Con la nomina a vescovo ausiliare de L'Aquila, pubblicata sabato scorso, entra a far parte dell'episcopato italiano don Giovanni D'Ercole FDP. Il nuovo vescovo, volto noto dell'informazione cattolica italiana, si era distinto due anni fa nel pieno delle polemiche sul Summorum Pontificum, per un articolo molto equilibrato sull'argomento e tuttora leggibile dal sito degli amici di Giovani e Tradizione: clicca qui.
Nel contempo, in attesa della consacrazione episcopale che avverrà sabato 12 dicembre nella basilica vaticana, assicuriamo a mons. D'Ercole le più fervide preghiere per il ministero che si accinge a svolgere.
e' una nomina che sta scatenando un mare di polemiche improntate alle solite letture attraverso la lente della politica italiana. speriamo bene...
RispondiEliminaPolemiche? passeranno! La consacrazione episcopale invece non passerà. In eterno.
RispondiEliminaFaccio notare che la seconda foto dell'articolo della rivista orionina (la prima è quella , bellissima, di Don Orione che celebra la Messa di sempre) , il sacerdote che si vede di spalle è Don Gianni Baget Bozzo, una delle volte che ha avuto occasione di celebrare in rito antico nella chiesa di San Carlo in Genova. (Tuttora si celebra a San Carlo ogni domenica alle 11, e il trasferimento -nel 2006- da una piccola cappella seminascosta alla centrale e magnifica San Carlo, si deve al cardinal Bertone, poco prima che divenisse Segretario di Stato : Don Gianni -che per un certo periodo è stato sacerdote incaricato della Messa "dell'indulto"- vi ha così celebrato qualche volta.)
RispondiEliminaad multos annos eccelenza
RispondiEliminaSi è rimessa in moto la macchina dello Spirtito Santo.....Vescovi e non omuncoli!
RispondiEliminaMatteo Dellanoce
Non prendiamola come una vittoria: ognuno professa secondo la propria coscienza ma siamo tutti figli di Dio. (Intanto rallegriamoci per questa nomina!).
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RispondiEliminaGià Repubblica con il Card Martini e Rai 3 con il Card Tettamanzi, hanno inaugurato la stagione dell'ingerenza politica sinistrorsa a mezzo stampa sulla pastorale ufficiale della Chiesa. Ora L'Unità assolda "Pietro Micca" don Di Giacomo per colpire un obbiettivo "politico" forte: condizionare una parte di opinione pubblica cattolica per ottenere nomine curiali gradite ed utili nei posti che contano. Per fortuna non siamo più negli anni 60! BXVI è vaccinato contro queste cose. A proposito, ricordiamo a don Di Giacomo che l'Aquila non è Linz e che recentemente 498 religiosi spagnoli uccisi da suoi amici comunisti sono stati beatificati da BXVI.
RispondiEliminaMAZZARINO DA ALMA PREX
Anonimo ha detto...
RispondiEliminaPolemiche? passeranno! La consacrazione episcopale invece non passerà. In eterno.
21 novembre 2009 13.33
Se è valida ed efficace.
21 novembre 2009 17.13
Senza contare che don Giovanni d'ercole, avrà in comune con Mons. LEFEBVRE, il contatto con alcuni mistici.
Prima del terremoto a L'Aqulia la forma straordinaria era stata ignorata. Che cosa succederà adesso?
RispondiEliminaChe non sarà più ignorata e non ci saranno più terremoti? Mmmmm, la vedo dura. Ma speriamo l'una e l'altra cosa.
RispondiEliminaPer carità, non voglio nemmeno adombrare il sospetto che vi sia relazione tra la mancata concessione della forma straordinaria ed il terremoto ... Sta di fatto che a me, nell'estate del 2008, turista che dal Nord scendeva in Abruzzo, fu impossibile trovare una S. Messa tridentina. Un monsignore della cattedrale, interrogato da me al proposito, rispose con la solita manfrina melensa di se e di ma, da cui si capiva chiaramente che il Vescovo era decisamente contrario, senza celare un certo imbarazzo.
RispondiEliminaSperiamo che ora le cose cambino in questa povera e martoriata terra: chi disprezza apertamente il rito santo della Tradizione certamente non muove forze benefiche!
Non conosco il vescovo nominato se non per diversi suoi interventi televisivi.
RispondiEliminaM'è sempre parso equilibrato, corretto, profondamente "cattolico", coraggioso nell'esporre senza infingimenti la dottrina della Chiesa.
Preghiamo perché sia un buon vescovo.
Spero che il nuovo vescovo dell'Aquila abbia il coraggio di celebrare un Pontificale more antiquo come ha già fatto Mgr. Oliveri.
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