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giovedì 24 febbraio 2022

La nuova cattedra della Cattedrale di Agrigento: tra culto del brutto ed iconoclastia (con una buona dose di ignoranza e di spreco di denaro)

Martedì 22 febbraio, alle ore 18, presso la Basilica Cattedrale metropolitana di San Gerlando (AG), S.E. mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento, ha benedetto la nuova Cattedra: un gesto solenne e ricco di simboli, così come ricca di simboli e significati profondi è la stessa Cattedra episcopale, in cui nulla – così come in tutta la liturgia cattolica – è (dovrebbe…) essere lasciato al caso.
E difatti nulla, ma proprio nulla, è stato lasciato al caso: con meticolosità tutto è stato distrutto, annichilito, devastato, non si capisce se in preda ad una idolatrica esaltazione del brutto o ad una furiosa ubriacatura iconoclasta, tutte ben fondate su una evidente ignoranza storica, artistica, culturale, liturgica e teologica, il tutto ovviamente – e ben si legge nelle dichiarazioni episcopali – in nome dei principi del Concilio ecumenico Vaticano II.
Insomma, il risultato distruttivo nella meravigliosa basilica agrigentina è apparso agli occhi sgomenti di tutti i fedeli e ve ne riportiamo un lucido e circostanziato esame (anche in prospettiva storica) di Carmelo Petrone, pubblicato sul settimanale cattolico L’Amico del Popolo del 21 febbraio.




L.V.



La nuova Cattedra (2022)

I tanti che ieri sera, 20 febbraio 2022 , hanno partecipato alla inaugurazione del Percorso Gerlandiano, “Devozione, Memoria, Identità” (vedi) conclusosi in Cattedrale, hanno potuto ammirare e fotografare – con commenti estemporanei dai toni diversi, di chi si trova davanti ad una novità inattesa – la nuova cattedra del vescovo che sarà benedetta domani 22 febbraio 2022 (memoria liturgica della Cattedra di San Pietro) alle ore 18:00 durante una liturgia della Parola presieduta dall’Arcivescovo, mons. Alessandro Damiano. “Un momento unico nella storia della Chiesa”, si legge sulla pagina Facebook della Basilica Cattedrale.

La nuova Cattedra (2022)
La Cattedra il segno che qualifica la Cattedrale

“Il segno che più degli altri, scrive mons. Pietro Marini (cfr. “La riapertura al culto della Cattedrale di Ugento” di Salvatore Palese) qualifica la chiesa cattedrale è la presenza della cattedra del vescovo diocesano. Infatti, «la chiesa cattedrale è quella nella quale si trova la cattedra del vescovo» (cfr. Caeremoniale Episcoporum, n. 42). È necessario anzitutto distinguere – continua Marini – cattedra e sede (nel nuovo adeguamento sono state, infatti, distinte). «La cattedra è il segno per eccellenza del magistero che spetta a ogni vescovo nella sua Chiesa… La sede del sacerdote celebrante indica il compito che egli ha sia di presiedere l’azione liturgica, che di guidare la preghiera del popolo santo di Dio» (cfr. Benedizionale, nn. 1214-1215). La sede pertanto esprime una funzione rituale di presidenza, la cattedra invece è segno simbolico della successione apostolica nella chiesa: si tratta di una differenza non solo nominale ma oggettiva che appartiene alla costituzione stessa della Chiesa. Mentre come segno simbolico la cattedra è oggettivamente diversa dalla sede, la funzione strettamente rituale di presidenza liturgica esercitata dal vescovo dalla cattedra corrisponde a quella esercitata dal presbitero dalla sede. «La sede è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che guida l’assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, capo e pastore e nella persona della Chiesa, suo Corpo. Per la sua collocazione, essa deve essere ben visibile da tutti, e in diretta comunicazione con l’assemblea, in modo da favorire la guida della preghiera, il dialogo e l’animazione. La sede del presidente è unica e non abbia forma di trono; possibilmente, non sia collocata né a ridosso dell’altare preesistente, né davanti a quello in uso, ma in uno spazio proprio e adatto» (cfr. L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, Nota pastorale della Commissione episcopale per la liturgia CEI, 1996, n. 19).

La sede o la cattedra del celebrante è dunque fondata essenzialmente sulla sua correlazione ministeriale con l’assemblea, secondo la teologia espressa in un noto passo della costituzione conciliare Lumen gentium: «Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio gerarchico, sebbene differiscano per essenza e non soltanto per grado, sono tuttavia reciprocamente coordinati. Infatti sia l’uno che l’altro partecipano ciascuno a suo modo dell’unico sacerdozio del Cristo» (cfr. Costituzione apostolica Lumen Gentium, n. 10). La mediazione gerarchica ha dunque la funzione di cerniera tra i due spazi o i due poli, quello del presbiterio-altare e quello dell’aula-ambone. La sede presidenziale ha come referente tutta l’assemblea, orientata all’altare e all’ambone. La sede o la cattedra dunque di per sé più che essere un polo è l’esercizio di un’umile mediazione. Lo esprime bene S. Agostino: «Per i vescovi si dispone di un luogo più alto perché essi vedano da sopra e sovrintendano. Infatti, in greco il nome episkopos significa proprio queste cose. Di tale luogo alto [il vescovo] renderà conto: infatti lo metterà in pericolo se egli non sta lassù come se stesse a terra, umilmente, sotto i piedi dell’assemblea» (Spiegazione sui Salmi 126,3).

A sinistra la nuova Cattedra, a destra l'ambone (2019)

Il significato della cattedra nella diocesi

La cattedra episcopale, a differenza della sede del presbitero – continua mons. Marini –, indica la presenza della successione apostolica (da qui la scelta non casuale del 22 febbraio, memoria liturgica della Cattedra di San Pietro e antivigilia della festa di San Gerlando; il Santo patrono dell’Arcidiocesi di Agrigento che edificò la Cattedrale dopo la lunga occupazione musulmana che durò dall’829 al 1086), come l’altare indica la comunione ecclesiale. Ora, la chiesa locale, o meglio la chiesa cattolica, non può esistere senza cattedra episcopale, cioè senza vescovo. Le comunità ecclesiali della riforma di fatto hanno interrotto la successione apostolica e ciò le ha portate inevitabilmente a modificare la cattedra episcopale e il suo significato: da luogo della presidenza del vescovo la cattedra è stata trasformata in trono della Parola. La cattedra dunque aiuta a comprendere che cos’è la Chiesa locale. Per questo quando in una diocesi non vi è vescovo, si dice comunemente che quella Chiesa locale è sede vacante. La cattedra tuttavia – prosegue – è importante non tanto come oggetto in sé ma soprattutto perché è simbolo della presenza del vescovo. Per questo ogni volta che il vescovo, secondo l’antico uso romano, celebra la Messa stazionale in altre chiese della diocesi, la sua cattedra episcopale diventa quella da cui egli di fatto presiede la celebrazione. L’atto del presiedere del vescovo quindi qualifica simbolicamente la sede. Durante tale azione essa è in realtà la cattedra di colui che, sedendo su di essa, esercita la funzione di pastore e di guida della comunità diocesana. Inoltre, tutte le sedi delle altre chiese della diocesi hanno il loro punto di riferimento nella cattedra della cattedrale e sono segno della collegialità del presbiterio attorno al vescovo. Ma la cattedra del vescovo garantisce anche la collegialità episcopale e cioè la comunione della Chiesa locale con tutte le altre Chiese sparse nel mondo e in particolare con la Chiesa di Roma”.

Pietro Marini, fa rilevare ancora un aspetto importante: “Spesso l’iconografia antica – scrive – ci ha lasciato sull’arco trionfale delle basiliche l’immagine della cattedra vuota occupata dalla croce gloriosa, accompagnata a volte dall’agnello pasquale o dalla colomba. La cattedra vuota testimonia anche l’attesa del ritorno del Signore come giudice dei vivi e dei morti. Secondo la teologia delle chiese orientali il Signore tornerà alla fine dei tempi in abiti sacerdotali per celebrare l’ultima Eucaristia con l’umanità. In quell’ora, alla fine della storia, nessun ambone, nessun altare e nessuna cattedra avrà più senso perché il tempo dell’attesa sarà finito, come canta profeticamente il l’autore dell’Apocalisse: «[Nella Gerusalemme celeste] non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio» (Ap 21,22)”.

Come si arriva alla nuova Cattedra


«Negli ultimi decenni – scriveva l’arch. Salvatore Troisi dell’ufficio BBCCEE dell’Arcidiocesi di Agrigento sul n. 34 del 5 dicembre 2021 de “L’Amico del Popolo” – molti interventi hanno cercato di dare stabilità e dignità alla nostra Basilica Cattedrale. La Commissione beni culturali della Diocesi è stata impegnata, non solo a curare la stabilità e il decoro della Cattedrale, ma a ripensare una definizione corrispondente al rinnovamento liturgico degli elementi più importanti dell’edificio sacro, ossia l’altare, l’ambone e la cattedra del Vescovo. Nel realizzare l’adeguamento liturgico la tendenza accreditata oggi in questo campo è quella di non consentire interventi di “finto antico”, poiché ogni epoca deve esprimersi nell’arte e nella fede secondo i linguaggi che le sono propri. È inevitabile inserire qualcosa di “moderno”, o meglio a noi “contemporaneo”, purché si armonizzi efficacemente con il contesto così straordinario dell’architettura storica».

Le scelte della Commissione diocesana beni culturali


Nel percorso di rinnovamento degli spazi liturgici – continua Troisi – la Commissione ha preso in esame i tre poli liturgici e, seppur guardandoli nella loro unitarietà e complementarietà, ha dovuto affrontare tre diverse istanze. Nelle prospettive emerse l’altare è stato considerato sempre uno degli elementi stabili e definitivi. È stato realizzato in occasione della riapertura della Cattedrale, negli anni Ottanta riutilizzando alcuni dei pregiati marmi policromi degli altari delle tribune dei transetti laterali, armonizzandoli con nuovi marmi. La forma e le misure si inseriscono adeguatamente nello spazio del bema e lo rendono funzionale alla presidenza del vescovo e alla presenza di più concelebranti. I marmi, nel loro nuovo assemblaggio sono stati configurati in una nuova realtà, rivelandosi anello di congiunzione tra antico e nuovo. Oggi l’altare riesce a dialogare con l’architettura antica e con i nuovi inserimenti. L’ambone e l’altare costituiscono i veri poli di attrazione attorno al quale prende forma lo spazio liturgico, perché è attraverso la Parola e il Pane eucaristico che si edifica la comunità cristiana. Il terzo polo celebrativo, ovvero la cattedra episcopale, è essenzialmente a servizio dell’azione della Parola e del Pane di vita.

Nel caso dell’ambone la Commissione ha operato una scelta partendo dall’assenza totale di uno spazio dedicato alla Parola. Poiché l’ambone della chiesa cattedrale riveste un significato particolare per la diocesi, e la sua importanza è data dalla relazione della Parola con il vescovo, in occasione della riapertura della Cattedrale, nel 2019, la Commissione Beni Culturali presieduta dall’Arcivescovo card. Francesco Montenegro, ha deciso di progettare l’ambone, luogo della parola, sostituendo il leggio per coro del XVIII sec. mobile, che veniva usato impropriamente come luogo dell’annuncio. La Commissione ha fatto realizzare un inserto dignitoso, riconoscibile nella materia, ma in dialogo con il contesto storico della Cattedrale, in forma bipolare con il lato per l’annuncio del Vangelo, orientato verso la cattedra, e l’altro per i almi e l’Antico testamento. L’ambone è stato realizzato in acciaio corten pressopiegato ed è pienamente reversibile.

Si tratta di un ambone amovibile ma già nella sua conformazione con un carattere di stabilità, capace di dare quell’idea di saldezza che il luogo della proclamazione della parola di Dio deve trasmettere. Scelte similari sono state fatte in tantissime cattedrali italiane dove era assente un luogo legato alla Parola.

La Cattedra di mons. G.B. Peruzzo (rimossa)

Un discorso a parte è stato sempre fatto per la cattedra del vescovo. La cattedra (rimossa) è stata commissionata e realizzata in occasione del 25º anniversario dell’episcopato agrigentino del vescovo Giovan Battista Peruzzo nel 1957 dalla ditta Manganaro di Palermo. È stata costruita alle porte del Concilio Vaticano II e rispettava i canonici ecclesiologici e liturgici preconciliari.

La cattedra, è stata realizzata come un trono elevato che predominava sull’altare e su tutta l’area liturgica, ed è stata ubicata in corrispondenza dell’acceso al presbiterio sul lato sinistro, che fino alla fine del 1800 era destinato al seggio del viceré. L’altezza della cattedra era stata pensata in relazione all’“altezza del coro ligneo, spostato nella parte absidale nei primi del novecento, poiché il vescovo non poteva avere un seggio più basso del coro dei canonici.

Insieme alla cattedra-trono erano state realizzate le balaustre che chiudevano il presbiterio, limitando la partecipazione alla liturgia.

La cattedra è stata realizzata con una dimensione ecclesiologica e con una comprensione del servizio episcopale lontane dal Concilio Vaticano II che era alle porte. Pensata per il vescovo Peruzzo, che guidò la diocesi per oltre un trentennio, venne realizzata con scelte architettoniche che poco dialogavano con l’architettura e con i materiali del territorio di Agrigento. Sovradimensionata polarizzava l’attenzione dell’assemblea unicamente sul vescovo, interrompeva il dialogo visivo con il presbiterio e l’abside, risultando ridondante anche nella scelta dei materiali privi di connessione storica e stilistica con il nostro territorio. All’ingombro consistente non corrispondeva la funzionalità per l’esercizio della presidenza del vescovo durante le celebrazioni liturgiche…

Il progetto della nuova Cattedra Commissionata dall’Arcivescovo Alessandro Damiano

Il giorno dell'Ordinazione Episcopale di mons. Damiano,
sullo sfondo la Cattedra di mons. Peruzzo (5 settembre 2020)

Mons. Damiano il giorno dell'Ordinazione Episcopale (5 settembre 2020)

L’Arcivescovo mons. Alessandro Damiano fin dal suo arrivo ha manifestato la volontà di adeguare la cattedra episcopale ai principi del Concilio Vaticano II, al Decreto sulla Missione Pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus del Concilio Vaticano II, al Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi Apostolorum successores, alla dimensione pastorale del servizio episcopale alla luce del magistero di Papa Francesco. La Commissione Beni Culturali ha elaborato un progetto di adeguamento della cattedra alla luce delle indicazione dei documenti della Chiesa e dell’Arcivescovo in dialogo con le esigenze di tutela manifestate dalla Soprintendenza ai beni culturali. La cattedra, realizzata alla fine della anni 50, non era sottoposta a vincolo.

Il progetto della nuova cattedra prevede il rispetto dell’impronta planimetrica della preesistente, differenziandosi in alzato. Mantenendo il valore simbolico della cattedra-servizio è stata migliorata la dimensione funzionale della presidenza del vescovo, in relazione alle complesse e articolate liturgie episcopali. Tali azioni concretamente si sono tradotte nella rimodulazione dei piani di calpestio, migliorando il rapporto tra alzate e pedate, e adeguando la superficie di arrivo alle esigenze celebrative. La rimodulazione delle altezze e della nobile semplicità dell’apparato simbolico ha permesso di porre di porre la cattedra in relazione con l’ambone e l’altare, facendo da cerniera con l’assemblea celebrante.

Le forme scelte e i materiali utilizzati rispettano il principio di semplicità in contrasto con le forme articolate e complesse del contesto architettonico. Per il rivestimento del basamento a corpo pieno il materiale scelto è il corten, materiale povero e in contrasto con la preziosità dei marmi che rivestono il basamento, il seggio episcopale e le sedute degli assistenti.

L’eliminazione della quinta addossata alla colonna e del relativo baldacchino hanno permesso una nuova disposizione delle sedute laterali, accentuando l’importanza e la centralità della cattedra. La scelta dei marmi, il bianco assoluto e il giallo di Castronovo, nonché il corten, garantiscono un’immediata riconoscibilità dell’intervento, definendo il contesto storico di realizzazione». È stato progetta dalla Commissione beni culturali con il Supporto tecnico dell’arch. Salvatore Troisi e Calogero Giglia e dalla Storica dell’Arte Domenica Brancato. Realizzata dalla ditta Costantino e Michele Buontempo.

La Cattedra nella storia della Cattedrale

Attraverso una galleria fotografica ecco come lo spazio liturgico della Cattedra ha subito adeguamenti dal 1900 in ad oggi.

Lo Spazio liturgico prima dei lavori del 1900 (foto sotto) una inferriata separava il coro dal popolo


Nelle foto sotto la cattedra provvisoria con baldacchino ligneo e aggiunta delle balaustre (1955)


Cattedra marmorea di mons. G.B. Peruzzo (1957)


Lo Spazio liturgico fino al 30 novembre 2021

4 commenti:

  1. ...come molte altre che se ne sono viste negli ultimi decenni è una vera e propria porcheria, non c'è molto altro da aggiungere...

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  2. NESSUN COMMENTO, SOLO PAROLACCE, PENSATELE VOI, QUELLE CHE VOLETE. lA VECCHIA SEDE ERA MERAVIGLIOSA, QUESTA E' NON BRUTTA, MA ORRIBILE

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  3. Il problema che sgorga anche da questo caso agrigentino ( terra dove è nata la civiltà occidentale) è : i vescovi possono fare tutto quel che vogliono in barba alle regole e ai vicoli delle Soprintendenze che affliggono solo i poveri cittadini "normali"?
    Abbiamo veduto ultimamamente lo sfascio all'interno del duomo di Ancona http://blog.messainlatino.it/2022/02/la-fine-degli-equivoci-ancona-la.html che reca incredibilmente la firma di un funzionario della Soprintendenza.
    Abbiamo veduto decine, centinaia e migliaia di devastazioni degli spazi presbiteriali con relativa distruzione di antichi altari ( non parliamo poi delle balaustre e delle cattedre...) impiegando cascate di soldi, pubblici e privati, che avrebbero salvato la vita ( e la fame) di intere comunità afflitte da carestia e da malattie.
    Qualcuno si stupisce del "silenzio di Dio".
    Ma in realtà è un "silenzio" assordante: non ci sono più vocazioni e sta crollando tutto. Altro che "spirito sinodale" !

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    1. ...quello che dici è verissimo ma l'aspetto "materiale" in tale questione purtroppo è quello "minore". Il vero problema è quello "spirituale" in cui proprio coloro che dovrebbero "custodire" e tramandare di generazione in generazione la Tradizione viva apostolica della Chiesa sono diventati, da 60 anni a questa parte, i "guardiani della rivoluzione" e un mattone alla volta stanno sostituendo all'edificio originale uno nuovo e stravagante che poco o niente ha a che fare con il precedente. Stanno cambiando la Fede, anzi l'hanno già cambiata e intendono proseguire su questo percorso: l'edificio è sempre stato costruito sulle esigenze liturgiche del rito e queste variazioni devono farci capire che essendo il rito cambiato profondamente anche la Fede è stata cambiata e di conseguenza non possiamo lamentarci di chiese brutte, anzi orrende, se queste non sono altro che costruite su una liturgia che niente ha da spartire con quella antica. Solo chi continua a tenersi le fette di salame sugli occhi può continuare a non vedere questo abominio...kyrie eleison!

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