"In quella sacrestia il successore di Poletto"
di Giacomo Galeazzi
Come nel giallo «Dieci piccoli indiani» di Agatha Christie, dove l’assassino andava cercato «tra i presenti nella stanza», così ieri mattina il prossimo arcivescovo di Torino sedeva con ogni probabilità nella sagrestia di San Carlo. Prima della messa papale in piazza, tra i vescovi e i cardinali che hanno indossato i paramenti sacri nella chiesa adiacente c’erano i presuli piemontesi Miglio, Versaldi, Bertello, cioè i candidati più accreditati alla successione del cardinale Poletto.
Annuncio imminente: fine giugno, in occasione della festa della Consolata o di quella di San Giovanni. Sul palco di San Carlo hanno concelebrato ventidue vescovi, otto cardinali, 700 preti e diaconi. Rappresentazione plastica della variegata e influente Chiesa piemontese: in processione gli uni accanto agli altri, figure di peso come il segretario di Stato Bertone, il «vescovo rosso» Bettazzi, il decano del collegio cardinalizio Sodano. Ormai i Sacri Palazzi parlano piemontese: il governatore vaticano Lajolo, il portavoce Lombardi (Saluzzo), il sottosegretario Cei Rivella (Moncalieri), gli ambasciatori all’Onu Migliore (Cuneo) e a Strasburgo Giordano (Cuneo), il vicecamerlengo Sardi (Ricaldone), il capo degli archeologi sacri Carrù (Torino). Tutti approdati nelle gerarchie ecclesiastiche direttamente dalle otto province sabaude. Una presenza capillare che svaria dal collegio cardinalizio (Marchisano, Canestri, Furno,Antonetti, Cheli, Martini, Coppa), alla Segreteria di Stato, dalle commissioni Cei ai nunzi apostolici. L’arcidiocesi di Torino vanta il primato regionale per numero di esponenti del proprio clero arrivati a indossare le vesti purpuree e violacee (Mana, Fiandino. Micchiardi, Maritano, Sibilla, Martini, Lanzetti, Ellena, Marchisano, Giovenale). Ben rappresentata da propri «figli» nel collegio episcopale è anche la diocesi di Novara (Zaccheo, Masseroni, Ciocca Vasino, Moretti, Antonetti, Lajolo). «Fabbriche» vescovili e cardinalizie sono pure le diocesi di Ivrea (Bertello, Miglio, Debernardi, Bertone,Careggio), Alessandria (Badini Confalonieri, Canestri, Pasqualotto), Cuneo (Guerrini, Migliore). Stessa «vocazione curiale» per Alba, Asti, Vercelli, Casale Monferrato, Mondovì, Biella, Acqui, Saluzzo, Susa e Pinerolo.
Con organigrammi così saldamente «made in Piemonte» appare improbabile che il nuovo arcivescovo di Torino venga scelto da Benedetto XVI fuori regione.
La prova di forza della «cintura piemontese» che ieri lo ha scortato nel pellegrinaggio alla Sindone sembra dimostrare l’unità e la ricchezza di personalità dell’episcopato regionale. Persino l’«outsider» è piemontese: il vercellese Gianni Ambrosio, attuale vescovo di Piacenza ed ex assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica.
Fonte: La Stampa 3 maggio 2010, via Papa Ratzinger blog
di Giacomo Galeazzi
Come nel giallo «Dieci piccoli indiani» di Agatha Christie, dove l’assassino andava cercato «tra i presenti nella stanza», così ieri mattina il prossimo arcivescovo di Torino sedeva con ogni probabilità nella sagrestia di San Carlo. Prima della messa papale in piazza, tra i vescovi e i cardinali che hanno indossato i paramenti sacri nella chiesa adiacente c’erano i presuli piemontesi Miglio, Versaldi, Bertello, cioè i candidati più accreditati alla successione del cardinale Poletto.
Annuncio imminente: fine giugno, in occasione della festa della Consolata o di quella di San Giovanni. Sul palco di San Carlo hanno concelebrato ventidue vescovi, otto cardinali, 700 preti e diaconi. Rappresentazione plastica della variegata e influente Chiesa piemontese: in processione gli uni accanto agli altri, figure di peso come il segretario di Stato Bertone, il «vescovo rosso» Bettazzi, il decano del collegio cardinalizio Sodano. Ormai i Sacri Palazzi parlano piemontese: il governatore vaticano Lajolo, il portavoce Lombardi (Saluzzo), il sottosegretario Cei Rivella (Moncalieri), gli ambasciatori all’Onu Migliore (Cuneo) e a Strasburgo Giordano (Cuneo), il vicecamerlengo Sardi (Ricaldone), il capo degli archeologi sacri Carrù (Torino). Tutti approdati nelle gerarchie ecclesiastiche direttamente dalle otto province sabaude. Una presenza capillare che svaria dal collegio cardinalizio (Marchisano, Canestri, Furno,Antonetti, Cheli, Martini, Coppa), alla Segreteria di Stato, dalle commissioni Cei ai nunzi apostolici. L’arcidiocesi di Torino vanta il primato regionale per numero di esponenti del proprio clero arrivati a indossare le vesti purpuree e violacee (Mana, Fiandino. Micchiardi, Maritano, Sibilla, Martini, Lanzetti, Ellena, Marchisano, Giovenale). Ben rappresentata da propri «figli» nel collegio episcopale è anche la diocesi di Novara (Zaccheo, Masseroni, Ciocca Vasino, Moretti, Antonetti, Lajolo). «Fabbriche» vescovili e cardinalizie sono pure le diocesi di Ivrea (Bertello, Miglio, Debernardi, Bertone,Careggio), Alessandria (Badini Confalonieri, Canestri, Pasqualotto), Cuneo (Guerrini, Migliore). Stessa «vocazione curiale» per Alba, Asti, Vercelli, Casale Monferrato, Mondovì, Biella, Acqui, Saluzzo, Susa e Pinerolo.
Con organigrammi così saldamente «made in Piemonte» appare improbabile che il nuovo arcivescovo di Torino venga scelto da Benedetto XVI fuori regione.
La prova di forza della «cintura piemontese» che ieri lo ha scortato nel pellegrinaggio alla Sindone sembra dimostrare l’unità e la ricchezza di personalità dell’episcopato regionale. Persino l’«outsider» è piemontese: il vercellese Gianni Ambrosio, attuale vescovo di Piacenza ed ex assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica.
Fonte: La Stampa 3 maggio 2010, via Papa Ratzinger blog
Ci vorrebbe un altro Saldarini, non piemontese
RispondiElimina"L'assassino andava cercato tra i presenti nella stanza"? L'assassino del cattolicesimo torinese, presumo.
RispondiEliminaA questo punto nominassero Bettazzi, almeno ci si divertirebbe un po'.
Ripeto quanto dissi in precedenza: non sprecate un vescovo di valore per Torino, non lo merita lui e non lo meritiamo noi. Mandate quindi pure uno qualunque di quelli citati nell'articolo di Galeazzi.
Non sono affatto d'accordo con Fawkes. La sede di Torino è importante in quanto fa parte del grande vivaio nel quale verrà pescato il futuro Pontefice.
RispondiEliminaDi conseguenza, sarebbe importante che il prossimo arcivescovo venisse scelto tra i ranghi di un clero conservatore e ortodosso, che abbia simpatie per la Tradizione. In caso contrario, non vedo quale futuro potrà avere quell'ermeneutica della continuità auspicata da Benedetto XVI, la quale non conta molti amici nell'episcopato attuale.
Versaldi (vescovo di Alessandria) scrisse qualche settimana fa un articolo sull'Osservatore Romano riguardo la pedolilia esprimendo concetti condivisibilissimi ma ... perchè non dà lui per primo l'esempio rimuovendo dalla centralissima parrocchia di s. Alessandro, ad Alessandria, il parroco, notoriamente omosessuale, che si fece dilapidare quasi dieci anni fa da un nord africano (maggiorenne) la bellezza di 200 milioni (duecento) di lire col quale ebbe una relazione omosessuale? Codesto parroco, prima di essere lì nominato, fu il segretario dell'emerito Charrier che, forse, non si accorse chi aveva preso come segretario. per Versaldi vale allora il detto "gobbo guarda la tua gobba" e "medico cura te stesso", prima di fare tanto il moralista sull'Osservatore Romano faccia piazza pulita nella piccola diocesi che gli è stata affidata
RispondiEliminaAl primo incontro che il card. Ballestrero ebbe col clero torinese nel 1977 nessuno dei preti indossava l'abito talare e quasi nessuno il clergyman. Egli si chiese se era capitato all'incontro col clero o ad una assemblea condominiale. Già nel 1977 la situazione della diocesi di Torino era disastrosa a causa dell'episcopato del card. Pellegrino, prototipo di rottura e rigetto della Tradizione. Mi pare che ora lo scenario sia lo stesso del 1999 quando Sodano propose a Giovanni Paolo II il nome di Poletto e il Papa firmò la nomina ad occhi chiusi. Ora Bertone farà lo stesso.
RispondiElimina<span>Anche il Cardinale Pellegrino era presente in spirito alla Messa pontificia, citato con una punta di rimpianto dal sindaco ateo e comunista Chiamparino insieme ai c.d. "santi sociali" torinesi (che piacciono solo quando sono dipinti di rosso come santi socialisti).
RispondiEliminaTemo anch'io che il "prezioso vivaio" sarà presto arricchito da un altro bertoniano di ferro.
Comunque, ribadisco: meglio un Bettazzi che morire di noia. Tanto la fine è la stessa.</span>
ma Torino ed il Piemonte non era la sede del satanismo? come mai tanti presuli?
RispondiEliminaforza Oliveri!
RispondiEliminaPerò un bel premio a Poletto che adesso perchè lascia a d una diocesi perfetta un seminario magnifico e il successore non dovrà consacrare nessun prete per i prossimi anni,non vi pare che meriti un premio ?
RispondiElimina<span>Per dare il colpo di grazia all'arcidiocesi torinese potremmo proporre la candidatura del fumoso, narcisita e cesarista Mons. BRUNO FORTE. Solo per ritornare alla Tradizione! Poveri noi ...</span>
RispondiEliminaMa non si era parlato anche di mons. Oliveri? Sarebbe davvero una manna dal cielo per quella diocesi.
RispondiEliminaSaldarini è rimpianto da noi tutti torinesi. Il suo sguardo amorevole e paterno, la sua umanità e bontà i contenuti alti ma sempre all'altezza della situazione contingente delle sue omelie li ricordiamo tutti. Quando era alla consolata, quanto popolo e quante manifestazini di affetto! Ricordo con nostalgia l'ultima processione che ha presieduto alla basilica.
RispondiEliminaNon dimentichiamo poi di ringraziare: solo GRAZIE a LUI, se l'indulto alla celebrazione della messa in latino è stato accolto e nella chiesa della Misericordia si celebra la messa di sempre da piu di 20anni!
Versaldi, come Nosiglia e Forte, è un prelato modernista e poco affidabile. Se il Papa ha scelto un conservatore come futuro arcivescovo di Los Angeles (solo per fare un esempio) non vedo perchè non dovrebbe decidersi a nominare presuli ortodossi e vicini alla Tradizione anche per le malmesse arcidiocesi italiane. Se desidera che la Chiesa abbia un futuro (anche in termini di vocazioni, notoriamente povere nelle chiese locali moderniste) non può che scegliere un chierico che appoggi la visione benedettiana di ermeneutica della continuità e che garantisca uno sviluppo e una diffusione capillare della Santa Messa di sempre e della riforma della riforma all'interno del Novus Ordo.
RispondiEliminaGli attuali arcivescovi italiani non hanno affatto accolto e messo in pratica le indicazioni di Benedetto XVI circa la celebrazione della Messa riformata. Nè Poletto, nè Tettamanzi, nè altri impiega il crocefisso sull'altare, nè celebra ad Deum, nè recita in latino la preghiera eucaristica. Sono quasi tutti vescovi infedeli.
Forte, Nosiglia, Versaldi e quasi tutti gli altri fanno orecchie da mercante di quanto dice il Papa, per meglio dire se ne strafregano.
E allora, Ratzinger dovrebbe premiare questi figuri soltanto perchè a fare il loro nome ci sarebbe Bertone? A questo punto, che venga pensionato anche Bertone e buone notte!
Il Papa, se davvero agisse con saggezza, dovrebbe scegliere i futuri arcivescovi tra i semplici sacerdoti e non tra coloro che vescovi lo sono già. Scelga tra i sacerdoti coloro che maggiormente si avvicinano alla visione benedettiana della Chiesa, ce ne sono moltissimi, ha solo l'imbarazzo della scelta. Ma i vescovi attuali sono quasi tutti infedeli e disubbidienti rispetto alle indicazioni di Benedetto XVI.
RispondiEliminaForte, Bertello, Nosiglia, Versaldi: sono tutti uguali. Vescovi modernisti, infedeli e non rispondenti alle direttive del Papa.
Possibile che a Roma non ci si renda conto che è ora di cambiare musica?
RispondiEliminaSeminari vuoti, liturgia impoverita, clero secolarizzato, non è sufficiente a far venire il dubbio che forse bisogna cambiare marcia?
Come vorrei un vescovo in linea con l' "ermenutica della continuità", ma come verrebbe accolto in curia? Sarebbe boicottato, ostggiato, frenato.
Sono abbonato al settimanale diocesano, la "Voce del popolo":
è un continuo esaltare gli anni formidabili del Concilio, la creatività liturgica, la Chiesa solo come "Popolo di Dio" e via dicendo.
Di recente circa un libro (non ricordo il titolo) sulla figura del sacerdote oggi edito in occasione dell' anno sacerdotale, hanno criticato che il fatto che si parla del sacerdote solo come uomo di Dio e portatore del sacro, e non anche la dimensione sociale.
Guido - Torino
Saldarini non ha certo brillato come arcivescovo di Torino.... l'unica cosa che è stato capace di fare per dieci anni è dire: "Noi a Milano, noi a Milano...."
RispondiEliminaTorino e Milano sono diocesi importantissime, e purtroppo non si vedono svolte all'orizzonte.
RispondiEliminaRETTIFICA
RispondiEliminaA rettifica del mio primo commento preciso che la somma di denaro che il nord africano maggiorenne estorse al parroco di s. Alessandro ad Alessandria non ammontava a 200 milioni di lire ma solo a 127 milioni.
Mi scuso per l'imprecisione
Non condivido il giudizio gratuito e negativo su Saldarini che ho conosciuto molto bene e che vado a trovare ogni mese. Inoltre questa mattina è stato portato a Torino per venerare la Sindone. Il Poletto era lì nascosto sotto un porticato abbastanza indispettito di quest visita (?).
RispondiEliminaTorino ha bisogno di un altro Saldarini. La diocesi è cambiata molto: i preti giovani vestono la talare, nonostante le prese in giro dell'Ausiliare parroco della nobile Crocetta... La dottrina è sana, nonostante lo sfacelo della Facoltà Teologica... e altre cose di cui non ho il tempo per scrivere...
E' vero, due o tre preti giovani hanno il coraggio di vestire la talare. Perchè non fare vescovo uno di questi?
RispondiEliminaSulla dottrina degli altri, consiglio l'istruttiva lettura del blog "il tesoro nel campo", tenuto dai (tredici in tutto) giovani seminaristi della facoltà teologica.
La liturgia è allo sfacelo completo nel 98% delle parrocchie. Ma alle volte non è nemmeno colpa dei parroci: fanno quel che gli si dice. In tutta la diocesi ci saranno forse una decina di preti in tutto dai quali ci si può andare a confessare con la certezza che non si verrà istruiti con dotrine in parte o in tutto eterodosse. Ho frequentato i confessionali della Consolata e di Maria Ausiliatrice, oltre a tutti quelli delle parrocchie della mia zona, so bene di cosa parlo!
In cos'altro la diocesi sia cambiata molto (in meglio) non riesco proprio a capirlo, ma forse sono anch'io troppo giovane per ricordare quando le cose andavano peggio.
Guy... è cambiata non in meglio... è cambiata: i preti che vestono l'abito sono più di due o tre... te lo assicuro... che celebrano dignitosamente e non alla polettiana-liturgica-pseudoconciliare maniera sono più di uno... Uno di questi vescovo? Ma se sono tacciati di conservatorismo opusdeiano e ciellotico... basti pensare a come sono strattati questi preti dal Principe, dal Piccolo principe (Ausiliare) e dal maggiordomo di corte (pro vicario)....
RispondiEliminaCari amici torinesi, elevate canti al Signore se sarà scelto Miglio perchè tra tutti mi pare l'unico che abbia un po' di ragione e concretezza e che abbia capito che la chiesa deve virare se vuole sopravvivere.
RispondiEliminaCaro ospite, non sai che cosa scrivi, si vede che non conosci Bertello se lo accomuni agli altri citati
RispondiEliminaRibadisco che Saldarini è stato l'unico Arcivescovo con la A maiuscola (ed anche le altre lettere!) dal cardinale Fossati (escluso) in avanti...
RispondiEliminaSono d'accordo pienamente nel giudizio su Saldarini: era un uomo dotato di paterna bontà e di grandissima cultura. E non ci dimentichiamo che concesse la messa di sempre alla chiesa della Misericordia.
RispondiEliminaOra bisogna guardare avanti. In verità, senza fare nomi per non bruciare nessuno, c'è una piccola Diocesi fra le montagne dove la tradizione non è malvista, dove in alcune parrocchie come canto mariano a fine messa si canta il Salve Regina in latino, dove alcuni parroci fanno ancora delle prediche in cui si spiega il Vangelo invece di fare sociologia.
Sarebbe bello se il Santo Padre chiedesse a quel Vescovo di scendere a valle lasciando le sue beneamate montagne.
Intanto (sempre secondo Galeazzi) non è così scontato che il successore di Poletto sia creato cardinale nel prossimo concistoro:
RispondiEliminahttp://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/210022/
La cattedra di San Massimo non garantirà più automaticamente la berretta cardinalizia. E’ molto probabile che il successore di Severino Poletto alla guida dell’ambita arcidiocesi di Torino avrà una sorpresa poco gradita e cioè che non sarà «ipso facto» elevato al cardinalato nel primo concistoro utile celebrato dopo la sua nomina. Uno «strappo» rispetto ad un’antica consuetudine che Benedetto XVI ha già attuato nell’ultimo concistoro negando la porpora al capo della curia di Palermo. Una «anomalia» che stava già per verificarsi nel 1985 con l’arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi che però «in extremis» fu inserito personalmente da Karol Wojtyla nella lista dei nuovi cardinali. Da Pio XII a Giovanni Paolo II mai nessun Pontefice ha imposto di «saltare un turno» al titolare di una sede cardinalizia italiana. All’estero, invece, è già successo e, in uno o addirittura due «infornate» di porporati, sono stati esclusi gli arcivescovi di Boston, Zagabria, Parigi, Varsavia. In Italia, invece, fino al 2007 non era mai accaduto. A infrangere il «tabù» è stato papa Ratzinger che nell’ultimo concistoro ha negato la porpora «dovuta» all’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo.
In realtà, penso tutti sappiano cosa si dice a proposito della mancata porpora a Romeo.
Comunque, se dev'essere uno di quelli di cui si mormora, almeno la mancata berretta rossa sarà una limitazione del danno
Gli italiani sono sovra rappresentati. perchè dare la portpora cardinalizia al successore di Poletto quando l'attuale arcivescovo di Varsavia, Washington e Tokio non ce l'hanno? E poi mai nessun arcivescovo di Torino è diventato Papa. Soprattutto i piemontesi sono sovra rappresentati nel collegi cardinalizio
RispondiEliminaPiemonte, Emilia e Lombardia contano decine di cardinali. Il Triveneto (un tempo sacrestia d'Italia) neanche uno. Come mai?
RispondiEliminaPosso affermare con certezza che non sarà mons. Germano Zaccheo (che nell'articolo è menzionato come vivente) il nuovo arcivescovo di Torino: il già vescovo di Casale Monferrato è infatti deceduto nel 2007.
RispondiEliminaGrandissimo Galeazzi...un dettaglio che dà il giusto valore al resto delle c.d. "anticipazioni" :-D
RispondiEliminaSe Galeazzi cita come vivente il vescovo di Casale Monferrato, Zaccheo, deceduto improvvisamente (a Fatima) nel novembre 2007 ... Se lui è il vaticanista del La Stampa (con Tosatti, corifeo di Silvestrini) ... allora perchè il Papa non nomina me e Guy Fawkes rispettivamente vice direttore e direttore della Sala Stampa della S. Sede? Possibile che il livello dei c.d. vaticanisti sia caduto così in basso?
RispondiEliminaSarebbe un bel paradosso dei tempi moderni che la Curia fosse piena di Cardinali piemontesi, ma non vi sedesse il primo tra i vescovi medesimi.
RispondiEliminaIn ogni caso, vista con ottica storica, la porpora alla sede torinese aveva effettivamente un senso quando era capitale degli Stati sabaudi o quando ancora c'era la monarchia. Ora come ora, avrebbe forse più senso come sede di califfato che di arcidiocesi.
Sarebbe forse Mons. Badini di Susa? Niente male...è un'ottima persona che sarebbe in grado di assicurare una buona guida all'arcidiocesi
RispondiEliminasenza porpora, a Torino non ci vorrà andar nessuno. Comunque ben gli sta all'Arcidiocesi che ha spalancato la porta alla Comunione sulla mano.
RispondiEliminaio credo che Oliveri resterà dov'è per i prossimi 10 o 11 anni ... considerato che ormai i vescovi vengono sotituiti attorno ai 77 anni di età... e poi non accetterebbe mai un posto del genere... e comunque nell'articolo della Stampa ci sono parecchi errori giacché il Vescovo Zaccheo è morto da un pezzo, e tra altri vescovi novaresi v'è un certo Brusati che si trova in Brasile.
RispondiEliminacome al solito si fa sempre tanta fatica a distinguere pedofilia ed omosessualità vero? vabbeh che Bertone le ha accomunate ma ...
RispondiEliminabella lì....
RispondiEliminaIl nuovo arcivescovo di Torino non potra' non essere un pastore: un pastore come lo e' stato il grande Card. Maurilio Fossati. Purtroppo chi e' venuto dopo di lui...il card. Pellegrino...ha rovinato tutto.....Ci vuole per Torino un vescovo pastore come il carmelitano card. Ballestrero. E' stato anch'egli un uomo di Dio che ha saputo reggere la diocesi di San Massino nel nome di Dio.
RispondiEliminaSperiamo che il papa non si faccia intimidare da certi papaveri che gli stanno accanto e ..scelta un pastore...con il cuore di Dio.
I nomi potrebbero essere diversi....basta guardarsi attorno,,,e volere per la sede di San Massimo un pastore.
spero proprio che non venga nominato miglio che copre tutti i preti omosessuali della sua diocesi di ivrea
RispondiEliminaMA SEI SICURO CHE S.E. BADINI FACCIA AL CASO TORINESE?
RispondiEliminasono 15 anni di vuoto ecclesiale e teologico
RispondiEliminaNon é il vescovo che cambia una diocesi e noi preti siamo addormentati da anni
A leggere tutti questi commenti mi viene da dubitare che molti non abbiano sufficiente fede nella provvidenza di DIO. Da quello che vi ho letto "a me smija un canton dle pèpie!"
RispondiEliminaOrmai al 99 % (7 Ottobre 2010) le fonti danno il candidato di Bagnasco, Mons. Cesare Nosiglia. E' il mio vescovo di Vicenza, ma è piemontese.
RispondiEliminasperiamo che ariva un altro saldarini.
RispondiEliminail nuovo vescovo sarà quello che dio ci donerà certo spero che si occupi di più dei senza case e che dia una bella strigliata a questo comune di sinista che da le case popolari solo a chi vuole lui e lascia spesso noi italiani fuori
RispondiEliminaringrazio il cielo di non essere torinese ma solo torinista ( Forza Toro, vecchio cuore granata)!!!
RispondiEliminail pensiero di avere Nosiglia come vescovo mi farbbe venir la voglia di scappare in Brasile o in Uruguay.
un vescovo modernista più di lui non esiste. a Vicenza ha fatto disastri pastorali, liturgici, catechetici.
blocca i gruppi di preghiera, osteggia la devozione mariana, è inviso ai giovani che fuggono i suoi raduni.
fa il simpaticone con le sue battute che non fanno ridere nessuno. le sua liturgie sono degli show nauseanti.
Vicenza esulta all'annuncio della sua partenza.
il modernismo è un tumore che si propaga. i vescovi si generano a vicenda e sono la fine della gloria cattolica.
resisteremo nelle nostre parrocchie stando alla larga da questi vescovi.