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domenica 22 novembre 2009

Guareschi e "Il compagno don Camillo" (1963)

Giovannino Guareschi (1908-1968) fu molto amato e molto odiato negli ultimi vent’anni della sua vita: giornalista formidabile, polemista tenace, scrittore popolarissimo in patria e all’estero (indiscutibilmente il numero uno, per fama e numero di copie vendute), ebbe il torto – agli occhi degli “intelligenti” per autodefinizione – di essere cattolico e anticomunista. Gli arroganti del potere e del sapere lo combatterono in tutti i modi, brindando a champagne quando un malaccorto (e ingeneroso) Alcide De Gasperi trovò il machiavello per fargli fare 409 giorni di galera più sei mesi di libertà vigilata. 
 Scrittore grande, a più di quarant’anni dalla morte non sembrano affatto venuti meno l’affetto e la stima dei suoi lettori. Il fallimento politico, culturale e morale degli arroganti di cui sopra non ha portato a significative richieste di perdono; ma intanto i poveretti tacciono, ed è già qualcosa: lo champagne si è, nel frattempo, leggermente inacidito. 
 Soprattutto nella saga di don Camillo i riferimenti alla liturgia tridentina abbondano; anzi, Guareschi si trovò negli ultimi suoi anni ad essere testimone dei prodromi della riforma post-conciliare, e in più occasioni – come era sua abitudine – ne cantò e ne suonò quante doveva. Ma per questo post preferisco privilegiare due brani tratti dal volume Il compagno don Camillo (Rizzoli 1963), un breve “romanzo” che ho sempre trovato alto e ispirato (NB: parlo del volume, non del film che porta lo stesso titolo, fra i tanti forse il più squinternato e superficiale). 
E’ bene precisare che i vari capitoli erano stati scritti e pubblicati, in vari numeri del settimanale “Candido”, a partire dal 1959. Peppone, divenuto senatore comunista e funzionario alle Botteghe Oscure, è incaricato di selezionare e accompagnare un gruppo di solidi compagni di sezione per una sorta di viaggio-premio in Unione Sovietica. 
Fra questi deve suo malgrado inserire, per evitare uno scandalo personale e politico, don Camillo, finto militante comunista, che ha assunto ovviamente un falso nome. Il prete (che ha faticato non poco ad ottenere l’autorizzazione del vecchio vescovo) porta con sé un breviario-messalino travestito da volume di “massime” di Lenin, nonché un piccolo crocifisso dalle braccia ripiegabili inserito in una finta penna stilografica. Impossibile riassumere in breve le vicende e i colpi di scena di questo bel romanzo (peraltro facilmente rintracciabile in libreria in economica edizione BUR). 

Per la comprensione dei due brani che seguono, basterà dire che Stephan, soldato italiano disperso in Russia, originario di un paese vicino a quello di don Camillo e Peppone, si è salvato durante la terribile ritirata del 1941 grazie alle sue eccezionali capacità nel campo della meccanica e a una ragazza polacca che è poi riuscito a sposare. Ora vive a Grevinec, con la moglie, l’anziana madre di lei e i sei bambini frutto di quel matrimonio. 
La vecchia, che sta morendo ed è rimasta cattolica nonostante tutto (cattolica senza Chiesa, senza Messa, senza Sacramenti), pronuncia qualche parola piena di amarezza che la figlia traduce: sul letticciolo veglia una piccola immagine della Madonna Nera. Don Camillo fa allora uscire dalla stanzetta Peppone e Stephan, che vadano a pianterreno a tener compagnia ai sei bambini.
*
«Fuori pioveva che Dio la mandava. 
Don Camillo si strappò il giubbotto, cavò dalla finta stilografica il Crocifisso dalle braccia pieghevoli, l’infilò nel collo d’una bottiglia e lo dispose in mezzo al tavolino che era contro al muro, a fianco del lettuccio della vecchia. 
Trasse il bicchierino di alluminio che fungeva da Calice. 
Un quarto d’ora dopo, allarmati dal lungo silenzio, Peppone e Stephan salivano, si affacciavano alla porta della soffitta e rimanevano senza parola: don Camillo celebrava la Santa Messa. La vecchia, a mani giunte, lo guardava con occhi pieni di lagrime. 
Quando la vecchietta poté ricevere la Comunione parve che la vita le rifluisse d’improvviso impetuosa nelle vene esangui.
“Ite, Missa est...” La vecchia parlò convulsa all’orecchio della figlia che, d’un balzo, raggiunse il marito: 
- “Reverendo” disse ansimando “sposateci davanti a Dio. Ora siamo sposi soltanto davanti agli uomini”. 
Fuori diluviava: pareva che le nuvole di tutta la grande Russia si fossero concentrate nel cielo di Grevinec. (...) 
- “Signore” implorò don Camillo “non badate se mangio qualche parola o qualche periodo”.
Peppone pareva la classica statua di gesso: don Camillo interruppe un momento il rito e lo spinse verso la porta: 
- “Spicciati, porta su tutta la banda!” 
Oramai la pioggia stava decrescendo rapidamente, ma don Camillo era lanciato e pareva una mitragliatrice: battezzò tutti e sei i bambini con una rapidità da togliere il fiato. E non è che, come aveva detto, mangiasse le parole o saltasse addirittura dei periodi interi. Diceva tutto quel che doveva dire, dalla prima sillaba all’ultima.
 Ma il fiato glielo dava Gesù. (...) 
Don Camillo fu l’ultimo a uscire e, giunto sulla soglia, si volse e tracciò un rapido segno di croce sussurrando:
- “Pax vobiscum”.
 - “Amen” risposero gli occhi della vecchietta

*
«Arrivati ai piedi della quercia, risalirono la sponda del fosso e s’apersero un varco nella siepe. Ed ecco, davanti a loro, un gran campo e, sulla bruna terra, la peluria verde del grano. Rimasero tutt’e due sgomenti a guardare quello squallore disperato, poi don Camillo si riscosse e, voltatosi verso il grande tronco della quercia, rimosse con la mano tremante l’edera che vi si era abbarbicata. C’era qualcosa inciso sulla corteccia diciotto anni prima, una croce e una data: “27 XII 1941”. E una parola breve: “Italia”. Ricompose i rami d’edera. Peppone, che lentamente s’era tolto il berretto, rimase a contemplare quel campo di grano ripensando alle rustiche croci che non c’erano più e alle ossa sgretolate coperte dalla terra fredda, e il gelo del vento gli entrava nel cuore.“Requiem aeternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis...” Si riscosse e si volse: ai piedi della secolare quercia, don Camillo celebrava la Messa dei Morti. Una Messa sotto la croce che, diciotto anni prima, la mano di Stephan aveva inciso nella corteccia della vecchia quercia. 
“Deus, cujus miseratione animae fidelium requiescunt: famulis et famulabus tuis, et omnibus hic et ubique in Christo quiescentibus, da propitiam veniam peccatorum; ut a cunctis reatibus absoluti, tecum sine fine laetentur. Per eundem Dominum...”
Il vento correva per il grande piano deserto e le tenere pianticelle di grano palpitavano.»

[La preghiera con cui si chiude il secondo brano è l’orazione della Messa “per quelli che riposano nel cimitero”: una scelta significativa, quella di Guareschi, certamente non casuale: quel campo di grano, che prende alimento dalle povere carni devastate, appare come consacrato dalla croce incisa sulla quercia. Traduzione: “O Dio, che nella tua misericordia concedi il riposo alle anime dei fedeli: ai tuoi servi e alle tue serve, e a tutti quelli che qui e dovunque riposano in Cristo, perdona propizio i peccati, affinché, assolti da ogni colpa, con te gioiscano in eterno”.]
Giuseppe

23 commenti:

  1. ^__^ contraccambio questo lavoro di Giuseppe con questo video che ho trovato

    http://www.youtube.com/watch?v=DATYulXj5yg&feature=related

    ^__^

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  2. Guareschi non aveva solo la colpa di essere cattolico e anticomunista ma sopratutto fu un MONARCHICO convinto, la causa delle sue sfortune fu di credere, senza mai scendere a compromessi, all'assioma TRONO E ALTARE.
    G.

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    1. Vero. Monarchico, Cattolico ed anticomunista, tutte cose che al giorno d'oggi fanno rizzare i capelli all glauche radical chic e alla nuova chiesa post conciliare.

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  3. Adoro Guareschi...mi piaceva già quando ero comunista e lontano dalla Fede, mi piace ancora di più ora...fantastici i suoi libri (e i film tratti da essi)...ancor più fantastico "Don Camillo e don Chichì"...l'ho trovato in un mercatino quest'estate, l'ho subito comprato e me lo sono letto in due giorni neanche...veramente bello...bello e triste...profetico...

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  4. Chi volesse rendersi conto delle differenze tra V.O. e N.O., potrebbe ri vedere i due film "Don Camillo": il primo con Fernandel ed il secondo con Terence Hill. Poi ditemi...

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    1. Vero! Fernandel è stato un bravissimo ed eccellente Don Camillo... Di quanti Don Camilloavremmo bisogno oggi....!

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  5. Semplicemente stupendo Guareschi e il suo Don Camillo. Concordo con l'Anonimo G. delle 13.13 sulla caratteristica principale del grande giornalista: era monarchico, e questa fu la ragione per cui fu politicamente perseguitato. Anche il buon Alcide non gli perdonò questo peccato originale. Stupendo il capitolo della maestra che, morendo, vuole il tricolore con lo stemma reale sulla bara. Rimane il problema di come si possa essere lealmente devoti a Casa Savoia, principale artefice del Risorgimento essenzialmente anticattolico, e cristiani cattolici. Ma Giovannino Guareschi fu certamente sia l'uno che l'altro. E questo lo unisce al suo Re, Umberto II, l'unico sovrano italiano sinceramente cattolico, che forse anche per questo sarebbe stato senz'altro il migliore tra i quattro.

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  6. Pur con tutto l'affetto per il buon Guareschi, penso sia giusto difendere De Gasperi, che non commise nessun sopruso contro di lui. La vicenda è nota. Guareschi pubblicò sul suo settimanale una lettera attribuita a De Gasperi, datata 1944, in cui si invitava il comando alleato in Italia a effettuare senza remore bombardamenti aerei sul nostro paese. Guareschi era in buona fede e credeva nell'autenticità di quella che, fu dimostrato senza ombra di dubbio, era una patacca colossale, ma De Gasperi, presidente del Consiglio, non poteva certo permettere che su di lui gravasse un sospetto così mostruoso e infangante. Per cui, dato che Guareschi si rifiutava di ritrattare, gli fece causa, al processo Guareschi perse e fu condannato. Vicenda triste, ma dove De Gasperi era comunque parte lesa.

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  7. Sulla vicenda Guareschi-De Gasperi, sarò sincero, non mi sentirei in grado di pronunciarmi con la sicura convinzione di Jacopo. Il Tribunale non volle procedere a verifiche e accertamenti sull'autenticità del documento, nonostante che gli esiti delle prove effettuate fossero contrastanti. Ci si volle fidare della parola di De Gasperi: perché? perché sì.
    Nel post ho scritto che De Gasperi fu malaccorto, e lo confermo: una sentenza di quel tipo e con quel tipo di motivazione era inevitabilmente destinata a lasciare qualche dubbio. Ho scritto anche che fu ingeneroso, e lo confermo: un minimo di gratitudine nei confronti di un prezioso alleato, alla cui intelligente propaganda si dovette in parte il successo del 18 aprile '48, avrebbe potuto suggerire - forse - il bel gesto di ritirare la querela in fase di chiusura del dibattimento, pur riaffermando la propria "verità".

    Mah! Speriamo che Guareschi, giunto "nel seno di Abramo", si sia stretto al cuore, ridendo sornione sotto i baffoni, l'angoloso (e benemerito) statista della Val Camonica, e che entrambi abbiano ridacchiato di fronte alle pretese dei piccoli piccoli piccoli tribunali terreni.

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  8. Ops! La Val Camonica non c'entra niente. Era la Valsugana?
    Via, diciamo semplicemente "statista trentino" e basta là!

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  9. O, come si autodefiniva, "trentino prestato all'Italia".

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  10. Sulla vicenda De Gasperi-Guareschi non ci sono misteri. Il tribunale indagò eccome, del resto il falso era talmente grossolano che si svelava da solo. La vicenda ebbe addirittura risvolti involontariamente comici. Tanto per dire, nella lettera apocrifa "De Gasperi" chiedeva agli alleati di bombardare obiettivi che a quella data erano già stati bombardati. La lettera era su carta intestata della Segreteria di Stata vaticana (che mai si sarebbe fatta coinvolgere in un affare del genere!) con numeri di protocollo che seguivano un sistema diverso da quello in uso presso la diplomazia pontifica. Il documento faceva del resto parte di un ricco carteggio che comprendeva fra l'altro lettere di Churchill zeppe di errori grammaticali che fecero ridere di gusto sir Winston. Insomma, la faccio breve e risparmio altri dettagli: era una patacca grossa come una casa. Bisogna anche aggiungere che in carcere Guareschi ci volle andare a tutti i costi, perché rifiutò la condizionale alla quale avrebbe avuto diritto. Dopo la condanna De Gasperi dichiarò che non aveva nessuna animosità contro Guareschi, ma che non poteva tollerare una macchia di infamia sulla sua persona come quella di aver fatto bombardare il suo stesso popolo.

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  11. Per Jacopo:
    1) Guareschi non poteva avvalersi della condizionale perché al momento del processo degasperi la stava già godendo per l'affare "Nebbiolo" in cui era stato condannato per diffamazione nei confronti dell'allora presidente Einaudi. Infatti quando fu condannato per il caso "de Gasperi" scontò entrambe le pene.

    2) L'accusa che Guareschi mosse contro de Gasperi non fu di aver chiesto il bombardamento (perché comunque si era in guerra e tali atti si possono capire) ma proprio di aver usato la carta intestata della Segreteria di Stato Vaticana , per presentarsi come l'interlocutore uffciale (politico) della Chiesa nei confronti dell'America. Questa posizione è ben spiegata negli articoli apparsi allora su Candido, ora raccolti nel volume "Mondo Candido" relativo a quegli anni.

    3) se davvero era "una patacca grossa come una casa", perché Degasperi avrebbe rifiutato una seconda perizia calligrafica, appellandosi a un non ben specificato "alibi morale"? E perché a Guareschi non fu riconosciuto alcun "alibi morale", lui che era parimenti integerrimo?
    Questo e altri "punti oscuri" che fanno intravedere una malafede "grossa come una casa" appaiono molto evidenti dagli articoli pubblicati su Candido.

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  12. La carta intestata della Segreteria di Stato di Sua Santità era la prima prova che si trattava di un falso: ma voi credete che gli americani potessero prendere per buono uno che a nome del papa chiedeva di bombardare Roma??? Certo nel falso c'era anche una matrice anticlericale, volta a screditare la Chiesa oltre che la Dc. Ricordiamo anche che il carteggio fu proposto prima che a Guareschi ai maggiori editori e ai maggiori giornali italiani, compresi quelli nemici giurati di De Gasperi: nessuno ne volle sapere. Ma voi pensate che se fosse stato appena appena credibile un simile documento, nel clima di quegli anni, non sarebbe stato il boccone più ghiotto per la propaganda comunista??? E sapete che potenza aveva quella propaganda nell'Italia di allora? Peraltro, secondo quanto pubblicò lo stesso Candido, la lettera proveniva dalle carte trasportate da un corriere catturato dai fascisti di Salò all'inizio del '44. E nemmeno i fascisti si sarebbero serviti di un documento tanto ghiotto?

    Ah: "trentino prestato all'Italia" non è un'autodefinizione di De Gasperi. E' una definizione spregiativa che ne diede l'Msi.

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  13. Io ho l'età dei nipoti di G.G., i figli di Carlotta e Alberto, e la mia famiglia è amica della famiglia Guareschi da sempre.

    Il 1° maggio 2008 giorno del centenario della nascita dello scrittore i suoi figli hanno fatto celebrare una Santa Messa V.O. a Fontanelle di Roccabianca, suo paese natale.
    Per me, così come per tante persone lì presenti è stata la prima partecipazione alla celebrazione di sempre, quindi mi è avenuto da dire che il seme di G.G. non è morto invano.

    Nel corso del 2008 sono state fatte tante iniziative per ricordarlo ma la più bella e meritevole mi sembra la mostra presente al Meeting di Rimini

    http://www.meetingrimini.org/Default.asp?id=673&item=4533

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  14. Insisto: a mio parere le scelte di De Gasperi, dei suoi avvocati e del tribunale sono state infelici e intempestive: hanno impedito che la causa venisse definita al di là di ogni possibile dubbio. La polemica di qualche anno fa tra Maria Romana De Gasperi e i figli di Giovannino (Alberto e Carlotta) ne fa fede.

    Invito a cercare il sito http://www.giovanninoguareschi.com/ta-pum/2lettere.htm
    E’ di parte ma molto ben documentato e argomentato.

    Mi piace chiudere (per quanto mi concerne) questa polemica col brano di una lettera scritta in carcere da Guareschi il 20 agosto 1954 (il giorno prima, De Gasperi era spirato): «(...) Il "Premio Bancarella" mi ha colmato di soddisfazione: e tu puoi bene immaginare il perché! Mi ha invece rattristato la morte improvvisa di quel poveretto. Io, alla mia uscita, avrei voluto trovarlo sano e potentissimo come l’avevo lasciato: ma inchiniamoci ai Decreti del Padreterno.»

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  15. Chiudo anch'io quella che non voleva affatto essere, Giuseppe, una polemica, ma una precisazione. La buona fede di Guareschi non è in discussione, così come la sua intenzione di fare opera di verità con i suoi articoli sul "Candido". Fu anche lui una vittima di persone senza scrupoli. Mi è piaciuta anche la bella pagina scritta dai discendenti di Guareschi, che ricostruisce attendibilmente la vicenda. Ma effettivamente il tribunale non aveva torto a dire che la prova calligrafica non poteva essere risolutiva. Nel 1983 i "diari di Hitler" furono pubblicati come autentici da "Stern" e dal "Sunday Times" sulla scorta di fior di perizie calligrafiche e di attestati da parte dei più famosi storici del nazismo. Il falsario abilissimo fu poi smascherato perché, a parte molte incongruenze di cui non ci si era subito accorti, aveva utilizzato un inchiostro che conteneva sostanze chimiche non esistenti prima del 1945.

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  16. Non mi piace parlare di politica dove si discute di Chiesa, però un modo per essere papisti e monarchici assieme è volere il Papa come Re!!! :-DDD

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  17. E' la solita querelle....buon senso o legalismo? Un cattolico vive di buon senso un fariseo di legalismo ( e non mi riferisco agli amici in discussione ne a Guareschi e de Gasperi).
    Matteo Dellanoce

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  18. Il problema non è come si possa essere monarchici e "papisti", sarebbe meglio dire cattolici. Anzi penso che quella monarchica sia la forma istituzionale più vicina al cristianesimo cattolico romano. Il problema è come si possa essere cattolici e filo-sabaudi, considerando quello che ha fatto quella Real Casa alla Chiesa Cattolica, nonostante nel suo passato annoveri diversi beati e venerabili.

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  19. Jacopo,
    dissento gravemente da quanto sostieni. De Gasperi ottenne che le famose lettere fossero distrutte senza che vi fosse una perizia di tribunale italiano quando invece un perito svizzero aveva già attribuito la paternità delle lettere al De Gasperi.
    Aggiungo, che Guareschi oottenne l'odio di De Gasperi anche perché nbe denunciò subito i nepotismi e le clientele.
    Non ultimo il De Gasper infame, andrebbe odiato con tutte le forze per essersi reso responsabile di un colpo di stato contro il Re cui aveva prestato uno dei suoi tanti giuramenti.
    Il giorno che lo faranno santo mi prenderò la licenza di bestemmia quotidiana.

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  20. Basta , basta con la monarchia. Guareschi, per carità visse il suo tempo, ma oggi parlare di monachia , soprattutto su questo sito che si occupa di spiritualità potrebbe essere politicamente scorretto e gettare discredito sulla Messa Tradizionale.Come non si può accettare di quelli che rimpiangono, in maniera irrazionale, il potere temporale.

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  21. Scusate se mi intrometto nella discussione con un argomento non pertinente... Questa mattina, celebrando la Messa di prima Comunione, il sacerdote ha recitato un canone completamente diverso da quello che il Messale riporta...Cerco di spiegarmi meglio: dopo aver avvertito i fedeli che il canone che avrebbe usato era stato modificato "con parole di più facile comprensione per i bambini", ha proceduto con una preghiera eucaristica che, a me profano, risultava completamente stravolta e che io non ho MAI sentito recitare. Non so riportare le parole precise (cercherò di procurarmi il testo) ma mi suonavano "infantili" e certamente poco adatte ad una celebrazione solenne.
    Oltretutto durante la consacrazione, quando ha elevato il pane consacrato, ha intromesso dei suoi commenti personali esortando la risposta dei fedeli prima di consacrare il vino.
    La ia domanda da ignorante è la seguente: esiste un canone appositamente preparato per la messa di Prima Comunione? E' possibile stravolgere in questo modo le parole?
    Come posso fare per denunciare un eventuale abuso se di abuso si tratta?

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