Post in evidenza

Messainlatino ha vinto la causa contro Google!

Il piccolo Davide-MiL ha fiondato Googlia, si parva licet componere magnis . (Per inciso: è significativo che l'aggettivo 'filisteo...

mercoledì 26 novembre 2025

Il Vaticano ha chiesto denaro in cambio dell’insabbiamento del Sodalizio di vita cristiana in un’indagine dell’FBI sul riciclaggio di denaro

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo pubblicato sul sito Infovaticana il 25 novembre, in cui si riportano e commentano le registrazioni audio in cui mons. Bertomeu Farnós, officiale del Dicastero per la dottrina della fede, ammette che il Vaticano era a conoscenza di un’indagine dell’FBI su un presunto riciclaggio di denaro legato al Sodalizio di vita cristiana.
Non solo: il prelato rivela di aver tentato un insabbiamento del caso attraverso generose elargizioni di denaro, anziché collaborare con l’autorità federale statunitense.
Ricordiamo che il Sodalizio di vita cristiana è stato una società di vita apostolica di diritto pontificio, approvata nel 1997 da San Giovanni Paolo II; nel 2018 la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica «ha promulgato […] il Decreto con cui dispone il Commissariamento della Società di Vita Apostolica Sodalitium Christianae Vitae (Sodalizio di Vita Cristiana) […]. Il Papa ha mostrato di essere particolarmente attento alla gravità delle informazioni che riguardano il regime interno, la formazione e la gestione economico-finanziaria, motivo […]. A ciò si sono sommate recentemente le serie misure adottate dall'autorità giudiziaria peruviana nei confronti del Signor Luis Fernando Figari», teologo e suo fondatore (QUI), a seguito di uno scandalo per via di abusi psicologici, fisici e sessuali ai danni di minori da parte dei suoi dirigenti.
Successivamente, nel 2024 il Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha promulgato un decreto con il quale ha stabilito l’espulsione del fondatore Luis Fernando Figari dal Sodalizio di vita cristiana.
Infine, a gennaio di quest’anno papa Francesco ne ha ordinato lo scioglimento ed il 14 aprile fratel José David Correa González S.C.V., Superiore generale del Sodalizio di vita cristiana, ha firmato il decreto di soppressione, nominando mons. Bertomeu Farnós Commissario Apostolico.
Ma in questa vicenda di abusi mons. Bertomeu Farnós si inserisce già nel 2023, allorquando fu incaricato da papa Francesco (assieme a mons. Charles Jude Scicluna, Arcivescovo metropolita di Malta e soprattutto Segretario aggiunto del Dicastero per la dottrina della fede) di una missione speciale presso la Nunziatura Apostolica in Perù per «indagare, ascoltare e riferire» sui casi di abusi del Sodalizio di vita cristiana; e durante l’indagine e l’ascolto delle vittime degli abusi compiuti dai dirigenti del Sodalizio di vita cristiana, mons. Bertomeu Farnós viene (o verrebbe: il condizionale è, per ora, opportuno) a conoscenza di una indagine parallela dell’FBI sul (presunto) riciclaggio di denaro compiuto dal Sodalizio… il resto è nell’articolo che segue.

Lorenzo V.


L’audio pubblicato oggi da Infovaticana rivela una manovra tanto maldestra quanto pericolosa. Nella registrazione, mons. Jordi Bertomeu Farnós, officiale del Dicastero per la dottrina della fede, ammette che il Vaticano era a conoscenza di un’indagine del Federal Bureau of Investigation su un presunto riciclaggio di denaro legato al Sodalizio di vita cristiana. Ma invece di offrire piena collaborazione giudiziaria, ha proposto una «soluzione» basata su pagamenti e donazioni alle vittime e alle Diocesi, che avrebbe permesso al Vaticano di presentare il caso alle autorità statunitensi come «risolto internamente».

Quello che mons. Jordi Bertomeu Farnós descrive non è solo un errore dialettico o un’imprudente goffaggine. È un’azione che, se fosse stata eseguita, costituirebbe un reato federale di ostruzione alla giustizia: condizionare la consegna di informazioni o la collaborazione con il Federal Bureau of Investigation alla realizzazione di trasferimenti economici o contributi caritatevoli a terzi.

Il Vaticano sapeva che il Federal Bureau of Investigation stava indagando sul riciclaggio di denaro

Mons. Jordi Bertomeu Farnós riconosce nell’audio che la Santa Sede era già stata contattata dalle autorità statunitensi e che esistevano documenti con chiari indizi di operazioni finanziarie irregolari.

«Il Vaticano ha già informato le autorità statunitensi… che nell’indagine condotta sono emersi documenti che contenevano indizi di riciclaggio di denaro».

Spiega anche di essere stato convocato dall’Ambasciata statunitense a Lima, alla presenza di un delegato del Federal Bureau of Investigation.

«C’era il delegato del Federal Bureau of Investigation qui a Lima, che voleva anche sapere».

In altre parole: il Vaticano era formalmente coinvolto nell’indagine. Sapeva che c’era un possibile reato e aveva avviato i contatti con le autorità federali. Qualsiasi tentativo di condizionare tale rapporto o di influenzare il corso dell’indagine è, dal punto di vista giuridico, una questione estremamente grave.

Una «soluzione» che implica denaro in cambio di benevolenza

Invece di collaborare in modo trasparente, mons. Jordi Bertomeu Farnós propone nella registrazione una via alternativa: pagare. Spiega che, secondo la Segreteria di Stato, il conflitto potrebbe essere «risolto» con contributi economici e un documento diplomatico che chiudesse la questione.

«Questa soluzione funzionerebbe… perché si restituirebbe senza scopo di lucro ciò che hanno guadagnato. Quindi una lettera di accompagnamento, benevola, in cui il Vaticano si fa garante di una soluzione che è stata data».

E aggiunge: «La prima cosa è soddisfare queste vittime… ma non puoi soddisfarle con quattro soldi. Inoltre, si tratterebbe di restituire opere sociali alle Diocesi dove c’erano missioni che in teoria hanno lucrato».

La proposta è chiara: effettuare pagamenti, restituire beni o finanziare progetti sociali, e con ciò presentare al Federal Bureau of Investigation una versione edulcorata dei fatti, sostenuta da una lettera «benevola» del Vaticano.

In parole povere: se si paga, il rapporto viene presentato come risolto. In caso contrario, il Vaticano potrebbe inviarlo così com’è.

Perché questo è gravissimo: il limite legale che mons. Bertomeu Farnós ignora

Il diritto statunitense è categorico: nessuno può subordinare la cooperazione con un’indagine federale all’ottenimento di benefici o all’effettuazione di pagamenti a terzi.

Farlo, anche se con intenzioni «pastorali», può essere considerato ostruzione alla giustizia, un reato federale punibile con la reclusione.

In pratica, ciò che mons. Jordi Bertomeu Farnós propone equivale a dire: «Se gli implicati pagano o risarciscono economicamente, il Vaticano si impegna a inviare al Federal Bureau of Investigation un rapporto attenuato o favorevole».

Questo è inaccettabile da qualsiasi punto di vista: un potere religioso non può usare la sua posizione per alterare il corso di un’indagine penale con denaro o influenze diplomatiche.

Il riciclaggio di denaro è un reato autonomo e oggettivo. Non si cancella con donazioni, né si «cura» con opere sociali.

E tanto meno si negozia con un’agenzia federale.

Il tentativo di giustificare l’ingiustificabile

Mons. Jordi Bertomeu Farnós, consapevole dell’implicazione delle sue parole, cerca di giustificare la sua proposta dicendo: «Non è un ricatto… è il desiderio di risolvere un problema».

Ma la presunta «risoluzione» che descrive ha tutti gli elementi di una condizionamento economico su un’indagine penale. Nell’audio, il funzionario insiste inoltre sul fatto che l’obiettivo è proteggere i Vescovi coinvolti: «L’ultima cosa che vogliamo qui è dover avviare anche procedimenti canonici contro i Vescovi… Per favore, ribaltate questa situazione».

In altre parole, il denaro non servirebbe solo a «soddisfare» le vittime o le Diocesi, ma anche a evitare che il caso abbia ripercussioni sulla gerarchia ecclesiastica.

Un’operazione di controllo politico e finanziario, non di giustizia.

Un pasticcio diplomatico che compromette il Vaticano

Dal punto di vista giuridico e diplomatico, ciò che mons. Jordi Bertomeu Farnós propone è un pasticcio di proporzioni enormi. Non solo perché confonde il diritto penale con l’azione pastorale, ma anche perché espone la Santa Sede al rischio di un’accusa internazionale.

La cooperazione con il Federal Bureau of Investigation nei casi di crimini finanziari non è facoltativa: è regolata da accordi internazionali e la sua manipolazione può comportare gravi sanzioni. Cercare di «accompagnare» la consegna di informazioni con una lettera politica, in cambio di denaro, sarebbe interpretato come un tentativo di influenzare indebitamente un procedimento federale.

Al di là della sua temerarietà, l’approccio rivela una mentalità profondamente errata: quella di chi crede che i problemi legali si risolvano con il denaro e la diplomazia, invece che con la trasparenza e la verità.

L’audio chiarisce le cose

Il Vaticano sapeva che il Federal Bureau of Investigation stava indagando su un presunto caso di riciclaggio di denaro e, invece di collaborare pienamente, uno dei suoi funzionari ha proposto una strategia che prevedeva pagamenti a terzi per alterare il tono di tale cooperazione.

In termini giuridici, questo si chiama ostruzione. In termini morali, occultamento. E in entrambi i casi, è inaccettabile.

Condizionare la consegna di informazioni al Federal Bureau of Investigation a trasferimenti di denaro, anche se si tratta di donazioni o compensi, è un atto che rasenta il reato federale.

Né la carità né i risarcimenti sostituiscono la giustizia.

Il Vaticano non può «accompagnare» un’indagine penale con lettere diplomatiche né «risolvere» un caso di riciclaggio di denaro con elemosine. Se c’è riciclaggio di denaro, non si cura con donazioni, ma si affronta con trasparenza e collaborazione.

L’audio pubblicato oggi dal sito Infovaticana dimostra, con le parole stesse di un officiale del Dicastero per la dottrina della fede, fino a che punto l’idraulica bergogliana della Santa Sede avesse dimenticato questa distinzione elementare.

L’ironia, purtroppo, si scrive da sola. Perché tutto questo si viene a sapere proprio alla vigilia dell’arrivo di mons. Jordi Bertomeu Farnós a Madrid per pontificare domani [oggi, 26 novembre: N.d.T.] sulle «buone pratiche» e sulla «gestione degli abusi sessuali» in una giornata organizzata come se nulla di tutto questo esistesse. Che chi in privato propone formule che rasentano l’ostruzione alla giustizia venga ora a dare lezioni pubbliche di trasparenza e responsabilità istituzionale non solo è scioccante: rivela l’abisso tra il discorso ufficiale e la realtà che le sue stesse parole mostrano. E trasforma la sua visita in un fastidioso promemoria di quanto la Santa Sede abbia normalizzato una cultura di controllo dei danni mascherata da zelo pastorale.