Post in evidenza

Sono sante le carmelitane scalze di Compiègne, ghigliottinate nel 1794 dai rivoluzionari

Mercoledì scorso, Papa Francesco ha esteso alla Chiesa universale il culto dei martiri di Compiègne: la Beata Teresa di Sant'Agostino e ...

giovedì 12 novembre 2009

Cronache romane 2: quella Roma onde Cristo è romano

Messa cantata nella commemorazione dei fedeli defunti nella parrocchia “tridentina” di Trinità dei Pellegrini: solenne e sobria allo stesso tempo, è stupefacente ad un certo punto “auto-sorprendersi” a pregare bene e spontaneamente: cor ad cor loquitur, cosa alquanto difficile nella continua logorrea di tante messe in forma ordinaria.

Si avverte la percezione chiara di quanto sia terribile la morte (nera come i paramenti e brutta come i teschi che ornano il messale e il catafalco), ma anche della dolcezza con cui tutta la Chiesa accompagna le anime defunte verso la vita eterna. Anche quando non si comprendono distintamente tutte le parole, il gregoriano (la Chiesa terrena e celeste!) sembrava quasi piangere e allo stesso tempo "cullare" queste anime (inclusa un giorno quella di ciascuno di noi). Anche le anime purganti piangevano e insieme pregavano per noi che le aiutiamo a salire l'ultimo gradino verso il Paradiso...

Nell'ultimo giorno poi sarà sconfittà anche la morte, sarà addirittura colta di sorpresa lei che pensava di avere l'ultima parola! (mors stupebit et natura)

Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me fons pietatis! - Allora persino l'umana paura di quel giorno in cui "cuncta stricte discussurus", in cui renderemo conto di tutto, ma proprio tutto, si trasforma nella fiduciosa richiesta di perdono verso quel Re la cui maestà è tanto terribile quanto misericordiosa, poiché Egli stesso è la fonte della pietà (fons pietatis). Dies irae che si scioglie progressivamente in un Dies misericordiae.

Altra riflessione invece sulla "romanitas" di questo rito. La bellezza di questa e di tante chiese dell'Urbe, dalle colonne degne di incorniciare un imperatore e a maggior ragione il Re dei re contrasta con lo “stile Ikea” di molte liturgie...a qualcuno tutto questo apparato, addirittura un alto catafalco nero, con candele ai lati, potrà sembrare un po' troppo pomposo e barocco, in definitiva un'aggiunta di troppo (che secondo i riformatori andava tolta con gli stessi scriteriati criteri con cui i moderni esegeti vivisezionano persino i Vangeli, con la scusa di trovare il "vero" Gesù, cioè quello che piace a loro). In realtà non è stata un' aggiunta (peraltro graduale nel corso dei secoli) di quello stile, quella cultura, alla presunta semplicità del Vangelo - al contrario è avvenuto il processo inverso:è avvenuta, in una parola una vera inculturazione: Cristo ha fecondato quella culture che trovava e che trova sui suoi passi. Cristo ha deciso di incarnarsi non solo "stricto sensu" a Betlemme, ma anche a Roma per mezzo di Pietro - “quella Roma onde Cristo è romano” diceva Dante Alighieri . E ha continuato a fecondare ciò che Roma è diventata nel corso dei secoli, dalle catacombe al barocco.
SC

7 commenti:

  1. è vero: Cristo era ebreo in vita e dopo la sua morte e Resurrezione si puo' dire che è romano a Roma ma si deve anche dire che è nero in Africa, cinese in Cina, peruviano in Peru'...Cristo feconda tutte le culture perchè entra nel cuore degli uomini e li fa innamorare di Lui.

    RispondiElimina
  2. Il thread esprime a mio modesto avviso questo: ci sono alcune culture che hanno incontrato ed espresso Cristo meglio di altre (perché l'idea che tutte le culture siano uguali e sullo stesso piano è una sciocchezza che solo gente con grande confusione nel cervello può arrivare a pensare), e ad esse dobbiamo guardare come modello ed esempio.

    RispondiElimina
  3. la mia non era una critica, era solo un'osservazione per non dare l'impressione che il cristianesimo vissuto ed espresso a Roma è stato "superiore" al modo di viverlo ed esprimerlo in altre culture, ad esempio quella etiope o quella peruviana. E' ovvio che il cammino culturale dei vari popoli è stato diverso e diversi i traguardi raggiunti e che quindi è difficile confrontarle...questo senza avere grande confusione nel cervello.

    RispondiElimina
  4. Caro Maggio, più che a te, che non so se volevi sostenere questo, mi riferivo a gente che su questo principio che alla fine della fiera tutte le culture stanno sullo stesso piano ha costruito la sua fortuna, tipo l'appena scomparso Levi-Strauss (non quello dei jeans). I peruviani ad ogni modo, ma anche i cinesi, utilizzano il rito romano, del quale certo danno un'interpretazione in qualche misura locale in base alla loro cultura. Accadeva certo anche un tempo: i ricami sui paramenti sacri a Pechino saranno stati per esempio, suppongo, diversi da quelli di Lima. Da qui alle messe con danze tribali però ce ne corre.

    RispondiElimina
  5. ho capito, grazie...le danze tribali dove le stanno facendo? Spero da nessuna parte per lo meno collegate a eventi di preghiera cristiana...

    RispondiElimina
  6. Le danze tribali durante le messe sono normali in Africa, su questo blog se ne è parlato più volte. Purtroppo c'è anche qualcuno che sta facendo cose simili da noi, non è un mistero.

    RispondiElimina
  7. puo' essere vero: la gente guarda troppo "il grande fratello" e si beve il cervello anche nelle cose di Chiesa...

    RispondiElimina