Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1297 pubblicata da Paix Liturgique il 2 novembre, in cui si riporta l’articolo di Mikael Corre, inviato speciale permanente a Roma, pubblicato sul quotidiano La Croix il 27 ottobre (QUI).
L’articolo descrive la Santa Messa celebrata dal card. Burke secondo il Missale Romanum del 1962 sabato 25 ottobre nella Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, alla quale hanno assistito circa tremila fedeli: un ritorno in Vaticano accettato da Papa Leone XIV dopo due anni di divieto, poiché la Santa Messa tradizionale della Peregrinatio ad Petri Sedem non è stata autorizzata da papa Francesco nel 2023 e nel 2024.
All’articolo seguono alcune riflessioni del Coetus internaionalis Summorum Pontificum.
Lorenzo V.
Il cielo è minaccioso sopra Piazza San Pietro, questo sabato 25 ottobre. Sono poco prima delle ore 15:00 e la fila dei pellegrini del Giubileo si mescola a quella dei turisti. All’avvicinarsi della facciata, si forma un ingorgo. Un gruppo proveniente dalla Grecia si spazientisce. Due giovani donne interrogano un volontario: «Ci scusi, siamo venute per la Santa Messa tradizionale, possiamo passare?». Il volontario esita, cerca un responsabile, poi finisce per accettare.
«Abbiamo visto sui social network che qui sarebbe stata celebrata una Santa Messa tradizionale, quindi abbiamo preso un biglietto aereo», spiega Hélène Frelon, grafica di ventisette anni, venuta da Parigi con la sua amica Pauline Phelippeau. «Volevamo essere qui. Per dire che il latino, per noi, è importante», aggiunge. Accanto a lei, Pauline annuisce. «Questa liturgia porta i suoi frutti da secoli. Perché volerla cancellare?».
Si tratta della prima Santa Messa tradizionale, celebrata come prima del Concilio Vaticano II, nella Basilica di San Pietro in Vaticano da due anni, senza che papa Francesco abbia concesso alcuna autorizzazione. Le due giovani donne varcano la Porta Santa, aperta solo durante l’Anno Giubilare. Sfiorano i bassorilievi consumati del Cristo in croce, scolpiti da Vico Consorti a metà del secolo scorso. All’interno l’aria è più fresca. Le due francesi abbandonano la Pietà di Michelangelo Buonarroti, recentemente protetta da una nuova vetrata di sicurezza rinforzata, e avanzano verso il fondo della Basilica, dove centinaia di sedie sono state disposte davanti alla monumentale Cattedra di San Pietro.
Lì, circa un migliaio di fedeli hanno già preso posto ai piedi di questa scultura barocca in cui quattro Padri della Chiesa [Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, Sant’Atanasio e San Giovanni Crisostomo: N.d.T.] sostengono un trono vuoto che rappresenta l’autorità del primo Papa. Sopra, la grande vetrata in alabastro con la colomba lascia passare una luce dorata. Tra l’assemblea, alcune tonache nere, grandi rosari e mantiglie di pizzo. Ci sono anche molte famiglie. Una di esse si è seduta ai piedi di una colonna torta del Baldacchino di San Pietro. Una bambina gioca, alternando un libro di immagini sacre e una macchinina.
Mobilitate, le voci della Insigne Cappella Musicale di Santa Maria ad Martyres - Pantheon di Roma si levano: Graduale lungo prima dell’Alleluia, Offertorio in gregoriano… È una Santa Messa secondo il Missale Romanum del 1962, chiamata «Messa tridentina», in riferimento al Concilio di Trento (1545-1563). Lasciando ampio spazio all’interiorità – alcuni canti sono recitati a bassa voce –, questa liturgia era stata, insieme al barocco che riveste l’interno della Basilica di San Pietro in Vaticano, la risposta di Roma alla riforma di Lutero, nel XVI secolo. Questo sabato, il rito inizia, come di consueto, con le preghiere ai piedi dell’altare. Il celebrante è rivolto ad orientem, «verso Dio», e non verso l’assemblea. Al momento della consacrazione, lo statunitense card. Raymond Leo Burke, Patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta, fino a quel momento con i guanti, solleva l’Ostia sopra l’altare. Due diaconi assistono il Prefetto emerito del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica e sollevano i lembi della sua pianeta ricamata. Quasi tutti i fedeli sono in ginocchio. «È molto bello, molto sobrio», mormora dopo la funzione Janek C., quarantenne proveniente dall’Estonia con sua moglie. «Lascia spazio alla preghiera interiore. Non siamo qui per assistere a uno spettacolo, siamo qui per incontrare Dio». Un gruppo proveniente dall’Italia annuisce. Andrea Mattana, ventisette anni, in abito scuro e dall’aspetto discreto, confida: «Per noi, venire a pregare qui, così vicino alla tomba di Pietro, è forte. Contrariamente a quanto dicono alcuni, siamo fedeli al Papa. Siamo grati a Sua Santità per averci permesso di pregare qui».
Sul libretto azzurro dei suoi vicini, l’intestazione indica l’origine del gruppo: Peregrinatio ad Petri Sedem. L’evento è giunto alla sua quattordicesima edizione. Dal 2012, questo raduno annuale a Roma è organizzato dal Coetus internationalis Summorum Pontificum, che riunisce ventisette associazioni che difendono l’uso della Santa Messa tradizionale. Questo sabato, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, si incontrano francesi, tedeschi, spagnoli, brasiliani, sierraleonesi, nigeriani… «Il latino unisce», osserva Jean-Paul, un imprenditore di Lione venuto con la famiglia, che precisa di praticare «entrambi i riti».
Durante l’omelia, dopo la lettura di due versetti del Vangelo di San Luca (11, 27-28), il card. Raymond Leo Burke si è preso il suo tempo. Ha letto il suo testo in quattro lingue: inglese, spagnolo, italiano e francese. Con voce calma, ha sorvolato sul pontificato di papa Francesco, che aveva spesso criticato quando era in vita, per rendere omaggio alla decisione di Papa Benedetto XVI, nel 2007, di liberalizzare l’uso di questa santa Messa, nella sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario della forma antica del Rito Romano– ampiamente abrogata nel 2021. «La Messa Pontificale di oggi è celebrata secondo la Forma più antica del Rito Romano, l’Usus Antiquior», ha descritto inizialmente il card. Burke, «non possiamo non ringraziare Dio per il modo in cui questa venerabile forma del Rito Romano ha condotto molti alla fede […]. Rendiamo grazie a Dio perché, attraverso Summorum Pontificum, tutta la Chiesa va maturando una comprensione e un amore sempre più profondi per il grande dono della Sacra Liturgia» [QUI; QUI su MiL: N.d.T.].
Laddove la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum autorizzava infatti la Santa Messa tradizionale, papa Francesco l’ha limitata e posta sotto il controllo dei Vescovi. Ma dall’estate del 2025, alcuni gruppi tradizionalisti chiedono a Papa Leone XIV di «dichiarare invalida» la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II del suo predecessore. Dopo due ore di celebrazione, sul sagrato, piove, Hélène e Pauline, le due parigine, sorridono. Cosa pensano dei timori di papa Francesco che questo modo di celebrare la Santa Messa possa essere strumentalizzato? Hélène dice dolcemente: «Tutto può essere strumentalizzato, ma se è così, il problema non è lo strumento». E aggiunge: «Se alcuni la usano in questo modo, non è alla Messa che bisogna prendersela». Un nuovo sorriso. «Di per sé, la Messa non ha fatto nulla».
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Alcune riflessioni del Coetus internaionalis Summorum Pontificum:
- «circa un migliaio di fedeli»: la polizia di Roma ha contato 2.500 fedeli nella processione della 14ª Peregrinatio ad Petri Sedem e numerosi pellegrini si sono uniti al pellegrinaggio nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Ciò che è certo è che più di cinquecento fedeli non sono riusciti a entrare nello spazio dell’altare della Cattedra di San Pietro e hanno assistito alla Santa Messa nelle navate laterali della Basilica;
- forse per i fedeli citati nell’articolo «il latino è importante», ma per le 33 associazioni organizzatrici del pellegrinaggio, che sanno che in Vaticano il latino è ancora ampiamente utilizzato, è importante ricordare che il loro desiderio è quello di poter vivere la loro fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale, che non si riduce all’uso della lingua latina;
- sabato 25 ottobre 2025 non si è trattato della «prima Santa Messa tradizionale celebrata da due anni». Infatti, papa Francesco aveva permesso a diversi sacerdoti e prelati di continuare a celebrarla regolarmente nella Basilica di San Pietro in Vaticano;
- ricordiamo che l’usus antiquior, talvolta chiamato «Santa Messa tradizionale», non è nato al tempo del Concilio di Trento ed esisteva già molti secoli prima… e non aveva alcun legame con la risposta dei padri del Concilio di Trento a Martin Luther. Senza dubbio questa osservazione di una persona poco familiare con la storia della liturgia latina ha lo scopo di far credere agli ingenui che la liturgia varierebbe nel corso dei concili e quindi i fedeli di oggi non avrebbero altra possibilità che seguire ciò che un nuovo Concilio avrebbe comandato;
- infine, i gruppi di fedeli legati all’usus antiquior chiedono solo di poter vivere in pace… come suggerivano le prime parole pronunciate da Papa Leone XIV il giorno della sua elezione: «La pace sia con tutti voi!» [QUI; QUI su MiL: N.d.T.].
