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giovedì 10 settembre 2009

Nominati i rappresentanti vaticani nei colloqui con la FSSPX

Il blog bilingue Disputationes theologicae non cessa di stupirci per l'importanza dei suoi post: l'altro giorno, un'intervista al Maestro Bartolucci che, in qualche battuta, ha liquidato decenni di prosopopea modernistica (magnifico quando ha ricordato che i contadini del suo Mugello avrebbero saputo cantare i vespri anche se il parroco si fosse addormentato sulla banchetta...). Oggi invece ci offre un articolo dello stimato abbé Barthe, uno dei più lucidi analisti degli orientamenti ecclesiali contemporanei, il quale tra le altre cose ci informa della composizione per parte vaticana della commissione teologica incaricata dei colloqui con la Fraternità S. Pio X. Insomma: il Papa sceglie i suoi campioni e, per dirla tutta, non avrebbe potuto rendere più evidenti, e concrete, tutte le speranze e l'importanza ch'egli annette a questi colloqui: si tratta di valenti teologi le cui posizioni sono già simpatetiche, in buona parte, con quelle della FSSPX. Veramente ora sta a quest'ultima accogliere le due braccia tese del Papa: una circostanza così favorevole, è superfluo sottolinearlo, è impossibile possa nuovamente prodursi. Ma ecco un estratto dell'articolo dell'abbé Barthe: andate a questo LINK per leggerlo tutto (note comprese), come sicuramente merita.


dell'abbé Claude Barthe

Il punto di partenza di questo mio articolo - le cui riflessioni impegnano solo il sottoscritto - è la mia lettura nell’ultimo numero di «La Nef» (settembre 2009, p. 21), di un’intervista di Padre Manelli, Superiore dei Francescani dell’Immacolata, con Christophe Geoffroy e Jacques de Guillebon. Padre Manelli dichiara: “Egli (il Papa) cerca di evitare rotture, specialmente nella ricezione del Concilio Vaticano II – è la famosa “ermeneutica della riforma nella continuità”. Possono tuttavia esserci nel Concilio delle discontinuità su punti precisi, la cosa non avrebbe nulla di scandaloso, poiché quest’ultimo ha voluto essere “pastorale”, possono esservi degli “errori” che il Papa può correggere, come Mons. Gherardini ha dimostrato in uno studio che noi abbiamo pubblicato e che sarà presto tradotto in francese”.

Simili dichiarazioni, nuove non già per il loro tenore, quanto per la convinzione con la quale sono ormai formulate, sono in effetti come cristallizzate dalla “linea ermeneutica” che rappresenta Mons. Brunero Gherardini al quale “Disputationes Theologicae” ha dato largo eco. Essa rimette in auge, rinnovandola considerevolmente, quella della minoranza conciliare – minoranza di cui non si può dimenticare l’importante ruolo nell’elaborazione del testo di «transizione» o, detto in maniera più polemica, di «ambiguità» - e cioé in breve: un certo numero di passaggi del Vaticano II è suscettibile, non soltanto di precisazioni, ma anche eventualmente di future correzioni.

In maniera diversa, Mons. Nicola Bux, voce molto ascoltata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, dichiarava all’agenzia “Fides” il 29 gennaio 2009: «E' stato constatato che non vi sono differenze dottrinali sostanziali, e che il Concilio Vaticano II, i cui decreti furono firmati da Mons. Lefebvre, non poteva essere separato dalla Tradizione della Chiesa nella sua interezza. In uno spirito di comprensione, bisogna in seguito tollerare e correggere gli errori marginali. Le divergenze passate o più recenti, grazie all’azione dello Spirito Santo saranno risanate grazie alla purificazione dei cuori, alla capacità di perdono, e alla volontà di riuscire a superarle definitivamente».
[..]
Qual è il grado d’autorità di quei passaggi che presentano difficoltà nel Vaticano II?

Di Mons. Pozzo, che ha insegnato in maniera estremamente classica all’Università del Laterano, in “Le Figaro” dell’8 luglio diceva: “Il punto debole della Chiesa è la sua identità cattolica, spesso poco chiara”, e aggiungeva: “non è rinunciando alla propria identità che la Chiesa si metterà nelle migliori condizioni per dialogare con il mondo, è esattemente il contrario”, per poi concludere: “noi abbiamo bisogno di uscire da questa illusione ottimista, quasi irenica, che ha caratterizzato il post-concilio". Egli è tra l’altro uno specialista di quelle che vengono chiamate “note teologiche” (il valore normativo che si può attribuire ai testi dottrinali), in maniera tale che le discussioni non potranno evitare di occuparsi del « valore normativo » delle asserzioni discusse, del loro valore in relazione al contesto, dell’eventuale assenza dell’obbligo di fede che esse comportano.

Il Padre Charles Morerod, nuovo Segretario della Commissione teologica internazionale, che dovrebbe partecipare a queste discussioni, è un domenicano svizzero che ha fatto la propria tesi su Lutero e il Cajetano. E’ decano della facoltà di filosofia dell’Università San Tommaso d’Aquino, l’Angelico, redattore dell’edizione francese della rivista “Nova et Vetera”. Su richiesta della Congregazione della Dottrina della Fede, ha lavorato molto sulla questione dell’anglicanesimo. E’ vicino al Cardinal Cottier, gioisce della totale fiducia del Segretario di Stato, già Segretario del Sant’Uffizio e del Papa stesso. Nella sua importante bibliografia, si può citare: Tradition et unité des chrétiens. Le dogme comme condition de possibilité de l’œcuménisme; Œcuménisme et philosophie. Questions philosophiques pour renouveler le dialogue.

E’ ormai notorio che il Padre Morerod abbia partecipato coi membri della Fraternità San Pio X a delle conversazioni dottrinali che si potrebbero definire “preliminari”. In una riunione pubblica tenutasi nell’ambito del G.R.E.C. (Gruppo d’incontro tra cattolici), nei locali prossimi a Saint-Philippe-du-Roule, a Parigi il 26 febbraio 2008, nel quale dibatteva con il Padre Grégoire Célier, della Fraternità San Pio X, sul tema: « Rivedere e/o interpretare certi passaggi del Vaticano II », i due relatori erano arrivati ad un’interessante convergenza. Padre Morerod spiegava che gli sembrava: 1) che la possibilità di una ricezione del Vaticano II, « che si fondasse solidamente sullo stato del magistero anteriore », potrebbe perfettamente avere il suo posto nella Chiesa, avendo come condizione, a suo parere, che questa interpretazione non sia un rigetto del Vaticano II; 2) che poteva essere ammessa la non-confessione di certi punti del Vaticano II, con “una certa esigenza di rispetto” dell’insegnamento “ufficiale” del Vaticano II.

Alcune precisazioni interpretative dal sapore d’ “incompiuto”

Il Padre Karl Josef Becker, gesuita che dovrebbe anche lui partecipare a queste discussioni, nato nel 1928, teologo molto amato da Benedetto XVI, è stato professore esterno alla facoltà di teologia dell’Università gregoriana (ha in particolare insegnato la teologia sacramentale e scritto sulla giustificazione e l’ecclesiologia). Ha pubblicato un articolo comparso ne «L’Osservatore Romano» del 5 dicembre 2006, nel quale tutti hanno visto un’applicazione del discorso del Papa del dicembre 2005 e che menzionerò più avanti. Egli difendeva la tesi che il “subsistit in” di Lumen Gentium 8 (la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica) non vuol dire altro che il tradizionale: est (la Chiesa di Cristo è puramente e semplicemente la Chiesa Cattolica). E addirittura, secondo la rilettura molto volontarista del padre Becker, il “subsistit in” sarebbe destinato a rinforzare l’est, da cui risulterebbe, secondo la sua valutazione, e prendendo di mira la parte dell’ecumenismo conciliare che è più difficile da mettere in accordo con la dottrina tradizionale, che l’ecclesialità parziale delle chiese separate non è sostenibile.

Fernando Ocáriz, il terzo teologo che dovrebbe ugualmente far parte dell’equipe di Pozzo per partecipare ai dibattiti teologici, è nato nel 1944, vicario generale dell’Opus Dei, ha insegnato alla Pontificia Università della Santa Croce, è l’autore di numerosissime pubblicazioni. La sua designazione è da attribuire certamente al suo interesse per la questione dell’interpretazione omogenea della dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae, a proposito del punto più sensibile –l’apparente sostituzione della teologia della tolleranza con quella della libertà in materia di "diritto pubblico della Chiesa" – sul quale ha lui stesso scritto. Si può tra l’altro senza grandi rischi affermare che c'è del suo nella formulazione, che si può definire “di transazione”, sulla libertà religiosa nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

Quanto al Padre Charles Morerod, approfittando della parte importante che ha assunto nei lavori dell’Anglican-Roman Catholic International Commission (ARCIC), ha dimostrato nel suo Œcuménisme et philosophie. Questions philosophiques pour renouveler le dialogue, che un dialogo ecumenico serio avrebbe dovuto essere integrato da chiarimenti sui presupposti filosofici delle posizioni teologiche dei cristiani separati, presupposti che possono largamente spiegare la loro incomprensione dei dogmi della Chiesa. Ma è soprattutto il suo Tradition et unité des chrétiens. Le dogme comme condition de possibilité de l’œcuménisme, che merita una particolare attenzione per l’argomento che ci interessa. Quest’opera rappresenta uno sforzo considerevole d’interpretazione tradizionale dell’ecumenismo portata a un grado elevatissimo d’acume e di agilità, perché non mira nientemeno che a dimostrare come il dogma cattolico in generale e quello dell’infallibilità pontificia in particolare sono… i motori più efficaci dell’ecumenismo. Dimostrazione paradossale (paradossale nella misura in cui si sostiene comunemente, per gioirne o per lamentarsene, che l’ecumenismo cerca d’attenuare i lati spigolosi del dogma cattolico). Ora il paradosso si raddoppia quando la pia interpretatio del saggio domenicano fa una lettura tomista di un punto di vista spesso criticato nel testo conciliare, la « gerarchia delle verità ». Secondo lui, se si accorda ai separati che, dalle due parti, c’è stata cattiva comprensione delle posizioni rispettive, bisognerà pronunciare alla fine una formula obbligatoria per tutti - altrimenti detto, un dogma - che manifesti che ormai ci si capisce perfettamente e che ci si accorda univocamente nell’esprimere la fede degli Apostoli. Riguardo il decreto conciliare sull’ecumenismo al n. 11 § 3, ricorda che la Tradizione cattolica, specie ricorrendo a San Tommaso, ha sempre affermato che il rifiuto di credere in un qualsivoglia articolo di fede porta a rifiutare l’autorità di Dio da cui dipende la fede, e annichila di fatto il motivo di credere e quindi polverizza la fede. Tuttavia, come espone anche San Tommaso, l’insieme delle verità da credere si organizza secondo un certo ordine, che non sopprime in nessun modo l’importanza di ogni articolo. Il Padre Morerod spiega, che così intesa, la “gerarchia di verità” non è in fondo niente altro che un metodo di catechesi elementare per spiegare, per esempio, la Maternità divina a partire dall’Incarnazione, un modo pedagogico di portare alla fede cattolica coloro che se ne sono allontanati.
[..]


Leggete anche il resto dell'articolo, ne vale davvero la pena.

20 commenti:

  1. ...secondo la rilettura molto volontarista del padre Becker, il “subsistit in” sarebbe destinato a rinforzare l’est, da cui risulterebbe, secondo la sua valutazione, e prendendo di mira la parte dell’ecumenismo conciliare che è più difficile da mettere in accordo con la dottrina tradizionale,
    che l’ecclesialità parziale delle chiese separate non è sostenibile.
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    Ammesso che questa (mi si perdoni)
    "arrampicata sugli specchi" abbia successo, chi seguirà padre Becker in questa sua affermazione conclusiva, che certamente farebbe dire a tanti fedeli, sollevati dopo 40 anni di confusione ecumenista:

    - Ma allora che cosa ci hanno raccontato finora, a proposito del 'cristiano anonimo' e dei fratelli separati?
    Guarda caso, tante persone, che usavano il comune buon senso, potevano sentire un certo suono di eufemismo illusorio nella qualifica di 'parzialmente ecclesiali', un po' come quella di 'diversabile' che si vuole applicare oggi a chi oggettivamente è affetto da un handicap, da una carenza di facoltà indispensabili a una vita normale, che si finge di non vedere (per rincuorare chi ne è afflitto), sottolineando -a compensazione- le altre capacità presenti...

    Quella non-sostenibilità a cui mira padre Becker sarebbe forse il segnale di un dietro-front?

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  2. Anche mons. Gherardini sostiene, non senza esporre i suoi ragionamenti in numerose pagine(!), che il "subsistit in" è più dell' "est".

    Se è così mi pare che il problema sia risolto e si debba iniziare a instillare nella Chiesa una simile correzione rispetto ai 40 anni in cui il subsistit in è stato interpretato come contrapposto all' est.

    Detto questo mi domando: non è che riguardo a questi colloqui sia meglio tacere fino a quando non saranno conclusi?
    Io penso di si, e per quanto mi riguarda sull'argomento entro in un "silenzio stampa" dal quale uscirò se e quando i colloqui saranno iniziati e conclusi.


    Antonello

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  3. la CHIESA e' talmente ridotta in malarnese , che i
    ,
    tempi dei giochini , credo , siano definitivamente

    tramontati , si spera !!!

    aspettiamo e confidiamo SOLO nelle SPIRITO SANTO .

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  4. L'espressione "subsistit in" e' palesemente equivoca per il mero fatto storico d' aver occasionato tutta,completissima, un 'iride di interpretazioni.E' l'esempio piu' evidente del paralogismo e del circiterismo che affliggono molti testi conciliari,causa prima -non per mia interpretazione,ma per mera constatazione empirica- dell'oceanico sfascio della Chiesa Cattolica.Il vatdue si pone come un unicum in tutta la Storia della Chiesa,i Concili Generali avendo avuto sempre la funzione di chiudere,giammai di aprire al dubbio.Il vatdue(poco o nulla rileva che cio' non SAREBBE POTUTO O DOVUTO avvenire,per la semplicissima constatazione che E',di gia',AVVENUTO)non solo ha diluito in dubbio tantissime definizioni di fede definita,ma ha instituito il DUBBIO a supremo strumento ermeneutico di tutto.Meditiamo sul fatto(che sia un abominio non sono io a dirlo,ma e' il fatto stesso a postularlo,per essentia rei)!Eugenio

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  5. Consideriamo anche,cari Signori,se tutta l'energia che si snerva ed il tempo che si spreca a ritesser da decenni questa eternata ed autoeternante tela omerica del Concilio,fosse stata invece devoluta a missionar gli increduli,a consolar gli afflitti,a soccorrere i miseri,ed a cantare acconciamente le lodi all'Altissimo.Cosa risponderemo al Re di tremenda maesta'?Tremens factus sum ego et timeo.Eugenio

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  6. Chiedo venia per la costruzione a senso:fossero stati devoluti!E.

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  7. "Detto questo mi domando: non è che riguardo a questi colloqui sia meglio tacere fino a quando non saranno conclusi?
    Io penso di si, e per quanto mi riguarda sull'argomento entro in un "silenzio stampa" dal quale uscirò se e quando i colloqui saranno iniziati e conclusi."

    Condivido la domanda e la risposta di Antonello.
    Tanto male hanno già fatto certe anticipazioni che purtroppo non mancheranno anche in questo caso.
    Tanti sono coloro che non vogliono questa riunione, tanti sono i nemici in agguato.
    Me ne sono resa conto anche sul blog di Tornielli, quanta agressività, quanto astio contro la FSSPX.
    Conosco Padre Morerod, non personalmente, ma per le sue qualità che apprezzo e conosco il suo percorso, sapevo che aveva già avuto contatti preliminari con la Fraternità, non è stato scelto a caso dal Papa...ebbene il solo fatto di averlo scritto da Tornielli mi ha valuto reazioni quasi incendiarie di certi blogger.
    Allora lasciamoli lavorare e accompagniamoli con le nostre preghiere.

    Luisa

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  8. Andrà tutto bene.
    Convinzione di un vecchio frate pieno di acciacchi ma ricco di fede, in Dio.
    La Mammina nostra farà il resto. Era una frase che spesso sentivo dire dalle labbra di San Pio da Pietrelcina.
    Andrà tutto bene.

    fr Guglielmo

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  9. quando si dice "la modestia"

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  10. ma una commissione che va a colloquio con il resto della chiesa che deraglia? si fanno commissioni per parlare con chi è rimasto cattolico e si lascian fare i vari vescovi chitarristi e i vari 41 don deliranti....mah

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  11. "gioisce della totale fiducia del Segretario di Stato..."

    Dài, "gode della totale..."

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  12. "mi ha valuto reazioni..."

    "mi è valso...", dài.

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  13. Frate Guglielmo, il suo ottimismo è un cardiotonico. Grazie!

    Sullo

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  14. “He who lies down with Roman dogs gets up with purple fleas” (“Chi si corica con i cani romani si alza con le pulci viola”)(Williamson)
    Per una volta anche Antonello ha ragione: meglio tacere.

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  15. L'odio degli albionici per gli italiani è scontato, oltre che noioso. Per rendersene conto basta dare un'occhiata alla stampa anglosassone di oggi, di ieri e di sempre. Bisogna capirli: la natura con loro è stata sotto ogni riguardo poco generosa, per cui la loro invidia e il loro astio sono in larga misura comprensibili. Vale anche per il figlio di Guglielmo.

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  16. Non sono talmente dotto da poter intavolare una discussione ad alto livello ma penso che nel Vangelo dobbiamo trovare le risposte. Sta scritto infatti:" il vostro parlare sia si si no no , ciò che è in più viene dal demonio Mt 5.37" . Questo per quanto riguarda le ambiguità dei testi conciliari. Poi la Parabola del figliol prodigo che ci insegna che deve essere chi sbagkia a ritornare alla casa del padre e chiedere perdono e non viceversa. Peter

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  17. Ho fiducia e prego, ora non c'è altro che pregare, offrire rosari, mortificazioni, penitenze per questa nobilissima causa. Che la Vergine Immacolata che ha sconfitto tutte le eresie ci aiuti, aiuti i membri della commissione, nelle sue due parti, a lasciarsi guidare dall'umiltà e dall'amore, per me l'unità già c'è c'è solo bisogno di esplicitarla meglio.
    don Bernardo
    invito tutti a pregare

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  18. Precisazione:
    quando ho parlato di Vergine Santa che ha sconfitto tutte le eresie mi riferivo naturalmente alla eresia neomodernista essendo la dottrina della Fraternità essenzialmente cattolica...

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  19. Bizzarrisima situazione,degna della migliore"comedie des erreurs":da un lato una sparuta schiera di chierici in talare,pur reduci da una remissione di scomunica,a chieder ragioni di ortodossia ad altri chierici imbarazzati a dimostrare(per quale via?quella di Ratzinger?di Brunero? di Pincopallo?)che si', malintesi ci possono essere stati,anzi ci son stati senz'altro,nondimeno,a ben vedere,le dichiarazioni,se lette alla luce di un'interpretazione che ponga in evidenza taluni aspetti sottaciuti,invero,ma peraltro dati da taluno per scontati.............Brutt'affare!Non so proprio cosa augurarmi:tifare per la riuscita PRO BONO ECCLESIAE o tifare per la non riuscita PRO BONO FIDEI.Ahiahiahi,mille volte ahi!Quando Chiesa e Fede si pongon ai corni del dilemma non c'e' che da esclamare:CONSUMMATUM EST!Amen.Eugenio

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