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lunedì 15 dicembre 2025

Le due velocità di Papa Leone XIV

Il nuovo corso di Leone XIV
Luigi C.

8 Dicembre 2025, Korazym.org, Andrea Gagliarducci

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.12.2025 – Andrea Gagliarducci] – Le conclusioni della Commissione sul diaconato femminile nominata da Francesco – in pratica un duro “no” presentato con i guanti di velluto, che non ha sorpreso praticamente nessuno – sono state pubblicate la scorsa settimana, lo stesso giorno di un’altra decisione di Papa Leone XIV, di abrogare una delle riforme finanziarie di Papa Francesco. I due eventi non sono correlati, ma dimostrano una caratteristica di questo pontificato: anche quello di Leone è un pontificato a due velocità. Anche il pontificato di Francesco si è mosso a due velocità. Le ragioni e le caratteristiche di questi due pontificati a due velocità, tuttavia, sono diverse.

Il pontificato di Francesco è stato a due velocità perché ha preso decisioni, spesso da solo, mentre il suo governo era ancora bloccato nelle procedure o incerto sul da farsi.

Il pontificato di Leone XIV è diverso. È un pontificato a due velocità, almeno per il momento, perché si trova ancora a fungere da ponte tra un mondo che non esiste più – il pontificato di Francesco – e un mondo che deve ancora esistere, il pontificato, appunto, di Leone XIV.

Ci sono, ad esempio, due documenti commissionati da Papa Francesco al Dicastero per la Dottrina della Fede che sono ancora in fase di elaborazione. Abbiamo già visto due dei quattro documenti commissionati da Francesco: quello sulla monogamia e quello sui titoli di Maria. Insieme, i quattro rappresentano il “mandato” che Papa Francesco ha dato al Dicastero. Papa Leone XIV ha pubblicato l’Esortazione sui poveri Dilexi te, che Francesco aveva lasciato incompiuta. Leone XIV ha accettato di incontrare i movimenti popolari e di pronunciare un discorso che era puramente Papa Francesco nei toni e nei temi, raccogliendo un’eredità controversa.

Se queste sono le situazioni visibili, ci sono molte altre questioni sottili. Eppure cardinali, arcivescovi e funzionari della Curia assumono posizioni diverse con grande cautela, spesso richiamando Papa Francesco, come se temessero di perdere quell’eredità o, peggio, come se pesasse su tutti come una macina, da cui non ci si potesse mai liberare.

I documenti avviati sotto Papa Francesco hanno mantenuto lo stile pragmatico del defunto Pontefice e alcuni temi specifici. Questo è accaduto con la Charta Oecumenica riveduta, un documento motivato dall’esigenza di dialogo con il mondo, o con le sintesi dei gruppi di lavoro sinodali, sospesi tra il lavoro completato, che si rifiutano di pubblicare e il lavoro non ancora rappresentato dalla volontà di Papa Leone XIV ancora sconosciuta.

Ma è accaduto anche con il documento finale della Commissione sul diaconato femminile. Il documento, pubblicato il 4 dicembre, evidenzia una serie di questioni, con diverse pagine che dettagliano tipologie specifiche e includono il numero di approvazioni e disapprovazioni per ciascuna risposta. Ciò che conta, tuttavia, sono le conclusioni del Cardinale Giuseppe Petrocchi, che in definitiva ribadiscono la necessità di un “atteggiamento prudenziale” sulla questione del diaconato femminile, soprattutto data l’incerta conoscenza storica sull’argomento.

Non si tratta di una posizione nuova. La Commissione istituita da Papa Giovanni Paolo II era già giunta a conclusioni simili. Papa Francesco aveva nominato tre Commissioni sulla questione, quasi a voler mantenere vivo un tema in cui nemmeno lui credeva. Ma il testo finale dimostra anche come, in fondo, chi ha lavorato al documento sapesse che Papa Francesco voleva tenere una porta socchiusa. Per quale motivo, nessuno lo sa. Per strizzare l’occhio all’opinione pubblica, perché lo stesso Papa Francesco avrebbe cercato di affrontare la questione prima o poi.

L’approccio di Papa Leone XIV è stato chiaro fin dall’inizio. Ha affermato di non avere intenzione di cambiare dottrina e ha invocato un ritorno a Cristo. Anzi, con il suo approccio cristocentrico, ha reso inutili questi dibattiti. Il documento serve a chiudere un cerchio. Il tono del documento rivela un’incapacità di guardare al mondo nuovo, di cambiare approccio. Questo è il ritmo sospeso del pontificato. Perché coloro che sono stati fedeli a Papa Francesco e alla sua visione non tornano indietro, anzi, cercano in ogni modo di giustificare e spiegare quella visione, anche contro ogni previsione.

Poi c’è la seconda velocità del pontificato: il processo decisionale. Papa Leone XIV è un decisore lento ma inesorabile. In questo momento, sta cercando un equilibrio tra il vecchio e il nuovo mondo, agendo tuttavia con decisione su alcune questioni specifiche.

Per quanto riguarda la nomina dei vescovi, mantiene generalmente l’approccio da lui stesso avviato come Prefetto del Dicastero per i Vescovi sotto Papa Francesco, come dimostra la nomina del Cardinale Grzegorz Ryś ad Arcivescovo metropolita di Cracovia.

Poi ci sono le decisioni amministrative, e su queste Papa Leone XIV sembra muoversi molto rapidamente. In primo luogo, ha abrogata la decisione di Papa Francesco di destinare tutti gli investimenti finanziari esclusivamente allo IOR. Poi, ha abrogata la decisione di Papa Francesco di abolire il Settore Centro della Diocesi di Roma. E il 4 dicembre, con un chirografo chirurgico, ha soppresse anche la Commissione per le Donazioni Pontificie istituita da Papa Francesco nel febbraio 2025. La Commissione aveva un bilancio di 300.000 euro, era presieduta dall’allora Assessore della Segreteria di Stato, Mons. Roberto Campisi (inviato da Papa Leone XIV come Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO), ed era responsabile dello sviluppo di criteri professionali per la raccolta fondi.

Papa Francesco, come sempre durante il suo pontificato, aveva deciso di raddoppiare il numero di strutture, anziché rafforzare e professionalizzare quelle esistenti. Papa Leone XIV, quindi, ha mostrato un approccio diverso, che prevede il rafforzamento e la professionalizzazione degli uffici curiali.

Inoltre, la decisione di abolire la Commissione giunse subito dopo la pubblicazione del bilancio della Santa Sede, che non ha il tono negativo del passato, ma mostra invece un leggero avanzo tra i dicasteri e il deficit operativo strutturale dimezzato. Questo cambio di direzione nel bilancio suggerisce che la crisi finanziaria fosse forse meno grave di quanto si pensasse in precedenza e che, sotto Papa Francesco, i dati economici fossero quasi diventati una scusa per attuare riforme radicali, magari con l’aiuto di Commissioni aggiuntive.

Più che i numeri in sé, ciò che ha colpito è la loro interpretazione e lo shock emotivo che li ha accompagnato. Papa Leone XIV, da parte sua, è sembrato a cercare di riportare le cose ad una certa “normalità istituzionale”, per così dire. Resta da vedere come le due velocità troveranno finalmente un equilibrio dopo il Concistoro di gennaio.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican.