allo spirito-del-mondo:
CHE COSA dunque realmente UNISCE tali due spiriti ?
si è vero Dante, ma per spiegarla....quanto scrisse sant'Agostino?? :-D
RispondiEliminabrava Caterina ! fa presto a criticare chi non sa dire cose migliori degli altri, nè brevi nè lunghe.
RispondiEliminaallora non capisco la prolissità di molti...
RispondiEliminaQualche "presbitero" l'avrebbe pure proposto....
RispondiEliminaSì, ma cercando di piacere a "Peppone" è riuscita a estinguere anche i "pepponi", nel senso che esercitando una Autorità avvertita anche solo per riflesso o per converso (cioè avversione e opposizione) la Chiesa condizionava positivamente anche gli avversari. Oggi siamo al niente contro il nulla o al "cencio dice male di straccio".
RispondiEliminaNon si capisce se i vescovi imperano o se sono vittime. Perchè difronte al Papa i vescovi alzano la cresta e si permettono di disobbedire, ma poi domandi loro come mai non fanno mettere la talare ai seminaristi e ti rispondono che non dipende da loro, ma che comanda il cerimoniere. Caspita hanno capito tutto della gerarchia della Chiesa, pensano di essere al Parlamento e di potersi scaricare la botte l'uno con l'altro. Il Papa non può prendere certe decisioni altrimenti i vescovi o i cardinali fanno scisma, i vescovi e i cardinali non possono prendere decisioni perchè i loro segretari o i cerimonieri si ribellano. Chi dunque comanda? Il postino?
RispondiEliminaI preti modernisti forse non pensano alla salvezza delle anime
RispondiElimina<span>I preti modernisti forse non pensano alla salvezza delle anime... Non hanno tempo per la confessione, per la direzione spirituale. Mi possono spiegare per quale motivo si sono fatti preti? </span> :-[
RispondiEliminaDegli esempi di preti senza abito Famiglia Cristiana è specialista! Avete visto? Più o meno due settimane fa c'era un articolo (che volevo postare ma non l'ho trovato online) che parlava di un prete DJ. >:o
RispondiEliminaSe non sbaglio il CVII stabilisce l'uso dell'abito ecclesiastico. Non era che si doveva ubbidire il concilio?
RispondiEliminaEvidentemente il concilio lo si legge quasi sempre con un filtro davanti.
RispondiElimina<p><span><span><span>Impazza il prete sullo skateboard </span></span></span>
RispondiElimina</p><p><span><span>Lezioni di skateboard per incoraggiare i giovani della sua parrocchia a frequentare la chiesa. E' la bizzarra idea di un prete ungherese, padre Zoltan Lendavi, le cui performance sulla tavola impazzano ora su YouTube. Un video sul noto sito lo immortala infatti mentre in abiti talari si cimenta sullo skateboard di fronte a un pubblico entusiasta di adolescenti, fuori dalla propria chiesa, a Redics, in Ungheria. E sebbene ci sia già qualcuno che storce il naso di fronte all'insolito modo di attrarre nuovi fedeli, padre Lendavi risponde di essere stato ispirato dagli insegnamenti di san Giovanni Bosco, che usava il gioco per insegnare ai bambini il cristianesimo. "Ci sono tanti modi in cui lo skateboard può aiutare a portare le persone più vicino a Dio", ha detto il sacerdote quarantacinquenne in un'intervista al quotidiano britannico "The Telegraph". Finora le lezioni di skateboard hanno già procurato alla parrocchia di Redics tre nuovi chierichetti. </span><span>Guarda il video</span></span>
</p>
Condivido in toto il contenuto dell'articolo apparso sull'Unità (per davvero da tutti c'è qualcosa da imparare!). Credo che i primi a mettere in pratica questo insegnamento dovrebbero essere i Vescovi che, dismessa la talare, mi sembrano più degli impiegati di curia che non dei pastori.
RispondiEliminama i cardinali perchè si vestono come pagliacci?
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