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mercoledì 3 dicembre 2025

Bergamo arcobalenita, percorso formativo diocesano per «apprezzare» il mondo gay

La Diocesi di Bergamo propone alle scuole un percorso per apprezzare il mondo arcobalenita.

Quando ci siamo trovati tra le mani la locandina recante – in bella mostra – il logo della Diocesi di Bergamo, abbiamo subito pensato che si trattasse dello scherzo (di pessimo gusto) di un amico buontempone che voleva testare la sua capacità di dilettarsi con qualche programma di fotocomposizione (seppur con immagini piuttosto kitsch).

Poi abbiamo fatto qualche ricerca e – con stupore, purtroppo neppure eccessivo, dati i precedenti della Diocesi di Bergamo (da ultimo, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL) – abbiamo scoperto che è tutto autentico (QUI e QUI): l’Ufficio per la Pastorale della Famiglia e degli Anziani diretto da don Giorgio Antonioli e la Commissione diocesana di pastorale con persone LGBT (il nome è già un programma…) della Diocesi di Bergamo, unitamente alla Fondazione Angelo Custode ONLUS presieduta da mons. Vittorio Nozza e che gestisce i consultori familiari coordinati dal dott. Antonio Mazzucco, propongono a «presbiteri, C.E.T. [Comunità ecclesiali territoriali], parrocchie, scuole» (scuole!!) un

Percorso formativo di tre incontri per conoscere e avvicinarsi al mondo LGBTQ+, per orientarsi nella complessità delle identità e per cogliere ed apprezzare le molte forme di essere se stessi.

Ebbene sì, la Diocesi di Bergamo propone alle scuole un percorso per apprezzare il mondo arcobalenita (apprezzare, dal Vocabolario Treccani: «riconoscere il valore di una cosa, stimarla per ciò che essa vale»).

Ovviamente nel programma (riportiamo in calce la locandina) non vi è traccia di alcun percorso di riconoscimento del peccato, di pentimento e di conversione personale (come previsto dalla dottrina cattolica), ma è tutto un florilegio ideologico:

Gli incontri intendono stimolare una riflessione su quali possono essere le modalità relazionali e gli stili più efficaci per essere aperti alle diversità e accoglienti, affinché tutti, nel rispetto della dignità di ognuno, possano vivere la propria esistenza in un cammino di umanità e fede in Gesù.

Ma sì, alla fine mettiamoci anche Gesù, ché male non fa!

E se rimanesse al lettore ancora un pallido barlume di speranza di intravedere qualcosa di cattolico, le righe successive sfondano l’ultimo baluardo rimasto contro la colonizzazione ideologica:

1º incontro: OLTRE I PREGIUDIZI
Parliamo delle parole (cenni su orientamento sessuale, identità di genere, coming out e outing) - Stereotipi, pregiudizi, discriminazioni, omofobia: come mi pongo? - Valutare le personali convinzioni: smantellare l’omofobia appresa - Diritti e cittadinanza LGBTQ+ (in Italia, in Europa e nel mondo) - Cosa significa “agire in solidarietà” (modalità attiva) con ragazzi LGBTQ+?

Sembra di leggere la capitolazione, anzi la resa incondizionata della Diocesi di Bergamo al più pericoloso attivismo arcobalenita, con tutte le parole-talismano che lo caratterizzano, finanziato dalla Diocesi di Bergamo, e quindi dall’otto per mille.

Sed de hoc non satis, perché il mortale amplesso prosegue:

2º incontro: RIFLESSIONI E PROPOSTE OPERATIVE
Presentazione del testo “Primi passi” - Riflessioni e proposte per una pastorale con le persone LGBTQ+ e le loro famiglie - Essere di supporto: strategie e comportamenti che promuovono l’accoglienza.

E qui ci permettiamo di palesare quanto già non può che apparire palese: pare essere in presenza di un chiaro interesse privato in affare pubblico di fronte al quale non possiamo esimerci dal sollecitare filialmente ma fermamente la Curia Diocesana e mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, ad intervenire, affinché si ponga termine a questa iniziativa che normalizza, esalta e, peggio ancora, vuole far «apprezzare» ai bambini ed ai ragazzi nelle scuole uno dei «peccati che gridano [vendetta] verso il cielo» (n. 1867 del Catechismo della Chiesa cattolica, QUI), ricordando l’ammonimento di nostro Signore Gesù Cristo: «È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli» (Lc 17,1-2).

Per quei pochi (?) che ancora fingessero di non conoscere il Magistero infallibile della Chiesa Cattolica, richiamiamo i numeri 2357-2359 del Catechismo della Chiesa cattolica (QUI):

2357. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358. Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359. Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.


Lorenzo V.