Roma, la diocesi del Papa, si configura in 5 Settori: Centro, Nord, Sud, Est e Ovest. Nel caso del Settore Centro, 13 mesi fa, Papa Francesco introdusse un cambiamento: smembrò le 5 Prefetture che formavano questo specifico Settore. Lo scorso 11 novembre Papa Leone riformò questa riforma riportando le cose a come erano prima del cambiamento voluto da Papa Bergoglio. In sostanza Leone ripristino la configurazione del Settore.
La riforma della
riforma (fallita)
Con
il Motu proprio "La vera bellezza"
del 4 ottobre 2024, Papa Francesco, dopo lunghe analisi di ogni tipo -
storiche, urbanistiche, demografiche, ecc. - affrontò la questione
centro-periferia nella sua diocesi, Roma. Il testo del documento è molto
interessante e pur essendo riferito a una realtà singolare, unica e specifica,
illumina molti momenti del pensiero complessivo di Papa Bergoglio.
Ecco un passaggio
significativo del documento di Francesco del 2024:
“Alla luce dei
numerosi interventi, delle richieste già avanzate e di un lavoro iniziato da
tempo, dispongo che vengano ridefiniti i confini delle Prefetture in cui è
suddivisa oggi la Diocesi di Roma, affinché siano armonizzati i contesti di
riferimento e le Parrocchie che vi appartengono. Sarà un percorso che
richiederà alcuni mesi di lavoro. In tale prospettiva e nel tentativo di
suscitare un sempre maggiore spirito di comunione ecclesiale, con la speranza
di meglio integrare periferie e centro storico, dispongo che le attuali cinque
Prefetture del Settore Centro siano incluse negli altri Settori, riducendo
l’organizzazione territoriale della Diocesi di Roma solo in riferimento ai
quattro punti cardinali. I quattro Settori, in base alla posizione geografica,
includeranno le cinque Prefetture e le trentacinque Parrocchie presenti sul
territorio del Settore Centro. Nello specifico, rispetto a quanto fu stabilito
dal Decreto del Cardinale Vicario in data 11 marzo 1966 e successive modifiche,
dispongo che: il Settore Nord includa la Prefettura IV, il Settore Est includa
la Prefettura V, il Settore Sud includa la Prefettura III, il Settore Ovest
includa le Prefetture I e II. In questo orizzonte non ci sono più un centro
isolato e una periferia divisa in compartimenti separati, ma, in una visione
dinamica che prevede non muri ma ponti, la Diocesi di Roma sarà concepita come
un unico centro che si espande attraverso i quattro punti cardinali. In questa
prospettiva, il venir meno dei confini del Settore Centro non significa affatto
chiuderlo, come potrebbe sembrare in apparenza, bensì aprirlo. Desidero,
infatti, che con questa decisione sia esaltata la specificità pastorale del
centro storico di Roma in un’identità diocesana. Questo favorirà anche in seno
al Consiglio Episcopale condivisione di lavoro e unità d’intenti su un’area
della città così nevralgica."
I fallimenti si
correggono e non si usano per seminare discordia
Sostanzialmente,
come già detto, Papa Leone ordina di tornare alla situazione precedente il 4
ottobre 2024 e ciò, seppure ovviamente non lo dice, perché la riforma 4 + 1 è
fallita, non ha funzionato, anzi ha creato altri problemi insidiosi per la vita
della diocesi di Roma e a volte questo insuccesso è stato usato per seminare
discordia.
Per primo, il
nuovo Motu proprio riporta dunque un minimo di serenità al clero romano, cosa
che aiuterà decisamente a superare la paralisi che si era creata nella diocesi
del Papa. Al riguardo si tenga conto che in questa riforma di Francesco,
probabilmente molto condizionato da alcuni potenti ecclesiastici della diocesi
romana, il clero di Roma non è mai stato coinvolto nello studio, analisi e
allestimento del cambiamento. Tranne pochi parroci romani ascoltati
preventivamente non si è voluto mai ascoltare critiche oppure dubbi. Tutto è
stato fatto dall’alto, imposto, decretato, alla faccia dell’amplificata
sinodalità, espressione spesso contrabbandata come ‘partecipazione’.
Volendo, nel Motu
proprio di Papa Leone, si può scovare qualcosa di parecchio speciale. Papa
Prevost non smentisce né polemizza con il testo che riforma, anzi, scrive che
lui non cambia "la motivazione, le premesse e le considerazioni fatte nel
Motu Proprio" di Francesco, ma le sue conclusioni sono opposte: tornare a
come le cose erano prima.
Non solo. Il Motu proprio dell’11 novembre 2025 aggiunge che l'esperienza pastorale dell'Anno Giubilare che sta finendo conferma che la Diocesi di Roma è indivisibile e dunque il Settore Centro di Roma ha "una specificità ma anche una omogeneità e unitarietà" (storica, pastorale nonché amministrativa e logistica). Il centro della grande Urbe, il cui cuore è il suo Vescovo in Vaticano, non può essere frammentato e scorporato pastoralmente e amministrativamente. In questi 13 mesi, nel concreto, nella vita quotidiana delle parrocchie e dei parroci si sono registrate conseguenze negative di questa riforma oggi cancellata.
