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giovedì 7 aprile 2022

Controstoria del Movimento liturgico #23 - "Ricerca e modernismo: don L. Duchesne (1843-1922)" di A. Porfiri

23° appuntamento della rubrica sulla storia del Movimento Liturgico a cura del M° Aurelio Porfiri.
Oggi ci presenta la figura del sacerdote francese don Louis Duchesne, autore di un imponente studio sul Liber Pontificalis, un testo medievale di grande importanza che raccoglie biografie di Pontefici che ci danno anche informazioni in merito alla vita liturgica del periodo. Così come importanti sono i suoi studi sulle origini del culto cristiano.

Qui i precedenti medaglioni.
Roberto.

Ricerca e modernismo: Louis Duchesne (1843-1922)

Si è già parlato di come l’investigazione delle fonti antiche per comprendere lo sviluppo della liturgia fu molto importante per comprendere lo sviluppo della stessa e per favorire un progresso che non rinnegasse la storia recente ma ne valorizzasse gli snodi e le svolte,correggendo laddove fosse necessario. Nella seconda metà del diciannovesimo secolo questo lavoro si intensificò ma il lavoro di ricerca a volte si intrecciò con alcune idee che la Chiesa non poteva e non doveva accettare, come quelle del cattolicesimo liberale che poi sfocierà nel modernismo, un movimento di pensiero multiforme che sfiderà anche sul piano accademico il pensiero cattolico.

Uno studioso di primo piano in quel periodo fu il sacerdote francese Louis Duchesne. Fu allievo di Giovan Battista De Rossi, che abbiamo già incontrato ed insegno in Francia ma anche a Roma, dove ebbe incarichi importanti. Particolarmente di rilievo fu il suo studio sul Liber Pontificalis, un testo medievale di grande importanza che raccoglie biografie di Pontefici che ci danno anche informazioni in merito alla vita liturgica del periodo. Così come importanti sono i suoi studi sulle origini del culto cristiano.

Duchesne applicò un metodo rigorosamente storico, anche se in questo periodo tutto questo poteva essere visto con sospetto, in quanto a volte si eliminava del tutto l’elemento soprannaturale “naturalizzandolo” (una tendenza teologica che rimarrà ben viva fino al nostro tempo). Un testo di storia della Chiesa del Duchesne fu in effetti messo all’indice, ma c’è da dire che lui si sottomise alla condanna. Mario Niccoli ne da un giudizio a tratti severo, dicendo che “il Duchesne si rivela studioso fedele al più rigido e scrupoloso metodo storico accompagnato da una conoscenza notevolissima dei problemi archeologici, liturgici, topografici, teologici e politici che implicavano gli argomenti da lui svolti. Va però notato che le sue ricostruzioni storiche, sempre precise, sempre suggestive per l'ammaliante vivezza con cui le vicende esteriori dei fatti sono narrate, lasciano talora l'impressione che i motivi profondi per cui i movimenti religiosi nascono e si sviluppano non siano sempre stati dal Duchesne intuiti ed esattamente valutati” (1). Non so quanto il giudizio corrisponda a verità, sta di fatto che ci sono aspetti controversi della sua, pur importante, ricerca.

Dei suoi contatti con l’ambiente modernista si occuppa Raffaello Morghen (2) in uno studio in cui non a caso lo accomuna ad uno dei protagonisti del modernismo, Ernesto Buonaiuti, di cui Morghen fu sodale: “Le relazioni tra i due studiosi dovettero, tuttavia, mantenersi frequenti anche dopo il 1907, e improntate ad una sicura solidarietà di pensiero scientifico, se non del tutto conformi ad un comune atteggiamento di fronte alle autorità ecclesiastiche. A differenza, infatti, dell'amico Turchi, legato da grande affetto a mons. Duchesne, che, a sua volta lo riceveva « con bontà veramente paterna nell'ospitale Scuola Francese » (sono le parole stesse del Turchi), il Buonaiuti non esitò, in diverse occasioni, a parlare con un certo distacco del grande storico francese, che pure ammirava. Ciò era dovuto forse alla « prudenza », che fu imputata al Duchesne, come riluttanza del sacerdote ad affrontare le questioni più scottanti, imposte dal rigore della ricerca storica: quella « prudenza » che ancora nel 1925, il Turchi difendeva appassionatamente come dovuta non a « calcolo », ma « all'ambiente romano » (intendi, della Curia) in cui il Duchesne aveva vissuto tutta la vita e « che obbliga (così dice il Turchi, con piena solidarietà di comportamento) a smussare gli angoli e vedere da un altro punto di vista certe decisioni »“. 

Certo non è semplice giudicare a tanti anni di distanza, ma malgrado i suoi limiti, quella del Duchesne è una figura di studioso che non va certo dimenticata.

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NOTE 

(1) NICCOLI, Mario (1932). Duchesne, Louis-Marie-Olivier. Enciclopedia Italiana.
(2) MORGHEN, Raffaello (1975). Louis Duchesne e Ernesto Buonaiuti storici della chiesa e del cristianesimo. In: Mgr Duchesne et son temps. Rome : École Française de Rome. pp. 375-393. (Publications de l'École française de Rome, 23)


2 commenti:

  1. non mi pare si possa dire che il cattolicesimo liberale sia finito inevitabilmente nel modernismo.
    Evitiamo generalizzazioni sommarie e pliniate.

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