Oggi ci presenta la figura di François-Auguste Gevaert
Qui i precedenti medaglioni.
Roberto
Musica sacra tra pratica e teoria: François-Auguste Gevaert (1828-1908)
Nella mia oramai decennale esperienza nel campo della musica sacra mi sono reso conto di qualcosa che mi sembra molto importante rilevare: spesso chi cerca una competenza nella liturgia non ne dimostra una equivalente nella musica e il contrario, chi fa il musicista è spesso del tutto digiuno di liturgia.
Questo problema si è incredibilmente acuito negli ultimi decenni, quando abbiamo assistito ad una deformazione liturgica montante, per cui anche molti preti sono digiuni di nozioni basilari di liturgia. C’è da dire che un tempo la vita liturgica era più intensa, i musicisti avevano più da fare e quindi avevano più occasioni di sperimentare il ruolo della musica nella liturgia che oggettivamente offriva più spazi.
Un esempio di compositore e musicologo è quello del belga François-Auguste Gevaert, che probabilmente non ha lasciato grande memoria di sè per la sua produzione musicale ma certamente l’ha lasciata per quella musicologica. Fu direttore del conservatorio di Bruxelles e come compositore non doveva essere neanche male, se si pensa che vinse anche il prestigioso Prix de Rome che gli consentì di trascorrere un periodo a Roma.
Ma come detto, il suo nome è legato più che altro agli studi musicologi: “la rinomanza gli venne soprattutto dai suoi lavori di storia musicale, fra i quali i due volumi: Histoire et théorie de la musique de l'antiqitité (Parigi 1875-1881), che costituiscono sotto ogni rispetto un lavoro rimasto fondamentale per la comprensione dell'antica musica greca. La Mélopée antique dans le chant de l'église latine (Parigi 1895); Recueil de chansons du xve siècle (Parigi 1875) in collaborazione con Gaston Paris Les gloires de l'Italie (Parigi 1868), che raccoglie pezzi di opere di maestri italiani dei secoli XVII e XVIII; un Vademecum de l'organiste (Parigi s. a.); un Traité d'harmonie théorique et pratique (Parigi 1905-1907); trascrizioni orchestrali di musiche classiche; Les origines du chant liturgique (Parigi 1892); Traité général d'instrumentation (Parigi 1863), rifuso e ampliato in un Nouveau traité général d'instrumentation (Parigi 1885), tradotto in varie lingue; Cours méthodique d'orchestration (1890). Dal 1899 al 1902, in collaborazione con C. Volgraff, pubblicò tre volumi sui Problèmes musicaux d'Aristote” (1).
Nel suo studio sulle origini del canto ecclesiastico ben colloca questo nel contesto della preghiera della Chiesa: “Per seguire con interesse la storia delle cantilene liturgiche, è essenziale piazzarli nel pensiero nella loro collocazione originaria: l'antica basilica romana, e rappresentarsi la modalità di esecuzione per la quale sono stati originariamente progettati. Gli esercizi religiosi in cui la musica gioca il ruolo più importante sono gli Uffici delle Ore Canoniche (cursus ecclesiasticus). Il canto di salmi, cantici biblici e inni, ripetuto giorno e notte dalla comunità e dai suoi dirigenti, costituisce l'essenza stessa dell'atto di culto oggi. Cassiodoro, intorno al 540, nomina sette sinassi o adunanze quotidiane: l'ufficio notturno (Vigilia, oggi Mattutino), suddiviso in tre veglie o notturne, e contenente, oltre ai salmi, letture intervallate da canti; l'ufficio mattutino, quando il gallo cantò (Gallicinium, Laudes matutina, oggi Lodi); i tre uffizi diurni, Terza, a metà mattina, Sesta, a mezzogiorno, Nona, a metà pomeriggio; l'ufficio serale o Lucernarium, cantato al chiarore delle lampade (nostro Vespri); infine la compieta prima del riposo notturno” (mia traduzione). Anche se questi testi risentono del tempo in cui furono scritti, è interessante riprenderli in mano perché ci fanno apprezzare come il musicologo fosse anche dentro la liturgia e ne capiva i meccanismi e il funzionamento.
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(1) CAPRI, Antonio (1932). Gevaert, François-Auguste. Enciclopedia Italiana.
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