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sabato 26 dicembre 2020

Le Sante Messe del tempo di Natale in Prosper Guéranger #5 santo Stefano, protomartire

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo di Natale: santo Stefano, protomartire.

L.V. 

26 DICEMBRE

SANTO STEFANO, PROTOMARTIRE

MESSA¹

La santa Chiesa comincia con le parole del santo martire che, attingendo al linguaggio di David, ricorda il consiglio tenuto contro di lui dai malvagi e l’umile fiducia che l’ha fatto trionfare delle loro persecuzioni. Dall’effusione del sangue di Abele fino ai futuri martiri che deve immolare l’Anticristo, la Chiesa è sempre perseguitata; il suo sangue non cessa di scorrere in una regione o in un’altra, ma il suo rifugio è nella fedeltà allo sposo e nella semplicità che il bambino del Presepio è venuto a insegnarle con il suo esempio.

Sederunt principes, et adversum me loquebantur: et iniqui persecuti sunt me: adiuva me, Domine Deus meus, quia servus tuus exercebatur in tuis iustificationibus².

I principi si sono radunati e hanno pronunciato sentenza contro di me: e i cattivi mi hanno perseguitato; soccorrimi, Signore mio Dio, perché il tuo servo si è esercitato nella pratica della tua legge.

EPISTOLA (At 6, 8-10; 7, 54-60) – Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei “liberti” comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell’Asia, a disputare All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori dalla città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.

Così, o glorioso principe dei martiri, fosti condotto fuori dalle porte della città per essere immolato e messo a morte con il supplizio dei bestemmiatori. Il discepolo doveva essere in tutto simile al maestro. Ma né l’ignominia di quella morte né la crudeltà del supplizio intimidirono la tua grande anima: tu portavi il Cristo nel cuore e, con lui, eri più forte di tutti i tuoi nemici. Ma quale fu la tua gioia allorché, apertisi i cieli sul tuo capo, il Dio Salvatore ti apparve nella sua carne glorificata ritto alla destra del Padre e gli occhi del divino Emmanuele incontrarono i tuoi! Quello sguardo di un Dio sulla sua creatura che deve soffrire per lui, della creatura verso il Dio per il quale si immola, ti rapì fuori di te stesso. Invano le pietre crudeli piovevano sul tuo capo innocente: nulla poté distrarti dalla visione del Re eterno che, alzandosi dal suo trono, muoveva incontro a te, con la corona che ti aveva preparato da tutta l’eternità e che tu ricevevi in quell’ora. Chiedi dunque oggi nella gloria in cui regni, che anche noi siamo fedeli, e fedeli fino alla morte, a quel Cristo che non si limitò a levarsi, ma è disceso fino a noi sotto le vesti dell’infanzia.

VANGELO (Mt 23, 34-39) – In quel tempo, diceva Gesù agli scribi e ai farisei: «Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!»

I martiri sono offerti al mondo per continuare sulla terra il ministero di Cristo, rendendo testimonianza alla sua parola e sigillando col proprio sangue tale testimonianza. Il mondo li ha misconosciuti; come il loro maestro, hanno saputo risplendere nelle tenebre e le tenebre non li hanno compresi. Tuttavia, parecchi hanno ricevuto la loro testimonianza e sono nati alla fede da quel seme fecondo. La sinagoga è stata respinta per aver versato il sangue di Stefano, dopo quello di Cristo; guai dunque a chiunque misconosce il merito dei martiri! Ascoltiamo piuttosto le sublimi lezioni che ci offre il loro sacrificio; e la nostra religione verso di essi testimoni la nostra riconoscenza per il sublime ministero che essi hanno adempiuto e che adempiono ogni giorno nella Chiesa. La Chiesa infatti non è mai senza martiri come non è mai senza miracoli; è la duplice testimonianza che essa renderà sino alla fine dei secoli, e attraverso la quale si manifesta la vita divina che il suo autore ha posto in essa.
O Stefano, tu che sei il primo e il principe dei martiri, noi ci uniamo alle lodi che ti inviano tutti i secoli cristiani! Ci felicitiamo con te per essere stato scelto dalla santa Chiesa per assiderti al posto d’onore, presso la culla del supremo Signore di tutte le cose. Come è gloriosa la confessione che tu hai reso tra i sassi mortali che laceravano le tue membra generose! Come è risplendente la porpora che ti ricopre come un trionfatore! Come sono luminose le cicatrici delle ferite che ricevesti per il Cristo! Quanto è numerosa e magnifica l’armata dei martiri che ti segue come suo capo e che continua gloriosamente fino alla consumazione dei secoli!
In questi giorni della nascita del nostro comune Salvatore, noi ti preghiamo, o Stefano, di farci penetrare nelle profondità dei misteri del Verbo incarnato. Spetta a te, fedele custode del Presepio, introdurci presso il celeste bambino che vi riposa. Tu hai reso testimonianza alla sua divinità e alla sua umanità; l’hai predicato, questo Uomo-Dio, tra le grida furenti della sinagoga. Invano i Giudei si turarono le orecchie; bisognò che sentissero la tua voce risonante che denunciava il deicidio da loro commesso, condannando a morte colui che è insieme il figlio di Maria e il figlio di Dio. Mostra anche a noi questo redentore del mondo, non ancora trionfante alla destra del Padre, ma umile e dolce, nelle prime ore della sua manifestazione, avvolto in fasce e posto nella mangiatoia. Anche noi vogliamo rendergli testimonianza, annunciare la sua nascita piena d’amore e di misericordia, far vedere con le nostre opere che è nato anche nei nostri cuori. Ottienici quella devozione al divino bambino che ti ha reso forte nel giorno della prova. Noi l’avremo, se siamo semplici senza timori, come sei stato tu, se abbiamo l’amore di questo bambino; perché l’amore è più forte della morte. Non ci avvenga mai di dimenticare che ogni cristiano deve essere pronto al martirio, per il fatto stesso che è cristiano. La vita di Cristo, che comincia in noi, vi si sviluppi mediante la nostra fedeltà e le nostre opere, di modo che possiamo giungere, come dice l’apostolo, alla pienezza del Cristo³.
Ricordati, o glorioso martire, ricordati anche della santa Chiesa, in quelle regioni in cui i disegni del Signore esigono che essa resista fino al sangue. Ottieni che il numero dei tuoi fratelli si completi con tutti quelli che sono provati e che nessuno venga meno nella lotta. Che né l’età né il sesso inclinino a vacillare, affinché la testimonianza sia piena e la Chiesa colga ancora, nella sua vecchiezza, le palme e le corone immortali che hanno onorato i primi anni di cui tu fosti l’ornamento. Intercedi, affinché il sangue dei martiri sia fecondo, come negli antichi giorni; affinché la terra ingrata non lo assorba, ma ne faccia germogliare ricche messi. Che l’infedeltà ritragga sempre più le sue tristi frontiere; che l’eresia si spenga e cessi di divorare, come lebbra, quelle membra il cui vigore costituirebbe la gloria e la consolazione della Chiesa. Che il Signore, mosso dalle tue preghiere, conceda ai nostri ultimi martiri il compimento delle speranze che hanno fatto palpitare il loro cuore, nell’istante in cui curvavano il capo sotto la spada o effondevano la propria anima fra i tormenti.

¹ La Stazione è alla basilica di Santo Stefano sul Monte Celio, cominciata da papa Simplicio (468-483) e portata a termine da Felice IV (526-530). Il culto di santo Stefano era molto popolare e Roma contava, nel Medioevo, fino a trentacinque chiese dedicate al santo. Nella ricorrenza di oggi, il Papa si recava alla basilica con i cardinali della sua Corte e celebrava egli stesso la Messa stazionale.
² Antiphona ad Introitum nella festa di santo Stefano Protomartire.
³ Cfr. Ef 4,13.

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