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lunedì 8 dicembre 2025

P. Serafino M. Lanzetta," Tota Pulchra. Un canto teologico all’Immacolata Concezione". Nuovo volume

A cover of a book

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Riceviamo e pubblichiamo dall'amico Padre Serafino Lanzetta.
"O Maria Concepita senxza peccato pregate per noi che ricorriamo a voi!".
Luigi C.

P. Serafino M. Lanzetta, Tota Pulchra. Un canto teologico all’Immacolata Concezione, Collana “I libri di Catholica Fides”, 2025, pp. 132.

 Questo nuovo libro di P. Lanzetta esce proprio oggi, Solennità dell’Immacolata Concezione. È un testo che prova a fare scudo a un crescente scetticismo e minimalismo mariani, intessendo una lode teologica alla Vergine Immacolata; un canto per diradare le note stonate di un grido antimariano. Qui per poterlo acquistare.

Offriamo ai lettori di MiL l’Introduzione del libro:

 O Immacolata, purissimo sospiro di chi in questa valle di lacrime a Te si rivolge. Madre di Dio e madre nostra, Tu sei la meraviglia di tutta la creazione. Predestinata dal Padre ad essere l’Immacolata prima che le cose fossero, sei stata resa tutta bella e santa dalla grazia del Tuo Figlio che ti preservò dal peccato in vista dei meriti del suo glorioso sacrificio del Calvario. Sul quel monte doloroso, il Golgota, eri con Lui: una con Lui.

Potevi esserlo – potuit – contribuendo alla nostra salvezza come Corredentrice del genere umano, proprio perché eri stata salvata in modo unico: non come tutti noi, liberati dalla colpa, ma come solo a Te s’addiceva: preservata dal peccato originale, da ogni peccato attuale e dalla concupiscenza. Decuit ergo fecit. Tu sei la Tota Pulchra, la Tutta Pura, la Tutta Bella. Macchia di peccato non è né mai sarà in te. In te Dio si è fatto uomo. Per te e con te Dio ha redento l’umanità. La tua immacolatezza è riflesso dello splendore di Dio. Il tuo Cuore Immacolato, o Madre, è il sacrario dei misteri della nostra fede. A te si elevi la nostra preghiera e la gratitudine filiale. A te si leva questo canto teologico.

«Tota Pulchra es Maria et macula originalis non est in Te…», dice l’antico inno all’Immacolata intonato dalle schiere serafiche, intrecciando, come un mazzo di fiori variopinti, alcune antifone dei Vespri dell’Immacolata Concezione, tratte dal Cantico dei Cantici (4,7: «Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto») e dal libro di Giuditta (15,9: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente»). Gloria di Dio, vanto di Cristo, onore del Popolo fedele è l’Immacolata. Sulle orme del Serafico Padre San Francesco che nel suo Saluto alla Beata Vergine Maria[1] aveva già intravisto in Lei una pienezza di grazia e di ogni bene, che fu e che è, che rimane, i suoi figli, imbattibili vessilliferi dell’Immacolato Concepimento della Vergine, hanno portato avanti senza sosta questa verità; l’hanno difeso a costo del sangue e l’hanno vista poi proclamata dogma di fede dal terziario francescano, il Beato Pio IX.

L’Immacolata è il capolavoro di Dio, come esprime la tavola scelta per la copertina: olio su rame di Matteo Cristadoro, dipinta nel 1659 e custodita nel Monastero di San Martino delle Scale a Palermo. Il nostro canto teologico alla Tota Pulchra è un pentagramma di note storiche, per seguire da vicino il percorso del dogma dell’Immacolata Concezione, che si intrecciano con altre più speculative e spirituali perché il mistero di Colei che è senza macchia risuoni quale sinfonia mariologica in un tempo di scetticismo e di minimalismo mariani.

Già abbastanza gelido e lungo l’inverno mariologico di queste ultime decadi, un recente e autorevole intervento della S. Sede ha confermato che non ne siamo ancora fuori. Le sentinelle vegliano e più che mai attonite si chiedono: «Quanto resta della notte?» (Is 21, 11). Il cuore langue, la mente annaspa nel leggere la recente Nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede, Mater Populi Fidelis (4 novembre 2025). Si discute alcuni titoli riferiti alla cooperazione di Maria alla salvezza, particolarmente quello di Co-redentrice e di Mediatrice (di tutte le grazie). Alla Nota appiano ora incomprensibili[2]. Sarebbero da sconsigliare perché inappropriati. È chiaro che non si tratta di una puntualizzazione linguistica volta ad affinarne l’uso, quanto invece di minimizzare, con la loro abolizione de facto, la dottrina di cui sono portatori. La cooperazione attiva e diretta di Maria alla Redenzione, quale Nuova Eva e Co-redentrice nostra, viene messa in dubbio. Si sceglie una versione più ecumenica, meno incombente. Si privilegia una cooperazione ricettiva, sul modello della Chiesa che tutto riceve da Cristo. Il magistero dei Papi, l’insegnamento dei Santi e dei Dottori della Chiesa, che dice invece l’esatto opposto, non è preso in seria considerazione.

Ebbene, facciamo una prova. Si legga in modo sinottico due documenti mariani: da un lato, ad esempio, Fulgens corona di Pio XII (1953, nel centenario di Ineffabilis Deus) e dall’altro Mater Populi Fidelis. Basta poco per accorgersi della cacofonia di quest’ultimo. Due mondi, due visioni antitetiche. L’esperimento si potrebbe farlo anche confrontando la recente Nota con Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II (1987) o con l’omelia di Paolo VI tenuta nel santuario di Nostra Signora di Bonaria, Cagliari, il 24 aprile 1970[3]. Papa Montini diceva in modo davvero profetico:

«Questo momento prezioso deve segnare un punto di illuminata ripresa, per tutti, della nostra venerazione a Maria, di quella speciale venerazione cattolica alla Madre di Cristo, che a lei è dovuta e che costituisce un presidio speciale, un conforto sincero, una speranza singolare della nostra vita religiosa, morale e cristiana. Perché, oggi, che cosa è avvenuto? È avvenuto, fra i tanti sconvolgimenti spirituali, anche questo: che la devozione alla Madonna non trova sempre i nostri animi così disposti, così inclini, così contenti alla sua intima e cordiale professione com’era un tempo. Siamo noi oggi così devoti a Maria come lo era fino a ieri il clero ed il buon popolo cristiano? Ovvero siamo oggi più tiepidi, più indifferenti? Una mentalità profana, uno spirito critico hanno forse reso meno spontanea, meno convinta la nostra pietà verso la Madonna?».

Il libro che il lettore ha tra le mani prova a porre rimedio alla sgradevole disarmonia incombente; un piccolo sforzo per fare scudo al minimalismo imperante. Il nostro canto vuole diradare le note stonate di un grido antimariano. Quando in modo maldestro si mette mano sulla Madre di Dio, la Sempre Vergine Maria, Corredentrice e Mediatrice nostra, è segno che si è scesi in basso, molto in basso. A ciò ogni cristiano ha il dovere di reagire. Noi lo facciamo andando all’origine, al principio: l’Immacolata Concezione. In questo volume ho raccolto alcuni miei saggi pubblicati in passato, riveduti e organizzati in modo da costituire un tutto organico. Le prime note dello spartito sono composte da uno studio pubblicato originariamente nella rivista mariologica Immaculata Mediatrix, nel volume 3 del 2004. Fu il mio primo lavoro mariologico. Ero alle prime armi. Rileggerlo e aggiornarlo dopo tanti anni mi ha convinto di poterlo presentare di nuovo al lettore quale lunga introduzione storico-teologica ad una partitura più estesa, formata da altri articoli più brevi, ma spero non meno densi. Mi auguro che il pezzo nel suo insieme diffonda sillabe d’armonia celeste che ripetano: sia lode, gloria e onore all’Unitrino Signore per averci donato una sì grande Madre Immacolata. Amen.


[1] Cf. Fonti Francescane 259.

[2] Per un’analisi critica di questo recente documento, si veda il mio intervento pubblicato in italiano e inglese sul sito della vaticanista americana Diane Montagna: dianemontagna.substack.com e sul mio sito: catholicafides.org.

[3] Si veda Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1970, vol. 8, pp. 359-362.