Il pernicioso cerimoniere papale di allora, con la connivenza dell'altrettanto devastatore card. Noè, aveva convinto l'anziano pontefice di prendersi come direttore mons. Liberto, notato durante un viaggio in Sicilia come abile direttore delle canzonette intonate nelle grandi celebrazioni liturgiche di massa e nella Messe da stadio.
Con questo non si vuole affermare che a mons. Liberto manchi ogni competenza musicale; ma di fatto, il canto gregoriano e soprattutto la grande polifonia, per cui la Sistina era celebre da secoli, sono stati accantonati e abbandonati in nome del (solito) malinteso rinnovamento conciliare. E con una decadenza dell'espressione musicale unanimente deprecata, a tutto vantaggio di uno stile ritenuto, a torto, più popolare e più 'in fase' coi nostri tempi. Insomma, il suo arrivo alla Sistina è coinciso con l'atto finale (e, si spera, il punto più basso da cui si possa soltanto risalire) della decadenza liturgica postconciliare. Come scrive il vaticanista dell'Espresso Magister, (vedi qui) "L'accompagnamento musicale delle messe papali continua a essere di desolante mediocrità".
Poiché con il nuovo Papa è finalmente asceso al soglio di Pietro un fine musicologo (e non si tratta di questione secondaria, ma centrale, perché l'assenza di qualità della musica liturgica a tutti i livelli si riverbera nel generale 'svacco' musicale di tante messe fin troppo 'ordinarie', con conseguente disaffezione dei fedeli) ci si attendeva un intervento quanto prima, a partire dalla nomina di un nuovo Maestro. Ma finora, nulla. Secondo Rodari, come si diceva, qualcosa si muove: il nome naturale sarebbe (il buon Bartolucci avendo quasi un secolo) mons. Miserachs Grau, direttore del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Ma, osserva Rodari, il fatto che quest'ultimo abbia più volte espressamente criticato l'andazzo attuale della Sistina potrebbe portare a cercare un candidato più 'consensuale'.Mons. Liberto verrebbe "promosso" vescovo di qualche diocesi. Una scelta che ci pare infelice! Auguriamo al monsignore ogni soddisfazione e promozione, ma non in qualche posto (foss'anche una diocesi minore) ove abbia la possibilità di soffocare il risorgimento liturgico e imporre ai giovani sacerdoti di nuova sensibilità le sue datate concezioni musical-liturgiche postconciliari. Ce ne sono già troppi in giro, di vescovi del genere!
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