ROMA, venerdì, 24 aprile 2009 (ZENIT.org).- Un fattore determinante che si è imposto nel post-concilio è stato un devoto ossequio ad un pluralismo incontrollato ed inarrestabile, davanti al quale ci si è più volte inchinati senza però chiedersi della sua conformità alla verità. Sembra che l'unica lettura possibile del Vaticano II sia quella di una supina accoglienza delle novità per il fatto che sono nuove a prescindere se sono vere e buone.
Un autore che in questo nuovo impasse si è segnalato notevolmente ed ha avuto larga risonanza è Karl Rahner, il quale, in modo sintomatico, pensava che «possono esistere molte teologie della mistica tra loro diverse e addirittura contraddittorie, senza che una tale diversità escluda in partenza che tutte queste teologie intendano parlare della stessa esperienza originaria» (Dio e Rivelazione, Paoline 1981, p. 259).
E così un sacro velo di rispettoso silenzio è stato più volte calato su queste teologie addirittura contraddittorie, perché in fondo – in una sintesi rahneriana –, rappresentavano la vera critica a quel tentativo di oggettivare l'inoggettivabile, di rendere formula dogmatica un'esperienza trascendentale inafferrabile e sempre al di là del limite, anche dell'errore, anche del magistero.
Finalmente si è avuta una rottura di questo ghiaccio raggelante con lo storico discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana (dicembre 2005) in cui si ponevano le basi critiche per impostare rettamente quella diade di tradizione e innovazione, senza tradimenti o archeologismi. Questo discorso fu anche la spinta ad organizzare, nel novembre del 2007, a Firenze, un convegno di studi critici sulla figura, l'opera e la recezione teologica di Karl Rahner. Scevri di ogni soggettiva antipatia e lungi dallo scenare un processo alle intenzioni, si è tentato unicamente – a livello scientifico, con dati alla mano – di capire donde promani quello “spirito del concilio” che si invoca come norma normante ogni scibile teologico e ogni articolo di fede.
Una delle sorgenti è stata ravvisata proprio nella filosofia e nella teologia di Karl Rahner. Il suo sistema di pensiero principia con il Geist in welt e approda in qualche modo al Grundkurs des Glaubens. Einführung in den Begriff des Christentums: dallo spirito come libertà alla riduzione del cristianesimo a concetto in un dipanarsi gnoseologico di tipo idealista-esistenzialista.
Dal privilegiare la trascendentalità come esperienza atematica e primordiale del soggetto che percepisce l'orrizonte infinito dell'essere, Dio, si arriva alla descrizione della fede come mero sviluppo del concetto del soggetto conoscente. Dio diventa un mezzo per l'uomo? Se Dio è subordinato all'uomo, la verità è subordinata al soggetto, ai tempi, alle mode.
Gli atti del convegno sono riuniti nel libro ora edito da Cantagalli dal titolo Karl Rahner un'analisi critica (Cantagalli, Siena 2009, pp. 319, euro 18,00), a cura di padre Serafino M. Lanzetta, che raccoglie gli interventi di teologi italiani e tedeschi.
Il libro è strutturato secondo una progressività filosofico-teologica con un contributo storico finale. L'introduzione di padre Lanzetta cerca di mettere in luce le problematiche emergenti dal pensiero rahneriano, riconducibili essenzialmente a due: 1) la contiguità tra natura e grazia letta in modo trascendentale che apre 2) al cristianesimo anonimo, ovvero alla presa in seria considerazione dell'ateismo e all'opzione morale fondamentale, tali da giustificare ogni alternativa, ogni nuova lettura religiosa e teologica e ogni applicazione morale, perché in fondo l'uomo coglie sempre Dio o piuttosto è colto da Dio nel suo porsi conoscitivo.
I primi due lavori riguardano il pensiero filosofico di Rahner: mons. Antonio Livi con la filosofia del “senso comune” mostra l'inadeguato approccio epistemologico di Rahner al dato di fede e don Ignazio Andereggen mette in luce i prodromi filosofici del pensiero teologico di Rahner, Hegel ed Heiddeger, passando attraverso la gnoseologia di Kant.
Poi seguono gli interventi propriamente teologici. Mons. Brunero Gherardini si attesta sull'equivoco primordiale di Rahner, il nesso “natura e grazia”, facendo vedere come quel naturalismo già prospettato dalla Nouvelle Théologie, in Rahner diventa più pericoloso in quanto facilmente diluisce la grazia nella natura e ogni dono diventa un'esigenza.
Padre Giovanni Cavalcoli, invece, mette in rilievo la radice teoretica del cristianesimo anonimo di Rahner. Chi è ateo in senso categoriale sarà sempre teista in senso trascendentale. In questo modo ogni uomo è già in grazia che lo sappia o no.
Padre Peter Damian M. Fehlner passa in rassegna gli enunciati di Rahner sulla Trinità, il cui trattato, con Rahner, riceve un assetto senz'altro nuovo: la Trinità immanente è la Trinità economica, quanto a dire: il Dio in sé é dato nel Dio per noi. Dio è sempre per noi fino al punto però di non riuscire a capire cosa possa significare tre ipostasi in una sola natura.
Di qui si passa al mistero di Cristo, illuminato da padre Joaquín Ferrer Arellano e messo in relazione alla prospettiva escatologica di Rahner. Anche Cristo è “l'uomo per noi” che nel suo mistero salvifico ha già rivelato all'uomo il futuro. L'unica proposizione escatologica valida è che Dio ha già salvato l'uomo in Cristo. Ora, ci sarà più posto per gli stati escatologici?
Padre Alessando M. Apollonio rileva alcune divergenze di Rahner con la dottrina cattolica sul mistero di Maria, come ad esempio la sua diatriba sulla virginitas in partu.
Due teologi tedeschi poi si concentrano piuttosto su una critica strutturale alla teologia di Rahner, presentando di riflesso tre modelli teologici alternativi: il prof. Hans Christian Schmidbaur mette a confronto Hans Urs von Balthasar e Joseph Ratzinger con il metodo dal basso di Rahner e don Manfred Hauke presenta la critica a Rahner del Card. Leo Scheffczyk.
Infine, il libro si chiude con un saggio storico-ermeneutico di padre Paolo M. Siano che mette a confronto il pensiero di Rahner con quello massonico, non per dire che Rahner era massone ma per mostrare la contiguità dei due pensieri. Quel tanto invocato dialogo tra Chiesa e Loggia potrebbe attestarsi piuttosto su un pensiero estraneo al magistero perenne della Chiesa.
L'ideale che muove questo libro non è la critica finalizzata a se stessa ma solo un desiderio: edificare la Chiesa, corpo di Cristo, nella verità e nella carità, auspicando un ritorno ai grandi maestri, echi viventi di quel sapienziale quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est. Che è ciò che rimane.
Il volume Karl Rahner: un'analisi critica verrà presentato a Roma venerdì 22 maggio 2009, alle ore 17:30, presso l'auditorium dell'Istituto “Maria SS. Bambina”, in via Paolo VI, 21
Gia` il grande Card. Siri nel suo libro Getsemani aveva demolito la teologia rahneriana.
RispondiEliminaSiri ha demolito la teologia di Rahner e lo ha bollato come il più pericoloso dei teologi. Ma siccome oggi, dopo il Vaticano II, si preferisce l'eterodossia all'ortodossia, e piace di più pascolare sui dirupi pericolosi pieni di erbacce e rovi spinosi anziché nelle pianure recintate e sicure coperte solo di ottima erba, ecco che Rahner è uno dei teologi più influenti nella formazione sacerdotale.
RispondiEliminaI risultati sono sotto gli occhi di chi li vuol vedere.
Dal 15 giugno 2009 si possono seguire le conferenze video del Convegno su Rahner sulla TV dell'Immacolata dei Frati Francescani dell'Immacolata
RispondiEliminahttp://curiaffi.immaculatum.net/tvimmacolata/
Speriamo che un giorno, a Dio piacendo, anche il Pontefice regnante prenda le distanze dall'eretico Rahner, e smetta di ristampare i libri scritti a due mani con il prenominato eretico,
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