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domenica 9 novembre 2025

Il resoconto ed alcune fotografie dal 12º Festival di Fede & Cultura «La Tradizione è vita»

Ieri, sabato 8 novembre, preso l’Istituto Salesiano San Zeno di Verona, si è svolto il 12º Festival di Fede & Cultura «La Tradizione è vita», che quest’anno ha avuto un sapore del tutto particolare, in quanto ha festeggiato il ventesimo anniversario della fondazione della casa editrice (QUI su MiL).
L’evento ha visto protagonisti relatori di eccezione tra i quali mons. Nicola Bux, il dott. Luigi Casalini, il dott. Saverio Gaeta, il prof. Ettore Gotti Tedeschi, il dott. Stefano Fontana, il prof. don Roberto Spataro S.D.B. e, ovviamente, il dott. ric. Giovanni Zenone e vi hanno partecipato poco meno di trecento persone.
La giornata è puntualmente iniziata con la
Santa Messa tradizionale di santa Maria in sabato celebrata da don Nicola Bux.



Al termine della Santa Messa è iniziato il convegno con l’intervento del dott. ric. Giovanni Zenone, editore di Fede & Cultura, il quale ha esordito ringraziando gli amici giunti si da Roma, dall’Austria, dalla Sicilia e dalla Sardegna per festeggiare – prima ancora che i venti anni della casa editrice – Gesù e la Madonna.
Ha voluto anche ringraziare il Signore per i venti anni di Fede & Cultura, ricordando il primo libro pubblicato di don Ferdinando Rancan, del quale è da poco iniziato il processo di canonizzazione.
Ha ricordato come all’inizio di questa avventura non c’erano soldi, ma il desiderio di difendere la Verità, spronati da una certezza: Gesù è vivo ed è presente nella Chiesa e l’unità è nella Tradizione e la Tradizione è incarnata nella Vergine Maria.
In questo ventesimo anniversario ha indicato che la parola è «gratitudine a Dio, che ci ha scelti nonostante i nostri difetti, gratitudine a Maria che ci ha custoditi sotto il suo manto, gratitudine verso i lettori e sostenitori. Non cerchiamo applausi, cerchiamo solo anime: una missione che continua più viva che mai».


Quindi il dott. Luigi Casalini, editor del blog MiL-Messainlatino.it, ha introdotto i primi due relatori: il dott. Saverio Gaeta e don Nicola Bux, autori del libro La liturgia non è uno spettacolo, che questa estate ha svelato la menzogna sulla quale si è fondata la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II (QUI su F&C).
Il giornalista dott. Saverio Gaeta ha subito chiarito che con la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes c’è stato un inganno e ne racconta la genesi, che ha una radice ideologica già emersa nel 2014, quando papa Francesco dichiarò di avere il timore che la Santa Messa tradizionale potesse essere strumentalizzata per attaccare la Chiesa, il Papa ed il Concilio Vaticano II.
Da qui nacque l’idea del questionario ai 3.200 Vescovi del mondo, al quale hanno risposto circa mille Vescovi, ovvero i mille Vescovi che avevano cognizione della celebrazione nella forma straordinaria nella loro Diocesi, avendovi applicato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario della forma antica del Rito Romano.
Nel documento di sintesi redatto dalla Congregazione per la dottrina della fede emerge che la maggioranza dei Vescovi era soddisfatta dell’applicazione di SP nella propria Diocesi e ha sottolineato la presenza di giovani; la maggior parte afferma che toccare SP avrebbe prodotto più danni che benefici.
Invece l’esito è stata la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, che ha eliminato comunità vive che erano testimonianza di fede sul territorio.


Don Nicola Bux ha successivamente evidenziato le connotazioni teologiche, ciò che sta all’origine della lettera apostolica in forma di motu proprio Summorum Pontificum, e ha spiegato l’appello, posto a conclusione del libro, rivolto a Papa Leone XIV.
«Il nostro obiettivo è il rinnovamento della Chiesa nella Tradizione», ha detto, e ha rassicurato che Papa Leone XIV non vuole procedere sulla stessa strada del suo predecessore, ma vuole procedere per consenso: è convinto, in qualche modo, che il metodo di SP non sia tramontato.
Il problema è che negli ultimi tempi è nato nella Chiesa un dissenso sulla natura della liturgia: è il culto a Dio o è un intrattenimento a sfondo religioso (nella quale il celebrante è l’animatore della Messa)? La Messa è la forma che consente all’uomo di dare alla sua anima quel bisogno di senso che sta riprendendo vigore dappertutto e la Messa tradizionale è un sintomo che la secolarizzazione non è un processo infinito: questo è il nostro punto di forza.
L’obiettivo di Papa Benedetto XVI eta che avvenisse un buon contagio tra le due forme (ordinaria e straordinaria), nel tempo e in modo pacifico e senza recriminazioni: questo metodo (dare le ragioni della fede, del culto e della morale) farebbe sì che il movimento culturale tradizionale possa convincere e vincere.
Ecco quindi l’appello finale a conclusione del libro, affinché tutti i  del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia vengano pubblicati: per capire cosa sia stato applicato e cosa sia stato tradito del Concilio Vaticano II, augurandosi che si riprenda il cammino interrotto di SP.



Il dott. Luigi Casalini aggiunge due riflessioni: già papa Francesco sapeva che il giudizio dei Vescovi sulla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum era positivo; pellegrinaggio sp di quest’anno ha messo in evidenza la meravigliosa bellezza della liturgia e entusiasmo della gioventù che induce a chiedere: cosa avete fatto di male?


La sessione mattutina del convegno si chiude con l’intervento del prof. Ettore Gotti Tedeschi, economista e banchiere, il quale racconta la storia del suo libro Le serate di San Polo, il cui titolo è una chiara allusione al capolavoro Le serate di San Pietroburgo (QUI).
Il libro nasce dalla contestazione pratica: «Viviamo in un mondo di false verità, i miei nipoti cosa leggeranno, cosa studieranno?». Partendo dal presupposto «tutto ciò che sapete è falso», l’autore insegna ai nipoti a leggere e studiare il più grande libro del mondo: il proprio cervello, usando razionalità e fede.
«Il problema è che si studiano gli effetti senza conoscere le cause, e così non si possono risolvere i problemi», afferma, e tutto il libro è improntato su rafforzare la fede, riscoprendo Socrate, Aristotele e san Tommaso.


Alle ore 13:30 i lavori si sono interrotti ed è iniziato un festoso pranzo in amicizia, al termine del quale il dott. Giovanni Zenone, assieme alla moglie, ai sei figli e ad una rappresentanza degli «autori» di Fede & Cultura, ha brindato con il taglio della torta per festeggiare il ventesimo anniversario della casa editrice.



La sessione pomeridiana del convegno, ripreso con puntualità, è stata inaugurata dal dott. Stefano Fontana, che ha presentato il suo ultimo libro: Verità o interpretazione (QUI).
«Nuove interpretazioni hanno sostituito le precedenti verità: il colpevole è l’ermeneutica moderna. Di per se l’interpretazione in quanto tale non è un problema: il problema sta nell’ermenettica moderna, che assegna all'interpretazione il compito di fondare la verità, sostituendo la verità con l’interpretazione».
Il dott. Fontana ha spiegato che l’interpretazione è provvisoria ed approssimativa, non giunge mai ad una conclusione veritativa; mentre la verità ha un carattere sovrastorico, l’interpretazione è un processo: «Con la modernità il problema è che l’interpretazione diventa la filosofia, impedendo alla ragione di giungere ad una verità definitiva».
Questa visione (ermeneutica moderna) porta ad una revisione continua delle verità di fede e da questo punto di vista la Tradizione, come trasmissione di verità, non può più esistere, così come non è più possibile affermare dogmi.
Applicando questo principio alla teologia morale, si capisce la deriva moderna, in cui si approvano applicazioni morali sulla base di interpretazioni.



Il convegno è proseguito con il prof. don Roberto Spataro S.D.B., insigne latinista, il quale ha presentato il progetto della traduzione della Sacra Scrittura dalla Vulgata sisto-clementina alla lingua corrente, del quale sono stati da poco pubblicati I Vangeli canonici (QUI).
L’autore riassume la storia del testo biblico dal IV secolo d.C. (traduzione dell’Antico Testamento dall’originale ebraico e del Nuovo Testamento dall’originale greco da parte di San Girolamo) al XVI secolo (perfezionamenti da parte dei Sommi Pontefici Sisto V e Clemente VIII).
Passa quindi all’esame delle edizioni critiche dei testi della Sacra Scrittura sulla scia della filologia moderna (inizio del XIX secolo), enumerandone i difetti: «Il problema è che le traduzioni moderne delle Conferenze esposcopali si basano non sulla Vulgata, ma sulle edizioni critiche», le quali presentano molti limiti.
Per questo motivo, almeno nella preghiera personale e nell’apologetica, il progetto editoriale di Fede & Cultura si rivela molto prezioso.


L’ultima relazione è affidata alla dott. Fabrizia Perrachon, autrice della biografia di San Charbel, al quale la famiglia del dott. Zenone si è particolarmente affidata durante la sua malattia (QUI).
L’autrice racconta la storia della sua conoscenza di San Charbel Makhlouf, monaco maronita ed eremita libanese (1828-1898), partendo da una sua frase tramandata: «Non vendere l’anima al mercato del mondo, perché è troppo preziosa. Qualunque prezzo che il mondo la paghi è sempre irrisorio in confronto al suo valore. Non venderla, perché il mondo non può pagare il suo prezzo che è il sangue di Cristo sparso sulla croce».
San Charbel non si è solo isolato dal mondo, ma lo ha fatto nel silenzio meditando su Dio, svuotandosi del mondo e lasciandosi riempire dal Padre; egli aveva due colonne: l’Eucarestia e Maria Santissima. 


Il 12º Festival di Fede & Cultura si è concluso, come di consueto, con la consegna del premio annuale, che quest’anno è stato riconosciuto a don Nicola Bux, per il suo costante impegno a favore della Tradizione e della Verità.

Lorenzo V.