Post in evidenza

Luis Badilla. "Per Papa Francesco visitare la Francia era già un problema nel 2014"

Grazie a Luis Badilla per questa nuova analisi sulla ritrosia di Francesco a fare viaggi apostolici in Francia. QUI ancora Badilla sulla ma...

lunedì 24 febbraio 2020

Qualche vescovo cattolico, ai tempi del coronavirus, è rimasto: Corrado Sanguineti a Pavia

I Vescovi Lombardi hanno deciso di chiudere le chiese e proibito le Messe, non aspettando neppure le indicazioni regionali, che erano previste in una riunione delle 19 di ieri sera, sembra quasi trasformati in solerti funzionari ASL.
Se voi leggete le lettere di comunicazione dei devoti (sembra più allo stato che a Gesù) funzionari vestiti di viola (salva reverentia...), per nostra sfortuna ancora consacrati Vescovi, non vi è alcun riferimento a digiuni, preghiere e Rosari richiesti per le pestilenze: solo un triste e quasi compiaciuto elenco di divieti per i fedeli (QUI un triste esempio, come direbbe Gaber,  di grigi funzionari di partito). Misure tra l'altro ben più dure di quelle che hanno deciso (su indicazione ASL) - ad oggi - aziende industriali che hanno "solo"vietato l'ingresso di visitatori esterni nei luoghi aziendali, ma non hanno chiuso le aziende stesse, malgrado l'alta concentrazione di persone in spazi ristretti. Ma i Vescovi devono essere più lealisti del re!
Due eccezioni abbiamo visto: la bella Lettera del vescovo di Reggio Emilia Mons. Massimo Camisasca (che MiL ha pubblicato QUI ieri) e il Messaggio di ieri del Vescovo di Pavia Corrado Sanguineti che pubblichiamo sotto. Almeno lui si sforza di non essere un cupo e solerte funzionario della Corea del Nord.
QUI leggete l'addolorato commento di Costanza Miriano: “Sine Dominica non possumus”. 
Senza la celebrazione dell’eucaristia non possiamo vivere, dissero i Martiri di Abitina facendosi uccidere piuttosto che rinunciare alla celebrazione dell’eucaristia. 
Credo che la sospensione delle messe in Lombardia sia una grave decisione, sono sicura che si stata presa per rispettare norme sanitarie, ma io personalmente credo che ci tenga in vita - anche fisicamente - più il corpo di Cristo che qualsiasi altra cura. ps Probabilmente le chiese per le messe feriali sono i luoghi meno affollati che frequento. Quindi, anche in seguito ai commenti, puntualizzo che fino a che rimangono aperti la metro, i bar, i supermercati e tutti i luoghi di lavoro in Lombardia, non ha senso vietare le messe, che dovrebbero essere l'ultima cosa da proibire, essendo il paragone con la peste manzoniana, al momento, per fortuna davvero sproporzionato. [...]".
QUI e QUI altri che la pensano come noi.
Luigi

Messaggio a tutti i fedeli e i sacerdoti della Diocesi di Pavia 

Carissimi fedeli e cari confratelli nel sacerdozio, 

Con questo messaggio intendo offrire alcune indicazioni che ci aiutino a vivere la situazione che si sta creando, anche nel territorio della nostra Diocesi, per l’infezione virale del “Coronavirus”. 

Ovviamente, siamo tenuti a osservare le disposizioni emanate e aggiornate dalle competenti Autorità che hanno lo scopo di fronteggiare la diffusione del virus, evitando allarmismi esagerati e la crescita di un clima sociale di sfiducia e di paura. 


Dovendo purtroppo sospendere, fino a nuova indicazione, la celebrazione delle sante Messe, dispongo che le chiese rimangano aperte, per la preghiera personale dei fedeli, e chiedo che anche nei giorni feriali, i sacerdoti celebrino la Messa quotidiana, a porte chiuse, pregando a nome di tutta la comunità, segnalando con il suono della campane che l’Eucaristia è offerta per i vivi e i defunti: anche se non possiamo celebrare pubblicamente, non deve venire meno la preghiera liturgica che per noi sacerdoti è appuntamento quotidiano di vita ed è sorgente inesauribile di grazia per tutto il popolo di Dio. I sacerdoti mantengano i contatti con i fedeli, e non manchino di continuare la loro presenza presso i malati e gli anziani nelle case e nelle strutture di accoglienza. 


Questa situazione di prova, che siamo chiamati a vivere, può essere un tempo di purificazione e di maturazione della nostra fede, se ci porta ancora di più a stringerci a Cristo Salvatore, con la preghiera personale e nelle famiglie: come facevano i nostri vecchi, quando si trovavano ad affrontare ben peggiori epidemie e malattie, senza togliere nulla all’impegno prezioso dei medici e degli operatori sanitari, e senza venire meno alle indicazioni di prudenza e d’igiene, prendiamo in mano il Rosario e affidiamoci alla tenerezza e all’intercessione potente di Maria, invochiamo la protezione di nostri Santi, di San Siro, di Sant’Agostino, di San Riccardo Pampuri. 

Tra pochi giorni entreremo nella Quaresima: alla preghiera, uniamo il gesto della penitenza, del digiuno, delle opere di carità e accettiamo di vivere questi giorni delicati e difficili come tempo di conversione. Rimane sempre la possibilità di seguire la Messa anche quotidiana via radio o Tv. 

Concludo con una semplice riflessione: il clima di grande allarme sociale, d’insicurezza e d’ansia che rischia di diffondersi è anche il frutto di uno sguardo sulla vita che vorrebbe avere tutto sotto controllo, che fa fatica ad accettare la condizione umana fragile e vulnerabile e che, in fondo, ha cancellato Dio dall’orizzonte dell’esistenza. Pensavamo di poter controllare tutto, ma la realtà è più grande di noi e forse dobbiamo imparare a unire al giusto e appassionato impegno per vincere il male e le malattie, l’affidamento al vero Signore del mondo, creatore e Padre, nel gesto umile e intelligente della preghiera: “I conti sull’uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui non tornano” (Benedetto XVI). 

Invochiamo il Signore della vita per le persone coinvolte da questa infezione, stiamo vicini alle loro famiglie, evitiamo ogni forma di distanza e di sospetto nelle relazioni sociali: che questi giorni ci facciano essere più uniti e attenti, solleciti del bene di ogni fratello e sorella in umanità. 

Tutti benedico e tutti affido alla dolce Madre di Dio! 

Pavia, 23 febbraio 2020 

+ Il vostro vescovo Corrado

4 commenti:

  1. Solo per gli indigeni dell'Amazzonia il "sine Dominica non possumus" non vale...

    RispondiElimina
  2. Secondo me la situazione è grave e non si poteva fare diversamente. La domenica può essere santificata in altro modo ed un indulto era auspicabile. In Lombardia la situazione potrebbe sfuggire di mano e quindi è uno di quei casi nei quali ci si deve ricordare che la Legge è per l'uomo e non l'uomo per la Legge. Il Signore fa anche i miracoli, se necessari, ma i pochi pani e pesci che abbiamo li dobbiamo usare altrimenti è tentare Dio. Non voglio asserire nulla ma è un mio povero pensiero.

    RispondiElimina
  3. Ad essere precisi le indicazioni valide in alcune diocesi lombarde (ho in mente Milano e Lodi) sono di tenere aperte le chiese, sospendendo le celebrazioni.

    RispondiElimina
  4. S'ode a destra uno squillo di tromba,a sinistra risponde uno squillo. Prima o poi si sentirà echeggiare la frase:arrendetevi siete circondati.

    RispondiElimina