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martedì 4 novembre 2025

Don Giorgio Lenzi racconta il Pellegrinaggio Summorum Pontificum

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1298 pubblicata da Paix Liturgique il 4 novembre, in cui si riporta l’intervista a don Giorgio Lenzi, uno dei principali promotori della Peregrinatio ad Petri Sedem.
In particolare don Giorgio racconta la sua esperienza di rappresentante a Roma ed in Vaticano del Cappellano del Pellegrinaggio Summorum Pontificum: le peculiarità, spesso nascoste, le difficoltà organizzative, la sua evoluzione ed il suo profondo significato.
Ed infine dà appuntamento al 2026, con la prossima edizione della Peregrinatio ad Petri Sedem!

Lorenzo V.


Abbiamo chiesto a don Giorgio Lenzi IBP, uno dei principali promotori della Peregrinatio ad Petri Sedem, di parlarci di questa esperienza, delle sue difficoltà, delle sue ricchezze e delle sue gioie.

CISP* - Don Giorgio Lenzi, lei è Procuratore Generale dell’Istituto del Buon Pastore presso la Santa Sede e da diversi anni è in prima linea nell’organizzazione della Peregrinatio ad Petri Sedem come rappresentante del Coetus internationalis Summorum Pontificum per Roma e il Vaticano. In cosa consiste il suo ruolo?

Don Giorgio Lenzi - Il Procuratore Generale di un Istituto di diritto pontificio riceve una delega completa dai suoi superiori per agire in loro nome, nel caso specifico presso la Santa Sede e la Diocesi di Roma. Per quanto riguarda il Coetus Internationalis Summorum Pontificum, lavoro per il pellegrinaggio da otto anni. Le mie prerogative sono cresciute nel corso degli anni fino a diventare rappresentante a Roma e per il Vaticano di don Claude Barthe, Cappellano generale del pellegrinaggio, e di Christian Marquant, Presidente del Coetus internationalis Summorum Pontificum. Sono infatti in prima linea nel seguire le indicazioni del CISP per la richiesta delle autorizzazioni necessarie alle autorità civili e religiose. Dietro ogni momento importante del pellegrinaggio si nasconde una preparazione, a volte molto anticipata, che non si vede e a cui (purtroppo?) spesso non si pensa.

CISP - Quali sono gli obiettivi perseguiti nella preparazione del pellegrinaggio?

Don Giorgio Lenzi - La preparazione del pellegrinaggio inizia alla fine del pellegrinaggio dell’anno precedente, a partire dalla riunione dell’assemblea generale del Coetus internationalis Summorum Pontificum, convocata dal Presidente, che redige il bilancio finanziario e constata i punti positivi e negativi dell’edizione attuale in vista della preparazione dell’anno successivo. Sebbene possiamo contare sull’esperienza acquisita nel corso degli anni, ogni edizione riserva la sua dose di imprevisti. Le autorità cambiano. Le posizioni sull’argomento evolvono, ma anche i rapporti umani tra le diverse parti che, come ben sappiamo, sono importanti per il successo di un evento del genere. Inoltre, le norme di sicurezza variano, sia che si tratti dello Stato italiano e della Prefettura di Roma, sia che si tratti dello Stato della Città del Vaticano e della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Concretamente, le principali sfide sono: la prenotazione dei luoghi, le autorizzazioni legali, l’accordo con la Basilica di San Pietro in Vaticano, il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano e, nella circostanza particolare dell’anno santo, il Dicastero per l’evangelizzazione responsabile del Giubileo «Pellegrini di speranza».

Secondariamente, tra le altre cose: la preparazione dei libretti, la confezione e la manutenzione di tutti gli ornamenti e del materiale liturgico.

Sottolineiamo che grazie a questa gestione collettiva e attenta dei nostri beni, da buoni padri di famiglia, la portata di questo pellegrinaggio supera ampiamente il suo costo economico.

CISP - In che modo la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II ha influito sul vostro lavoro e sul successo del pellegrinaggio?

Don Giorgio Lenzi - Questa lettera apostolica che ha limitato l’uso della liturgia antica ha sicuramente influenzato il buon svolgimento del pellegrinaggio, anche se nel 2021 e nel 2022 papa Francesco ha permesso la celebrazione della Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano e ha autorizzato i celebranti che avevano potuto raggiungerlo. Nel 2023 e nel 2024, questa autorizzazione non è stata rinnovata (perché in quegli anni non abbiamo potuto avvicinarci al Santo Padre), ma il pellegrinaggio – teniamo a sottolinearlo – si è svolto regolarmente con i Vespri pontificali, la processione, le preghiere nella Basilica di San Pietro in Vaticano e le Sante Messe di ringraziamento della domenica. Nel 2024, il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, ha impartito la solenne benedizione eucaristica ai pellegrini. Questa continuità e perseveranza ha senza dubbio dato i suoi frutti e permesso il ritorno della Santa Messa nella Basilica che ci è così cara e che è un simbolo del nostro attaccamento alla Sede Apostolica.

CISP - E quest’anno, cosa è cambiato?

Don Giorgio Lenzi - Quest’anno abbiamo avuto la grande grazia di questa Santa Messa pontificale del card. Raymond Leo Burke, Patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta, grazie alla cui mediazione siamo stati ascoltati ed esauditi dalla bontà divina. Potremmo dire, seguendo la raffinata e delicata parabola del Salvatore, che siamo stati simili alla vedova che ha chiesto con perseveranza per ottenere giustizia dal giudice.

CISP - Entriamo nel vivo dell’argomento, reverendo don Giorgio, riguardo alle scelte del pellegrinaggio, può parlarci della partecipazione del card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna, al pellegrinaggio con la celebrazione dei Vespri di apertura?

Don Giorgio Lenzi - Già nel 2022, il card. Matteo Maria Zuppi, contattato dal pellegrinaggio, nel clima che seguì la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II, aveva voluto celebrare i Vespri pontificali nella Basilica di Santa Maria ad Martyres (Pantheon) come segno di unità e benevolenza nei nostri confronti.

Quest’anno, in qualità di Presidente della Conferenza episcopale italiana e autentico uomo di Chiesa, ha nuovamente accettato il nostro invito con lo stesso spirito. Più tardi, appreso il ritorno della Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano, se ne rallegrò e, al termine della benedizione pontificale impartita alla conclusione dei Vespri, i pellegrini poterono vedere la sua gioia nell’incontrare il card. Raymond Leo Burke. Quell’abbraccio tra Principi della Chiesa fu ricco di significato per molti di noi.

CISP - I Vespri pontificali si tengono solitamente nella cornice della Basilica di Santa Maria ad Martyres (Pantheon) e quest’anno nella Basilica di San Lorenzo in Lucina, gremita di ecclesiastici e fedeli. Può spiegarci le ragioni di questa scelta?

Don Giorgio Lenzi - È vero che la Basilica di Santa Maria ad Martyres (Pantheon) è diventata nel corso del tempo e delle nostre piccole tradizioni una tappa quasi indispensabile del nostro pellegrinaggio. La sua posizione, la sua particolare architettura, la sua bellezza antica, ma anche la sua capacità di accogliere i nostri pellegrini sono alla base del nostro attaccamento ad essa. In questo anno giubilare, e nonostante la premura con cui abbiamo prenotato con largo anticipo questo luogo per il giorno dei nostri Vespri pontificali, abbiamo appreso che non era disponibile a causa del 5º Festival internazionale d’organo, previsto da tempo, che si sta attualmente svolgendo al Pantheon.

Fortunatamente, l’amicizia e la benevolenza di mons. Daniele Micheletti, Arciprete Rettore della Basilica di Santa Maria ad Martyres, che è anche Parroco di San Lorenzo in Lucina, ci hanno permesso di utilizzare la sua chiesa parrocchiale e basilica per il nostro pellegrinaggio ben prima dell’annuncio della Santa Messa nella Basilica di San Pietro in Vaticano, mentre allora non sapevamo dell’importante afflusso di clero e fedeli a questo pellegrinaggio.

È con emozione che abbiamo visto questa antichissima Basilica romana gremita fino al nartece e persino fino alla piazza.

CISP - Il nostro pellegrinaggio si è svolto quest’anno nel contesto dell’anno giubilare, che ha causato l’afflusso di un certo numero di fedeli nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Può spiegarci le difficoltà che ha dovuto affrontare per lo svolgimento della processione e della Santa Messa pontificale del card. Raymond Leo Burke in San Pietro?

Don Giorgio Lenzi - Come avrete capito, il Giubileo riunisce molte persone, in particolare per le udienze del Santo Padre che si svolgono il mercoledì e il sabato. A queste si possono aggiungere altre udienze straordinarie.

L’orario di ingresso del pellegrinaggio era vincolato dall’udienza papale del sabato, che ha posticipato la Santa Messa alle ore 15:00. Dato lo spazio occupato, tre Diocesi hanno partecipato all’udienza papale, mentre il card. Mauro Gambetti O.F.M.Conv., Arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano, ha dovuto celebrare una Messa per loro in questa occasione. L’ha celebrata sul sagrato, evitando così di sovraccaricare la Porta Santa e di complicare ulteriormente il nostro percorso già a rischio a causa della moltitudine di persone presenti in Piazza San Pietro.

Di fatto, la processione e l’accesso a Piazza San Pietro si sono svolti nel miglior modo possibile.

CISP - Data la grande affluenza di pellegrini per la Santa Messa pontificale del card. Raymond Leo Burke, anche l’altare della Cattedra di San Pietro era gremito. Alcuni pellegrini hanno sofferto per la mancanza di sedie e per l’eccessiva lontananza dall’altare. Come lo spiega?

Don Giorgio Lenzi - Fin dal passaggio dei controlli, le autorità e noi organizzatori abbiamo capito che l’affluenza del clero e dei pellegrini superava di gran lunga le nostre aspettative. Di fronte a una situazione del genere e al panico che essa ha causato alla polizia italiana e alle autorità vaticane, queste ultime hanno deciso – va detto – di far entrare il maggior numero possibile di persone, pur sapendo che gli spazi della Basilica di San Pietro in Vaticano non erano attrezzati per accogliere una folla così numerosa.

Non bisogna dimenticare che la Basilica era già stata preparata e allestita per la Messa del Santo Padre Leone XIV di domenica (il giorno successivo), rendendo impossibile un allestimento diverso in così poco tempo. Nonostante l’apparente confusione di una situazione del genere, dai nostri scambi con il personale della Basilica sappiamo che è stato fatto tutto il possibile per trovare soluzioni nel più breve tempo possibile. La loro disponibilità è andata ben oltre l’accoglienza che la Basilica riserva normalmente ai pellegrini.

CISP - Grazie, don Giorgio, ora comprendiamo meglio le cause. Cosa dice a questi pellegrini che hanno subito questi disagi?

Don Giorgio Lenzi - Comprendiamo le difficoltà vissute dai pellegrini e siamo dispiaciuti per loro. Tuttavia, non dimentichiamo il significato profondo del pellegrinaggio, che è l’immagine sulla terra del cammino della nostra anima verso il Cielo mentre ci rechiamo alla Dimora di Dio sulla terra e verso luoghi venerati come la Basilica di San Pietro in Vaticano costruita sulla tomba del Principe degli Apostoli. Il cammino spirituale, come il cammino di un pellegrinaggio, comporta prove e sforzi – lo sappiamo bene – al fine di meritare i frutti spirituali.

Poi, la fatica del nostro pellegrinaggio – lo dico con simpatia per i nostri pellegrini – non è paragonabile alla fatica sopportata dai pellegrini di Chartres, dagli antichi pellegrini di Santiago, Gerusalemme o Roma. Non perdiamo il ricordo delle grazie ricevute durante questo pellegrinaggio e questa sublime Santa Messa del card. Raymond Leo Burke che ci commuove con un’emozione spirituale.

Sarebbe un peccato rovinare tali sentimenti con i piccoli inconvenienti incontrati, ma al contrario offriamoli piuttosto a Dio come sacrificio e come nostro piccolo contributo a tanta grandezza.

Il nostro pellegrinaggio non è un pellegrinaggio come gli altri. Esprime la testimonianza del clero e dei fedeli legati alla Santa Messa tradizionale in unione con il Santo Padre e la Sede Apostolica. Anche l’ultimo pellegrino che varca la porta e vede da lontano l’altare è una testimonianza lampante della vivacità della liturgia tradizionale.

CISP - Cosa ne pensa del risultato clamoroso di quest’anno? Ha una parola per concludere la nostra intervista?

Don Giorgio Lenzi - Il bilancio di quest’anno è estremamente positivo per il numero di fedeli, la benevolenza della Chiesa con questi magnifici Vespri, ma anche e soprattutto per il ritorno della Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano in questo anno santo 2025.

Di fronte a questo eccellente risultato, non possiamo che ringraziare il Cielo, tutti coloro che hanno contribuito al successo di questo pellegrinaggio e tutti voi pellegrini che siete venuti da ogni parte del mondo vicino alla sede di San Pietro «ad Petri Sedem». Traiamo da questi tre giorni di pellegrinaggio a Roma la forza e lo zelo per testimoniare questa feroce vivacità della liturgia tradizionale nei nostri paesi, non solo nelle nostre chiese ma anche nella nostra vita quotidiana, come ha sottolineato il card. Raymond Leo Burke nella sua omelia. Che ovunque e in ogni luogo la sua luce risplenda come un faro per il nostro tempo e si diffonda nelle nostre famiglie, nei nostri mestieri, nelle nostre scuole come un inizio di Cristianesimo.

Appuntamento quindi nel 2026 per una nuova edizione della Peregrinatio ad Petri Sedem! Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!

* Il Coetus internationalis Summorum Pontificum è la federazione che riunisce le trentaquattro associazioni organizzatrici dell’annuale Peregrinatio ad Petri SedemPer saperne di più: it.summorum-pontificum.org/.