Corredentrice
17.
Il titolo di Corredentrice appare nel XV secolo come correzione dell’invocazione
di Redentrice (abbreviazione di Madre del Redentore) che Maria riceveva dal X
secolo. San Bernardo assegna a Maria un ruolo ai piedi della Croce che dà
origine al titolo di Corredentrice, titolo che ritroviamo per la prima volta,
in un inno anonimo del XV secolo, a Salisburgo.[30] Anche se la denominazione
Redentrice si era conservata per i secoli XVI e XVII, questa scomparve
completamente nel XVIII secolo per essere sostituita con Corredentrice.
L’indagine teologica sulla cooperazione di Maria alla Redenzione, nel corso
della prima metà del XX secolo, ha portato a una comprensione più profonda del
titolo di Corredentrice.[31]
18.
Alcuni Pontefici hanno impiegato questo titolo senza soffermarsi a
spiegarlo.[32] Generalmente, lo hanno presentato in due maniere distinte: in
relazione alla maternità divina, in quanto Maria, come madre, ha reso possibile
la Redenzione realizzata da Cristo;[33] in riferimento alla sua unione con
Cristo accanto alla Croce redentrice.[34] Il Concilio Vaticano II evitò di
impiegare il titolo di Corredentrice per ragioni dogmatiche, pastorali ed
ecumeniche. San Giovanni Paolo II lo utilizzò, almeno in sette occasioni,
collegandolo soprattutto al valore salvifico del nostro dolore offerto insieme
a quello di Cristo, a cui si unisce Maria soprattutto sotto la Croce.[35]
19. Nella Feria IV del 21 febbraio 1996, il Prefetto dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger, alla domanda se fosse accettabile la richiesta del movimento Vox Populi Mariae Mediatrici, in vista di una definizione del dogma di Maria come Corredentrice o Mediatrice di tutte le grazie, così rispose nel suo votum particolare: «Negative. Il significato preciso dei titoli non è chiaro e la dottrina ivi contenuta non è matura. Una dottrina definita de fide divina appartiene al depositum fidei, cioè alla rivelazione divina veicolata nella Scrittura e nella tradizione apostolica. Ancora non si vede in modo chiaro come la dottrina espressa nei titoli sia presente nella Scrittura e nella tradizione apostolica».[36] Successivamente, nel 2002, espresse pubblicamente la sua opinione contraria all’uso di questo titolo: «La formula “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e della patristica e quindi causa malintesi… Tutto viene da Lui, come affermano soprattutto le Lettere agli Efesini e ai Colossesi. Maria è ciò che è grazie a Lui. Il termine “Corredentrice” ne oscurerebbe l’origine». Il Cardinale Ratzinger non negava che vi fossero buone intenzioni e aspetti preziosi nella proposta di utilizzare questo titolo, ma sosteneva che fosse «una terminologia sbagliata».[37]
20. L’allora Cardinale menzionava le
Lettere agli Efesini e ai Colossesi, dove il vocabolario utilizzato e il
dinamismo teologico degli inni presenta la centralità redentrice unica e la
fontalità del Figlio incarnato in modo tale da escludere la possibilità di
aggiungere altre mediazioni, dal momento che «ogni benedizione spirituale» ci
viene donata «in Cristo» (Ef 1,3), perché in Lui siamo figli adottivi (cf. Ef
1,5) e in Lui siamo stati graziati (cf. Ef 1,6), «per mezzo del suo sangue
abbiamo la redenzione» (Ef 1,7) e Lui «ha riversato su di noi» (Ef 1,8) la sua
grazia. In Lui «siamo fatti eredi» (Ef 1,11) e siamo stati predestinati. Dio ha
voluto inoltre che in Lui «abiti tutta la pienezza» (Col 1,19) e che «per mezzo
di Lui e in vista di Lui siano riconciliate tutte le cose» (Col 1,20). Tale
lode, circa il posto unico di Cristo, invita sia a collocare qualsiasi creatura
in un ruolo chiaramente ricettivo, sia a una religiosa e prudente cautela,
allorquando si consideri qualsiasi forma di possibile cooperazione nell’ambito
della Redenzione.
21. Papa Francesco ha espresso, in almeno tre circostanze, la
sua posizione chiaramente contraria all’uso del titolo di Corredentrice,
sostenendo che Maria «non ha mai voluto prendere per sé qualcosa di suo Figlio.
Non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola».[38] L’opera della
Redenzione è stata perfetta e non necessita di alcuna aggiunta. Perciò, «la
Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo […]. Non ha chiesto per sé
di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo
e questo titolo non si raddoppia».[39] Cristo «è l’unico Redentore: non ci sono
co-redentori con Cristo».[40] Perché «il sacrificio della Croce, offerto con
animo amante ed obbediente, presenta una soddisfazione sovrabbondante ed
infinita».[41] Sebbene possiamo prolungarne gli effetti nel mondo (cf. Col
1,24), né la Chiesa né Maria possono sostituire o perfezionare l’opera
redentrice del Figlio di Dio incarnato, che è stata perfetta e non ha bisogno
di aggiunte.
22. Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato
di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il
titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria. Questo titolo
rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può
generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede
cristiana, perché «in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il
cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati»
(At 4,12). Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per
evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del
Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare
Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della
grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il
Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al
Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla
Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» (Lc 1,38), ci indica Cristo e
ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica» (Gv 2,5).
NOTE
[31] I teologi intendono il
titolo di corredentrice in modo diverso: a) Cooperazione immediata,
cristotipica o massimalista, che colloca la cooperazione di Maria come
prossima, diretta e immediata alla medesima Redenzione (Redenzione obiettiva).
In questo senso i meriti di Maria, se ben subordinati a quelli di Cristo,
avrebbero un valore redentivo per la salvezza; b) Cooperazione mediata o
minimalista, limitata al “sì” dell’Annunciazione. Si tratterebbe di una
cooperazione mediata, che rende possibile l’Incarnazione come passo previo alla
Redenzione; c) Cooperazione immediata recettiva o ecclesiotipica, cooperando
alla Redenzione obiettiva nel senso che ha accettato i frutti del sacrificio
redentore del Salvatore rappresentando la Chiesa. Una cooperazione immediata
però recettiva, Maria infatti ha semplicemente accettato la Redenzione di
Cristo, diventando la “prima Chiesa”.
[32] Sotto il Pontificato di
San Pio X il titolo di Corredentrice si incontra in un documento della Sacra
Congregazione dei Riti e del Sant’Uffizio. Cf. Sacra Congregazione dei Riti,
Dolores Virginis Deiparae (13 maggio 1908): ASS 41 (1908), 409; Sacra Congregazione
del Sant’Uffizio, Decreto Sunt Quos Amor (26 giugno 1913): AAS 5 (1913), 364,
che loda l’usanza di aggiungere al nome di Gesù il nome «di sua madre, la
nostra corredentrice, la beata Maria»; Id., Preghiera di riparazione alla beata
Vergine Maria (22 gennaio 1914): AAS 6 (1914), 108, nella quale Maria è
chiamata «corredentrice del genere umano». Il primo Papa che ha utlizzato il
termine Corredentrice è Pio XI, nel Breve del 20 luglio 1925, indirizzandosi
alla Regina del Rosario di Pompei: «Ma ricordati pure che sul Calvario
divenisti Corredentrice, cooperando per la crocifissione del tuo cuore alla
salvezza del mondo, insieme col tuo Figliuolo crocifisso»: Pio XI, Ad B.V.M. a
sacratissimo Rosario in Valle Pompeiana, in Sacra Penitenzeria Apostolica,
Enchiridion Indulgentiarum, Typis Polyglottis Vaticanis, Romae 19522, n. 628;
cf. Id., Discorso “Ecco di nuovo” ad un gruppo di pellegrini di Vicenza (30
novembre 1933): L’Osservatore Romano, 1° dicembre 1933, 1.
[33] Cf. Id., Radiomessaggio a
chiusura dell’Anno Santo della Redenzione a Lourdes (28 aprile 1935):
L’Osservatore Romano, 20-30 aprile 1935, 1.
[34] Cf. Id., Ad B.V.M. a
sacratissimo Rosario in Valle Pompeiana, in Sacra Penitenzeria Apostolica,
Enchiridion Indulgentiarum, Romae 1952, n. 628.
[35] Cf. S. Giovanni Paolo II, Udienza generale (10 dicembre 1980): Insegnamenti III/2 (1980), 1646; Id., Udienza generale (8 settembre 1982): Insegnamenti V/3 (1982), 404; Id., Angelus (4 novembre 1984): Insegnamenti VII/2 (1984), 1151; Id., Omelia nel Santuario di Nostra Signora di Alborada a Guayaquil (Ecuador) (31 gennaio 1985): Insegnamenti VIII/1 (1985), 319; Id., Angelus della Domenica delle Palme (31 marzo 1985): Insegnamenti VIII/1 (1985), 890; Id., Discorso ai Pellegrini dell’Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes (OFTAL) (24 marzo 1990): Insegnamenti XIII/1 (1990), 743; Id., Angelus (6 ottobre 1991): Insegnamenti XIV/2 (1991), 756. Dopo la Feria IV, dell’allora Congregazione per la Doctrina della Fede, del 21 febbraio del 1996, San Giovanni Paolo II non impiegherà più il titolo di Corredentrice. È importante segnalare, tuttavia, che questo titolo non ricorre nella Lettera enciclica Redemptoris Mater del 25 marzo 1987, che è il documento, per eccellenza, nel quale San Giovanni Paolo II spiega il ruolo di Maria nell’opera della Redenzione.
[36] J.
Ratzinger, Verbale della Feria IV del 21 febbraio 1996, in Archivo del
Dicastero per la Dottrina della Fede.
[37] J.
Ratzinger ‒ P. Seewald, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio.
In colloquio con Peter Seewald, Milano 2001, 278.
[38]
Francesco, Omelia nella Festa di Nostra Signora di Guadalupe (12 dicembre
2019): AAS 112 (2020), 9.
[39] Id.,
Meditazioni quotidiane: L’Addolorata, discepola e madre (3 aprile 2020):
L’Osservatore Romano, 4 aprile 2020, 8.
[40] Id.,
Udienza generale (24 marzo 2021): L’Osservatore Romano, 24 marzo 2021, 8.
[41] Pio XII, Lett. enc. Haurietis Aquas (15 maggio 1956) n. 10: AAS 48 (1956), 321.
