Chiesa parrocchiale della Trasfigurazione del Signore Gesù Cristo dell’arch. Antonino La Fauci (anno 2020).
Dopo aver guardato con raccapriccio i risultati degli investimenti economici anche dell’Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, ribadiamo la domanda: se lo meritano l’otto per mille?
Lorenzo V.
Descrizione del progetto: Il nuovo complesso parrocchiale è costituito da un’aula liturgica di quasi 900 mq, da una casa canonica, da sette aule per il catechismo e da un salone parrocchiale, ed è affiancato da un campo di calcio e da una piazza attrezzata (questi ultimi realizzati antecedentemente al complesso): l’insieme articolato di spazi ed edifici sembra realizzare il sogno dello storico parroco. A servizio di una comunità costituita da 5.000 abitanti (fonte ICSC), la nuova struttura di culto e gli annessi servizi pastorali puntano a proporsi come riferimento identitario, «luogo di aggregazione, luogo che consente ad una popolazione di prendere coscienza di essere popolo che si appartiene l’un l’altro, un popolo che può scoprire la bellezza della propria identità solo attraverso la fraternità e la comunione con il Signore» (dall’omelia di mons. Giovanni Accolla nel rito di dedicazione della chiesa).
La chiesa, ultimata nelle parti architettoniche e impiantistiche nel 2019, è consacrata il 21 novembre 2020 con solenne rito di dedicazione presieduto da mons. Giovanni Accolla (arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi da gennaio 2017).
L’immagine di una chiesa come spazio aperto di comunione, che si protende verso la vita del quartiere nello slancio della divulgazione della Parola, è sottesa al progetto dell’intero complesso, anche se molto semplificato rispetto alle idee originarie. Lo schema centrifugo della chiesa e del salone parrocchiale – così come la praticabilità delle aree esterne e la significatività del campanile – sono i capisaldi del disegno architettonico ed ecclesiologico. All’interno del lotto poligonale (quasi trapezoidale) l’aula liturgica si affaccia verso nord-est, ruotandosi a 45° rispetto alla via Maria Grazia Cutuli. In relazione a questo asse viario, che collega la chiesa alla contigua piazza Peppino Impastato, rotatio e translatio sono le due azioni che configurano l’insediamento urbanistico dell’edificio di culto; grazie a loro infatti è ricavato un vasto sagrato triangolare (oggi solo in parte pavimentato) che prosegue in un’ampia zona porticata con la stessa geometria. Gli ambienti “aperti”, oggi purtroppo delimitati da una recinzione metallica, dialogano con il quartiere definendo una sorta di naturale accessibilità e continuità con il contesto.
La modellazione volumetrica della chiesa è molto semplice: un parallelepipedo a pianta quadrata sul quale si pone un cilindro troncato da un piano inclinato. Anche i prospetti sono segnati da questo linguaggio architettonico sobrio e controllato; sono scanditi, in prossimità di ogni angolo, da tre finestre ravvicinate. Il fronte principale è contraddistinto da un ampio portale strombato, aggettante sul sagrato. Gli aggetti favoriscono così la delimitazione di una soglia, come pure il taglio obliquo dei piani strombati permette una spazialità protettiva, quasi avvolgente. La porta, in legno di faggio, nonostante si presenti come unica, consente l’accesso tramite 3 aperture: una centrale più alta e due laterali più basse. Sull’angolo sud del volume della chiesa, quasi in aderenza a quest’ultima, si innalza una torre campanaria a struttura cruciforme (alta 27 metri).
Lo spazio interno dell’aula mantiene la stessa matrice geometrica degli esterni: un perimetro quadrato entro il quale è inscritto un cerchio. Come già anticipato, la spazialità centrica costituisce una delle invarianti nella ricerca compositiva della chiesa, che ha sperimentato diverse ipotesi progettuali, muovendo da una prima soluzione a matrice circolare. Nella planimetria attuale l’edificio si configura con una doppia spazialità: l’ambiente centrale (l’aula assembleare) è perimetrato da un deambulatorio anulare, a tratti continuo a tratti confinato. L’aula è scandita da 8 pilastri radiali che si elevano a doppia altezza a sostegno della calotta circolare. La rotondità del tamburo è però mediata da una grossa cornice che, interponendosi tra i pilastri, disegna un anello ottagonale.
La struttura della chiesa è costituita da un sistema intelaiato in calcestruzzo armato. La copertura del cilindro centrale è determinata da un’orditura di travi in legno lamellare di abete che, sovrapponendosi in modo da formare una maglia quadrata (5x5m), sostiene un impalcato di pannelli xlam. Il manto di copertura è invece composto da lastre graffate in alluminio con doppia cromia (effetto rame ossidato e colore testa di moro). Le bicromia è sfruttata per disegnare nel tetto una croce. Gli elevati sono intonacati e tinteggiati sia internamente che esternamente. Il pavimento è composto da lastre di gres porcellanato. L’illuminazione artificiale è definita da lampade a led a incasso (l’aula) e proiettori e binari per l’area presbiterale. Non è previsto alcun tipo di impianto di riscaldamento, né di raffrescamento.
Fin dalle prime ipotesi progettuali, tutta l’articolazione spaziale è segnata da una continua ricerca di un impianto liturgico “partecipativo”. Nelle parole del progettista: «l’interno viene pensato come uno spazio definito per esprimere e agevolare in tutto il rapporto tra l’assemblea che è anche soggetto celebrante e il pastore promotore dell’azione liturgica» (dalla Relazione di progetto). Nonostante i singoli manufatti siano stati approvati a lavori edili ultimali, l’impostazione celebrativa iniziale e la relativa collocazione dei luoghi liturgici rimangono immutate durante tutto il complesso iter progettuale. Il popolo di Dio è coeso al di sotto dell’invaso cilindrico e orientato verso il presbiterio plenario disposto in asse al portale, secondo una direzionalità predominante segnalata dal disegno pavimentale e dalla geometria del tetto. La calotta del vano centrale è infatti inclinata in modo da favorire un’azione di ascesa dal portale all’area presbiterale. Quest’ultima, per la particolare conformazione planimetrica della pedana, avanza verso l’aula ponendo in evidenza l’altare e l’ambone prossimo all’assemblea. Il fondo del presbiterio è definito da una quinta organizzata su due livelli. Il primo costituito da due setti murari curvilinei che fanno da sfondo alle sedi movibili dei concelebranti e alla sede fissa del celebrante (in cornu epistolae). Il secondo, più arretrato, concavo in sezione in cui trova posto la croce.
Tutti gli altri poli liturgici sono posizionati nel deambulatorio e in particolare negli angoli dello stesso. Nell’angolo orientale e in quello meridionale sono collocati rispettivamente il fonte battesimale e il tabernacolo entrambi visibili e ben riconoscibili dall’invaso assembleare. La posizione angolare di questi elementi e la peculiare conformazione architettonica del deambulatorio favoriscono la definizione di una spazialità più coesa e concentrata; in particolare la custodia eucaristica che, con l’ausilio di una quinta marmorea semicircolare e tre banchi disposti a semicerchio, si configura come un ambiente raccolto, finalizzato al raccoglimento personale e all’adorazione. La penitenzeria e la sacrestia sono invece allestite negli angoli settentrionali e occidentali del deambulatorio (in conrnu Evangelli). La prima è pensata come un vero e proprio spazio confinato, molto ampio e in attesa di un definitivo allestimento.
Dal punto di vista iconografico, l’unico riferimento è inscritto nell’architettura stessa dell’edificio: la croce. Già la spazialità interna dell’aula, con i suoi assi e accessi principali (portale-altare, porte laterali del deambulatorio) richiama tale segno che è anche tracciato sulla copertura. Di forma cruciforme sono disegnati il campanile e il vialetto del sagrato. Il mistero della croce e della risurrezione è strettamente legato all’episodio della Trasfigurazione, cui è intitolata la chiesa. Infatti sul Tabor Gesù parlava con Mosè e Elia «del suo esodo che stava per compiersi a Gerusalemme» (Luca 9,31). La definizione di tutti i poli liturgici è affidata a un linguaggio morfologico unitario, basato sulla geometria e sull’utilizzo di tessere musive dorate. Attualmente l’unico elemento scultoreo della chiesa è il grande Crocifisso (3×1,75 m) realizzato dal maestro Salemi in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa. Sono previsti la realizzazione di una statua mariana a tutto tondo (quella attuale posizionata nel raccordo murario vicino all’ambone è in prestito) e l’esecuzione di alcune formelle in bassorilievo raffiguranti gli episodi teofanici della Trasfigurazione e del Battesimo di Gesù, da collocare nel portale.
Descrizione tratta dalla pagina beweb.chiesacattolica.it.
Fotografie degli esterni:
Fotografie degli interni:















