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giovedì 8 settembre 2022

Controstoria del Movimento liturgico #45 - Ispiratore del Concilio Vaticano II e... di "Desiderio desideravi" - "Romano Guardini (1885-1968)" di A. Porfiri

45° appuntamento con la settimanale rubrica del giovedì. 
Oggi il M° Porfiri ci presenta la figura di don Romano Guardini (sì, il signore che vedete nella foto è un sacerdote nel suo "moderno" abito piano). 
Dopo aver letto del Card. Bea e ora di lui, si comprende molto bene perchè fu voluto il Concilio Vaticano II e, ahinoi, perchè fu manipolato e mal interpretato. 
Le poche righe qui sotto, sembrano molto moderne e pare di leggere parole di Papa Francesco (in Desiderio Desideravi) e di molti altri vescovi contemporanei. 
Inoltre egli fu uno dei primi liturgisti a considerare la S. Messa anche come un banchetto e non più solo come sacrificio.
Appare quanto mai evidente che il disfacimento attuale della liturgia cattolica (e quindi della Chiesa) non fu colpa (solo) di Bugnini (che fu l'artefice ultimo e materiale del crollo della Liturgia e diede solo la picconata finale) ma parte da molto lontano.       
Qui gli altri articoli.
Roberto.
 
 
Romano Guardini (1885-1968)

La riforma liturgica ha tanti padri ideali, cioè studiosi che hanno in un certo senso preparato la strada ai cambiamenti a venire. Uno dei più importanti e influenti fu certamente Romano Guardini.

Nato a Verona, la sua famiglia si trasferì in Germania per motivi lavorativi quando Romano aveva solo un anno. Dopo gli studi avvertì la vocazione al sacerdozio e fu ordinato nel 1910, in piena tempesta modernista che fu fortemente avvertita anche nella sua patria d’adozione. Si laurea con una tesi su san Bonaventura e viene nel frattempo in contatto con ambienti dell’abbazia di Beuron, molto attivi sul fronte del rinnovamento liturgico. Ebbe come compagno di studi il filosofo Martin Heidegger. Gli furono affidati compiti inerenti la formazione cattolica della gioventù tedesca, anche se ebbe qualche problema per via del suo metodo giudicato come troppo moderno. Gli fu affidato l’insegnamento di Weltanschauung cattolica, ma ebbe anche vari problemi sotto il nazismo. Comunque la sua influenza su fece molto sentire in vari ambienti intellettuali cattolici Morì a Monaco di Baviera. La sua influenza è molto importante anche sui papi Paolo VI (che lo voleva creare Cardinale, ma Guardini rifiutò), Benedetto XVI e Francesco. La sua opera Lo spirito della liturgia avrà una influenza profonda sulla riforma liturgica.

Roberto Righetto (Avvenire) dice quanto segue: “Guardini è insofferente verso chi dentro il cattolicesimo dimostra chiusura mentale: la polarità verità-libertà per lui è essenziale purché l’una non discrimini l’altra. E se a suo parere va giustamente criticato il relativismo moderno, allo stesso tempo bisogna confrontarsi apertamente con le sue sfide e rifiutare un ritorno al medievalismo. Per lui la Chiesa non può essere «una polizia spirituale» ma «la Vita nuova di Dio». Deve essere madre: «Solo allora la posso amare»".
Il confronto problematico con la cultura moderna e l’estraniazione dalla cultura cristiana furono temi per lui molto importanti. Nella Desiderio desideravi di papa Francesco, Guardini è molto presente: “È la comunità della Pentecoste che può spezzare il Pane nella certezza che il Signore è vivo, risorto dai morti, presente con la sua parola, con i suoi gesti, con l’offerta del suo Corpo e del suo Sangue. Da quel momento la celebrazione diventa il luogo privilegiato, non l’unico, dell’incontro con Lui. Noi sappiamo che solo grazie a questo incontro l’uomo diventa pienamente uomo. Solo la Chiesa della Pentecoste può concepire l’uomo come persona, aperto ad una relazione piena con Dio, con il creato e con i fratelli".
Qui si pone la questione decisiva della formazione liturgica. Dice Guardini: «Così è delineato anche il primo compito pratico: sostenuti da questa trasformazione interiore del nostro tempo, dobbiamo nuovamente imparare a porci di fronte al rapporto religioso come uomini in senso pieno»
È questo che la Liturgia rende possibile, a questo dobbiamo formarci. Lo stesso Guardini non esita ad affermare che senza formazione liturgica, “le riforme nel rito e nel testo non aiutano molto”Non intendo ora trattare in modo esaustivo il ricchissimo tema della formazione liturgica: vorrei solo offrire alcuni spunti di riflessione. Penso che possiamo distinguere due aspetti: la formazione alla Liturgia e la formazione dalla Liturgia. Il primo è funzionale al secondo che è essenziale”. 
Anche Benedetto XVI come detto, è molto riconoscente alla lezione di Guardini. Nel 2010, parlando dell’importanza di Guardini per il rinnovamento liturgico, affermava:
 “Nell’accompagnare la gioventù, Guardini cercò anche un nuovo accesso alla liturgia. La riscoperta della liturgia era per lui una riscoperta dell’unità fra spirito e corpo nella totalità dell’unico essere umano, poiché l’atto liturgico è sempre allo stesso tempo un atto corporale e spirituale. Il pregare viene dilatato attraverso l’agire corporale e comunitario, e così si rivela l’unità di tutta la realtà. La liturgia è un agire simbolico. Il simbolo come quintessenza dell’unità tra lo spirituale e il materiale va perso dove ambedue si separano, dove il mondo viene spaccato in modo dualistico in spirito e corpo, in soggetto e oggetto. Guardini era profondamente convinto che l’uomo è spirito in corpo e corpo in spirito e che, pertanto, la liturgia e il simbolo lo conducono all’essenza di se stesso, in definitiva lo portano, tramite l’adorazione, alla verità”. 
Nel 2008 il giornalista Sandro Magister scriveva: “I libri di Guardini hanno nutrito la parte più viva del pensiero cattolico del Novecento. E tra i suoi allievi ve ne fu uno speciale, oggi papa. È Joseph Ratzinger, che quand'era studente, poco più che ventenne, ebbe modo non solo di leggere ma anche di ascoltare dal vivo colui che elesse come suo grande "maestro". Da teologo, da cardinale e anche da papa, Ratzinger ha confessato più volte, nei suoi libri, di voler proseguire sulle strade aperte da Guardini. In "Gesù di Nazareth" dichiara fin dalle prime righe d'avere in mente un classico del suo maestro: "Il Signore". E in "Introduzione allo spirito della liturgia" mostra fin dal titolo di ispirarsi a un capolavoro dello stesso Guardini, "Lo spirito della liturgia". Nel quarantennale della scomparsa, in Italia, in Germania e in altri paesi europei saranno a lui dedicati simposi, seminari, convegni che cercheranno di analizzare il suo straordinario contributo al pensiero filosofico e teologico. Ma uno dei campi più interessanti da esplorare è l'intreccio tra la biografia e il pensiero di Guardini e quelli dell'attuale pontefice”. 
 Quindi una figura di capitale importanza per gli sviluppi del cattolicesimo contemporaneo
Il mondo tradizionalista vede Guardini con un certo sospetto: “Romano Guardini è uno dei primi liturgisti a considerare la messa prima di tutto come un banchetto. Nel suo lavoro Saggi sulla struttura della Messa, scrive: "Il principio esplicativo - nella concezione della messa - è (...) il pasto. Ma (la messa) ha perso la sua prima forma. Non c'è una tavola attorno alla quale siedono i fedeli, ma un altare che si è allontanato dalla comunità. Il prete è lì da solo di fronte alla chiesa, ai credenti. Non ci sono ciotole, brocche, piatti o tazze sull'altare. Tutto è raccolto nella patena e nel calice che hanno una forma che li distingue chiaramente dagli oggetti di tutti i giorni. Il cibo santo viene offerto ai fedeli in modo chiaramente diverso dal pasto quotidiano. E il cibo sacro è così diverso da quello quotidiano, che si potrebbe quasi parlare del pericolo che la forma del cibo, del pane, sia troppo ridotta". Per questo aggiunge: "Il credente ha un compito importante: deve vedere la tavola nell'altare, il Signore nel sacerdote, il pane nell'ostia, la coppa nel calice. Deve vedere la realtà, cosa si è svolto". È giunto a questa conclusione: "Allora, qual è l'essenza della messa? La risposta non è in dubbio: è quella di un banchetto. Proviene direttamente dalla sua istituzione. Gesù disse: Fate questo in memoria di me. Ma quello che ha fatto è stato realizzato durante un pasto commemorativo!". Guardini ne trae una conseguenza: "L'essenza della messa non è quindi il sacrificio. Questo non significa che non ci sia sacrificio. In esso risiede l'atto redentore, la morte espiatoria del Salvatore, e non è necessario sottolineare che è il cuore di tutta l'esistenza cristiana. Ma l'importanza di questo sacrificio divino ha, per così dire, subordinato tutto il resto. Il sacrificio è diventato il concetto da cui è stata compresa l'intera messa. (...) L'azione, per sua stessa natura di preparazione del pasto, è stata completamente assorbita dall'idea del sacrificio"” (fsspx.news). 
Così è molto chiaro che Guardini, pur essendo senz’altro uno studioso di primo piano, può essere oggetto di varie riserve.

2 commenti:

  1. Nonostante anche Papa Ratzinger consideri Guardini come un suo maestro, cercate in tutti i modi di demolire importanti figure come questa pur di difendere il vostro tradizionalismo

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    1. Vuoi mettere un papa qualunque contro gli incorruttibili e puri laici tradizionalisti?

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