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sabato 14 marzo 2009

La Messa tridentina è roba da giovani. Cool!

Ora cominciano ad accorgersene anche i progressisti. Che si inquietano.




Che siano più i giovani che gli anziani a provare interesse per la Tradizione della Chiesa e in particolare per la liturgia antica, noi lo sappiamo e lo si va ripetendo e constatando da più parti. Anche nella lettera di accompagnamento al motu proprio (leggila qui) il Papa ha scritto: "Subito dopo il Concilio Vaticano II si poteva supporre che la richiesta dell’uso del Messale del 1962 si limitasse alla generazione più anziana che era cresciuta con esso, ma nel frattempo è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia".

Ma si sa, finché lo diciamo noi... O se lo dice quell’anziano vestito di bianco, anche lui filotradizionale, che vive relegato a Roma, senza contatto col "territorio". Facciamolo dunque dire a persone di opposta tendenza e sensibilità. Vale molto di più!

Da un articolo de La Croix del 27.1.09, quotidiano semiufficiale della Conferenza Episcopale Francese (tutt’altro che entusiasta dei tradizionalisti), riportiamo uno estratto dall’articolo intitolato "Questi vescovi sono in una situazione aberrante", con questo scambio tra l’intervistato, lo storico Emile Poulat, e il giornalista

- Lei pensa che dei fedeli abbandoneranno la Chiesa [in conseguenza della riconciliazione coi lefebvriani]?
Non credo che, nell’immediato, le cose cambieranno molto nelle parrocchie. I negoziati continueranno. Ma alcuni dei cattolici più militanti potrebbero effettivamente essere tentati di andarsene...

- ...E questi qui non avranno certo 500 preti in saccoccia per negoziare il loro ritorno.
E’ il problema dei progressisti cristiani. Non hanno posterità. Questo cattolicesimo militante, fondato sulla promozione del laicato, non si è preoccupato della promozione del clero. Si è quindi condannato a deperire.


Da un articolo del prestigioso quotidiano di sinistra Le Monde del 26.1.09, intitolato "Lo scetticismo dei cattolici dopo la reintegrazione dei vescovi integristi":


il movimento creato da Mons. Lefebvre non ha buona stampa in seno a una parte dell’episcopato, del clero e dei fedeli più anziani

[..]

Dinamici e militanti, gli integristi della Fraternità attirano vocazioni, e formano 180 seminaristi.

Da Swissinfo, intervista al Padre provinciale svizzero dei Gesuiti (e come tale avversario giurato della Tradizione), dal titolo eloquentissimo: "Benedetto XVI s’è fatto fregare":


- Benedetto XVI è stato dunque ingannato [in riferimento alle dichiarazioni di Williamson]?
Come si dice, il papa si è fatto fregare. Il portavoce del Vaticano, Federico Lombardi, si è d’altronde chiaramente smarcato da quelle affermazioni. Ciò detto, non sono sicuro che Benedetto XVI reagirà a quelle frasi negazioniste, visto che uno dei suoi predecessori, Pio XII, ha avuto un’attitudine criticabile verso gli Ebrei prima e durante la Seconda Guerra Mondiale [ricordiamo che chi parla è Padre Albert Longchamp, Provinciale dei Gesuiti in Svizzera. No comment!]. I rapporti tra Chiesa cattolica e Ebrei restano in effetti molto delicati. Ciò detto, le affermazioni negazioniste del vescovo Richard Williamson e l’operazione di Benedetto XVI non hanno niente a che fare.
[..]
- Questa volontà di riavvicinamento con Ecône si iscrive nel ricentramento a destra della Chiesa cattolica?
Nei paesi occidentali, c’è una tendenza a un ritorno alla tradizione, in opposizione all’innovazione. La revoca delle scomuniche si iscrive bene in una corrente che è assai forte in seno alla Chiesa cattolica, in particolare presso i giovani, che siano seminaristi o preti.
Diverse correnti attraversano la Chiesa cattolica. Difficile sapere dove questa ebollizione condurrà i cattolici.

25 commenti:

  1. se i lefreviani hanno tante vocazioni, nonostante la scomunica che li ha esclusi per tanti hanni, sicuramente queste aumenteranno adesso che la scomunica è stata tolta. questi signori dunque hanno tutte le ragioni di preoccuparsi!

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  2. se i lefreviani hanno tante vocazioni, nonostante la scomunica che li ha esclusi per tanti hanni, sicuramente queste aumenteranno adesso che la scomunica è stata tolta. questi signori dunque hanno tutte le ragioni di preoccuparsi!

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  3. Quando i cristiani seri si accorgeranno che sono a loro disposizione preti seri, preparati, disponibili, il clero modernista si trovera' completamente svuotato anche dei pochi fedeli che gli sono rimasti e se la racconteranno tra loro.

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  4. Un giornalista cattolico veneto, sempre attento e bene informato sulle questioni ecclesiastiche, si era già accorto di questo fatto, cioè che il latino piace ai giovani, quando, immediatamente dopo l'entrata in vigore del motu proprio, ha scritto sul Gazzettino: "Età increbilmente bassa a Padova...". Leggere per credere: l'articolo è su PapaRatzingerblog e lo trovate qui.

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  5. interesting
    http://www.mizahguncel.blogspot.com/

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  6. Certo che piace! Non bisogna essere aquile per vedere (ma bisogna essere talpe per non vedere) che molti dei giovani che si avvicinano o che rimangono vicini alla Chiesa cercano una dimensione interiore che li sottragga all'odinarietà, alla banalità, alla volgarità, alla precarietà, ecc. del mondo postmoderno. E certamente una lingua che ci parla da tempo immemoriale, che ci trascende insomma, è qualcosa che ha in sé e per noi questo potere. Lo stesso vale per il canto antico. Non più di due settimane fa, mentre viaggiavo in treno, ho sentito due ragazze, due normalissime studentesse, che parlavano con grande semplicità e immediatezza dei "canti della Messa" convenendo che... "certo il gregoriano è potente".

    Come si fa a non provare un moto di tenerezza per questi giovani, a cui sono di fatto state negate molte opportunità di ereditare il cuore della Tradizione?

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  7. Per il blog: ma che c'entra il post di mizah guncel (ed il suo link ad un sito turco)?

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  8. Proposta: perchè i "cattolici impegnati" non si impegnano a "sottrarre questi giovani" a rischio di diventare (orrore) Lefebvriani, usando le stesse modalità dei loro accerrimi nemici? Basta riscoprire la tradizione, celebrare la messa santamente (e con un bel gregoriano che non fa mai male), ricominciare ad occuparsi dello spirito e non solo dei corpi e aggiungendo un pizzico di obbedienza al papa (che manca pure in casa Lefebvriana) e il gioco è fatto. Nessun giovane dovrebbe cercare altro, perchè avrebbe tutta la cattolicità integrale (non integrista) fornitagli dalla stessa chiesa cattolica.
    Ma qualcuno l'ha detto ai "cattolici impegnati e adulti" che la ricetta non è mica difficile?

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  9. Non penso sia solo questione di usare con devozione e rispetto alle rubriche del nuovo messale. La liturgia antica trasmette da subito una presenza sacra. Ho visto bambini che normalmente alla messa domenicale sono ingestibili, rimanere composti e attenti, per quello che lo può essere un bambino, durante la messa tradizionale. Ho visto i miei chierichetti chiedermi di celebrare più spesso nello stesso rito.
    Nel N.O. è il prete il centro d'attenzione, le parole si sprecano, tutto indica una dimensione orizzontale; nel V.O. c'è un approccio totalmente diverso. provare per credere.

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  10. ...su "Il Foglio" del 12 marzo



    Sono in tanti a sperare che il motu proprio sia definitivamente morto, e sono in molti, nel mondo ecclesiastico, a darsi a da fare perchè ciò avvenga. Strano, perché una semplice analisi della realtà svelerebbe quello che nella mia esperienza educativa trovo evidente: non è solo il mondo ad aver perso Cristo, ma, come ebbe a dire anche don Giussani, sono parecchi gli uomini di Chiesa, forse ancora prima, ad averlo abbandonato. Una fede che si fa insipida, o troppo umana, proprio nella sua espressione più visibile, la ritualità, perde fedeli: è matematico. Ma nonostante l’opposizione al vecchio rito, e più in generale al suo spirito, sia fortissima e radicata negli ambienti che contano, i segnali di un cambiamento, soprattutto nei giovani, e nel nuovo clero, sono evidenti. L’editore Fede & Cultura è l’unico, a quanto io sappia, che abbia scommesso con fiducia nel rilancio della messa tradizionale. In pochi mesi ha pubblicato diversi titoli: oltre ad l'opuscolo del sottoscritto"La liturgia tradizionale", "La messa antica" di don Francesco Cupello, "La messa non è finita" di Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi, il "Messale integrale", e, per ultimo, "Introibo ad altare Dei".
    E’, quest’ultimo, un bellissimo manuale ad opera di tre giovanissimi, Elvis Cuneo, Daniele Di Sorco e Raimondo Mameli, in cui la “vecchia” messa viene spiegata passo passo, in tutti i suoi elementi, dal simbolismo, alla gestualità. Un’opera imprescindibile, oggi, per chi voglia accostarsi al vecchio rito come suggerisce Benedetto XVI, cioè ricordando che “il proprium liturgico non deriva da ciò che facciamo ma dal fatto che accade”. Tutti questi libri dell’editore Fede & Cultura non sono rimasti in giacenza, come si sarebbe potuto pensare, e neppure patrimonio di pochi eruditi e curiosi: hanno avuto e stanno avendo una incredibile diffusione. Tra i lettori anche molti sacerdoti che stimano il nuovo rito, ma che desiderano, nel contempo, riappropriarsi di un modo più giusto per celebrarlo, come faceva ad esempio il compianto don Divo Barsotti.

    (da Francesco Agnoli, articolo su Il Foglio del 12 marzo 2009)

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  11. Mi sono sempre domandato: se la metodologia usata della Chiesa, tutto sommato, ha retto efficaciemente almeno per oltre quindici secoli, quali erano mai le necessità di volerne mutare il corso?

    Io per primo(e non certo da oggi) mi avvedo di necessitare continuamente di una guida superiore, che, oltre che a corroborarsi degli insostituibili atti di devozione particolare, deve comunque poter trovare una dimensione "pubblica", attraverso una pluralità di atti e cerimonie che mi sappiano offrire la percezione di qualcosa di trascendente.

    Già dall'età di nove o dieci anni (quando assolutamente nulla sapevo di latino), non mi riusciva proprio di ritrovare una dignità sacrale nelle cerimonie nel Rito riformato che, anzi, mi suonavano come una banalizzazione vagamente parodistica (e, quindi, sostanzialmente blasfema).

    Con ciò, sia ben chiaro, pur personalmente rifuggendo assolutamente questo genere di Riti (che, ancor oggi, mi suonano come una banalizzazione), ben mi guardo dal porne in dubbio la validità sacramentale, ma, per tornare al tema qui trattato, assolutamente non mi stupisce il fatto che i giovani che cerchino di recuperare una dimensione superiore del loro esistere si sentano attratti dal Rito Tridentino e da quel genere di predicazione e di catechesi tradizionali che, nel corso dei secoli, hanno sempre saputo fornire un'ottima prova di sé. Se mai, posto che l'uomo costituisce una sorta di "costante storica", mi stupirei vivamente del contrario; ciò non toglie che, ovviamente, una Fede di dimensione davvero superiore, o, al contrario, una soggettiva sensazione di altro tenore che (magari anche con onestà intellettuale) si confonda con la Fede, possano trovare egualmente un pieno appagamento nelle cerimonie in Rito riformato.

    Quanto all'arguta osservazione del Rev. Fr. A.R., per quel che costituisce la mia personale esperienza (che non può evidentemente esaurire la globalità del fenomeno), oserei affermare che, attesa la sostanziale estraneità (se non per contiguità logicamente apparenti) di gran parte del "cristianesimo impegnato" rispetto al cattolicesimo ed alla sua legittima Tradizione, una eventuale adesione all'effettiva sostanza di quest'ultimi equivarrebbe ad una pratica sconfessione della reale ragion d'essere di quell' "impegno cristiano", così come realmente inteso dalla relativa categoria di aderenti, e, quindi, (faciendo salva la possibile azione dello Spirito Santo) l'ipotesi mi parrebbe costituire un'eventualità pressoché impossibile ...

    Cordialmente.

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  12. Non direi del tutto impossibile la battuta arguta di fr A.R. Nella chiesa moderna, dove si fa tutto quello che risulti in qualche modo "efficiente", una volta colto che un certo modo di "fare" degli ultimi 40 anni non è andato in questa linea (lasciando stare colpe e colpevoli), chi è davvero in buona fede dirà, anche solo da un punto di vista "efficientista": proviamo quell'altro sistema, quello "del nonno", magari "funziona".
    E come dice san Paolo, il vangelo arriverà: che sia annunciato in modo opportuno, che sia annunciato in modo inopportuno, poco importo

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  13. "Non penso sia solo questione di usare con devozione e rispetto alle rubriche del nuovo messale."

    Temo che ci sia del vero in queste parole di don G.Luigi. E anche in quanto scrive Imerio, e cioè che la messa secondo il Novus Ordo assume spesso (non dico sempre) tratti parodistici. Mi limito a un aspetto apparentemente estrinseco (ma chi così stima si inganna): i canti. Quelli compilati nel dopo V2 non si possono cantare senza provare imbarazzo. Tra l'altro sono invecchiati rapidamente, con le loro paroline insulse e le loro banalissime melodie, e ai giovani dicono davvero poco. Gli antichi sapevano quale importanza avesse il canto, cui dedicarono infatti grande cura. Padri e Dottori, Santi e Beati scrivevano i testi e a volte anche le linee melodiche di inni e sequenze. Molta parte del repertorio gregoriano è costituita da versetti biblici e meditazioni su di essi. E ora pensate a certe forme di Pater Noster vagamente dodecafoniche e decisamente cacofoniche che vengono eseguite ai nostri giorni durante la Messa, magari ritoccando le parole (ce n'è una, particolarmente odiosa, che inizia nel modo tradizionale e poi, quasi a voler dimostrare che dalla Tradizione è bene staccarsi, parte per la tangente in fraseggi sanremesi). Ha ragione, Imerio, in ciò c'è aria di parodia. Ma poi, leggete i rapporti delle visite pastorali tenute dai vescovi nel dopo-Trento, vedrete, sistematicamente ripetuto, il rilievo: "[il parroco] sa cantare il gregoriano". Era considerata una condizione essenziale, facente parte dell'ufficio di sacerdote. Persino il V2 riconosceva la centralità del gregoriano (e del latino). Com'è che oggi ci troviamo a dovere canticchiare canzonette come "nella Chiesa del Signore tutti i popoli verranno, se (?!) bussando alla sua porta solo amore troveranno..."?
    Inserire il gregoriano, a spizzichi e bocconi, nel Novus Ordo, epurando quest'ultimo dalle canzonacce e magari posizionando la croce al centro della mensa? Interventi migliorativi, certamente, ma insufficienti. La realtà è che le soluzioni palliative mostreranno di avere il fiato corto, e che nel lungo termine il ritorno alla Messa romana antica e alla sua peculiare coerenza di spazio rituale, parole, gesti, canti, silenzi, ecc. finirà per imporsi da sé. Per istanza di sacralità.

    P.S. Ringrazio Dante Pastorelli per il rilievo su "Messa gregoriana". L'espressione usata dal Cardinal Hoyos mi piace perché mette in evidenza quanto il Concilio di Trento solennemente sancì e cioè che le forme rituali legittime dovevano allora avere almeno due secoli di vita. L'espressione "Messa gregoriana" restituisce, insomma, una profondità temporale superiore all'espressione "Messa tridentina" o "Messa di Pio V". Inoltre ha il pregio di evocare indirettamente il canto proprio della Chiesa latina, cioè il gregoriano.
    Ciò detto, non ho nessuna difficoltà a usare qualsiasi formula possa indicare in modo chiaro il rito in questione. "Messa tridentina", "Messa di San Pio V", "Messa gregoriana", "Messa romana antica" ("Messa latina antica"?) o, secondo la scelta dei nostri anfitrioni, "Messainlatino".

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  14. il fatto che se ne parli cosi' tanto e' il segno che la Fraternita' aveva, se non ragione, le sue ragioni. Ed ora sta giustamente vincendo.
    Ho perso i contatti con la Messa in latino quando ero bambino. E per obbedienza (o forse per pigrizia)sono sempre rimasto fedele a quello che diceva la Chiesa di Roma. Ma il rito "moderno" non mi ha mai convinto. Ora sono contento. Anche se so che per me e' troppo tardi. Sono infatti pigro. E la pigrizia, temo, mi impedira' di cercare la Chiesa e il prete giusto. Per me e per la mia famiglia.
    Appunto. I modernisti e' su questa pigrizia che punteranno.

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  15. "[ricordiamo che chi parla è Padre Albert Longchamp, Provinciale dei Gesuiti in Svizzera. No comment!]"
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    Questo genere di rilievi è insidioso, perché rischia di fomentare stolte generalizzazioni. I Gesuiti servono tutt'oggi la Chiesa fedelmente e devotamente in molte parti del mondo. Le mele marce non mancano, ovviamente, e vanno stigmatizzate, ma di qui all'antigesuitismo militante ce ne corre.

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  16. ‘Come si fa a non provare un moto di tenerezza per questi giovani, a cui sono di fatto state negate molte opportunità di ereditare il cuore della Tradizione?’

    La ringrazio, caro (cara?) F. Pernice, per queste sue righe, che mi parlano in maniera particolare: nata e cresciuta in una famiglia cattolica, in un paese cattolico, e con anni di catechismo alle spalle, sono arrivata a 25 anni a scoprire che il ‘grande atto’ del concilio Vaticano II non era stato il cambiar la lingua della messa… A scoprire che mi trovavo in uno stato di ignoranza paurosa non soltanto riguardo alla tradizione liturgica della Chiesa (mavvà? Prima del concilio si celebrava la messa ad oriente? Non si riceveva la comunione in mano? Ci si inginocchiava per ricevere? Incredibile…), ma ancora alla sua tradizione artistica (grego che?), e, ciò che è ancora peggio, in uno stato di ignoranza paurosa riguardo alla sua dottrina – oserò dire che ho a lungo creduto che l’Immacolata Concezione era la concezione di Nostro Signore?
    Non è mia intenzione scansare le responsabilità che sono mie: molte cose mi sono sicuramente state insegnate, e non le ho comprese, o non le ho ascoltate, ma moltissime altre cose non mi sono state semplicemente dette, o mostrate, o spiegate: per esempio, ho dovuto incontrare l’Opus Dei per cominciare a capire che ciò a cui avevo assistito un paio di volte da bambina in occasione di feste patronali di campagna erano delle benedizioni Eucaristiche.
    Che dire? Che sono stata defraudata della mia eredità, privata delle mie radici, e che mi si è negato accesso alla comprensione della mia storia e della mia identità è forse un po’ forte, ma il sentimento di essere stata un po’ fregata l’ho provato….
    Adesso di anni ne ho 28 e il Signore, dopo avermi condotta qua e là dove ho potuto incontrare persone eccellenti che hanno cominciato la paziente opera di rieducarmi, mi ha fatto il dono meraviglioso di portarmi la messa gregoriana in parrocchia, a un passo da casa, e tutte le domeniche! Ho ancora moltissimo da imparare (e quando mai si finisce di approfondire la fede?) ma almeno adesso la possibilità ce l’ho, e se la sprecherò non avrò che me stessa da biasimare.

    La porta del solaio in cui erano stati se non nascosti per lo meno abbandonati i tesori della tradizione è stata aperta, non è pronta a richiudersi, grazie a Dio!

    E grazie a voi tutti, équipe di Messainlatino.it e suoi fedeli commentatori, per il lavoro che fate: questa cattolica, anche se non è fervente come vorrebbe e sicuramente non come dovrebbe, vi fa tutti i suoi complimenti.

    S.F.

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  17. "Per il blog: ma che c'entra il post di mizah guncel (ed il suo link ad un sito turco)?"

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    Ce lo siamo chiesto anche noi.

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  18. Domanda tecnica a don Marco.

    Come ha fatto a mettere un collegamento "cliccabile" a un sito, ossia un link, all'interno di un commento?

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  19. Se posso citare un fatto che mi è capitato di recente... A una riunione parrocchiale si parlava della festa dei santi patroni e del perché sia sempre meno sentita in città. Qualcuno ha ricordato che fino a una quarantina di anni fa si teneva una solenne processione con le reliquie. A questo punto un'innocente suora (tutt'altro che attempata e "vestita da suora"...) non ha saputo trattenersi: "Ma perché si è smesso di fare la processione? Non era una cosa buona per solennizzare la festa?". Silenzio imbarazzato del clero presente.
    Ci abbiamo messo quarant'anni per capire che non solennizzando le feste se ne smarrisce il senso? Speriamo che l'obnubilamento stia passando e non vinca comunque la pigrizia, come diceva ieri uno degli anonimi.

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  20. Ma come si fa a dire che i giovani amano la messa in latino! E' vergognoso! Andiamo dietro ai riti e alle candele e dimentichiamo il popolo di Dio. Gesù Cristo è il Verbo incarnato, si è sporcato della nostra umanità. Le liturgia deve essere sempre più vicina all'uomo. Sono molto irritato di questa cosa... scusate. 

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  21. Redazione di Messainlatino.it25 maggio 2010 alle ore 15:24

    Fattene una ragione, frate. Guarda le statistiche (clicca nella colonna in alto a destra) e confronta anche i dati delle vocazioni. Crollo nei seminari ordinari, pienone in quelli tradizionali (ad es. la Frat. S. Pietro e l'Istituto Cristo Re devono allargare i seminari). La liturgia 'vicina all'uomo' non è il circo di quart'ordine che ci propinate voi da 40 anni!

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  22. Allora cerchiamo di tornare al Vangelo e non al Concilio di Trento. Se calano le vocazione e più probabile che sia a causa della nostra incoerenza e della nostra incapacità di incarnare il Vangelo nell'epoca in cui viviamo. Gesù a stravolto la mentalità dei farisei che credevano si essere ascoltati da Dio offrendo  a Lui incenso e sacrifici. Se proprio vogliamo fare una riforma, allora sia il vangelo la nostra sorgente. La mia non vuole essere una polemica ma la voce di tanta gente che si sta allontanando dalla Chiesa perchè vede i suoi ministri sempre più distanti e incoerenti.  

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  23. Redazione di Messainlatino.it28 maggio 2010 alle ore 15:39

    E dove il Concilio di Trento si discosta dal Vangelo? Queste sue frasi, fra Angelo, sono più slogan che proposte concrete. Ad es., Gesù voleva 'eunuchi per il regno dei cieli'. Abolire il celibato è forse tornare al Vangelo? O diceva: andate e convertite tutte le genti. L'ecumenismo come è vissuto in questi ultimi decenni, in cui si 'rispettano' tutte le religioni in quanto tali e si rinunzia alla conversione, è forse ritornare al Vangelo?
    Sù, si 'tradizionalizzi' anche lei. Riscoprirà il Vangelo e scoprirà che il vangelo secondo Rahner non è divinamente ispirato

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  24. Non credo di aver parlato di abolire il celibato... poi cosa centra l'ecumenismo con le altre religioni. La nostra fede trova il suo culmine nell'Incarnazione del Figlio. Una fede che si incarna e non una religione. Comunque senza giudicare nessuno, il Signore conceda a noi tutti di essere suoi testimoni. Siano le nostre opere a mostrare quel Dio che molti non vedono. Pace!

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  25. Trovo giusto in parte quello che Lei sostiene, non trovo giusto giudicare i "Lefebriani" con orrore, anzi la invito ad approfondire il moto e la vita dei sacerdoti e delle famiglie della Fraternità san Pio X per capire la presenza di Dio nei riti e nei cuori di quelle persone; la Chiesa Cattolica ha bisogno di sacerdoti veri che sostengano le famiglie e la fede e non di sacerdoti che prevedano il futuro con pendoli o che vengano a celebrare la S.Messa con lo spirito di una festa di compleanno. D'altra parte la debolezza della Chiesa moderna si percepisce non solo dai dissensi che aumentano sempre di più, sono sempre più frequenti le affermazioni del tipo: "credo che ci sia un Dio ma non credo più nei preti", ma da come sta andando la società moderna, uno scatafascio multietnico grazie al quale per spirito di dialogo e di "neutralismo" verso le altre religioni, prendiamo in esame anche di farci togliere i crocefissi dalle aule.
    Il problema non è la lingua con la quale si celebra la S.Messa ma diventa parte della sostanza religiosa quando non si insegna più ad esempio che ricevere la Comunione in peccato mortale è un sacrilegio e che ricevere l'ostia in mano può essere oggetto di profanazione di Ns Signore che è in quell'ostia etc...La mia non vuole essere una provocazione ma un invito alla riflessione, guidata però dalla conoscenza prima del giudizio.  

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