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giovedì 20 agosto 2009

"Come nel Concilio di Trento". I giovani anelano la Tradizione.


I sacerdoti devono essere formati "nel cuore e nell'anima": lo ha sottolineato il Papa che, nel corso dell'udienza generale a Castel Gandolfo, ha tracciato un parallelo tra l'epoca attuale e il periodo successivo al Concilio di Trento (1545-1563).

di GIACOMO GALEAZZI


Benedetto XVI chiede un rinnovato impegno nella formazione dei sacerdoti nei seminari. È questo, ha spiegato oggi all’Udienza Generale, «l’autentico punto di partenza e anche il punto nodale per una nuova evangelizzazione che non sia solo uno slogan attraente». In proposito, parlando ai fedeli raccolti nel cortile della sua residenza estiva, il Papa ha citato l’esortazione apostolica «Pastor[es] dabo vobis», firmata nel 1992 da Giovanni Paolo II per raccogliere quanto emerso dal Sinodo, ma anche la figura di San Giovanni Eudes (1601-1680), «padre, dottore e apostolo del culto liturgico dei sacri Cuore di Gesù e Maria» e fondatore di una congregazione religiosa destinata alla formazione del clero diocesano, vissuto, ha ricordato il Pontefice in anni difficili, nei quale «la Guerra dei 30 anni andava devastando le anime» e «la crisi della Riforma era crisi della formazione al sacerdozio. Il Concilio di Trento aveva emanato le norme peri seminari, ma l’applicazione tardava sia in Germania che in Francia e lo zelo apostolico di questo sacerdote lo spinse avoler rispondere al problema dell’inadeguatezza del clerofondando una congregazione dedita alla formazione e impegnandosi nella diffusione della devozione al cuore cuore sacerdotale di Cristo e a quello materno di Maria». «Ai sacerdoti - ha spiegato Benedetto XVI - diceva: ’donatevi a Gesù per entrare nell’immensità del suo grande cuore, nel quale è compreso anche quello di Maria. Pio XI - ha aggiunto- proclamò santi insieme il Curato d’Ars e Giovanni Eudes che hanno sperimentato nella vita la verità del Vangelo, che chiede di annunciare Cristo ma prima ancora di ’stare con Lui».

Nel suo breve discorso, Papa Ratzinger ha collegato l’esigenza di tornare a dare il giusto rilievo ai seminari, seguendo le indicazioni di San Giovanni Eudes, con l’Anno Sacerdotale che si ispira a San Giovanni Maria Vianney e dal quale ci si attende anche una maggiora attenzione al tema della formazione dei sacerdoti. Affacciato dal balcone del Palazzo Apostolico, il Pontefice, che appariva sorridente e rilassato, ha poi impartito ai fedeli la sua benedizione con il braccio desto ancora ingessato.

Proprio in questi giorni è intervenuto sul tema dei seminari il segretario della Congregazione dell’Educazione Cattolica, mons. Jean Louis Bruges, annunciando l’imminente pubblicazione di nuove istruzioni in materia in occasione dell’Anno Sacerdotale. Lo stesso arcivescovo francese aveva descritto in un intervento dello scorso giugno l’esistenza di una contrapposizione tra i seminaristi, oggi sempre più numerosi, che chiedono una formazione ispirata alla Tradizione, i quali, aveva osservato,«con un certo disprezzo vengono qualificati talvolta come identitari», e gli educatori che continuano ad aggrapparsi «a criteri d’ammissione e di selezione che risalgono ai loro tempi, ma non corrispondono più alle aspirazioni dei giovani»e aveva citato il caso di un seminario francese nel quale le adorazioni del Santissimo Sacramento erano state bandite da una buona ventina d’anni, perché giudicate troppo devozionali: «i nuovi seminaristi hanno dovuto battersi per parecchi anni perchè fossero ripristinate, mentre alcuni docenti hanno preferito dare le dimissioni davanti a ciò che giudicavano come un ’ritorno al passato'; cedendo alle richieste dei più giovani, avevano l’impressione di rinnegare ciò per cui si erano battuti per tutta la vita».

Sulla stessa linea si pone la forte denuncia fatta nei giorni scorsi in un’intervista da mons. Domenico Bartolucci, maestro perpetuo emerito della Cappella Sistina, per il quale «una retorica stolta fece passare l’immagine che il seminario rovinasse il prete, che i seminaristi, lontani dal mondo, rimanessero chiusi in sè e distanti dalla gente. Tutte fantasticherie per dissipare una ricchezza formativa plurisecolare e per poi rimpiazzarla con il nulla». Oggi, ha osservato Bartolucci, «le giovani generazioni di sacerdoti sono, forse, migliori di quelle che li hanno preceduti, non hanno i furori ideologici mutuati da un modernismo iconoclasta, sono pieni di buoni sentimenti, ma mancano di formazione. Vuol dire - ha concluso l’autorevole prelato - che ci vogliono i seminari: quelle strutture che la sapienza della Chiesa aveva finemente cesellato nei secoli».


30 commenti:

  1. So che è da un po’ che alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei sono arrivate richieste di informazioni per un seminario tradizionale italiano.
    Come sappiamo la realtà italiana è alquanto carente nel settore del clero di formazione tradizionale.
    L'unico seminario tradizionale presente in Italia, quello dell'Istituto di Cristo Re a Gricigliano è comunque di madrelingua francese, l'insegnamento vi è impartito in francese e i sacerdoti che vi si preparano sono destinati ai vari apostolati che questo Istituto svolge fuori dall'Italia.
    In alcuni ambienti ecclesiastici si sta riflettendo sulla possibilità, certamente di non facile realizzazione, di costituire un Istituto tradizionale italiano, con un seminario rivolto alle vocazioni italiane, per venire incontro alla nascente richiesta di clero ben formato che anche in Italia si sta registrando.

    Benedetto il nostro Santo Padre!

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  2. Io già tre anni fa stavo lavorando, in collaborazione con un Istituto Ecclesia Dei, per costituire in Italia un seminario tradizionale che raccogliesse e formasse le vocazioni di madrelingua italiana. Alcuni fedeli avevano già messo a disposizione i locali dove poter iniziare. Il Superiore di questo Istituto aveva già dato la propia autorizzazione; addirittura era già in avanzata costituzione il corpo docente, di solida formazione tomista.....poi alcuni membri di questo Istituto Ecclesia Dei si misero paura per la grandezza dell'impresa e, forse, con poca fiducia nella Provvidenza, insabbiarono tutto......
    (la nascita di questo seminario per non urtare le prevedibili suscettibilità della diocesi dove sarebbe sorto sarebbe stato inizialmente una semplice casa di discernimento vocazionale dipendente dal seminario centrale di questo Istituto Ecclesia Dei).

    GNL

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  3. si misero paura per la grandezza dell'impresa...

    ah, be'...ecco come siamo messi:
    si è perduto un raro "granello di senapa": triste realtà...
    Aspettiamo di veder seminare il prossimo...

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  4. Il problema non credo sia stata la paura dell'Ecclesia Dei, ma la scelta del luogo non certo facile da raggiungere. Inoltre i tempi non erano maturi ed anche l'istituto che avrebbe dovuto occuparsene non mi sembra che abbia sempre navigato in acque tranquille.
    Un seminario del genere dev'esser aperto in zona facilmente raggiungibile da ogni regione d'Italia, non in angoli sperduti o marginali, deve contare su di una stabile equipe di professori e su di un numero sufficiente di sacerdoti a disposizione per la direzione spirituale. Pensiamo, inoltre a tutte le necessità d'un seminario, dalla disponibilità finanziaria, alla necessità di una biblioteca, di aule attrezzate ecc.
    Io ho vissuto di persona la nascita, le crescenti necessità, gli stenti, l'utilizzo di locali fatiscenti che poi sono stati bonificati ecc., il lavoro spesso massacrante di sacerdoti e seminaristi di Gricigliano.
    L'euforia, l'entusiasmo son necessari e commendevoli, ma la ragione reclama anche altro.
    Firenze, Roma, Bologna o altra località ben collegata al resto d'Italia, sarebbero indicate.
    E qui non mancan certo locali idonei di proprietà delle varie Curie.

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  5. non conosco la situazione, ma se GFL dice che i locali erano disponibili e che c'erano anche i docenti non vedo dove sia il problema: la localizzazione? E dove sarà stato mai? a Lampedusa? E se anche fosse? per iniziare non andrebbe bene anche Lampedusa?

    Da quello che sto capendo non si è realizzata una così bella iniziativa per motivi così futili?

    La filosofia seguita quindi sarebbe questa: meglio niente che fare una cosa un pochino disagiata.

    Allora ha ragione GFL quando dice che c'è stata poca fiducia nella Provvidenza.
    E non è un onore.

    Ho degli amici che dal sud Italia sono andati in seminario ad Econe: certo che è una località facilmente raggiungibile!!!!


    Come è facilmente raggiungibile Taizé......dove vanno fiumi di giovani "adulti".

    Oppure Bose, solo per restare in Italia.

    Ma per favore non diciamo baggianate.


    Antonello

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  6. Dante Pastorelli dice: paura dell'Ecclesia Dei


    GNL dice: paura per la grandezza dell'impresa.


    Non ho capito se le paure erano due oppure una solo!

    Boh

    Antonello

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  7. Pastorelli dice che ovunque non mancano locali idonei di propietà delle varie curie. Pastorelli, propio lei viene a dire queste cose? Le curie italiane non attendono altro che di dare locali per creare seminari tradizionali!

    Di solito lei dice sempre cose inappuntabili, ma questa volta l'ha sparata grossa.
    Spero sia dovuto al gran caldo.


    Anonimo diocesano

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  8. Antonello, credi davvero che un'equipe di professori, magari di facoltà pontificie, sia disponibile a stabilirsi a Lampedusa? E che altri faccian in su e in giù? E dove sono i sacerdoti per la direzione spirituale?
    Ho parlato anche di altri problemi, compresi quelli finanziari, e pure di locali confacenti.
    Chi va ad Econe, sa bene il motivo per cui ci va, e gl'italiani sono, fra l'altro, una sparuta minoranza. Chi invece deve cominciare un discernimento vocazionale evidentemente ancora no.
    Diversa è la situazione dei seminari diocesani.

    In sedi come Firenze, Bologna, Roma, ma io ci metterei anche Napoli o Milano, la classe docente e di direzione spirituale si può formare con maggior facilità.

    La fondazione di un seminario serio omporta una serie di problemi che non si possono lasciar al caso.
    Se ci fosse stata una forte base, a cominciar da un consistente numero di vocazioni, l'Ecclesia Dei avrebbe valutato più positivamente l'iniziativa peraltro partita da un laico.
    Quanti erano i giovani che s'eran dichiarati disponibili ad iniziar questo cammino, ma con convinzione?

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  9. Quindi questo seminario doveva nascere a Lampedusa.
    Pastorelli, la localizzazione è sicuramente difficile, su questo non ci piove, ma le motivazioni che dovrebbero stare alla base di una simile iniziativa sono nobilissime, talmente nobili che qualunque altro problema non sarebbe stato insormontabile. E resto della mia idea: per non fare una cosa disagiata non s'è fatta per niente. Che spirito apostolico e missionario!

    Se anche gli Apostoli avessero seguito questo criterio io e lei oggi staremmo bruciando incenso ai Lari.

    Antonello

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  10. Quindi, caro GLF, anziché farlo a Lampedusa questo seminario dovevate farlo a Firenze, dove la curia non aspettava altro che di darvi un locale appena ristrutturaro con una cinquantina di ambienti.
    Oppure, se volevate propio strafare, dovevate andare a Cagliari: li vi avrebbero messo a disposizione un intero ex convento con almeno trecento ambienti e dieci ettari di terreno!


    Antonello

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  11. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  12. ANTONELLO, Lampedusa l'hai evocata tu. Ho ripreso il nome di Lampedusa per esemplificare la difficoltà di formare lì un seminario, unico in Italia, privo di sacerdoti e professori degni di questo nome.
    La località di cui parla l'amico GNL era altra. A suo tempo gli feci tutte le mie osservazioni, non per smontare il suo entusiasmo, ma perché conosco i miei polli, in questo caso i preti. Se ne parlò a lungo.
    Ed ho anche sottolineto la carenza di vocazioni. Mancavan le premesse necessarie per un'iniziativa del genere. Ed i fatti m'han dato ragione. E su questo chiudo l'argomento.

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  13. Il coraggioso anonimo diocesano evidentemene non sa che sono in campagna, a una ventina di km dall'Abetone e ci si sta d'incanto.

    Non ho mai detto che i vescovi di queste città son lì ad attendere di offrir locali ad un seminario tradizionale. Ma l'Ecclesia Dei, nel nuovo clima creatosi col Motu Proprio, può ottenere dagli ordinari degli edifici, anche fuori della cerchia delle mura, più facilmente d'un tempo.

    A chi fa della stupida ironia, ricordo che il progressista Piovanelli accolse l'Istituto di Cristo Re che nessun vescovo voleva nel suo territorio, né in Francia né altrove. L'Istituto solo recentemente è diventato di diritto pontificio, per 18 anni è stato di diritto diocesano: diocesi di Firenze.

    Ho anche scritto che tre anni fa i tempi per l'iniziativa di GNL (un laico in contatto con un istituto non italiano Ecclesia Dei) non eran maturi per tutta una serie di ragioni.

    Un seminario non s'improvvisa IN sperduto paesino oltretutto in contrasto col vescovo.
    Cerchiamo di ragionare invece di far gli spiritosi oltretutto acidi.

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  14. Suore di s. Cesello:
    resistere, resistere, resistere!

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  15. Essendo stato io a dare la notizia di un progetto di seminario tradizionale italiano sento il dovere di fare qualche precisazione:

    i locali messi a disposizione potevano essere usati nello stato in cui si trovavano, ed erano di circa 500 mq. Furono giudicati ampiamente idonei per dare avvio al progetto.
    Non esistevano problemi finanziari.
    Il corpo docente, di forte formazione tomista, era già pronto (tutti sacerdoti).
    Erano anche pronti due sacerdoti per la direzione della struttura, compresa la direzione spirituale.
    Vi erano già ragazzi interessati, e un’altra decina si stava informando e si era già prenotata per fare una visita alla struttura e trascorrervi un periodo di approfondimento. Tuttora, a distanza di tre anni, ogni tanto c’è qualche richiesta di informazione.
    I locali messi a disposizione per il progetto sono in una zona particolarmente amena e salubre raggiungibile quotidianamente da Roma in 30 minuti d’aereo e poi, sempre quotidianamente, da Milano, Torino, Verona, Venezia, Bologna, Palermo, Catania, Cagliari, Reggio Calabria, Napoli etc.
    Naturalmente non si tratta di Lampedusa.
    Il progetto era partito da un sacerdote di un Istituto non italiano Ecclesia Dei a cui collaboravano almeno tre laici per la parte tecnico-organizzativa.

    Le motivazioni che fecero abortire il progetto, che sottolineo ancora una volta era già in fase avanzata di realizzazione, furono esclusivamente dovute alle perplessità presentate da alcuni membri dell’Istituto che lo patrocinava e lo adottava, di imbarcarsi in una simile realizzazione.

    Se il Prof. Pastorelli è a conoscenza di altre motivazioni che io ignoro non lo so.

    GNL

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  16. Il prof. Pastorelli sa soltanto quello che GNL gli ha a più riprese scritto e su cui, a suo tempo, con l'interessato s'intratteneva amichevolmente a discutere.
    Se i superiori dell'Istituto Ecclesia Dei si son ritirati in buon ordine avrann'avuto le loro più che motivate ragioni, certo indipendenti dalla buona volontà di
    GNL.
    Non si rinuncia ad una "grande impresa" per motivi da poco.

    Osservo di sfuggita che in quella zona non s'è riusciti neppure ad organizzare la celebrazione della Messa tradizionale.

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  17. Quindi la località non era poi così sperduta e isolata: se si può raggiungere quotidianamente in mezz'ora d'aereo da Roma!!!!
    Quanti docenti romani prendono l'aereo per andare ad insegnare ben più lontano?


    Visto che Pastorelli, che mi pare fosse tra coloro che giustamente facevano presenti le difficoltà, afferma di non conoscere altre motivazioni oltre a quelle di GML dobbiamo prendere per buono ciò che ci dice propio GML: alcuni ebbero paura. A questo punto mi pare di capire che questa paura non era per l'Ecclesia Dei come qualcuno ha paventato, ma solo una generica paura per l'impresa.


    E dopo questi chiarimenti io resto della mia opinione e in esso ancor più convinto: per non fare una cosa un pochino disagiata e certamente non facilissima s'è preferito non farla per niente!!!

    Spirito profetico e apostolico: ZERO.

    Antonello

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  18. Il Prof. Psastorelli era messo a parte da me del progetto e i suoi innumerevoli consigli e le sue continue sottolineature dei problemi ci permisero di prevedere una lunga serie di difficoltà, al punto che il Superiore di questo Istituto Ecclesia Dei disse che era il primo progetto in cui si analizzavano con tanta minuzia tutti i possibili problemi che potevan nascere. E fare unlavoro del genere aiuta molto, moltissimo, nel momento in cui i problemi si presentano. Anche questa minuziosa preparazione aveva colpito molto, ma nonostante questo la paura di pochi ebbe la meglio sul coraggio di molti.

    Dio avrà sicuramente gradito lo slancio giovanile (di chi giovane non è più) ma che per amore della Chiesa non guardava alle difficoltà se non con una sola intenzione: affrontarle e risolverle, una ad una, senza nemmeno l'ombra di paure o scoraggiamenti.
    Si aveva pure ben presente che nonostante l'attenta programmazione tanti altri problemi sarebbero sorti, forse anche più complessi di quelli prospettati;
    ma i problemi son fatti per risolverli. E con pazienza e tenacia si risolvono.
    A meno che non ci si fermi prima ancora di iniziare!
    GNL

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  19. Questo GNL mi sembra molto tosto. E' di gente così che ha bisogno la Chiesa, non di pavidità.

    Caro GNL, ed io aggiungo:

    le opere che nascono senza problemi o che crescono senza difficoltà sono quelle che durano meno.
    In una impresa del genere ci sarebbe da temere molto non dei problemi, ma dell'assenza di essi.

    Quindi il fatto che dovevate pensare a tante difficoltà e il fatto che tante ce ne sarebbero state significa solo che la strada era giusta; Dio vi avrebbe aiutato: oh se lo avrebbe fatto! La c'é la Provvidenza!
    Ecco perché considero una sfiducia in Dio l'essersi fermati prima ancora di iniziare. E non so quanto questo sia esente da colpa.

    Antonello

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  20. Pastorelli dice che un seminario non s'improvvisa. Giustissimo!

    Però GNL dice che era tutto pronto per iniziare! Possibile che fosse stato tutto una improvvisazione?

    Mah, sarà.

    Comunque a me le affermazioni di Pastorelli questa volta non convincono molto. Anzi, non convincono per nulla.


    Antonello.

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  21. In effetti le frasi di Dante Pastorelli lasciano trasparire una sorta di contrarietà al progetto

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  22. E' chiaro ora che i problemi che io prospettavo e che l'amico mi riconosce d'avergli sempre fatto presenti, non eran campati in aria.
    Se i superiori non han voluto iniziar questa impresa "per paura della sua grandezza", delle due l'una: o le premesse non davan sufficienti garanzie di riuscita (e addirittura di superamento del primo anno per le scarsissime adesioni?), per oggettive difficoltà di vario genere (anche mascherare l'apertura d'un seminario come periodo di discernimento vocazionale è un escamotage poco corretto e poco realistico), o l'Istituto non merita alcuna fiducia. Ma visto che ha altre cospicue realtà, è ovvio ch'io propenda per la prima ipotesi.
    Mi sembra che questa discussione - che io tronco a questo punto per motivi di buongusto e che avrei preferito che il mio buon amico non avesse aperto -, a giudicar dal tenore di certi commenti, stia procurando un gravissimo danno d'immagine all'Istituto. A questo punto non vedo perché non farne il nome.
    Il danno arrecato mi amareggia molto, perché è foriero di divisioni, e preciso ch'io non ho alcun rapporto con cotesto istituto e che ho conosciuto soltanto un prete operante in Italia quando era diacono in altro seminario.

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  23. Mi tocca ritornar sull'argomento per fatto personale: tutt'altro che contrario, ma realista. Cercate di non far della stupida dietrologia. Io creerei seminari tradizionalisti in ogni diocesi. Anche tenuti da istituti stranieri se non si può far di meglio.

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  24. Da quel che ho potuto capire mi sto convincendo che un progetto come quello di cui abbiamo avuto notizia sia ancora oggi utilissimo e si dovrebbe cercare di metterlo in pratica, perché come dice il mio confessore: i giovani che sarebbero interessati a frequentare un seminario tradizionale non son pochi. Tramite internet la notizia arriverebbe ovunque.
    Io posso fare poco, ma quel poco lo farei volentieri. Se l'idea dovesse esser ripresa da altri io sono disponibile a fare un piccolo sacrificio e a mettere a disposizione 50 euro al mese. In fin dei conti mi basta rinunciare ad una sola cena in ristorante. Lo faccio volentieri perché l'urgenza di preti tradizionali è improrogabile.
    Il fatto che il progetto di cui abbiamo parlato sia stato promosso da un laico mi ha fatto riflettere: se non ci muoviamo noi e aspettiamo che a prendere certe iniziative siano i sacerdoti o i vescovi stiamo freschi!
    D'altronde non è forse così la realtà delle messe antiche? Nella maggioranza dei casi sono iniziative partite dai laici.

    Antonello

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  25. Che si cominci a parlare della necessità di mettere mano ai Seminari è un fatto importante perchè fino a l'altro ieri questo argomento era piu' tabu' di quello dell'ermeneutica corretta del Vat Secondo,della Liturgia,della Messa di sempre.Che se ne parli è estremamente importante,che ne parli il Santo Padre all'udienza generale a motivo della festa di S.G.Eudes è provvidenziale,che ne parli il mitico Maestro perpetuo della Cappella Sistina è fantastico.
    Sì parlarne chè i seminari italiani sono allo sfascio,se solo guardo a quello della nostra diocesi di Brescia ridotto a un numero così esiguo di seminaristi da rimanere senza parole e col cambio continuo dei rettori da lascire di pietra il piu' virtuoso dei preti,parlarne è necessario ma qui occorre metterci tutti in ginocchio e pregare.pregare il padrone della messe perchè mandi operai per la sua messe.Occorre supplicare il Signore con forti grida e lacrime...Ore Sante e adorazioni,Rosari e sacrifici...Non abbiamo bisogno di un seminario tradizionalista ma di salvare i seminari d'Italia e se viene anche quello tradizionale ben venga e trascini su in alto,verso Dio,gli altri in una rinascita che è urgente e necessaria.E' l'anno,quale piu' bella occasione per la nostra italia di offrire al santo Padre la rinascita dei seminari,la santificazione e la perseveranza dei chiamati.E' l'anno sacerdotale,dove condurreste i seminaristi che si preparano ad entrare in seminario?Ad Ars,no a Bose.Così va il mondo,ma noi non ci vogliamo adeguare.Qui ci vuole una bella Crociata eucaristica.Un parroco di camopagna.

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  26. concordo con Antonello e sono disponibile anch'io per collaborare anche tassandomi

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  27. Come si fa a non mettere in cantiere un progetto così bello e necessario solo perché i primi ragazzi sarebbero stati pochi!!!
    Dio mio, anche noi tradizionali contiamo più su noi stessi che su Dio!
    Forse che l'agricoltore non semina perché gli uccelli potrebbero rubargli la semente? Oppure perché le intemperie potrebbero rovinare il raccolto?
    Cosa diremmo di un simile agricoltore?
    Un seminario non si fa perché.....ci son pochi iscritti per iniziare; e non si sa come sarà il futuro!
    E quanti saranno stati questi "pochi": 5? o 4? o 2?
    E quanti seminari diocesani hanno avuto ed hanno un solo seminarista?

    Questo non è realismo, questa è paura di fare qualcosa di grande per Dio. E se anche questo seminario non fosse arrivato alla fine del primo anno? Sarebbe cascato il mondo?

    No no no. Non sono ragionamenti apostolici e missionari.

    Mi unisco anche io alla proposta di destinare ogni mese almeno 50 euro per finanziare un seminario tradizionale italiano.


    W il seminario tradizionale italiano.


    Un parroco di città

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  28. E' stato ricordato che a Gricigliano hanno avuto molte difficoltà e dovuto lavorare sodo per andare avanti.
    Se ci son riusciti loro perché non avrebbero potuto riuscirci anche altri?

    Che discorsi!

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  29. All'Ecclesia Dei non è giunta notizia di un progetto italiano per un seminario tradizionale. Se dovesse un giorno arrivare verrebbe considerata attentamente.

    Ex Aedibus

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  30. La Chiesa va avanti grazie al coraggio di chi non si ferma davanti ai problemi.

    Ma nella Chiesa ci sono anche tante persone che pensando ai problemi.....si fermano prima!

    GNL

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La Redazione