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giovedì 24 novembre 2011

Vescovo di Reggio Emilia Mons. Caprioli: "Siate uniti". E consacra il nuovo altare "criticato"

da ilGiornalediReggio.it del 21.11.11, di di Andrea Zambrano

REGGIO EMILIA (21 novembre 2011) - Un forte appello all’unità e alla comunione della Chiesa, nel giorno in cui la diocesi dedica il nuovo altare della Cattedrale a conclusione dell’adeguamento liturgico. E’ il senso delle parole del vescovo Adriano Caprioli che ieri sono risuonate nel gremito Duomo tirato a lucido dopo i lavori di restauro. Ma è anche il lascito del prelato che con questa celebrazione chiude il Giubileo della Cattedrale e si appresta a congedarsi dalla comunità reggiana dopo il compimento del 75esimo anno di età. Ecco perché ieri, in Duomo, in tanti hanno ricondotto quelle parole sulla concordia attorno al nuovo altare come ad una sorta di lascito spirituale del pastore in procinto di lasciare la guida della diocesi. Messa solenne e ricca di suggestive liturgie quella di ieri. Non solo per la dedicazione dell’altare, che ha occupato la parte centrale della funzione, dopo l’omelia, con la preghiera di dedicazione, la messa a dimora delle reliquie dei santi Crisanto e Daria, l’unzione a più mani con il sacro crisma da parte di Caprioli di altri sacerdoti e vescovi e infine l’incensazione e la “vestizione” a opera delle volontarie della mensa del vescovo. Ma anche per la dedicazione e la destinazione d’uso liturgico della nuova cattedra episcopale, posta in testa alla navata centrale, sul lato destro, il porta cero pasquale, opera cilindrica affusolata di colore azzurro, dell’artista Spalletti. Ma anche la destinazione del pulpito che diventa ambone, raggiungibile da ieri da una scala marmorea di forma ellittica opera dell’artista Nagasawa, lo stesso del contestato crocifisso a forma di barca rovesciata, la cui realizzazione è stata poi accantonata dopo le proteste. Di Nagasawa è anche il supporto dell’evangelario che ricorda le ali di un aquila. Ma il centro era ovviamente l’altare, cuore della dedicazione di ieri: "Perché costruire una cattedrale?", si è chiesto Caprioli: "E’ un domandarsi dove possiamo trovare Dio. Dio è nell’alto dei cieli, ma detta così ci appare estraneo e indifferente alle vicende di noi uomini. Così il popolo ha costruito la sua casa dedicando preghiere e offerte nel tempio. Anche Gesù, vedendolo profanato, si è indignato, ma non si è fermato al tempio di pietra: ha dato risposte più profonde a questa domanda". Ecco che Caprioli ricorda come "siamo qui perché è Lui l’altare, è lui la pietra viva rifiutata dagli uomini verso la quale è orientato lo sguardo della nostra fede". Caprioli nel ringraziare quanti si sono prodigati nel restauro architettonico ha accennato anche al fatto che "a questo deve seguire il restauro spirituale" e ridare così "il vero senso di Chiesa della nostra comunità, perché la Cattedrale come chiesa delle anime è espressione di unità. Quell’unità di cui tutti abbiamo bisogno in un’ottica di mutuo rispetto e di pacificazione". Un appello che potrebbe essere un invito alla concordia, dopo i contrasti sorti nel vivace dibattito sull’adeguamento liturgico, ma che sicuramente, rappresenta l’eredità del vescovo che ha retto la diocesi per 13 anni.

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