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giovedì 4 novembre 2021

Storia del Movimento Liturgico #5 - "Il peccato e la grazia: Antoine Arnauld" di A. Porfiri #liturgia

Quinto appuntamento con la Storia del Movimento Liturgico del M° Aurelio Porfiri.
Qui i precedenti.
Roberto

Il peccato e la grazia: Antoine Arnauld (1612-1694)
di Aurelio Porfiri

Parlando del diciassettesimo secolo, non bisgna dimenticare dell’enorme influenza che ebbero le idee gianseniste sull’ambiente religioso e culturale. Cornelis Otto Jansen (1585-1638), conosciuto come Giansenio, studiò a Lovanio dove venne in contatto con le idee eterodosse su grazie e libero arbitrio di Michele Baio (1513-1589). Egli riverserà queste idee in un’opera che sarà alla base del movimento giansenista, l’Augustinus che verrà pubblicato postumo. Il povero Giansenio, che fu anche Vescovo, non fece in tempo ad accorgersi della confusione che le sue idee introdurranno nella Chiesa e anche nella sua liturgia. Per questo dobbiamo parlare di uno dei membri della famiglia Arnauld, che avrà un ruolo fondamentale in questa controversia.

Antoine Arnauld fu allievo di Saint-Cyran quando era un suddiacono. Saint-Cyran, amico di Giansenio, fu uno dei capi spirituali del movimento giansenista. Antoine Arnauld nel 1643 scrisse il Traité de la fréquente Communion dove contestava la pratica della comunione frequente come contraria alla pratica della Chiesa antica. Antoine Arnauld fu uno dei capi della resistenza giansenista di Port Royal e avrà un ruolo importante all’interno del movimento.

Nel suo Traité de la fréquente Communion, Arnauld presenta una tesi rigorista, che così ci viene presentata: “Il libro De la Fréquente Communion è un'opera unica nel suo genere. A metà dell'estate del 1643, una nuova parola risveglierà molte coscienze cristiane assonnate e susciterà non poche conversioni spirituali, mentre provocherà aspre battaglie e lotte fratricide all'interno della Chiesa cattolica. Quest'opera di un uomo giovane e ardente, appena trentenne, è anche il frutto di un dialogo profondo con un direttore spirituale indebolito da mesi di carcere, dalle tante sfaccettature e talvolta contraddittorie, ma più che mai determinato a lasciare il segno nei suoi amici, la sua Chiesa e il suo tempo” (1). Certo sarà un’opera importante per il risveglio religioso voluto dai giansenisti. L’Arnauld con questo libro voleva rispondere al gesuita padre de Saismasons che aveva scritto un libro in risposta alle richieste di una penitente concernente la comunione frequente.

Così l’opera viene descritta: “L'opera di Arnauld si compone di tre parti: la prima tratta della "vera comprensione dei passi della Scrittura e dei Padri" addottati dall'autore per la frequente comunione; condizioni richieste da un buon direttore per regolare le comunioni; della frequenza per avvisare le persone che vogliono ricevere la Comunione e dell'indisposizione che i peccati veniali possono portare alla Comunione frequente. La seconda parte tratta della penitenza e tratta dell'utilità o necessità di purificarsi con gli esercizi di penitenza prima di fare la Comunione. Il terzo si applica a «disposizioni più particolari per accostarsi con frutto all'Eucaristia». L'opera è insieme teologia storica, morale e spirituale. Si basa su un gran numero di testi della Scrittura e dei Padri, concili e autori cristiani del Medioevo come Bernardo di Chiaravalle, Tommaso d'Aquino o Bonaventura, e dà gran parte a san Francesco di Sales e a san Carlo Borromeo. La prospettiva di Arnauld non è solo stabilire la storia delle pratiche sacramentali, ma anche fondare elementi di teologia morale e spirituale. Se Antoine Arnauld condivide alcune idee con i riformatori del XVI secolo, e in particolare con Calvino, la Fréquente Comunione è in perfetta continuità con la teologia della Controriforma, come ha mostrato Jean Orcibal nel suo articolo intitolato: “Il primo Port -Royal. Riforma o controriforma?”” (2). Certo, il giansenismo si insinuò con grande abilità nelle coscienze di molte persone, non rendendo evidente il veleno che spandeva. Un anonimo sacerdote milanese così ben descriveva il giansenismo: “È per questa natura di cose e di fatti che Fleury stesso nei suoi Nuovi opuscoli riferisce la seguente sentenza di un magistrato suo contemporaneo e la approva : « Il giansenismo è l'eresia più sottile che il demonio abbia tessuto. Essi hanno veduto che i protestanti, separandosi dalla Chiesa, si sono condannati da se medesimi, che era stata loro rimproverata tale separazione; hanno pertanto messo per massima fondamentale di loro condotta di non separarsene mai esteriormente e di protestar sempre sommessione alle decisioni della Chiesa, col carico di trovare ogni giorno nuove sottigliezze per spiegarle in guisa da parer sottomessi senza mutare sentimenti. » E Lacordaire compendiò il medesimo concetto chiamando quella sleale eresia , che non fu mai osa di assalir di fronte la Chiesa, e che vi si occultò in seno a modo di serpe” (3).

Eppure a queste idee la Chiesa rispose, perché bisogna sempre vigilare quando un eccessivo rigorismo rende improponibile la vita spirituale e sacramentale. Certo bisogna guardarsi dal rischio opposto, quellomdel lassismo che vediamo tanto promosso nei nostri tempi. Ma non bisogna cadere nell’errore opposto. San Pio X, con il Decreto Quam Singulari del 1910 mise le cose a posto: “Senonchè, appunto nel determinare qual sia cotesta età della ragione o discrezione, s’introdussero col tempo non pochi errori e abusi deplorevoli. Altri credettero che l’età della discrezione da fissarsi per l’Eucaristia dovesse esser diversa da quella che si richiede per il sacramento della Penitenza, sostenendo che, per questa ultima, l’età della discrezione sia quella in cui si arriva a discernere il bene dal male, e si è quindi capace di peccare; per l’Eucaristia invece si esiga un’età maggiore, in cui possa aversi una conoscenza più piena della fede e recarvi una più matura preparazione. E così, a seconda delle varie consuetudini locali e delle opinioni diverse, fu stabilita per la prima Comunione quando l’età di dieci o dodici anni, quando di quattordici o più; non ammettendosi frattanto fanciulli o giovani prima di quell’età che era stata prescritta. Siffatta consuetudine, che col protesto di tutelare il decoro dell’augusto Sacramento, tiene da esso lontani i fedeli, fu cagione di molti danni. Avveniva infatti che i fanciulli innocenti, distaccati da Cristo, venissero a mancare di ogni nutrimento della vita interiore; di che anche seguiva che la gioventù, priva di un aiuto efficacissimo, circondata da tante insidie, perduto il suo candore, si gittasse nel vizio prima di aver gustato i santi misteri. E sebbene la prima Comunione suole esser preceduta da più diligente istruzione e da un’accurata confessione sacramentale, ciò che veramente non si pratica da per tutto, è sempre tuttavia dolorosa la perdita della prima innocenza, perdita che forse sarebbe potuta evitarsi, se si fosse in età più tenera ricevuta l’Eucaristia. Né men riprovevole è l’uso, vigente in parecchi luoghi, di proibire la Confessione sacramentale ai fanciulli non ancora ammessi alla mensa eucaristica, o di non impartir loro l’assoluzione. Di che avviene che, stretti da lacci di peccati, forse gravi, se ne rimangono a giacere in essi con grave loro pericolo. Ma il colmo si è che in certi luoghi a’ fanciulli, non per ancor ammessi alla prima Comunione, non si permette neppure in punto di morte di ricevere il Santo Viatico, e così defunti e portati al sepolcro col rito dei bambini, vengono ad esser privati dei suffragii della Chiesa. Son questi i danni recati da coloro che insistono oltre il dovere nell’esigere preparazioni straordinarie alla prima Comunione senza accorgersi forse che siffatte cautele provengono dagli errori dei Giansenisti, i quali sostengono essere la SS.ma Eucaristia un premio, non un farmaco all’umana fralezza. Ma ben altrimenti la intese il Concilio di Trento, quando insegnò che essa «è un antidoto per liberarci dalle colpe quotidiane e preservarci dai peccati mortali»; dottrina testé inculcata e ribadita dalla S.C. del Concilio con decreto 26 dicembre 1905, pel quale si apriva l’accesso alla Comunione quotidiana a tutti i fedeli, tanto adulti quanto fanciulli, a due sole condizioni, cioè, stato di grazia e retta intenzione. Ed invero, non apparisce nessuna buona ragione, perché, mentre anticamente si distribuivano i frammenti delle Sacre Specie ai bambini anche lattanti, si debba ora esigere una preparazione straordinaria da fanciulli, che hanno ancor la fortuna di possedere il candore della prima innocenza, e che a cagione delle tante insidie e pericoli dell’età presente, han grandissimo bisogno di quel mistico cibo”. Come vediamo, malgrado quello che Arnauld sosteneva, la Chiesa nella sua storia ha sempre cercato di mantenere la logica dell’et-et, richiedendo le giuste disposizioni per accedere ai Sacramenti ma non ponendo ostacoli quasi insormontabili. Ma il giansenismo ha una storia importante con la liturgia e ne dovremo riparlare.




(1) LESAULNIER, Jean (2017), La fréquente Communion d’Antoine Arnauld: Genèse d’un oeuvre in www.amisdeportroyal.org.

(2) LESAULNIER, op. cit. Ovviamente l’autore di questo articolo informativo su Arnauld sembra essere molto simpatetico con l’Arnauld stesso, ma non si può negare che le informazioni contenute sono di grande interesse.

(3) SACERDOTE MILANESE (1867). Cosa è giansenismo. Reminescenze di seminario e di studi. Milano: Tip. Arciv. Ditta Giacomo Agnelli.


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