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venerdì 12 dicembre 2025

Kafka in Vaticano, dove la sinodalità si sta trasformando in un monumento burocratico

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1314 pubblicata da Paix Liturgique l’11 dicembre, in cui si commentano i Rapporti intermedi dei Gruppi di Studio del processo sinodale, pubblicati dalla Segreteria generale del Sinodo il 17 novembre (QUI), dai quali emerge che «la sinodalità è diventata una vera e propria burocrazia, che produce montagne di carta per giustificare se stessa, sufficientemente vaghe da mascherare proposte apertamente eterodosse».
A questo punto, «spetterà a Papa Leone XIV rimettere in riga i deliranti della sinodalità e riportare i burocrati sinodali al loro posto».

Lorenzo V.


Dove sta andando il processo sinodale? L’unica cosa che sembra chiara è che c’è un punto di stallo su uno degli annunci sinodali, ovvero l’ordinazione delle donne, chiaramente esclusa dallo studio della Commissione di studio sul diaconato femminile del card. Giuseppe Petrocchi appena pubblicato [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]. Nel frattempo, il processo sinodale diventa sempre più pesante, sempre più oscuro e sempre più lontano dai fedeli – cosa che era già da temere leggendo l’ABC della Chiesa sinodale nell’Instrumentum laboris due anni fa [QUI; QUI su MiL: N.d.T.].

Il media cattolico ispanofono Iglesia Noticias ora se ne preoccupa apertamente [QUI: N.d.T.]:

La pubblicazione degli ultimi Rapporti intermedi dei Gruppi di Studio, della Commissione canonistica e della Commissione SECAM [Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar] sulla poligamia del processo sinodale [QUI: N.d.T.] ha riaperto un dibattito interno che sta crescendo tra teologi, Vescovi e analisti. La preoccupazione principale è che la sinodalità – diventata asse portante del lavoro dal 2016 – stia degenerando in una struttura pesante, dispersiva e difficile da assimilare per le Diocesi e i fedeli.

Una struttura complessa con un volume crescente di documenti

Papa Leone XIV non ha ancora avuto modo di esprimere un giudizio o di riorganizzare il processo sinodale, ma non potrà evitarlo [QUI: N.d.T.]:

il volume di documenti, commissioni, scadenze e riorganizzazioni genera inquietudine in diversi settori della Chiesa.
Secondo il materiale diffuso questa settimana [QUI: N.d.T.], i quattordici gruppi di studio attualmente in funzione dovranno presentare nuove conclusioni entro la fine del 2025. La quantità di testi in circolazione ha portato alcuni osservatori a parlare di una vera e propria «fabbrica di documenti», una dinamica che, a loro avviso, non si è verificata nemmeno durante il Concilio Vaticano II. Lo stesso portale ufficiale del processo sinodale mostra un calendario fitto e una terminologia in continua evoluzione, con concetti ridefiniti più volte e metodologie complesse per le fasi successive. Tutto ciò contribuisce alla sensazione che la sinodalità si stia trasformando in un intreccio tecnico difficile da seguire.

E questo nonostante i rapporti dei gruppi di studio siano stati pubblicati prima della fine dell’anno: alcuni propongono di rifiutare il Concilio di Trento per distribuire il ministero ai laici, altri di eleggere i Vescovi dalla base dei fedeli con il pretesto della trasparenza, altri di rendere obbligatorio il modello deliberativo assoggettando i Vescovi alla loro Conferenza episcopale o i sacerdoti al loro soviet parrocchiale dei laici, o «l’esercizio del ministero petrino in un nuovo quadro ecumenico», formula sufficientemente vaga che sembra consentire qualsiasi eresia – come la «pastorale per i poligami» prevista da un altro gruppo di lavoro. Quanto al Gruppo di Studio sulla liturgia, ha partorito la volontà di una nuova nuova Messa, quella della Chiesa sinodale – con il rischio di essere invalida per la maggioranza dei Cattolici.

Kairós e krísis: i linguaggi ermetici del Rapporto intermedio del Gruppo di Studio 9

Per il sito Iglesia Noticias [QUI: N.d.T.]

Tra i documenti divulgati spicca il Rapporto intermedio del Gruppo di Studio 9, dedicato ai «criteri teologici e metodologici sinodali per il discernimento condiviso di questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse». Il suo stile, definito da diversi analisti «banale, incomprensibile e sterile», ha intensificato il dibattito sull’effettiva utilità di questa enorme produzione sinodale. Alcuni teologi mettono in guardia dal pericolo che questo processo generi la percezione di un «magistero parallelo», slegato dalla vita ordinaria della Chiesa, e che la proliferazione di testi e procedure finisca per diluire la chiarezza del magistero tradizionale.

La Fraternità sacerdotale di San Pio X aveva citato un estratto di questo rapporto – quello del gruppo di studio 9 che tratta del discernimento condiviso delle questioni dottrinali, pastorali ed etiche controverse, particolarmente oscuro [QUI: N.d.T.]:

«1. Il krísis come kairós. Fin dall’inizio del cammino è emersa l’esigenza di assumere con coraggio e radicalità la sfida che investe oggi la missione della Chiesa: occorre una conversione del pensiero e una trasformazione delle pratiche in fedeltà contestuale al Vangelo di Gesù, che è «lo stesso ieri oggi e per sempre» (Eb 13,8), «ma la cui ricchezza e bellezza sono inesauribili» (EG 11). Ciò richiede la maturazione della presa di coscienza e la gestazione condivisa della krísis epocale evidente e urgente, antropologico-sociale e politico-ambientale che viviamo come un invito a discernere e promuovere la realizzazione di un kairós senza precedenti nella storia della salvezza.» [il titolo iniziale e la seconda parte del paragrafo citato, che abbiamo sottolineato, non sono però presenti nel rapporto pubblicato dal Vaticano, che è successivo di tre mesi e mezzo rispetto al commento della FSSPX, QUI: N.d.T.]
Senza commenti… prima del documento finale.

Verso una casta sinodale distaccata dal resto del Popolo di Dio?

Evidentemente, molti Vescovi sono altrettanto smarriti di fronte a questo tipo di produzione. Il sito Iglesia Noticias osserva che [QUI: N.d.T.]

La sensazione di stanchezza rilevata in ambito diocesano si aggiunge alle critiche sull’emergere di una «casta sinodale» formata da laici ed esperti che circolano tra congressi, viaggi, commissioni e pubblicazioni, mentre molti Parroci e fedeli rimangono ai margini del processo.

In altre parole, la sinodalità è diventata una vera e propria burocrazia, che produce montagne di carta per giustificare se stessa, sufficientemente vaghe da mascherare proposte apertamente eterodosse… ma qual è la sua reale utilità per il resto della cristianità?

Il blog Belgicatho [QUI: N.d.T.] ha tradotto quest’estate un articolo del prof. Larry Chapp, docente statunitense di teologia, sul sito The Catholic World Report [QUI: N.d.T.], in cui critica in particolare il livello decisionale del processo sinodale e il falso argomento della sussidiarietà sviluppato dai burocrati sinodali per evitare qualsiasi controllo:

Il termine «sinodalità» è diventato una sorta di codice per sentimenti ecclesiali mal definiti, che aspirano vagamente a una Chiesa più democratica «del popolo» e in cui le ali dell’autorità romana siano state tarpate. E il principio di sussidiarietà viene spesso invocato per criticare la centralizzazione dell’autorità nel Papa […].
Ma non è così. Se una Chiesa forte di due miliardi di fedeli, multilingue, multietnica e multirazziale che abbraccia tutto il globo ha bisogno di una forte autorità centrale per tenerla unita, allora la sussidiarietà esige che questa autorità superiore esista e abbia reali poteri giurisdizionali. Se la «sinodalità» di tipo anglicano o ortodosso porta alla disintegrazione di una corretta unità ecclesiale proprio perché le questioni di importanza decisiva e costitutiva per l’insieme non possono essere lasciate ai capricci del sentimento locale, allora la sussidiarietà sostiene che tali decisioni debbano essere prese a un livello più alto e più centrale.
[…] Allo stato attuale, il processo sinodale sembra essere il trionfo del burocratico sul personale, dell’anonimato stratificato dei comitati su una Chiesa di concretezza sacramentale, e delle nozioni astratte di «processo e strutture» sull’indirizzo locale vincolante del santo. […]
In breve, non abbiamo bisogno né vogliamo un centinaio di esperimenti nazionali diversi, in stile sinodale tedesco, su cosa significhi essere cattolici. Forse, alla fine, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è solo un Papa migliore.

È stato deciso che spetterà a Papa Leone XIV rimettere in riga i deliranti della sinodalità e riportare i burocrati sinodali al loro posto.