Davvero non c’è pace nelle chiese di Bergamo in questo Avvento: dopo la profanazione con i «corpi spirituali» installati nella parrocchia cittadina di Longuelo (in realtà evidenti statue di nudità femminile di cattivo gusto, di cui già abbiamo dato conto QUI), ecco che, nella vicina parrocchia di Villaggio degli Sposi, la chiesa viene allestita a mo’ di museo per una mostra di opere dello scultore bergamasco Cesare Benaglia: alberi e tronchi «che abbiamo scelto insieme, lavorati dall’artista», ci tiene a spiegare il parroco don Patrizio Moioli, già noto per aver affidato, nel mese di novembre, gli esercizi spirituali ad una pastora battista (QUI).
Apprendiamo la notizia dalle pagine dell’Eco di Bergamo, il più diffuso quotidiano locale di proprietà della Diocesi, che dedica alla profanazione della chiesa un lungo ed entusiastico articolo, in cui il Parroco racconta il cammino dell’Avvento che ha scelto per i suoi parrocchiani; ciò che subito colpisce il lettore è la totale assenza nell’intervista di qualsiasi riferimento all’elemento sacro, alla Natività, all’attesa di Nostro Signore.
«Si dà, nella Chiesa latina, il nome di Avvento al tempo destinato dalla Chiesa a preparare i fedeli alla celebrazione delle festa del Natale, anniversario della nascita di Gesù Cristo. Il mistero di questo
grande giorno meritava senza dubbio l’onore d’un preludio di preghiera e di penitenza»: così Dom Prosper Guéranger, Abate di Solesmes, iniziava il suo monumentale (ed ancora insuperato) capolavoro sull’anno liturgico. Ma questo uno e triplice «mistero della venuta di Gesù Cristo» pare passato di moda per molti sacerdoti, di fronte all’uso ed abuso del neo-pagano ecologismo integrale, testa d’ariete pronta a giustificare ogni sconcezza e profanazione dei luoghi sacri.
grande giorno meritava senza dubbio l’onore d’un preludio di preghiera e di penitenza»: così Dom Prosper Guéranger, Abate di Solesmes, iniziava il suo monumentale (ed ancora insuperato) capolavoro sull’anno liturgico. Ma questo uno e triplice «mistero della venuta di Gesù Cristo» pare passato di moda per molti sacerdoti, di fronte all’uso ed abuso del neo-pagano ecologismo integrale, testa d’ariete pronta a giustificare ogni sconcezza e profanazione dei luoghi sacri.
Ed ecco che, quindi, possiamo apprendere dalle parole dello scultore che non più edificanti immagini di santi guideranno il cammino dei parrocchiani, ma «alberi, tronchi morti, mangiati dagli insetti, di diversa lunghezza. All’ingresso della chiesa, una scultura con un buco, che guarda, o piuttosto indirizza lo sguardo su un’altra scultura: un Cristo morto sotto una cupola di plexiglas».
C’è poco da aggiungere, se non provare orrore e pregare affinché i fedeli di questa triste Parrocchia possano trovare altrove un luogo in cui celebrare (e, prima ancora, ritrovare) il «SANTO» Natale.
L.V.