Post in evidenza

Sono sante le carmelitane scalze di Compiègne, ghigliottinate nel 1794 dai rivoluzionari

Mercoledì scorso, Papa Francesco ha esteso alla Chiesa universale il culto dei martiri di Compiègne: la Beata Teresa di Sant'Agostino e ...

venerdì 20 novembre 2009

Alla mia veste nera



Alcune commoventi considerazioni sulla talare da parte di mons. Francesco Olgiati (1886-1962), uno dei fondatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

O cara veste nera, da alcune settimane tutti parlano di te. Nel volume su L'attività della Santa Sede nel 1958 era detto: "Attese le varie richieste pervenute circa l'abito talare, è stata iniziata una vasta indagine sulla questione della forma dell'abito ecclesiastico, ed è stata concessa agli ordinari diocesani (cioè ai Vescovi) qualche facoltà di dispensa, in casi particolari, ferma sempre restando la regola di usare la veste talare nell'esercizio della potestà di ordine e di giurisdizione".

Queste poche righe hanno dato origine a mille discussioni, anche sulla stampa nostra. E le fantasie hanno galoppato.

Alcuni si sono appellati alla storia, dal secolo V ai Concili Lateranense IV (213) e Viennese (1312), che agli ecclesiastici imposero un abito diverso dal comune, da Sisto V a Pio IX.

Altri hanno fatto ricorso alla moda dei paesi tedeschi ed anglosassoni, che concedono ai sacerdoti l'abito cosidetto alla "clergyman", pur imponendo la "talare", come esige il Codice di Diritto canonico, nelle funzioni sacerdotali.
Altri hanno rievocato i tempi della Rivoluzione francese, quando anche in Paesi latini - come oggi nelle terre comuniste - il clero, a causa della persecuzione, non si distingueva affatto per i suoi abiti dai laici.

Altri, infine, hanno osservato che "la veste talare, oltre ad essere fastidiosa d'estate e ingombrante sempre, diventa un ridicolo intralcio ed anche un reale pericolo quando, proprio per ragioni del suo ministero, il prete deve usare la bicicletta e la motoreta", mezzi diventati, ormai, indispensabili per chi è in cura d'anime. Nè è da omettersi, hanno aggiunto, "la tendenza del clero non ad isolarsi in una torre d'avorio, ma ad accostarsi il più possibile alla vita del popolo cristiano affidato alle sue cure, a dividerne le sofferenze e le contrarietà".

Cara mia veste nera, pur sapendo che non si tratta di una questione sostanziale, ma solo d'una materia disciplinare di esclusiva competenza dell'autorità ecclesiastica, io non ho potuto fare a meno di guardarti e di meditarti.Sono vecchio e ti voglio bene.

Tu mi perdonerai se io non mi interesso degli argomenti accennati. Non voglio discuterli. Solo voglio dire a te una parola. Ti porto da tanti decenni. Quando ero fanciullo e, prima degli undici anni, entrai in Seminario, si usava indossarti fin dalla prima ginnasiale e tenerti anche nelle vacanze. Ricordi, mia cara veste nera, il giorno della mia vestizione? Ti aveva preparata la mia santa mamma, povera ed inesperta, aiutata da una vecchia sarta volenterosa. Assisteva al rito e pianse quando il vecchio Prevosto me ne rivestì e asperse. Con la benedizione del Parroco e con le lacrime materne uscii dalla chiesa. Com'ero felice, o mia cara veste nera! Potevo io concepire un tesoro più grande e più prezioso di te? Lo fosti sempre durante i miei dodici anni di Seminario e in seguito per tutta la mia vita.
In Seminario subito mi hanno insegnato a baciarti, quando alla sera mi spogliavo per andare al riposo. Quanti baci e di che cuore!

O veste nera della mia prima Messa e di tante Messe celebrate e di tanti azioni sacerdotali compiute! O veste nera, che accanto al letto dei morenti avevi un significato ed un tuo singolare linguaggio! O veste nera, che non mi hai mai costretto ad isolarmi in una torre d'avorio, pur ricordandomi in ogni occasione il mio sacerdozio, anche nel fervore di dispute accese e nelle battaglie per la difesa della verità, in congressi, in associazioni, nelle scuole!

Tu hai conosciuto talvolta, soprattutto in alcuni tempi, l'insulto villano del teppista; ma quanto in quei momenti sono stato fiero di te e ti ho amato!
T'ho riguardata sempre come una bandiera...bandiera nera, sì. Simbolo di morte. ma non potevo vergognarmi, perchè mi simboleggiavi il Crocifisso, che, appunto perchè tale, è risurrezione e vita.

Ora che sono al tramonto, sentendo discorrere di te, ho capito sempre più e sempre meglio che ti amo tanto.

Non so se ti modificheranno, se ti sostituiranno, se ti cambieranno. Avranno le loro ragioni. Anzi, se scoppiasse una persecuzione, ti strapperebbero da me. Non importa. Persino in questo caso tu saresti nel mio cuore. E vi rimarrai per sempre.

Quando tra breve chiuderò gli occhi, voglio che tu scenda con me nella tomba. Rivestito di te, avvolto nelle tue pieghe, dormirò più tranquillo il sonno della morte. Più non potrò darti il bacio del mio affetto. Il mio cuore più non batterà. Ma se qualcuno potesse leggere nelle sue fibre più profonde, troverebbe scolpita una parola di amore e di fierezza per te, o cara e dilettissima veste nera...

Maggio 1959

15 commenti:

  1. Che bello!
    Cara mia veste nera, negli anni di seminario non mi hanno insegnato a baciarti, anzi hanno fatto di tutto per allontanarmi da te. Ma invano... Dal giorno non tanto lontano della mia ordinazione sei diventata mia compagna, sempre con me. Cara mia veste nera oggi non sei tanto apprezzata, ma non temere, ci sono molti che alla sera, dopo una lunga giornata di lavoro per le anime, ti ripongono nell'armadio non prima di averti baciato.

    RispondiElimina
  2. Nutro una stima speciale nei confronti di quei preti che indossano con devozione e serietà l'intramontabile abito talare.

    RispondiElimina
  3. Nel Seminario del Papa, hanno trovato il modo per valorizzarla in altro modo!

    **************************************
    http://www.youtube.com/watch?v=c_o4raYyGWw

    **************************************

    che belle cose! che bell'esempio al mondo!

    RispondiElimina
  4. si ho visto, i più vivi complimenti!
    Fanno veramete pietà (spero sia solo uno scherzo)

    RispondiElimina
  5. Va benissimo anche qua:
    Padre Pio, quando i superiori si lamentavano che i giovani non volevano più saperne dell'abito, rispondeva: "Cacciateli. Se pensano che sono loro a fare un piacere a San Francesco nel farsi frati, vuol dire che sono una manica di imbecilli. Se non arrivano a capire che debbono essere loro a ringraziare San Francesco e la Chiesa di aver dato loro, sotto la forma dell'abito, uno scudo per proteggerli e distinguerli dal mondo, non capiranno mai nulla e forse non saranno buoni neppure per fare i papà di famiglia"
    20 novembre 2009 11.34

    RispondiElimina
  6. Sante parole di S.Pio.
    Ammiro profondamente tutti i sacerdoti che hanno ancora il coraggio di indossare la talare nera.
    L'abito che segna la morte al mondo e la lotta per la salvezza eterna delle anime.

    FdS

    RispondiElimina
  7. Ringrazio l'anonimo delle 11.30 per la istruttiva citazione. Potrei sapere da quale fonte è tratta questa affermazione di padre Pio?
    Grazie!

    RispondiElimina
  8. Grazie alla Redazione...rincuora tanti di noi che si ritrovano nelle parole di mons. Olgiati.

    Si oggi la veste...solo quando serve, vale a dire nella cartonistica dell' 8X1000.

    Che pena, povera veste, povero sacerdozio!

    RispondiElimina
  9. Sono un laico. Anch'io preferisco di gran lunga vedere un Sacerdote in Talare con fascia, possibilmente con Tricorno e (perché no?) Tabarro.

    RispondiElimina
  10. La talare è obbligatoria in chiesa, nelle funzioni liturgiche, nell'amministrazione di sacramenti e sacramentali, nell'insegnamento a scuola.
    Per comodità negli spostamenti, la guida ecc. si può usare il clergyman, ma completo, con colletto romano, nero o grigio scuro. Il prete dev'esser sempre riconoscibile.
    Son norme post-conciliari.

    RispondiElimina
  11. A me però risulta che attualmente la CEI abbia equiparato in "dignità" (di dice cosi?) il Clergy alla Talare. Quindi anche per le azioni sacerdotali va bene il Clergy.

    Inoltre, sempre se non mi sbaglio, il Clergy "vero" non è quello con una strisciolina di plastica ma quello col colletto alla romana.

    RispondiElimina
  12. Confesso la mia ignoranza, evidentemente mi son perso qualche passaggio: in quale documento della Cei c'è questa equiparazione?

    RispondiElimina
  13. L'equiparazione non sussiste affatto. anzi di recente, a molti è sfuggito, la CEI ha riproposto sul suo sito le norme del 1965, concernenti l'abito ecclesiastico.
    Certo il Clergy non è una striscioplina, è ben più complesso e più caro di quanto si possa immaginare. Consterebbe di completo nero o grigio ferro,pettorina con collo romano sovrapposta a camici bianca. NIENTE CROCETTE, sono di spettanza episcopale!!
    Ulteriore osservazione: a rigori, ai Vescovi non è dato usare il Calergy (ah!ah!ah!) perché assente e non nominato dal Coerimoniale Episcoporum 1983!!

    Fantachiesa....

    RispondiElimina
  14. A me risulta che vi sia in norme più recenti.
    Cmq la Talare rimane la Talare.

    RispondiElimina
  15. Buonasera,
    vorrei citare questo bel testo di Mons. Olgiati in una tesi di laurea in teologia.
    E' possibile avere il riferimento bibliografico?
    Grazie.

    RispondiElimina