Il 26 settembre prossimo il Vescovo di Fréjus-Tolone (Francia), mons. Rey, conferirà col rito romano classico il Sacramento dell'Ordine presbiterale a due futuri sacerdoti, che hanno studiato nel seminario diocesano. Nella foto in alto, il vescovo è circondato appunto dai due ordinandi, attualmente diaconi.
La notizia è molto importante perché si tratta della prima volta (negli ultimi 40 anni) in cui un seminario diocesano "sforna" sacerdoti destinati in via esclusiva, o comunque assolutamente prevalente, alla celebrazione in forma straordinaria; tanto vero che anche il rito dell'ordinazione si svolgerà col rito di sempre.
Non solo: mentre uno degli ordinandi (Eloi Gillet) fa parte della Società dei Missionari della Divine Misericordia, l'altro (Marc de Saint-Sernin) resterà incardinato in diocesi e svolgerà il suo ministero in loco, presumibilmente nella parrocchia personale di S. Francesco di Paola, dedicata appunto ai fedeli che amano la forma straordinaria del rito: la prima parrocchia personale 'tridentina' costituita in Europa, fin dal 2005 prima ancora del motu proprio (provvido esempio che ha avuto ben pochi imitatori: in Europa ci risultano solo due altri casi, Trinità dei Pellegrini a Roma e la Croix Glorieuse a Strasburgo).
Il seminario diocesano di Tolone si caratterizza per il fatto di ospitare studenti sia votati alla forma ordinaria del rito, sia a quella straordinaria. E' un caso finora unico in Francia (e probabilmente in Europa), anche se dal prossimo anno scolastico anche la diocesi di Avignone seguirà in parte l'esempio.
Non è dunque un caso se la relativamente piccola diocesi di Tolone conta, da sola, circa un decimo di tutti i seminaristi di tutta la Francia: ne ha perfino più di Parigi, con i suoi milioni d'abitanti.
Fonte: Eglise catholique du Var
Quella che dovrebbe essere la regola, la dobbiamo registrare come felice eccezione! non dovrebbe essere così per tutti i seminari?
RispondiEliminaAlmeno questo era il desiderio, purtroppo non 'ordine' del Papa, a suo tempo espresso da mons, Castrillon Hoyos.
Anzi, sarebbe ancor più logico che TUTTI i sacerdoti conoscessero e fossero in grado di celebrare entrambe le forme del rito romano
Benedetto XVI ha una volta ancora ieri, durante l`udienza generale pronunciato parole forti sul sacerdozio, sui sacerdoti.
RispondiEliminaLo ha fatto partendo dall`epoca di san Eudes, per arrivare a noi e con la sua abituale finezza e intelligenza.
Il Papa ha detto:
"Il Concilio di Trento, nel 1563, aveva emanato norme per l'erezione dei seminari diocesani e per la formazione dei sacerdoti, in quanto il Concilio era ben consapevole che tutta la crisi della riforma era anche condizionata da un'insufficiente formazione dei sacerdoti, che non erano preparati per il sacerdozio in modo giusto, intellettualmente e spiritualmente, nel cuore e nell'anima."
"Mosso dalla lucida consapevolezza del grave bisogno di aiuto spirituale, in cui versavano le anime proprio a causa anche dell’inadeguatezza di gran parte del clero, il santo, che era un parroco, istituì una Congregazione dedita in maniera specifica alla formazione dei sacerdoti.
In quel tempo di crudeltà, di perdita di interiorità, egli si rivolse al cuore, per dire al cuore una parola dei Salmi molto ben interpretata da sant'Agostino. Voleva richiamare le persone, gli uomini e soprattutto i futuri sacerdoti al cuore, mostrando il cuore sacerdotale di Cristo e il cuore materno di Maria. Di questo amore del cuore di Cristo e di Maria ogni sacerdote deve essere testimone e apostolo.
E qui arriviamo al nostro tempo.
Papa Giovanni Paolo II, dopo il Sinodo del 1990, ha emanato l’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis nella quale riprende e aggiorna le norme del Concilio di Trento e sottolinea soprattutto la necessaria continuità tra il momento iniziale e quello permanente della formazione; questo per lui, per noi è un vero punto di partenza per un’autentica riforma della vita e dell’apostolato dei sacerdoti, ed è anche il punto nodale affinché la "nuova evangelizzazione" non sia semplicemente solo uno slogan attraente, ma si traduca in realtà.
http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/24232.php?index=24232&lang=it
In ogni caso la notizia è molto positiva, se il caso non sarà -come speriamo- un "masso erratico", perché dimostra la volontà di procedere nella diffusione del VO
RispondiEliminaLe parole del Papa citate da Luisa dimostrano la grande consapevolezza del male e, insieme alla diagnosi, c'è l'indicazione dei rimedi. Che il Signore renda aperti i cuori e le menti di chi ha respoinsabilità.
continuiamo a pregare
c'è anche una parrocchia straordinaria a Bordeaux
RispondiEliminaHo conosciuto, pochi giorni fa, personalmente il vescovo di Tolone SER Mons. Dominique Marie Jean Rey con il quale ho avuto il piacere di conversare a lungo.
RispondiEliminaSe la Redazione me lo permette vorrei prendere spunto dalla notizia ordierna per fare alcune considerazioni .
Ora me ne vado al mare...
Buona giornata.
Andrea Carradori
I santi sono la vera interpretazione della Sacra Scrittura. I santi hanno verificato, nell'esperienza della vita, la verità del Vangelo; così ci introducono nel conoscere e capire il Vangelo.
RispondiEliminaaltra 'perla' del Papa nella catechesi del 19 scorso.
Altro che irrisione dei Santi e interpretazione 'fai da te' della Scrittura dei falsi profeti di oggi, con i "loro" sacerdoti formati nei "loro" seminari e sottoposti alle "loro" prassi e insegnamenti!
E' molto significativo che il Papa continui ad indicare ai sacerdoti come 'modelli' Santi come il Curato d'Ars e Giovanni Eudes, che i cristiani 'adulti' di oggi attribuirebbero ad un cattolicesimo superato.
Invece questi sacerdoti incarnano il sacerdozio autentico. E riflettiamo come il Papa ricorda anche di Eudes:
Voleva richiamare le persone, gli uomini e soprattutto i futuri sacerdoti al cuore, mostrando il cuore sacerdotale di Cristo e il cuore materno di Maria. Di questo amore del cuore di Cristo e di Maria ogni sacerdote deve essere testimone e apostolo.
Finalmente un richiamo forte al "cuore" del sacerdozio, al Signore e alla Sua e nostra Madre e non soltanto (anche se poi vanno considerati) ai tanti altri aspetti della necessaria "formazione permanente"
E ancora e fondamentale:
Le fondamenta poste nella formazione seminaristica, costituiscono quell’insostituibile "humus spirituale" nel quale "imparare Cristo", lasciandosi progressivamente configurare a Lui, unico Sommo Sacerdote e Buon Pastore. Il tempo del Seminario va visto pertanto come l’attualizzazione del momento in cui il Signore Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli e prima di mandarli a predicare, chiede loro di stare con Lui (cfr.Mc 3,14).
Chi, oggi, parla di più di 'Configurazione' a Cristo?
... e prima di qualunque altra cosa il Signore chiede a loro (e anche a noi) di stare con Lui!
RispondiEliminaSe la pastorale non è frutto della preghiera e dell'Adorazione, non diventiamo portatori del Signore e allora l'Evangelizzazione rischia di diventare slogan, come ricorda il Papa!
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaSempre dalla Germania, ci sarà ancora qualcosa che mi sorprenderà leggendo notizie dalla Germania?
RispondiEliminaEcco come è stato recepito l`anno sacerdotale nella patria di Benedetto XVI :
http://wxre.splinder.com/post/21015710/rottamare+il+curato+d%27ars%3F
http://wxre.splinder.com/post/21108870/pastori+tedeschi
Eh...già:
RispondiEliminaincredibile, parossistica, la mistificazione di cui sono capaci, su quel sito linkato da Luisa, di dire
una liturgia fino ad allora “prete-centrica”.,
bollando con questo epiteto sprezzante e falsificatore quella che era in realtà una liturgia
CRISTO-centrica!
Una curiosità....
RispondiEliminaqual manipolo che in antico era un asciugatoio trasformato poi in inutile paramento necessità ad oggi una nuova alzata di camice per prendere il fazzoletto da mettere sul braccio opposto perchè ormai l'altro è sclerotizzato da quel coso inuitile; mi chiedo: sicuramente apparirà un nuovo manipolo? :))
integro:
RispondiElimina...di cui sono capaci, ovviamente, i commentatori progressisti tedeschi, pronti a rimasticare la lettera del Papa, la sua devota rievocazione del S. Curato d'Ars, nell'offrirlo come modello sacerdotale, e tutto il suo nuovo indirizzo pastorale, pronti sempre ad apporgli il bollo infamante di "antimodernismo ottocentesco"!
qual manipolo che in antico era un asciugatoio trasformato poi in inutile paramento
RispondiEliminapuò essere considerato "inutile paramento" un SIMBOLO SACERDOTALE mutuato dall'orizzonte dei sacrifici cruenti sia ebraici che pagani?
Non sembra un richiamo FORTE al SACRIFICIO CRUENTO dell'unico Sacerdote, Vittima, Altare, Sacrificio, che Egli insieme al Suo Sacerdote e alla Sua Chiesa ri-presenta, oggi incruento, al Padre, in ogni celebrazione?
E' uno dei tanti 'segni' da custodire con venerazione, trasmettendone il significato, cosa alla quale dovrebbe essere deputato in primis lei che è un sacerdote
Strano che gli amanti dell'"archeologismo liturgico" alla fine considerino "archeologismi" superati solo quelli che a loro purtroppo non dicono più nulla
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminao mic, serviva perasciugarsi il sudore.
RispondiEliminaAdesso, visto che siamo ad agosto con che si asciugano? Non mitizziamo e non confondiamo le cose serie, vedi mistero eucaristico, con un pezzo di stoffa, pur preziosa, trasformato in puro ornamento.
accetto l'appellattivo di amante dell'archeologismo, purchè questa disciplina la si fa partire dall'antico "vero" e non dal 1563. La chiesa è nata prima, molto prima quando Pio V ancora non ci stava nemmeno nel pensiero del suo trisavolo
RispondiEliminamio caro Vittorio se sono ignorante è colpa anche dei prof, oltre che mia, certo farmi dare dell'ignorante per aver definito inutile e ridicolo paramento il manipolo è decisamente riduttivo anche perchè nella Liturgia e nella Teologia ci sono cose decisamente più serie.
RispondiEliminaCmq è la sua opinione, mi interessa meno di nulla, continui a fare statistiche!!
il manipolo è il simbolo che rappresenta nella sua essenza il sacrificio cruento , con origini giudaico e pagane , anzi per essere piu' precisi era il fazzoletto tenuto in mano dal chi facendolo cadere a terra dava il segnale della partenza per le corse delle bighe presso l' antica roma .
RispondiEliminala corsa delle bighe non era un passatempo ne uno sport presso gli antichi romani ma aveva un carattere sacro , sacrificale . la coda del cavallo vincitore sacrificato , veniva portata e doveva arrivare ancora sanguinante presso l' altare del dio marte .......
giusto per restare al copia e incolla:
RispondiEliminaÈ consegnato durante la cerimonia di ordinazione suddiaconale e derivava da un fazzoletto (mappula) che veniva portato dai romani annodato al braccio sinistro. Poiché si suppone che la mappula, in origine, fosse utilizzata per detergere il viso da lacrime e sudore, gli allegoristi videro nel manipolo il simbolo delle fatiche del Sacerdozio e questa interpretazione fu recepita nelle preghiere per la vestizione, che, Ad Manipulum, recitano:
Merear, Domine, portare manipulum fletus et doloris: ut cum exultatione recipiam mercedem laboris.
Veniva in seguito mantenuto in tutti gli altri gradi del Sacramento dell'Ordine (diaconato, presbiterato, episcopato).
Il vescovo entrando in chiesa non indossa il manipolo, che è in sua vece portato dal cerimoniere. Il celebrante indossa il manipolo solo dopo le prime preghiere ai piedi dell'altare. Questo veniva fatto risalire al fatto che il cerimoniere anticamente organizzava la complessa processione d'ingresso utilizzando il manipolo come segno di comando o addirittura come "starter".
Lascia stare il sacrificio di Cristo che è na cosa seria, molto seria
poco mi importa delle sue opinioni o apprezzamenti verso di me che sono meno di niente e che nulla possono nel farmi cambiare i miei sani e fermi principi di una fede semplice e vera ,
RispondiEliminase faccio ancora il segno della CROCE e posso dirmi CATTOLICO DI SEMPRE , NON devo certo ringraziare ne lei , ne chi la pensa come lei .........
veramente le opinioni verso di me le hai espresse tu, mi hai dato del ciabattone, ignorante ecc. ecc.
RispondiEliminaHo solo detto che le tue opinioni mi interessano meno del giusto.
Magari, visto che sei così osservante, e io sono in Sacris, porta rispetto verso di me e non cerso un pezzo di stoffa, se veramente credi, ma ho forti dubbi!!
don marco
RispondiEliminanon sono un idolatra sia ben chiaro .
quello che fa parte del sacrificio non è ne stoffa ne oro ne argento ,
questo lo vede lei con i suoi occhi ,
è semplicemente e solo glorificare il SIGNORE ed avere timore e amore per LUI . cosa che il suo parlare NON mi da da intendere ....
vabbè. Buon appetito!!!!!!!
RispondiEliminaaltrettanto ..... e buona giornata .........
RispondiEliminapace e bene ........ vittorio
Grazie per la lezione, Don Marco.
RispondiEliminaMi erano note tutte le cose che ha detto. Addirittura, la mappula, in epoca romana, era usata anche per designare l'inizio e la fine dei giochi del circo, appunto... se lei fa riferimento all'inizio e al termine della cerimonia
Ma la mia "fonte" è il sacerdote di Santa Romana Chiesa, celebrante il VO, dalla cui tradizione orale ho ricevuto questo insegnamento, avvalorato dalla preghiera da lei riportata Merear, Domine, portare manipulum fletus et doloris: ut cum exultatione recipiam mercedem laboris
e, nei miei studi sull'ebraismo, ho incontrato immagini sacerdotali ebraiche, con l'asciugamano avvolto al braccio sinistro che hanno avvalorato l'interpretazione che conoscevo.
Quanto al fatto che il Sacrificio di Cristo sia una cosa seria, perché ricordarlo in questo contesto? Non è forse serio usare e custodire simboli millenari che 'introducono' ad una più profonda comprensione di ciò che ACCADE durante il rito?
Perché deve essere 'serio' solo quanto è filtrato attraverso le vostre interpretazioni, che per voler essere semplificatorie alla fine possono anche diventare semplicistiche e depauperative?
Non parlo per lei don Marco, ma degli effetti sui fedeli (e anche sui sacerdoti) dell'abolizione di 'segni' e 'gesti' -a prescindere dal manipolo- non sono tanto importanti per se stessi, quanto per i significati che veicolano, la cui disattenzione divenuta disaffezione comporta impoverimento e non semplicità e sobrietà che, prescindono da essi e sono legate allo spirito autentico con cui vengono usati
La mutilazione dei segni, dei simboli è preludio e conseguenza delle devastazioni liturgiche.
RispondiEliminaLa preghiera della vestizione richiama il fletus, il dolore di Cristo che il sacerdote fa suoi.
Purtroppo il razionalismo tutto inaridisce.
Perché celebrar col camice bianco? Perché indossar l'amitto? perché la casula o la pianeta? perché la stola? ecc.
Mandiamo il prete all'altare in bermuda: la messa è valida lo stesso.
accetto l'appellattivo di amante dell'archeologismo, purchè questa disciplina la si fa partire dall'antico "vero" e non dal 1563. La chiesa è nata prima, molto prima quando Pio V ancora non ci stava nemmeno nel pensiero del suo trisavolo
RispondiEliminadon Marco se è per questo anch'io sono amante dell'archeologia e di tutto quanto -anche risalendo alle origini della nostra Fede- può aiutare a scoprirne tesori forse sepolti o diluiti nel tempo.
Ma purtroppo, nell'ultimo quarantennio, abbiamo visto applicato quello che già Pio XII, intuendo che non era autentico amore per le origini, ma pretestuosa ansia riformatrice, nella Mediator Dei chiamava "insano argheologismo (non archeologia) litugico. Ed è a questo che mi riferivo, notando un incongruente "archeologismo" selettivo di stampo ideologico.
Da riflettere bene che questo archeologismo che ha dato la stura a tante 'novazioni' (notare il paradosso) ha quasi completamente cancellato la Tradizione sedimentata nel corso di secoli per effetto di una fede VIVA. Semmai quel che dobbiamo proporci innanzittutto è:
-cerchiamo di CONOSCERE (possibilmente in senso biblico) la nostra vera Tradizione cattolica approfondendone segni e significati
-solo dopo questa umile e nutriente ricerca -non un laico qualunque o liturgisti improvvisati, ma chi ha il carìsma Magisteriale illuminato da provata Fede- possono introdurre cambiamenti che rispecchino la fede comune approfondita e vissuta, ma in alcuni dettagli e non nell'impianto del rito, che ci viene dalla Fede Apostolica.
O mette in dubbio anche questo, Don Marco?
Reverendo don Marco,
RispondiEliminaCi tengo a precisare che io sono un Cattolico "normale" che va alla S. Messa in Italiano eccetera..
La domanda che volevo porle, senza volerle mancare di rispetto, è: se ai "tradizionalisti" fa "star meglio" l'uso anche di Manipoli&Co. qual'è il problema?
Mi sembra di capire che lei sia contrario all'uso di quel paramento (che comunque hanno usato anche Papi & Santi), ma non capisco bene il motivo.
Se lei volesse essere cosi cortese da spiegarmelo le sarei grato.
Per gli altri: e se un Sacerdote non vuole usare il Manipolo, perché è cosi grave? Attualmente non lo usa nemmeno più il Papa, che io sappia.
M.
Vi voglio postare queste frasi al limite dell'offensivo contenute nel sito di p. Augé (http://liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-34730188.html):
RispondiElimina---
Ciò che oggi ostacola la realizzazione di una siffatta partecipazione alla liturgia è, tra l’altro, il riemergere insistente dell’individualismo, da una parte, e/o di un nuovo clericalismo dall’altra parte. Dal versante della comunità cristiana l’individualismo assume i lineamenti di un’assemblea ridotta a massa amorfa, che riduce a stereotipi i comportamenti simbolici e linguistici, incapace di comprendere la dinamica della pluralità dei ministeri e dei compiti nel contesto celebrativo. L’individualismo può portare a considerare la liturgia della Chiesa come la cornice sacrale all’interno della quale esprimere le proprie devozioni. L’individualismo, poi, non è altro che il rovescio della medaglia rappresentato dal clericalismo. Si potrebbe ben dire che una lettura condotta in modo esclusivo nella direzione della sacralità legata alle persone, ai luoghi e agli oggetti, fino a ritenere essi stessi più in funzione del sacro e meno in funzione della santificazione del popolo di Dio, rende, da un lato, i ministri della Chiesa simili allo “stregone del villaggio” e, dall’altro, riduce l’assemblea dei fedeli a spettatrice anonima e passiva.
D’altra parte, il sospetto freudiano, secondo cui le religioni non sarebbero altro che nevrosi collettive coercitive, dovrebbe essere preso in considerazione. La religiosità decaduta ha il carattere di un’azione forzata che si estrinseca nel compimento “religioso” come un “rito”. Questo, però, nell’economia psichica di un essere umano, ha un senso ambiguo, simile a quello della routine nel fenomeno del quotidiano. La ritualizzazione, se si pone in modo assoluto, è un segno di religiosità decaduta.
---
"Una curiosità....
RispondiEliminaqual manipolo che in antico era un asciugatoio trasformato poi in inutile paramento necessità ad oggi una nuova alzata di camice per prendere il fazzoletto da mettere sul braccio opposto perchè ormai l'altro è sclerotizzato da quel coso inuitile; mi chiedo: sicuramente apparirà un nuovo manipolo?"
Scusi reverendo, ma Lei in quale seminario ha studiato per fare un uso così barbarico della lingua italiana?
Non solo la teologia, ma anche la sintassi bisogna reinsegnargli ai preti moderni!
Lasciando da parte le vacue provocazioni di don Marco, e tornando ai seminari diocesani che preparano i sacerdoti per il Rito Antico, francamente resto un po' perplesso.
RispondiEliminaQuale tipo di teologia s'insegna a questi giovani seminaristi?
Insomma, non basta celebrar il rito antico, ma ci si deve chiedere: qual è il retroterra culturale, filosofico-teologico?
"Lascia stare il sacrificio di Cristo che è na cosa seria, molto seria."
RispondiEliminaVero e perciò non va confuso con la "sacra sinassi."
Illustre e caro Professor Pastorelli,in una (inutile)diatriba del recente passato,concernente l'abolizione ob rationem ma non ob traditionem,di alcuni "capi" di sacro decoro,Ella fu ancora piu' efficace:(cito a braccio)"ed allora aboliamo pure il piviale,visto che nacque in principio per riparare il sacerdote dalla pioggia(pluvialis)!"Come vede ci ricordiamo tutti i Suoi interventi,pero' Lei non perda colpi!Un cordialissimo saluto.Eugenio
RispondiEliminaNon fo una raccolta dei miei interventi estemporanei sul blog.
RispondiEliminaPenso, però, di non smentirmi. A volte si può esser più rapidi, a volte un po' più incisivi, ma la sostanza è la medesima: lotta al razionalismo dissacrante.
Per don Marco a proposito del manipolo.
RispondiEliminaCaro don Marco sinceramente mi rattrista il tuo parlare da cui mi sembra trasudi un senso di fastidio per la liturgia tradizionale.
Per fortuna in altri interventi prima di me ti è stato ampiamente risposto. A me resta solo constatare con amarezza sincera che ci sia un prete come te don Marco che offendi e metti in ridicolo tutti quelli che non la pensano come te. Questo è veramente triste per un sacerdote che dovrebbe essere guidato dalla carità er dalla larghezza di cuore.
Credimi mi dispiace per te, forse avrai tempo per meditare e rettificare il tuo comportamento, non ti si chiede di cambiare idea, ma semplicemente di rispettare chi in ossequio ad una millenaria tradizione usa il manipolo.
don Bernardo.
Il razionalismo dissacrante,ma anche il cieco fideismo,sono la Scilla e Cariddi del Cattolicesimo,tale quale mirabilmente delineato,in modo perfetto e definitivo(lo si spera ancora), nella Dei Filius del Vaticano PRIMO(non ho mai compreso perche' di quel gran Concilio si nomini sempre e solo la Pastor Aeternus).E.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMi sembra di capire che lei sia contrario all'uso di quel paramento (che comunque hanno usato anche Papi & Santi), ma non capisco bene il motivo.
RispondiEliminaSe lei volesse essere cosi cortese da spiegarmelo le sarei grato.
lo ha detto chiaramente: lo considra un "inutile pezzo di stoffa"
Per gli altri: e se un Sacerdote non vuole usare il Manipolo, perché è cosi grave? Attualmente non lo usa nemmeno più il Papa, che io sappia.
non è grave perché l'ordinamento nuovo lo ha abolito.
Naturalmente chi celebra nel VO lo usa perché in quel contesto è un "paramento liturgico" che ha il suo significato, che abbiamo spiegato.
Comunque, se ci siamo soffermati sul manipolo è solo per l'ironia con cui vi aveva accennnato don Marco, che è in sacris, ma evidentemente delle cose sacre rispetta solo quelle che vanno a genio a lui e ai suoi 'maestri'
Insomma, non basta celebrar il rito antico, ma ci si deve chiedere: qual è il retroterra culturale, filosofico-teologico?
RispondiEliminaTROPPO importante! da non trascurare
...come raccontavo altrove m'è capitato di frequentare dei provincialissimi mercatini dell'"antiquariato" e ho notato con dolore come accanto a tante cianfrusaglie siano finiti borse, stole e manipoli di pregevole fattura (e ancora croci da tabernacolo, ex voto e così via). Ma soprattutto oggetti benedetti, oggetti sacri che la pietà del popolo aveva offerto al proprio altare per il più grande Sacrificio. La cosa è brutta e viene dritta dritta da una mentalità pari a quella manifestata dagli interventi di don Marco, mi pare.
RispondiEliminaVolgere con disprezzo le spalle a ciò che da secoli ti è porto con amore, lacrime e sangue è un gesto talmente forte da non poter esser figlio che dell'ignoranza. Altrimenti sarebbe un inaudito atto di superbia.
Dunque il problema che investe le condizioni attuali sono le stesse pretridentine: lassismo nei costumi, fiacchezza e ignoranza nel clero, frammentizzazione del Sacro Rito della Messa in una moltitudine di forme variabili a seconda di collocazione geografica, sensibilità personale, norme dell'ordinario del luogo, appartenenza a "movimenti"; infiltrazioni protestanti, disobbedienza all'Autorità petrina.
Il rimedio è già lì: bisogna convincere il malato a sottoporsi a qualche dolorosa ma necessaria amputazione e ad assumere la medicina.
Chi difende la Santa Tradizione sta piantando un olivo che sarà abbacchiato dai suoi pronipoti.
Andreas Hofer
A Mic.Pur dolendocene,dobbiamo ammettere che l'idea di sacro puo' avere,da persona a persona,un' indole ed una estensivita'affatto particolare.Io,per esempio,ho un'ossessione-se cosi' si puo' dire-quasi veterotestamentaria,per cio' che ha comunque relazione col sacro(arrivo a lavarmi le mani prima di recitare la corona).Non e' un quid rituale-cadrei nella susperstizione-ma un'esigenza connessa al rispetto anche "fisico" per cio' che e' connesso a Dio.Ci sono persone,invece,che praticano un Cristianesimo piu' essenziale,ideologico,filosofico,piu' pensato,piu' incentrato sulle grandi tematiche dell'essere e del divenire.Rischio del primo e' il bigottismo,rischio del secondo e' il peccato di orgoglio.Entro certi limiti fisiologici,ambedue servono alla Chiesa.Due tipiche,recenti figure dell'uno e dell'altro campo sono,a mio modesto avviso,Dolindo Ruotolo e Romano Guardini.Io mi allineo con la spiritualita' del primo(popolana e spontaneista)ma non disdegno,ne' anatemizzo la seconda.Anche nel vivere la Liturgia ci possono essere approcci divergenti.In quest'ottica io collocherei la questione del manipolo,significativo per alcuni ma non essenziale per altri.La Tradizione puo' sopravvivere anche senza di esso:l'essenziale resta la Dottrina di sempre.Eugenio
RispondiEliminaC'è chi sa d'esser malato e non vuol guarire; c'è chi pretende d'esser sano e rifiuta la medicina.
RispondiEliminaMerear, Domine, portare manipulum fletus et doloris: ut cum exultatione recipiam mercedem laboris
RispondiEliminaGrazie, don Marco: che bella questa preghiera! Lo sa che io non l'avevo mai sentita in vita mia e...
e davvero il Rito VO era così disseminato di preghiere che invocano per ricevere dall'alto quella dignità che non scaturisce dal proprio cuore impuro, ma è donata solo da Dio che può purificare tutto e tutti, uomini e cose, oggetti e riti, rendendo sacra anche la fatica del celebrare?
Il Signore dunque "ci fa degni" di faticare per Lui? Ma...non siamo noi che decidiamo di soffrire e faticare per Lui, decidendo il "come" e il "quanto"?
Questo ha un che di... meraviglioso...ma chissà se potrò mai partecipare a una Messa simile!
E allora, se penso a quella frase...
RispondiElimina...ecco, avete letto il commento riportato da Gregorio XVI, prelevato dal sito dove con disprezzo si afferma, tra l'altro che la Messa VO
col suo individualismo e "clericalismo" finisce per rendere
"da un lato i ministri della Chiesa simili allo “stregone del villaggio” e, dall’altro, riduce l’assemblea dei fedeli a spettatrice anonima e passiva."
Ma vi confesso, non so se ho capito bene...qualcuno mi spieghi..
Può accadere questo, che i sacerdoti si sentano o siano visti come gli "stregoni del villaggio” ?
E' questo il rischio che porta in sè il ritorno della Messa antica?
Qualcuno mi chiarisca...grazie.
SIG . PASOTORELLI
RispondiEliminaconcordo con LEI , non basta saper '' recitare ,, la messa di SPIOV , dietro ci deve essere la formazione la consapevolezza piena che il sacerdozio E' UNA DIGNITA' .
ma dove e come trovare maestri degni di tal nome ...... dopo 40 di dissacrazione e bancarotta fraudolenta , come rimediare !?!?
il problema e' solo questo !!!
e ancora ritornando al MANIPOLO
RispondiEliminascusate per come la vedo io . il manipolo nell' essenza della sua simbologia E' IL SACRIFICIO .
la messa di oggi quella che io ho già chiamato '' la messa deficiente ,, di PAOLO VI , PUR SEMPRE VALIDA , è celebrata , detta e sostenuta come cena eucaristica e NON COME SACRIFICIO
ed infatti si parla di mensa eucaristica , di assemblea ecc ecc ecc ........ SE NE PUO DEDURRE FACILMENTE IL PERCHE' DI TANTO ACCANIMENTO CONTRO .......
In quest'ottica io collocherei la questione del manipolo,significativo per alcuni ma non essenziale per altri.La Tradizione puo' sopravvivere anche senza di esso:l'essenziale resta la Dottrina di sempre.Eugenio
RispondiEliminaho compreso perfettamente quanto dici Eugenio, e condivido.
Anch'io non faccio del manipolo una questione essenziale: se ne è parlato solo perché lo ha tirato in ballo in un certo modo Don Marco
detta e sostenuta come cena eucaristica e NON COME SACRIFICIO
RispondiEliminaed infatti si parla di mensa eucaristica , di assemblea ecc ecc ecc ........ SE NE PUO DEDURRE FACILMENTE IL PERCHE' DI TANTO ACCANIMENTO CONTRO .......
la motivazione è attendibilmente questa, Vittorio, ma andiamo avanti parlando di cose più essenziali.
Il succo del disocorso lo ha tirato fuori Dante Pastorelli: non basta che ci siano sacerdoti che celebrano il VO, bisogna vedere come vengono formati... anche se il rito, di per sé, se davvero se ne interiorizzano in tutta la loro profondità e portata le formule sublimi -e nessuno può farlo meglio del sacerdote che lo celebra- non può non dispiegare tutta la Grazia Santificante e i bene escatologici di cui è portatore.
Certo partire con la Conoscenza e le giuste attitudini del cuore e della mente può essere di grande aiuto al celebrante sia per la sua santificazione personale che, conseguentemente, per la sua vita pastorale e per le anime che avvicina, nonché per tutta la Chiesa ogni volta che celebra
concordo ...
RispondiEliminacerto e'una tragedia per come siamo messi e per chi ancora dopo 40 di ........... vuol ancora tenere il timone con le unghie e con i denti
ma vedo le nuove leve ci sono ....
speriamo non vengano avvelenate dalla generazione 68 .. parlo di chi da quella data si e' detto uomo di chiesa e ne entrato a far farte come ministro ...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaD’altra parte, il sospetto freudiano, secondo cui le religioni non sarebbero altro che nevrosi collettive coercitive, dovrebbe essere preso in considerazione. La religiosità decaduta ha il carattere di un’azione forzata che si estrinseca nel compimento “religioso” come un “rito”. Questo, però, nell’economia psichica di un essere umano, ha un senso ambiguo, simile a quello della routine nel fenomeno del quotidiano. La ritualizzazione, se si pone in modo assoluto, è un segno di religiosità decaduta.
RispondiEliminaamici miei, non so di chi sono queste parole. Ma può parlare così solo qualcuno che della nostra Santa e Divina Liturgia di sempre 'vede' solo il "guscio esteriore" e forse neppure quello
e non dimentichiamoci che Freud -peraltro abbastanza soprassato- e la psicoanalisi sono dei validi sussidi come scienze umane; ma nell'essere scienze e non Fede hanno il loro limite intrinseco.
E la nostra Fede - che è in Una Persona, la Persona del Risorto - ci dona una "loghikè latrèia", un culto logico, perfettamente comprensibile e spiegabile anche con la Ragione... anche se la Fede di porta oltre... ma Fede e Ragione non vanno mai separate, altro che "nevrosi collettive coercitive"
Questo è l'essenziale e purtroppo ora non ho il tempo di approfondire oltre ma lo farò appena posso
Freud -peraltro abbastanza soprassato
RispondiEliminaNotare a che punto è inchiodato il catto-regressismo: e ricordo col voltastomaco che diversi anni fa i compagni atei di merende culturali freudiane pretendevano di sottoporre a lettura psicanalitica anche il Vangelo!
Ma... mica per caso questi autori di simili commenti seguono dei teologi che danno da bere ancora quella roba?
Non sarebbe strano, ricordando la denuncia amara di J.P. Guitton nel tema riportato su questo blog qualche settimana fa:
"Freud, Marx e Lutero hanno sostituito nei seminari Tommaso, Ambrogio e Agostino".
L'onda lunga del verbo marx-freudiano si espande ancora con queste esternazioni degli allievi del '68(e loro figli).
E quando comincerà a ritirarsi?
Come mai il catto-modernismo, promotore dell'assemblearismo, punta il dito contro la Liturgia di sempre con l'accusa di favorire
RispondiElimina"nevrosi collettive coercitive"
e di rendere i sacerdoti
come gli "stregoni del villaggio”
(quindi in definitiva di favorire superstizioni e paganesimo?)
PARADOXA NOVATORUM !
INGENUO delle 16,18, quelli che addirittura riducono il sacerdote che celebra la S. Messa son coloro che ci accusan di aver creato una frattura tra Chiesa pre-conciliare e la chiesa conciliare, come se questa orribile definizione-specie di chiesa l'avessimo inventata noi e non loro, con a capo Benelli.
RispondiEliminaPer costoro, che parlan di due eclesiologie diverse, e pertanto di due Chiese diverse o almeno con comportamenti, teologia e fini diversi diversi, la Messa di S. Pio V è espressione di una Chiesa gerarchica, come se questa forma non l'avesse voluta Cristo che a Pietro e poi agli Apostoli ha conferito il mandato di predicare e convertire tutte le genti ed amministrare i suoi sacramenti.
Il rito riflette una Chiesa clericale, incentrata sul sacerdozio ministeriale, sulla distinzione tra Chiesa discente e Chiesa docente: una bestemmia, in quanto è di moda investir tutti, laici ed ordinati, nell'unico sacerdozio che si riceve col battesimo.
Il rito è elitario, sacerdote-centrico, escludente. Come se il sacerdote non fosse, nella celebrazione, l'alter Christus, come se i fedeli non offrissero, immedesimandosi in perfetta comunione col sacerdote, anch'essi - nel loro distinto ruolo - lo stesso sacrificio gradito a Dio.
Come se la actuosa partecipatio si possa realizzare solo nel parlare, rispondere, cantare, muoversi e non anche nel silenzio e nella preghiera, in quel silenzio ed in quella preghiera che fu di Maria e dei pochi altri presenti ai piedi della Croce.
Come se nell'antico rito i fedeli non possano dialogare col sacerdote lì dove sia previsto.
Come se l'unità dell'assemblea consista soltanto nel levar la voce insieme e non nell'animo che deve vivicare pensieri, parole e silenzio.
Come se la voce che unisce - l'unione col sacerdote e l'intimo amoroso colloquio col Cristo che torna ad immolarsi - non sia palpabile nel silenzio, mentre proprio nel silenzio più risuona nell'infinito.
Caro Ingenuo, che ingenuo non sei, lasciali strologare: non so a chi tu alluda. Ma quando ne hai onosciutpo uno li hai conosciuti tutti. La Chiesa non è nata nel 1969.
Ringrazio il Prof. Pastorelli,
RispondiEliminase i ricordi liceali non mi tradiscono
sacra sinassi=sacra cena
ma perche' hanno voluto utilizare proprio una parola greca? Graecum est non legitur.
FdS
In realtà, a modo di scherzo, "sinassi" (letteralmente "assemblea"), per come la interpretano i novatores, oggi andrebbe letta come
RispondiElimina"sine axi"
(senza l'Axis, cioè Cristo e il suo sacrificio).