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lunedì 25 luglio 2016

Mons. Gänswein "La certezza che il Papa sia una roccia nei marosi, ritenuto come l'ultima ancora, ha iniziato in effetti a vacillare"


Per i pochi che non l'hanno ancora letta, riprendiamo la traduzione dell'ultima intervista a mons. Georg Gänswein nella traduzione di Katharina Stoltz.
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La Nuova Bussola Quotidiana del 21.07.2016

Come sta papa Benedetto?Non è più Papa, ma emerito. Nel mese di aprile ha compiuto 89 anni e ha recentemente celebrato il suo 65° anniversario di sacerdozio. Per questo c'è stata una piccola cerimonia con Papa Francesco, alcuni cardinali e ospiti invitati personalmente. La testa è lucida, brillante, in ordine. Le gambe sono diventate un po’ stanche […] Un Papa emerito è una persona soggetta alle leggi naturali.
Lei è anche intermediario tra il papa in carica Francesco e Benedetto. Poco dopo l’elezione del nuovo Papa ha affermato che tra le vedute teologiche di Benedetto XVI e quelle di Francesco non entra nemmeno un foglio di carta (espressione per dire che non c’è disunione, n.d.t.). Lei ribadirebbe questa convinzione, dopo un po’ di anni?[…] Per quanto riguarda i principi base delle loro convinzioni teologiche c'è sicuramente una continuità. Naturalmente, sono anche consapevole che occasionalmente si potrebbero originare dubbi a motivo delle diverse modalità di rappresentazione e formulazione.  Ma quando un Papa vuole cambiare qualcosa nella dottrina, allora deve dirlo con chiarezza, in modo che sia vincolante. Importanti concetti dottrinali non possono essere cambiati da mezze frasi o da qualche nota a piè di pagina formulata in modo generico. La metodologia teologica ha criteri chiari a riguardo. Una legge che non è chiara in se stessa, non può obbligare. Lo stesso vale per la teologia. Le dichiarazioni magisteriali devono essere chiare, affinché siano vincolanti. Dichiarazioni che aprono a diverse interpretazioni sono rischiose.
Non è una questione di mentalità? Il Papa viene da Buenos Aires…Naturalmente, la mentalità gioca un ruolo. Papa Francesco è fortemente influenzato dalla sua esperienza come provinciale dei Gesuiti e soprattutto come arcivescovo di Buenos Aires, in un momento in cui il paese era economicamente veramente messo male. Questa metropoli è poi diventata il luogo delle sue fatiche e delle sue gioie. Già in quella grande città e mega-diocesi, si era capito che ciò di cui lui è convinto, lo fa e lo porta fino in fondo senza scrupoli. Questo vale anche adesso come Vescovo di Roma e come Papa. Che nei discorsi, rispetto ai suoi predecessori, di tanto in tanto sia un po' impreciso, e addirittura irrispettoso, si deve solo accettare. Ogni Papa ha il suo stile personale. È il suo modo di parlare, anche correndo il rischio che ciò possa dar adito ad equivoci, a volte anche a interpretazioni avventurose. Continuerà anche in futuro a non aver peli sulla lingua.
C’è una rottura all’interno dei cardinali e tra i cardinali dei vari continenti, che vedono e comprendono il Papa in modo diverso?Prima del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre si parlava di una sorta di un quadro di favorevoli e contrari a Papa Francesco. Non so chi abbia diffuso questo scenario. Io mi guarderei dal parlare di una distribuzione geografica dei pro e dei contro. È vero che in alcune questioni, per esempio, l'episcopato africano ha parlato molto chiaramente. Episcopati, cioè intere conferenze episcopali e non solo singoli vescovi. Questo in Europa e in Asia non si è verificato. Tuttavia, non credo a questa teoria della rottura. Per amore della verità, devo anche aggiungere che alcuni vescovi hanno davvero la preoccupazione che l’edificio della dottrina possa subire delle perdite a motivo di un linguaggio non cristallino.

Si ha a volte l’impressione che i cattolici conservatori, che durante il pontificato di Benedetto XVI pretendevano fedeltà al Papa dai loro confratelli e sorelle progressisti, ora, sotto Francesco, abbiano un problema a riguardo. È così?La certezza che il Papa sia una roccia nei marosi, ritenuto come l'ultima ancora, ha iniziato in effetti a vacillare. Se questa percezione corrisponda alla realtà e se riproduca correttamente l'immagine di Papa Francesco, o se sia piuttosto un’immagine dei media, non posso giudicarlo. Incertezze, a volte anche confusione e caos sono, a dire il vero, cresciuti. Papa Benedetto XVI parlava poco prima delle sue dimissioni, riguardo al Concilio Vaticano, di un autentico "Concilio dei padri" e un "Concilio dei media" piuttosto virtuale. Adesso forse si può dire una cosa simile anche di papa Francesco. C'è un divario tra la realtà dei media e quella effettiva.
D’altro canto a Francesco riesce bene a entusiasmare la gente per la Chiesa cattolica.In effetti papa Francesco riesce ad attirare l’attenzione pubblica su di sé e a legarla a sé. E ciò ben oltre i confini della Chiesa. Forse addirittura più all’esterno che all’interno della Chiesa cattolica. L’attenzione che il mondo non cattolico, anche in Germania, dà al Papa è notevolmente più grande che per i predecessori. Naturalmente ciò è legato anche al suo stile piuttosto non convenzionale e al fatto che, attraverso i suoi simpatici gesti inattesi, attira a sé i media […]
Con Francesco, c’è una svolta epocale nella Chiesa? C’è un inizio in una direzione tutta nuova?Se lei considera la sua vita spirituale, se ascolta quello che predica, che chiede e annuncia, allora può riconoscere in lui un classico gesuita della vecchia scuola ignaziana, nel miglior senso della parola. Se quest’uomo introduce una svolta epocale, lo fa per il fatto di fare affermazioni chiare, senza rispetto per il politically correct. Questo è liberante; fa bene ed è necessario […] Un vescovo, pochi mesi dopo l’elezione di papa Francesco, ha parlato di “effetto-Francesco” e, tutto impettito, ha aggiunto che adesso era di nuovo bello essere cattolici. Adesso si poteva percepire di nuovo pubblicamente uno slancio nella fede e nella Chiesa. Ma questo accade davvero? Non dovrebbe esserci una vita cattolica più viva, le Messe più frequentate, le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa aumentate, e un maggior ritorno degli uomini che hanno lasciato la Chiesa? Cosa significa “effetto-Francesco” concretamente per la vita della fede nella nostra patria [Germania, n.d.t.]? Dall’esterno non si percepisce un nuovo inizio. La mia impressione è che papa Francesco goda di grande simpatia come uomo più di tutti gli altri leader del mondo. Ma riguardo alla vita e all’identità della fede, però, questa sua simpatia non sembra avere grande influenza. I dati statistici, se non mentono, mi danno purtroppo ragione.
Un tema ricorrente è il sistema fiscale della Chiesa tedesca. Benedetto si è più volte espresso a riguardo in modo critico. Questo sistema è anche difficilmente coniugabile con la Chiesa povera che Francesco si augura. È giusto che chi non paga la Kirchensteuer (la tassa alla Chiesa, n.d.t.], per dirla alla buona, sia buttato fuori?Il tema della Kirchensteuer è un tema senza fine. Ovviamente la domanda se il sistema che adottiamo in Germania per il sostentamento della Chiesa sia la modalità giusta, è giustificata […]. Ci sono due opinioni contrastanti: alcuni dicono basta con la Kirchensteuer, altri la elevano addirittura ad un “depositum fidei”. Entrambi gli estremi non vanno bene […] Ovviamente è qualcosa di molto forte che si venga cacciati fuori se non si vuole più pagare la Kirchensteuer.
Il problema è che chi non paga la Kirchensteuer è in fondo scomunicato?Sì, questo è un serio problema. Come reagisce la Chiesa cattolica in Germania ad un’uscita dalla Chiesa? Con l’automatica esclusione dalla comunità ecclesiale, il che significa: scomunica. Ciò è eccessivo, incomprensibile. Si possono mettere in dubbio dogmi e nessuno viene cacciato fuori. Forse che il non pagamento della Kirchensteuer è un’infrazione più grave contro la fede che non le trasgressioni contro le verità di fede? L’impressione è che, finché c’è in gioco la fede, non sia così tragico, quando però entra in gioco il denaro, allora non si scherza più. La spada affilata della scomunica per un’uscita dalla Chiesa [per chi non paga la Kirchensteuer, n.d.t.] è inadatta e necessita di correzione.
Vale comunque la frase di papa Benedetto che la Chiesa debba rinunciare ai suoi beni per conservare il suo bene. Se i beni sono contrari al bene, cioè alla fede, allora c’è solo una possibilità: bisogna liberarsene. Le casse piene e le chiese vuote: questa è una forbice terribile. Non può continuare a lungo. Se le casse suonano e le panche della chiesa si svuotano sempre di più, allora si giunge prima o poi ad un’implosione. […] A che serve se una diocesi è molto ricca, ma la sua fede si insabbia a poco a poco? Siamo così tanto secolarizzati che la fede non ha più un ruolo o addirittura viene vista come una zavorra? La zavorra viene buttata quando non serve più. Non siamo più in grado di annunciare la fede in modo tale che gli uomini possano sentire che si tratta di qualcosa di grandioso, di bello e che arricchisce e approfondisce la vita?
Quando si tratta di occupare sedi vescovili vacanti in Germania viene spesso fatto il suo nome. Riesce ad immaginarsi in un tale ruolo?Si portano i favoriti nella corsa per bruciarli. Questo è il vero motivo per cui vengono menzionati: un gioco che si può indovinare. Qui ed ora ho due compiti importanti da adempiere: sono Prefetto della Casa Pontificia e Segretario del papa emerito, al quale, alla sua elezione, ho promesso fedeltà fino alla fine dei suoi giorni […]

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