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lunedì 17 agosto 2009

Bartolucci, Direttore a vita della Sistina: la riforma liturgica è il prodotto di gente molto arida e ignorante in teologia

Il blog di approfondimento dottrinale (e ora anche liturgico, giacché tout se tient) Disputationes theologicae, ha meritoriamente realizzato un'interessantissima intervista al Maestro mons. Domenico Bartolucci, classe 1917, nominato da Papa Pio XII Direttore ad vitam (come vuole la tradizione) della Cappella Sistina. Nonostante la nomina vitalizia, egli fu evitto, cacciato e dichiarato decaduto per effetto dei maneggi del famigerato Piero Marini, non rimpianto ex cerimoniere pontificio, e del card. Noè, lui pure alfiere dello sfacelo liturgico e quindi chiaramente allergico allo splendore del gregoriano e specie della polifonia, da secoli incarnato dalla Cappella Sistina. Come noto, il posto di Bartolucci venne affidato a mons. Liberto, notato durante un viaggio in Sicilia da Giovanni Paolo II (grande pontefice, ma con scarsa sensibilità liturgica e artistica), perché abile corifeo di canzonette e ole nelle messe da stadio. Sicché ora la Cappella Sistina di mons. Liberto raggiunge esiti artistici di "desolante mediocrità" (parola di Sandro Magister): vedi in questo post.
Ecco quindi un ampio estratto dell'intervista: per leggerne l'integralità (come consigliamo caldamente) questo è il
link.


- Maestro la recente pubblicazione del Motu proprio “Summorum Pontificum” ha portato una ventata d’aria fresca nel desolante panorama liturgico che ci attornia; anche lei dunque può ora celebrare la “messa di sempre”.
Ma, a dire il vero, io l’ho sempre celebrata ininterrottamente, a partire dalla mia ordinazione… Avrei invece difficoltà, non avendola mai detta, a celebrare la Messa del rito moderno.

- Mai abolita dunque?
Sono le parole del Santo Padre anche se qualcuno fa finta di non capire e anche se molti hanno in passato sostenuto il contrario.

- Maestro bisognerà pur concedere ai denigratori della Messa antica che quest’ultima non è “partecipata”.
Suvvia non diciamo corbellerie, la partecipazione dei tempi antichi io l’ho conosciuta, tanto a Roma, in Basilica, quanto nel mondo, quanto quaggiù nel Mugello in questa parrocchia di questa bella campagna, un tempo popolata da gente piena di fede e di pietà. La Domenica a vespro il prete avrebbe potuto limitarsi ad intonare il “Deus in adiutorium meum intende” e poi mettersi a dormire sullo scranno, per non risvegliarsi che al “capitolo”, i contadini avrebbero continuato da soli ed i capifamiglia avrebbero pensato ad intonare le antifone!

- Una velata polemica, Maestro, nei confronti dell’attuale stile liturgico?
Io non so ahimè se siete mai stati a un funerale: “alleluia”, battimano, frasi ridanciane, ci si chiede se questa gente abbia mai letto il Vangelo; Nostro Signore stesso piange su Lazzaro e sulla morte. Qui con questo sentimentalismo melenso, non si rispetta nemmeno il dolore di una madre. Io vi avrei mostrato come una volta il popolo assisteva a una Messa da morto, con quale compunzione e devozione si intonava quel magnifico e tremendo “Dies Irae”.

- La riforma non è stata fatta da gente consapevole e dottrinalmente formata?
Scusate, ma la riforma è stata fatta da gente arida, arida, ve lo ripeto. E io li ho conosciuti. Quanto alla dottrina, il Cardinal Ferdinando Antonelli, di venerata memoria, mi ricordo che diceva spesso: “che cosa ce ne facciamo di liturgisti che non conoscono la teologia?”
[..]
- Ritornando alla crisi della Chiesa e alla chiusura di molti seminari, Lei, Monsignore, è fautore di un ritorno alla continuità della Tradizione?
Guardate, difendere il rito antico non è essere passatisti, ma essere “di sempre”, vedete, si sbaglia quando la messa tradizionale la si chiama “Messa di San Pio V” o “Tridentina”, come se fosse la Messa di un’epoca particolare: è la nostra messa, la romana, è universale nel tempo e nei luoghi, un’unica lingua dall’Oceania all’Artico. Per quel che riguarda la continuità nei tempi vorrei raccontarvi un episodio. Una volta eravamo riuniti in compagnia di un Vescovo di cui non ricorderò il nome, in una piccola chiesa del Mugello, giunse la notizia improvvisa della morte di un nostro confratello, proponemmo di celebrare subito una Messa, ma ci si rese conto che c’erano solo messali antichi. Il Vescovo si rifiutò categoricamente di celebrare. Non lo scorderò mai e ribadisco che la continuità della liturgia implica che, salvo minuzie, si possa celebrare oggi con quel vecchio messale polveroso preso da uno scaffale e che quattro secoli or sono servì ad un mio predecessore nel sacerdozio.

- Monsignore si parla di una “riforma della riforma”, che dovrebbe limare le storture che vengono dagli anni Sessanta.
La questione è assai complessa. Che il nuovo rito abbia delle deficienze è ormai un’evidenza per tutti e il Papa ha detto e scritto più volte, che esso dovrebbe “guardare all’antico”; tuttavia Dio ci guardi dalla tentazione dei pasticci ibridi; la liturgia con la “elle” maiuscola è quella che ci viene dai secoli, essa è il riferimento, non la si imbastardisca con compromessi “a Dio spiacenti e a l’inimici sui”.

- Cosa intende dire Maestro?
Prendiamo per esempio le innovazioni degli anni Settanta. Alcune canzonette beat e brutte e tanto in voga nelle chiese nel sessantotto, oggi sono già dei pezzi d’archeologia; quando si rinuncia alla perennità della tradizione per immergersi nel tempo si è condannati al volgere delle mode. Mi viene in mente la Riforma della Settimana Santa degli anni cinquanta, fatta con una certa fretta sotto un Pio XII ormai affaticato e stanco. Ebbene solo alcuni anni dopo, sotto il pontificato di Giovanni XXIII, il quale checché se ne dica, in liturgia era di un tradizionalismo convinto e commovente, mi arrivò la telefonata di Mons. Dante, cerimoniere del Papa, che mi diceva di preparare il “Vexilla Regis” per l’imminente celebrazione del Venerdì Santo. Interdetto risposi: “ma l’avete abolito”. Mi fu risposto: “il Papa lo vuole”. In poche ore organizzai le ripetizioni di canto e, con gran gioia, cantammo di nuovo, quel che la Chiesa aveva cantato per secoli in quel giorno. Tutto questo per dire che quando si creano degli strappi nel tessuto liturgico quei vuoti restano difficili da riempire e si vedono! Di fronte alla nostra liturgia plurisecolare dobbiamo contemplarla con venerazione e ricordare che, nella smania di “migliorarla”, rischiamo di fare solo danni.

- Maestro, che ruolo ebbe la musica in questo processo?
Ebbe un ruolo incredibile per più ragioni. Il lezioso cecilianesimo, al quale certo Perosi non fu estraneo, aveva introdotto con le sue arie orecchiabili un sentimentalismo romantico nuovo, nulla a che vedere ad esempio con quella corposità eloquente e solida di Palestrina. Certe deteriori stravaganze di Solesmes avevano coltivato un gregoriano sussurrato, frutto anch’esso di quella pseudorestaurazione medievaleggiante che tanta fortuna ebbe nell’Ottocento.
Passava l’idea dell’opportunità di un recupero archeologico, tanto in musica che in liturgia, di un passato lontano dal quale ci separavano i cosiddetti “secoli bui” del Concilio di Trento…..Archeologismo insomma, che non ha nulla a che vedere, dico, che non ha nulla a che vedere con la Tradizione e che vuol restaurare ciò che non è forse mai esistito. Un po’ come certe chiese restaurate in stile “pseudoromanico” da Viollet-le-Duc.
Quindi fra un archeologismo che si vuol ricongiungere al passato apostolico, prescindendo dai secoli che da esso ci separano, e tra un romanticismo sentimentale che disprezza la teologia e la dottrina, in un’esaltazione dello “stato d’animo”, si preparò il terreno a quell’attitudine di sufficienza nei confronti di ciò che la Chiesa e i nostri Padri ci avevano trasmesso.

- Cosa vuol dire Monsignore, quando in ambito musicale attacca Solesmes?
Voglio dire che il canto gregoriano è modale, non tonale, è libero, non ritmato, non è “uno, due, tre, uno, due, tre”; non si doveva disprezzare il modo di cantare delle nostre cattedrali per sostituirvi un sussurramento pseudomonastico e affettato. Non si interpreta un canto del Medioevo con teorie d’oggi, ma lo si prende come è giunto fino a noi; inoltre il gregoriano di una volta sapeva essere anche canto di popolo, cantato con forza come con forza il nostro popolo esprimeva la sua fede. Questo Solesmes non lo capì, ma tutto ciò sia detto riconoscendo il grande e sapiente lavoro filologico che fece riguardo allo studio dei manoscritti antichi.
[..]

37 commenti:

  1. il coraggio della Verità17 agosto 2009 alle ore 08:33

    Stavo per dire:
    "Finalmente! Il buon senso risorge (o rinasce, come qualcuno preferisce...)! Ma di quale generazione sarà questo benemerito uomo di Chiesa che osa dire la Verità, pane al pane, vino al vino?"
    Poi leggo che è del 1917...
    aahh...allora si spiega tutto.
    Comunque, Alleluia; il Signore sia lodato per chi ha il coraggio di affermare una verità solare, senza paura di linciaggi, alla maniera di S. Giovanni Battista!

    Giovanna

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  2. è la nostra messa, la romana, è universale nel tempo e nei luoghi, un’unica lingua dall’Oceania all’Artico.
    ---------

    LAUDETUR JESUS CHRISTUS !

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  3. Simpatica l'impostazione dell'articolo intervista; Di Mons Marini si sta quasi per definirlo demonio (ma si sa è arcivescovo), il giudizio sul Card. Noè è un pochino più mitigato (forse perchè cardinale) quello su Giovanni Paolo II è addolcito dalla premessa "grande papa ma...."; in fondo chi ha avallato e detto di si a tutto è lui; il responsabile è il Pontefice, quando io non sono contento dei miei collaboratori li censuro e/o li sostituisco, se qualcosa non mi va bene, appena arriva sul mio tavolo ho la penna rossa.
    Se vogliamo dare delle colpe diamole a chi le merita (ammesso che di colpe si tratti), diamole a chi ha detto di si e non a chi ha proposto. Sappiamo benissimo che GPII voleva sempre vedere e diceva si o no, o il suo amato e porporato segretario decideva cosa si doveva fare o non fare.
    Unicuique suum

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  4. Quanti demoni ho conosciuto sotto la tonaca di preti,frati ed ARCIVESCOVI.In proporzione maggiore,di gran lunga, ai laici!Eugenio

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  5. confortante, perché conferma quanto tutti noi andiamo pensando e ripetendo da tempo

    ma dov'erano, durante i 40 anni si scempi, questi monsignori che ora non tacciono più? So che mons. Bartolucci era stato accantonato riguardo alla sua funzione, ma un sacerdote non ha sempre un compito pastorale qualunque sia la 'funzione' affidatagli?

    questa è la prima domanda che vien da farsi e un'altra domanda è che li contraddistingue la non più tenera età: vale anche per mons. Gherardini e il vescovo tedesco recentemente espressosi in difesa del motu proprio e del Papa.

    Mosche bianche, invece, i vescovi in carica: insieme alle poche eccezioni italiane e quella recente di Nichols nonché l'altro vescovo statunitense di cui mi sfugge il nome, di sicuro mons. Schneider e poi chissà?

    Ben vengano, comunque, se aiutano a confermare i dubbiosi e ad aprire gli occhi

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  6. Tutto questo per dire che quando si creano degli strappi nel tessuto liturgico quei vuoti restano difficili da riempire e si vedono! Di fronte alla nostra liturgia plurisecolare dobbiamo contemplarla con venerazione e ricordare che, nella smania di “migliorarla”, rischiamo di fare solo danni.

    Quindi fra un archeologismo che si vuol ricongiungere al passato apostolico, prescindendo dai secoli che da esso ci separano, e tra un romanticismo sentimentale che disprezza la teologia e la dottrina, in un’esaltazione dello “stato d’animo”, si preparò il terreno a quell’attitudine di sufficienza nei confronti di ciò che la Chiesa e i nostri Padri ci avevano trasmesso.

    Quanto è riconfortante, anche se in fondo è molto triste se non drammatico, leggere la conferma di ciò che vado dicendo e osservando con le mie semplici parole, i mei occhi e il mio cuore di fedele e di leggerlo sempre più frequentemente da parte di esperti, di persone che hanno vissuto il Concilio Vaticano II, il post concilio e vedono lo sfacelo provocato dai novatores .
    Ma perchè queste persone non hanno parlato prima?
    O se hanno parlato percvhè non sono state ascoltate?
    Sì ciò che continua a provocare il mio sgomento, la mia totale e abissale incomprensione è che NESSUNO SI SIA MOSSO per impedire questo sfacelo, che nessuno lo abbia arginato.
    Non solo nessuno è intervenuto ma sono state tollerate, legittimate, incoraggiate creazioni liturgiche sincretistiche come il rito creato da Kiko Arguello per le sue comunità e che oggi si diffonde con il beneplacito vaticano...come le differenti celebrazioni "ecumeniche" fai da te...come gli spettacoli domenicali....
    Perchè chi doveva impedire tutto ciò non lo ha fatto?
    Perchè ancora oggi l`autoprità tace?
    I vari Bugnini, Arguello e compagnia bella hanno potuto agire (e il secondo continua ad agire...) perchè chi doveva fermarli non lo ha fatto!

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  7. Non ha mai celebrato il Novus Ordo?

    Uhmmm! Allora nel suo allontanamento non ci sono state solo motivazioni musicali; si sa, i novatores non perdonano.

    Ma Bartolucci resterà un grandissimo musicista, mentre coloro che lo hanno cacciato e sostituito verranno ricordati (verranno ricordati?) per la loro piccolezza.


    Antonello

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  8. Di Marini il vecchio nessuno ha mai detto che fosse un demonio, ma è sotto gli occhi di tutti che godesse a straziare la liturgia.
    I piviali di poliestere, le pianete fatte dalla sarta di Sbirulino, la chitarra hawaiana, l'altare ornato tipo tavola calda, il dispregio della vera musica sacra e altre maialate durante le cerimonie li ha inventati o promossi lui.

    I santi vecchi alla Bartolucci & Geherardini parlavano anche prima, ma forse era più difficile trovare chi li ascoltasse.
    Le scaglie sugli occhi che avevamo ai tempi del "Magno" piano piano sono cadute, lavate via dagli incontri ecumenici, dalle marinate, dalle neocatecumenalate, dal degrado della liturgia che con accelerazione centrifuga si irradiava dal centro mariniano alle periferie parrocchiali, nutrito e sostenuto da uno sconsolante degrado della fede.

    Anche nel Vangelo i santi vecchi Simeone, Anna e Zaccaria erano voci profetiche.
    Sarà un paragone esagerato, ma è un'immagine che mi rasserena.
    Ad multos annos!

    Alessandro2

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  9. Vedrete che col tempo,Deo Juvante,gli stessi che ci hanno anatemizzato,scopriranno che sono sempre stati tradizionalisti.La Storia,anche nazionale,e recente,e' piena di questi esempi.Certo che,ogni giorno che passa, e'sempre piu' "trendy" dare giu' a Martini,Bianchi,Marini e Montini.Di norma ho sempre simpatizzato pei vinti (pei sudisti,pegli zaristi,ecc.).Qui,dove e' in gioco l'Onore di Dio,non provo alcuna pieta',anzi,non ci penserei un istante,sull'autorita' di Elia,a decapitare personalmente,uno ad uno, questi signori.Eugenio

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  10. tagliare le teste?
    Perché lasciarsi andare a parole che non dovremmo neppure pensare?

    Era in senso metaforico? Lo si specifichi allora.

    Antonello

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  11. che con accelerazione centrifuga si irradiava dal centro mariniano alle periferie parrocchiali, nutrito e sostenuto da uno sconsolante degrado della fede.

    piacerebbe anche a me parlarne al passato, come fai tu. Ma purtroppo così non è

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  12. Vorrei soffermarmi su un particolare.
    Il precoce invecchiamento delle canzonette anni 60/70.
    Mi pare che proprio non se ne vogliano accorgere e le ammanniscono come tesoro perenne.
    Ho potuto partecipare, non in Italia, ai Riti della settimana santa secondo le rubriche tradizionali, compreso l'Ufficio delle Tenebrae, grazie anche alla collaborazione di eccellenti musicisti, ed era proprio un'altra cosa.
    FdS

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  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  14. Anche il card. Poggi, ultranovantenne, ci ha fatto sapere recentemente che ha sempre celebrato secondo l'antico rito. Però neanche lui ci è stato vicino publicamente quando, a partir dai primi anni '60 abbiam cominciato l'attività di Una Voce - Federazione internazionale di tutti i gruppi legati all'antica liturgia romana.
    Alla spicciolata vengon fuori, forse quando non han più nulla da perdere? Non è detto: anche la preghiera silenziosa è stata utile.
    Mons. Gherardini, c'è da dire, la sua buona battaglia l'ha combattuta sul piano teologico a difesa della retta Fede
    nell'insegnamento alla Lateranense, nei suoi libri e nei moltissimi articoli e convegni, e con la rivista Divinitas. Egli, che mi risulti, non ha mai rinunziato al latino nella celebrazione della Messa.
    Aggiungo che diverse "autorità" vaticane non sono state avare
    d'appoggio e conforto, "lavorando" dall'interno ritenendo di conseguir risultati più proficui.

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  15. Ecco un uomo che dice e fa con chirurgica precisione ciò che va detto e fatto. Scopriamo finalmente di non essere soli. DIO LA BENEDICA, caro Monsignor Bartolucci.

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  16. Caro Antonello,ti invito a leggere la Sacra Scrittura ove troverai l'episodio cui facevo cenno.Bada che Elia e' in Cielo in anima e corpo,insieme alla SS.ma Vergine,teste' all'uopo festeggiata,alla presenza del Verbo Incarnato.E si' che di teste ne stacco' parecchie ai partigiani di Baal.Egli e' speciale Patrono dell'Ordine Carmelitano.A Palmi c'e' un bellissimo Santuario in Suo onore.E' ritratto sempre con uno spadone in mano,alzato per aria e pronto a calarsi giu'...E' uno dei pochi personaggi dell'AT da sempre venerati ed onorati liturgicamente dalla Santa Chiesa.Che Sant'Elia,lo zelatore dell'Onore di Dio ci protegga sempre.Un caro saluto da Eugenio P.S.E' raro ch'io mi lasci andare(non ne ho alcun bisogno:ego sum quod sum,e pace!)

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  17. Nota Bene.Il distacco delle teste dei nemici del vero Dio non avvenne metaforicamente.Dio gradi'.Chi siamo noi per criticare Dio?(vedi San Paolo,Lettera ai Romani)

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  18. avevp detto delle cose ben precise, ma vedo che è rimasto invisibile il mio post. Poetere che hanno solo certi santi!!

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  19. don Marco, ieri duplicava i medesimi messaggi, oggi li perde nell'iperspazio... Non le venga in mente di pensare che l'abbiamo censurato (almeno, non prima di averlo letto!). La soluzione è: salvare il messaggio prima di inviarlo, ché non si sa mai. Oppure riscriverlo.

    Ad Eugenio: metafora o meno, ricordo, a te come a chiunque, che questo sito è anche una vetrina del pensiero dei tradizionalisti, molto vista e 'studiata' da chi ha sentimenti liturgici avversari ai nostri. E' quindi un dovere di tutti noi evitare frasi che possono rendere un disservizio al nostro impegno e essere usati come pretesto per farci apparire (apparire, non dico essere: ma oggi conta più il primo che il secondo) riottosi, fanatici, eccessivi, ecc. Raccomandiamo, quindi, senso di responsabilità prima di postare un commento.

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  20. Io sono tradizionalista fino al midollo e anche di più, ma il riferimento alle teste staccate è una battuta infelicissima ed inutile. Con tanti argomenti andate a cercare i più stupidi e le frasi più cretine?



    Antonello

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  21. Giovanni XXIII, il quale checché se ne dica, in liturgia era di un tradizionalismo convinto e commovente,

    Un sentito grazie al venerando Maestro anche per aver ricordato questa netta inclinazione tradizionale di Papa Giovanni, cosa di cui forse non tutti i giovani cattolici sono a conoscenza; ed è giusto che tanti scolaretti del modernismo ne tengano conto, se vogliono ripercorrere la storia della Chiesa del 20. secolo con occhi attenti e liberi (se possibile...) da prevenzioni ideologiche ormai "stantie".
    Un fedele "annoso"

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  22. Iddio conservi a lungo Mons. Bartolucci...gloria della Sistina e della Chiesa Romana.
    Usque tandem Domine...fino a quando Signore permetterai che le volpi devastino la tua Vigna?
    Proponiamo, more antiquo, al Santo Padre di nominarlo Cardinale!
    Bugnini,Noè e Marini che triade...

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  23. Nell'AT era Dio che ordinava a qualcuno che rivestiva autorità civile o religiosa la "vendetta" (che nel linguagio biblico significava giustizia). Anche con sterminio. "Beato chi sfracellerà i bambini di Babilonia contro le rocce". E si trattava di metodi atroci che Dio permetteva per la salvezza del popolo eletto che doveva rimaner tra gl'idolatri nell'ortodossìa e doveva sopravvivere a tutti i nemici perché da esso sarebbe nato il Salvatore.

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  24. Ma No Redazione, volevo solo dire che ho scritto delle cose ma nessuno ha rispoto!!
    :))))

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  25. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  26. Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini, quod non fecerunt Barberini, fecerunt Noe' e Bugnini (e Marini).

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  27. Non offendiamo la nobile Casata dei Barberini(originariamente Barbarini,le api erano in realta' dei tafani,che ricordavano,per umilta', i capistipiti,mercanti di bestiame).Essi,ad onta delle origini umili,hanno fatto di Roma una capitale europea.E' vero che sciolsero il piombo del Pantheon(da cui la nota pasquinata),ma per farne il grandioso baldacchino vaticano,capolavoro del Bernini,alto come un palazzo di quindici piani per ospitare le grandiose liturgie di un tempo,ora muto testimone delle attuali striminzite,stenografiche messe formato pocket con inevitabile processione offertoriale di gente comune che incontri nella metropolitana nei giorni di lavoro.Furono,inoltre,insigni benefattori dell'Ordine Cappuccino,cui eressero,a proprie spese,la mirabile Chiesa dell'Immacolata Concezione (quella che ospita il San Michele del sommo Guido Reni,che ha il demonio con le fattezze del Papa Regnante Innocenzo X Pamphili,Casata nemica dei Barberini).Nota(incidentale)degna di considerazione:nessuno censuro'il quadro!Scusate la divagazione.Eugenio

    RispondiElimina
  28. "con inevitabile processione offertoriale di gente comune che incontri nella metropolitana nei giorni di lavoro"

    INVECE ERA MEGLIO UNA CORTE EFFEMINATA (come la definì non una lollarda, ma un traditionalista doc come FdS)

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  29. Grande mons. Bartolucci: grande come musicista, ottimo come compositore e uomo di Chiesa.
    Lui non ha mai taciuto, le cose le ha sempre dette, magari con più prudenza; magari con taglio specifico alla sua vocazione di musicista. Illuminante la sua posizione su Solesmes e il gregoriano.
    Il compositore di musica sacra dovrebbe sempre di osservare l'ispirazione "sicut docet musica, sine cuius arte vera nulla valent cantica".
    Mons. Bartolucci è quello che oggi in burocratese si direbbe un'eccellenza, cioè persona dotata e preparata oltre la media; ma pensiamo e riflettiamo sulla cultura che i sacerdoti dovrebbero avere. Preparazione teologica, filosofica, linguistica, musicale, artistica.... Insomma l'autorità che veniva da una preparazione salda e tendenzialmente universale.
    Oggi cosa esce dai seminari? Purtroppo molti sono dei farlocconi ignoranti.
    E adesso concludo: ho girato in Tirolo per queste feste e mi sono addentrato in alcuni mercatini "delle pulci"... che dolore vedere tante cose strappate dalle chiese, finanche paramenti, prese e buttate su dei banchetti.
    A chi imputare questo sconcio? Solo ai ladri o pure a sacerdoti privi del senso del sacro e dell'arte....
    Andreas Hofer

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  30. CHE bolgia di fanatismo!
    Ma come fà Mons. Bartolomucci, a vantarsi di aver disobbedito alla chiesa rifiutando il messale di Paolo VI°. Una vergogna per uno che ha lavorato alla corte dei Papi sino ieri...
    Dove potrò respirare aria pura, e trovare competenza e vero amore per la Chiesa?

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  31. caro w il concilio ......

    ti consiglio di ossigenare i tuoi i polmoni presso i neocatecumenali , là troverai un aria ed un ambiene che ti faranno bene , confacenti

    monsinor bartolucci , che per certe cose è un LEONE , non ha proprio nulla di cui vergognarsi ,
    si puo essere servi , apprezzabilissimo sotto diversi punti di vista
    ma mai cortigiani ......... vil razza dannata

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  32. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  33. "fà"
    si scrive senza accento (anche se è una nota musicale)

    "Mons. Bartolomucci"
    si scrive Bartolucci (se si intende il musicista in questione...)

    "Paolo VI°"
    si scrive senza l'abbreviazione: VI

    "Una vergogna per uno che ha lavorato
    (e che faceva, il giardiniere?)
    alla corte dei Papi sino ieri (ieri l'altro magari)..."

    "Dove potrò respirare aria pura, e trovare competenza e vero amore per la Chiesa?"

    La domanda giusta è: "dove troverò un libro di grammatica italiana?", seconda domanda: "dove troverò la forza di trattenermi da fare osservazioni stupidine?"
    Coraggio! Preghiamo per la tua conversione, W i Concili! e W il Papa!
    Andreas Hofer

    RispondiElimina
  34. Ad Arpie minori.In genere non rispondo mai alle critiche,non per supponenza ma perche' penso che non serva a nulla.Poiche', peraltro, l'attacco non e' a me ma a terze persone,mi trovo costretto,per debito di carita' e di giustizia,di intervenire.Lei parla di Corte Effeminata.Non sa proprio cosa dice.La Corte era formata dal fior fiore dell'Aristocrazia,di provata(talora eccessiva,come nel caso del Principe Orsini,Assistente al Soglio)virilita'.Lo scioglimento della Corte-decisa da Personaggi sulla cui virilita' la pieta' impone di stendere un velo-non mi risulta abbia contribuito ad elevare il complessivo tono morale,in fatto ed in vetrina, della compagine,semmai il contrario.Distinti saluti.Eugenio

    RispondiElimina
  35. I sacerdoti che continuarono a dir messa more antiquo anche dopo la pubblicazione del nuovo messale sono molti. Solo nella mia piccola diocesi (70preti) a continuare col messale di san Pio V furono almeno una decina. Tutti teologi e canonisti che capirono subito la non abrogazione del vetus. Naturalmente dovettero celebrare di nascosto! Per dar gloria a Dio, mi disse uno di questi preti, si fa questo e altro.

    Antonello

    RispondiElimina
  36. Io mi ricordo che nella mia parrocchia un prete morto nel 1981 celebrava a casa sua. Per me era una cosa strana. Il parroco, che sapeva, era evasivo e alle mie domande non rispondeva o giustificava dicendo che la salute non gli consentiva di venire in chiesa a celebrare. Però tutti i giorni verso le tre del pomeriggio in chiesa quel prete ci andava per la visita al Santissimo ed era anche bello arzillo! Non mi spiegavo il mistero, Anni dopo lo capii.
    Quante sofferenze inflitte a uomini di chiesa da uomini di chiesa!

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  37. ho vissuto , subito dopo il CVII approvato il messale di PAOLO VI ad un vero stato di persecuzione da parte della CHIESA di allora verso chi rimase fedele alla DOTTRINA di sempre , PERCHE QUESTO E' LA MESSA .
    Nella campagna di ASSISI , in una casa colonica in montagna , prese rifugio allora una piccola comunita irlandese un sacerdote e due suore , col tempo si aggiunse ancora una suora ed un sacerdote . .
    fu un impresa potervi entrare per cosi dire in confidenza .
    non avevano nulla se non la fede . furono aiutati da poche fidate persone a metter su una piccola cappella nel casolare da loro abitato e mi ricordo un mio amico , procurò loro il tabernacolo per l' altare . le suore cucirono con le loro mani i veli eucaristici . si diceva messa con le imposte chiuse , quasi a bassa voce .
    ringrazio IL BUON DIO di questa esperienza che è stato per me di grande insegnamento anche se allora, ero solo un ragazzo ......

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