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venerdì 11 dicembre 2009

L'eucarestia non è un rito di socializzazione!

Nell'Udienza Generale di mercoledi 9 dicembre, dedicata a Ruperto di Deutz (testo integrale), Papa Benedetto XVI ha ulteriormente ribadito l'essenza della liturgia:

[...] Scrittore fecondo, Ruperto ha lasciato numerosissime opere, ancora oggi di grande interesse, anche perché egli fu attivo in varie e importanti discussioni teologiche del tempo. Ad esempio, intervenne con determinazione nella controversia eucaristica, che nel 1077 aveva condotto alla condanna di Berengario di Tours. Questi aveva dato un’interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia, definendola solo simbolica. Nel linguaggio della Chiesa non era entrato ancora il termine "transustanziazione", ma Ruperto, adoperando a volte espressioni audaci, si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico e, soprattutto in un’opera intitolata De divinis officiis (Gli offici divini), affermò con decisione la continuità tra il Corpo del Verbo incarnato di Cristo e quello presente nelle Specie eucaristiche del pane e del vino. Cari fratelli e sorelle, mi sembra che a questo punto dobbiamo anche pensare al nostro tempo; anche oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè, l’Eucaristia quasi come solo un rito di comunione, di socializzazione, dimenticando troppo facilmente che nell’Eucaristia è presente realmente Cristo risorto - con il suo corpo risorto - il quale si mette nelle nostre mani per tirarci fuori da noi stessi, incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci così alla vita nuova. Questo grande mistero che il Signore è presente in tutta la sua realtà nelle specie eucaristiche è un mistero da adorare e da amare sempre di nuovo! Vorrei qui citare le parole del Catechismo della Cheisa Cattolica che portano in sé il frutto della meditazione della fede e della riflessione teologica di duemila anni: "Gesù Cristo è presente nell'Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le Specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo" (CCC, 1374). Anche Ruperto ha contributo, con le sue riflessioni, a questa precisa formulazione. [...]

12 commenti:

  1. Propongo di inviare queste riflessioni del nostro Papa a Padre Livio affinchè le giri al liturgista Padre Ildebrando Scicolone affinchè riveda e corregga quanto va insegnando agli ignari ascoltatori nelle sue pseudo catechesi liturgiche.

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  2. Papa Benedetto grande e magistrale come sempre!!!!!!

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  3. Purtroppo la maggioranza del popolo non capisce il Santo Padre. In Germania si pensa sempre ancora che il Papa vuole ritornare nel medioevo. Nei media persone come Küng sono troppo presente.

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  4. Grazie a Dio persone come Kung, che hanno portato a questo stato di cose, o sono defunte (RIP), o sono ormai sulla via del ritiro e della pensione...
    Quanto ai vari Kung, Masia et similia, sempre presenti e coccolati dai media, mi vengono in mente le parole di Gesù...hanno già avuto la loro ricompensa...

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  5. @Aloysius: Lasciamo stare Padre Livio che è un modernista incallito! Facciamo una Radio Cattolica Tradizionale che trasmetta tutte le mattine il Santo Sacrificio della Messa e la sana dottrina tradizionale!!!

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  6. Siamo alle solite!

    Un PAPA che smentisce un altro PAPA.

    Un Papa Paolo VI che solennemente dice che il Messale di Pio V è stato ABROGATO inquantochè LUI lo ha AGGIORNATO!
    (Costituzione Apostolica Messale Romanum)

    Un Papa Benedetto XVI che solennemente smentisce il Papa Paolo VI dicendo che NON è stato MAI ABROGATO.
    (Motu Proprio Summorum Pontificum)


    Un Papa Benedetto XVI che "NON è un rito si SOCIALIZZAZIONE". (Udienza Generale di mercoledi 9 dicembre 2009)

    Paolo VI "La Messa è una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana" ("L'Osservatore Romano" 29.11.69).


    Insomma CHI HA RAGIONE?

    Faccio notare a tutti coloro che o esaltano Paolo VI (CEI, Univerisità Pontifice, Scicolone, suor Cristina Cruciani, Kiko Arguello, ecc) o che esaltano Benedetto XVI (Bux, Vitiello, FSSP, Griciliano, la Buon Pastore, ecc) che MAI nella storia della Chiesa si è mai incontrato questa ABOMINEVOLE anomalia.

    Ci scagliamo contro Scicolone, FACCIAMO MOLTO MALE! perchè SCICOLONE ha ragione! HA RAGIONE!

    Siamo noi che agiamo MALE! Una Costituzione Apostolica è più NORMATIVA di un semplice Motu Proprio!

    ALLORA COME LA METTIAMO?????

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  7. Un papa (Paolo VI) dice una cosa (per nulla cattolica) che cioè la messa è una palestra di socializzazione; un altro papa (Benedetto XVI) dice un'altra cosa (molto cattolica) che cioè la messa non è un rito di socializzazione.

    Non c'è nulla da conciliare, ma soltanto da cassare: le parole di Paolo VI.

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  8. Le parole di Paolo VI mettono bene in evidenza come un papa è infallibile solo ex cathedra; in tutti gli altri casi può dire cretinate solenni come fece lui in quegli anni settanta difendendo il suo rito costruito propio per essere un rito di socializzazione.

    Giovanni Paolo II ha iniziato un cammino di purificazione della memoria; in questo crogiuolo della purificazione prima o poi passeranno le parole di Paolo VI e il suo rito.

    Altri tempi duri attendono la Chiesa quando inizierà questa purificazione che dovrà essere lunga, difficile, e dolorosa.

    Perché la Chiesa cattolica dovrà ritornare a dire ovunque e in tutti i membri cose cattoliche; a pensare, ovunque e in tutti i membri, con una mentalità cattolica; ad agire, ovunque e in tutti i suoi membri, in maniera cattolica.

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  9. La liturgia non deve esprimere un supposto e supponente mistero del Sacro, ma l'attualità che nel suo effimero è carica di tutta la potenza dissolvente della kenosi, che dissolve le caste sacerdotali e imperiali. Per questo motivo la liturgia deve essere “fatta” da tutta la comunità, altrimenti sarà sempre un prodotto di casta dispensato dal trono dei potenti: così non sarà mai davvero della comunità: non c'è comunione se non c'è comunità.

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  10. don Concilio... Sei un tradizionalista che fa la parodia dei modernisti, vero? Stavolta hai esagerato talmente che non è verosimile che qualcuno creda a simili facezie.

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  11. Non possiamo mettere la testa sotto la terra, NON possiamo esaltateci perchè B16 ha ricordato cose ovvie e "cattoliche" quando in realtà ne pensa e fa (o permette) delle altre che CATTOLICHE NON SONO!

    La mia provocazione è retorica OVVIAMENTE!

    Difronte a questi palesi "paradossi" papali (amati e incentivati dall'attuale Pontefice regnante) NON dobbiamo perdere la fiducia nella Chiesa che è "Ecclesia semper reformanda" (ma nel senso BUONO e Cattolico, ovviamente) o nella figura del PAPA

    ORA

    il cattolico "VERO" deve Obbedire SOLO alla TRADIZIONE! Che è garanzia che è certezza!

    Il gesto "profetico" di GP2 di chiedere "scusa" (che a quel tempo tanto mi infastidì) ora pur non accettandolo credo che sarà riutilizzato (profetico quindi in questo senso) perchè credo che sarà imitato dai futuri Pontefici per chiedere perdono a Dio per quei Papi "CECHI" che nella storia recente (da Benedetto15 in su....) hanno lascito smarrito il gregge! Hanno lasciato massacrare le pecore, rapirle senza fiatare!

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  12. Se si pensa che la liturgia sia il prodotto creativo dell'umana contingenza, ed esprima "l'attualità che nel suo effimero è carica di tutta la potenza dissolvente della kenosi", si può pensare, a seconda dei presupposti ideologici da cui ci si muova, sia che la liturgia debba essere "fatta" dalla comunità, sia che essa possa diventare l'espressione magico-iniziatica del potere di una casta sacerdotale, senza rendersi conto che le due idee, apparentemente contrapposte (così da puntare sulla comunità per escludere la casta), sono in realtà due manifestazioni dello stesso errore prospettico (così che la comunità esiste solo se contrapposta alla casta, e viceversa). Ma la liturgia è il "culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre: è, per dirla in breve, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del Capo e delle sue membra" (Pio XII, Mediator Dei); conseguentemente, la liturgia va considerata "come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado" (Sacrosanctum Concilium, 7). Se si parte da questi presupposti, e ci si pone nella prospettiva che essi indicano, la contrapposizione comunità-casta perde ogni significato, e la comunità non solo identifica nel Redentore il vero autore e protagonista della liturgia - cioè Colui che davvero la "fa" e il solo che può farla; ma scopre di aver bisogno della "casta" (cioè del sacerdozio ordinato) per poter aderire alla liturgia nel modo che le è proprio: cioè come corpo che non esisterebbe e non potrebbe agire senza il Capo.
    M.S.

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