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mercoledì 18 marzo 2009

Il card. Castrillòn si difende dalle critiche


Intervista telefonica resa al giornale colombiano El Tiempo. Traduzione nostra

- Qual è stato il suo ruolo nella mediazione coi lefebvriani cui sono state revocate le scomuniche?
Era mio compito entrare nei colloqui, ma questo non significa ch’io fossi il solo implicato nel dialogo con Fellay. C’era sempre intorno a me il gruppo necessario dentro la Santa Sede, passo per passo. Quando parlavamo delle scomuniche non era un dialogo di Castrillòn con Fellay..., no, no, no. Io non ho negoziato con nessuno. E’ stata la Commissione di Cardinali, incluso Ratzinger, perché di questo cominciammo a parlare quando non era ancora Papa. Non c’è stato un solo atto che non sia stato deciso collegialmente

- Come avete saputo delle parole di Williamson che negano l’Olocausto?
Quando c’è stata una grande reazione del mondo ebreo e dei vescovi delle aree più sensibili (Germania, Svizzera e Austria), l’abbiamo appreso ufficialmente. Ha portato ad una comunicazione del 5 febbraio in nostre mani. Però i lefebvriani furono scomunicati non per motivi di dottrina, ma perché erano stati ordinati senza permesso.

- C’è stata una “tirata d’orecchie” quando il portavoce del Papa, Federico Lombardi, ha detto che lei era tenuto a sapere di quel che aveva detto Williamson?
Non ha detto esattamente così e se lo ha detto è un’assurdo, un’idiozia, perché non si trattava di studiare la vita di questi vescovi. L’unica cosa che serviva sapere era che era stato ordinato da Lefebvre senza permesso.

- Per togliere le scomuniche non era necessario che Williamson ritrattasse?
Nessuno poteva chiedere ritrattazioni perché né il Santo Padre né noi sapevamo quello che aveva detto.

- Se lo aveste saputo, avreste preteso la sua ritrattazione prima di togliere la scomunica?
Penso di no, perché è un problema storico, non morale. Per prudenza il Santo Padre avrebbe potuto decidere che aspettassero un momento. Mi pare che sia stata un’imprudenza del portavoce della Santa Sede la dichiarazione che ha fatto a La Croix, perché non ha da entrare in giudizi sulle persone né decidere che un cardinale deve sapere qualcosa che non è tenuto a sapere. Se qualcuno era tenuto a sapere, questi è il cardinale che si incarica della vita dei vescovi, il cardinale Re [cui il card. Castrillòn restituisce quindi l'accusa di cui avevamo riferito in questo post]

E’ informato di quel che ha detto il portavoce?
Francamente non mi ha interessato. Mi ha scritto una lettera chiedendomi scusa. Siamo sempre stati ottimi amici. [Lombardi aveva anche rilasciato una seconda intervista "riparatoria" nei confronti del card. Castrillòn]

9 commenti:

  1. Sicuramente l'Ecclesia Dei lavora per obiettivi (riconciliazione e null'altro) e non si è curata troppo dei particolari che invece bisognava tenere in considerazione in una vicenda così complicata. E' un'evidenza scientifica che la stampa laicista, che aveva intervistato Williamson all'inizio di novembre 2008 se ricordo bene, ha poi volutamente tenuto l'intervista nel cassetto per un bel po' ed aspettato di cogliere la palla al balzo per orchestrare una indegna campagna denigratoria contro il Papa (con la benedizione principalmente dei cardd. Lehman e Sterzinsky). Certo Castrillon non può difendersi dicendo che c'erano anche altri porporati e che della revoca della scomunica si era già iniziato a parlare quando il card. Ratzinger non era ancora Papa. Che vuol dire? Alla fine della favola il presidente della Ecclesia Dei era ed è lui dal 14 aprile 2000. Alessandro

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  2. Castrillon ha ragione, chi poteva pensare che Williamson aveva detto certe cretinate? Neppure nella FSSPX erano in molti a conoscere certe opinioni storiche così stravaganti.
    Castrillon dice bene che non si può passare al setaccio ogni singola parola espressa da un vescovo o da un candidato all'episcopato, né gli si può richiedere di abiurare tesi storiche (Williamson) o favolistiche (Wagner). Se si dovessero passare al setaccio le opinioni dottrinali(ben più importanti) espresse dai vescovi cattolici credo che la Chiesa si ritroverebbe con una manciata di vescovi.
    Castrillon è un fedele collaboratore del papa e molto ha fatto per ricomporre la questione (questo non significa che non abbia potuto commettere errori): forse c'è qualche altro che non ha fatto altrettanto o non vede molto di buon occhio la FSSPX.

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  3. Il Card. Castrillon Hoyos ha effettivamente ragione. Chi poteva immaginare che Mons. Williamson avrebbe rilasciato certe dichiarazioni in un'intervista televisiva? Smettiamola nel cercare per forza un capro espiatorio. In questi casi bisogna buttare acqua e non benzina sul fuoco.

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  4. Ma!

    Nel caso l'intervista corrisponde al vero direi questo: mi pare l'intervista di uno scolaretto che non ha studiato abbastanza e che cerca di scolparsi attaccandosi ai vetri.

    Da un cardinale mi aspetterei qualcosina di più.

    il solito piemontese

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  5. Nella Chiesa vige una legge non scritta: fiducia. Si ha fiducia (soprattutto riguardo ai vescovi) fino a prova contraria.
    La stessa fiducia è stata riposta nei 4 vescovi di mons.Lefebvre; poi uno se ne è uscito con quelle affermazioni imprevedibili. Sicuramente da qui in avanti si darà, ogni tanto, uno sguardo pure all'internet, ma la fiducia preventiva resta come metodo, e guai se non fosse così (ve l'immaginate una Chiesa governata sulla diffidenza di tutti verso tutti?). Castrillon in questa intervista dimostra come abbia trattato la questione con innocenza, mirando unicamente a ricomporre la questione della FSSPX; se altri (intra moenia come ad extra, nei "media") non hanno avuto altrettanta innocenza non se ne può fare una colpa al cardinale colombiano. A cui va il merito di aver veramente preso a cuore la questione "messa antica" nonostante non si possa definire "tradizionale"(ah se tutti i vescovi non tradizionali fossero così ben disposti verso di noi!)

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  6. IL card. Castrillon ha dimostrato in tutti questi anni una grande capacità di dialogo e mediazione: ha sempre operato con santità d'intenti ed ha dispiegato energie notevoli. I risultati sono stati eccellenti.
    Ha perfettamente ragione quando parla di decisioni collegiali: il cammino da seguire è stato individuato dall'intera commissione cardinalizia ed il presidente, Castrillon, ha sempre agito dietro consultazione col Papa e per suo mandato.
    Ha ragione da vendere quando ha separato i motivi della scomunica, di natura prettamente disciplinare, dalla dottrina che, nella sua generalità, salvo qualche riserva peraltro giustificata sul Vaticano II, è perfettamente ortodossa. In caso contrario sarebbero stati, Lefebvre e gli altri, scomunicati per eresia. E bene ha fatto a far ringoiare a Lombardi e agli altri la distinzione tra scomunica
    problemi disciplinari e giudizi storici, per quanto non condivisibili e imbarazzanti.

    L'Ecclesia Dei deve cercar di ricomporre le fratture: i problemi dottrinali e comportamentali non sono di sua competenza. Le Congregazioni hanno ciascuna il suo campo d'azione. Nella Commissione c'erano e ci sono membri di varie Congregazioni: una volta stabilito il dialogo, fissate le modalità per i colloqui, accertata la disponibilità a questi colloqui, l'Ecclesia Dei ha finito il suo compito. Resterà, una volta terminati i colloqui, la sua facoltà di erigere canonicamente La Fraternità secondo le decisioni pontificie.
    Anche qui si vuol colpire il papa attraverso Castrillon: il gioco è così scoperto che meraviglia come qualcuno caschi nella trappola Si vuol far fuori Castrillon, per far capire al Papa chi comanda veramente.

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  7. D. Se lo aveste saputo, avreste preteso la sua ritrattazione prima di togliere la scomunica?
    C. Penso di no, perché è un problema storico, non morale. Per prudenza il Santo Padre avrebbe potuto decidere che aspettassero un momento.

    QUESTO E' IL PROBLEMA DI FONDO, E' IN BASE ALLA DOTTRINA CHE SI DECIDE SULL'ORTODOSSIA DI UNA PERSONA !

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  8. Attenzione, c'è un vaticanista di un quotidiano piemontese, che viene a leggere il blog, poi telefona a qualche esponente del mondo ebraico, e monta una nuova polemica sul Vaticano.

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  9. Mi riferisco al post delle 21,36 del 18 marzo. C'è un solo quotidiano piemontese: La Stampa. Solo due sono i suoi vaticanisti: Marco Tosatti (scrive non frequentemente) e Giacomo Galeazzi (molto spesso compare la sua firma). Tertium non datur. Alessandro

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