Oggi ci presenta la figura di don Nikolaus Paulus.
Qui i precedenti medaglioni.
Roberto
Ripensare le indulgenze: Nikolaus Paulus (1853-1930)
La Chiesa cattolica, c’è poco da fare, ha spesso goduto di cattiva stampa, anzi cattivissima a volte. Si sono trovate occasioni per attaccarla e per mostrarne quasi una natura malefica. Ovviamente sappiamo come la Chiesa, fatta di uomini, è soggetta alle debolezze degli stessi ma dovremmo sempre distinguere tra gli uomini e le donne di Chiesa e la Chiesa indefettibile fondata su Cristo. Certo non è semplice, si è portati a fare di tutta l’erba un fascio e riconosco che è difficile vedere le cose con oggettività.
Prendiamo per esempio una questione su cui si è basata in modo massiccio la propaganda protestante a partire dall’iniziatore, Martin Lutero: le indulgenze. Di esse si è occupato uno studioso come il sacerdote e storico della Chiesa Nikolaus Paulus. In un testo chiamato Indulgenze come fattore sociale nel medioevo, Paulus dimostrava come la questione sollevata dai protestanti sulle indulgenze sottoindendeva una loro cattiva comprensione della dottrina teologica che le accompagnava e che non si trattava di pagare una certa somma di denaro per avere il permesso di poter peccare liberamente. Certamente non era così e l’indulgenza certamente non funzionava se non accompagnata da penitenza e contrizione. In Tobia (4, 1-11) troviamo: “In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media e pensò: "Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?". Chiamò il figlio e gli disse: "Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fà ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza. Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba. Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia. Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia. Dei tuoi beni fà elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio. La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, dà molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco. Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno, poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre. Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo”. In Luca (11, 41) viene detto: “Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo”. I protestanti che sono così legati alla Scrittura questi passi li conoscono certamente.
Si dirà che accadevano abusi e questo Paulus lo riconosce apertamente nel suo libro, come però elenca le opere che si compivano attraverso queste indulgenze in cui una somma di denaro sostituiva un altro tipo di penitenza, e si parla di costruzione di chiese, scuole, ospedali e molto altro ancora.
Insomma, se è vero che gli abusi ci fanno vacillare e questo è naturalmente vero per la liturgia anche, dovremmo essere in grado però di vedere tutto in una prospettiva informata dalla Sacra Scrittura e dalla santa Tradizione.
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