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lunedì 13 ottobre 2025

Luis Badilla. Il Pontefice deroga un Motu proprio di Francesco. Primo importante affondo normativo di Papa Leone

Grazie a Luis Badilla per questo commento al nuovo Motu Proprio di Leone, Coniuncta cura che revoca, felicemente, un precedente documento di Francesco.
QUI i post di MiL .
Luigi C.

Il Pontefice deroga un Motu proprio di Francesco. Primo importante affondo normativo di Papa Leone. La questione, fondamentale per la Santa Sede, non è materia per il grande pubblico ma è dirimente per il pontificato.

          Il Motu proprio Motu proprio "Coniuncta cura", il primo in assoluto con la firma di Papa Leone XIV, cancella - cioè deroga - una delle azioni più discusse di Papa Francesco datata 23 agosto 2022. La materia riguarda "l'amministrazione e gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede".

          Alla fine del mese agosto del 2022 Papa Francesco con un suo "Rescriptum" - diceva il testo - "ha disposto [che questo documento da lui firmato] abbia natura di interpretazione autentica delle disposizioni vigenti e abbia fermo e stabile vigore, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se precedente al Rescritto o specificamente riferita a speciali cose.

3. L’articolo 219, paragrafo 3, della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, emanata il 19 marzo 2022, deve interpretarsi nel senso che l’attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva all’Istituto per le Opere di Religione.

4. La Santa Sede e le Istituzioni collegate con la Santa Sede che siano titolari di attività finanziarie e liquidità, in qualunque forma esse siano detenute, presso Istituzioni finanziarie diverse dallo IOR devono informare lo IOR e trasferirle presso di esso appena possibile entro 30 giorni dal 1° settembre 2022." (Fonte)

Commenti di alcune testate.

Leone XIV con il suo Motu proprio chiede "mutua collaborazione» tra gli enti della Curia Romana nella gestione dei beni finanziari della Santa Sede. Il tentativo di porre fine al braccio di ferro tra la banca del Vaticano e il fondo sovrano". [Milano Finanza]

"E' il primo provvedimento legislativo del suo pontificato e arriva dopo tre mesi di consultazione tra tutti i principali organismi vaticani, compreso il Consiglio per l’Economia." [Milano Finanza]

"Il Motu Proprio depotenzia l'Istituto per le Opere di Religione, lo Ior, e ridà centralità all'APSA, la Banca centrale del Vaticano, guidata dal 2023 dall'arcivescovo Giordano Piccinotti." [Vatican News]

Le decisioni di Francesco nel 2022, "avevano causato numerose frizioni tra le istituzioni economiche della Santa Sede, tanto che negli ultimi tempi, sempre Francesco, dopo aver visionato alcuni dossier riservati, era in procinto di rivedere ulteriormente quanto deciso tre anni fa, ridando all'APSA l'autonomia necessaria per far funzionare la macchina." [Il Giornale]

"È vero che il 90% dei conti correnti IOR non verrà toccato, perché il Motu proprio riguarda soltanto la Curia Romana, ma nei prossimi mesi e anni potrebbero essere trasferite al di fuori della Banca Vaticana cifre davvero importanti. Questo perché l'APSA col nuovo provvedimento, se lo vorrà potrà usare lo Ior, ma avrà libertà d'azione, seguendo le indicazioni del Comitato per gli Investimenti."[Il Giornale]

"Con la sua prima decisione rilevante ha cambiato la gestione delle finanze vaticane, e forse ha dato un segnale su come sarà il suo pontificato (…) La fine di questa esclusiva dello Ior può apparire una decisione tecnica, e invece è notevole per almeno due motivi. Il principale è che riduce il potere dell’ente della curia vaticana da sempre più discusso e controverso. Il secondo è che è la prima decisione di rilievo del nuovo pontefice, eletto a maggio e fin qui apparso attendista sia internamente che a livello diplomatico, al punto che il suo comportamento risulta difficile da interpretare perfino a chi lo aveva eletto. Qualche settimana fa, riflettendo pubblicamente su come sia fatto realmente Leone XIV, il cardinale arcivescovo di New York Timothy Dolan ha detto: «È una domanda che ci stiamo ponendo tutti». (…) Nel 2024 l’Istituto per le Opere di Religione ha amministrato un patrimonio di 5,7 miliardi di euro – depositi, conti, gestioni e titoli in custodia – in aumento di 300 milioni rispetto al 2023. La gestione finanziaria è migliorata e ha prodotto 32,8 milioni di utile netto, circa il 7 per cento in più rispetto al 2023. In questo modo lo Ior ha potuto dare al Vaticano un dividendo (cioè l’utile che viene distribuito agli azionisti) di 13,8 milioni di euro da destinare a opere religiose e caritative. (…) È in salute anche l’APSA, la “cassaforte” che amministra il patrimonio mobiliare e immobiliare. La sua attività principale è gestire case e

palazzi di proprietà vaticana, che in Italia sono oltre 4mila. Per molto tempo è stato fatto in modo poco redditizio e molto clientelare: fino al 2023 il 70,4 per cento degli immobili era affittato a canone nullo, quindi gratis, e il 10,4 per cento a canoni agevolati. Nel 2023 papa Francesco revocò i privilegi di questi inquilini e avviò una razionalizzazione della gestione. Nel 2024 l’APSA ha avuto un utile di 62,2 milioni di euro e ha versato 46,1 milioni alla Curia." [Il Post]

"Promulgandolo [il Motu proprio "Coniuncta cura"], Prevost ha messo fine all'esclusiva che Bergoglio aveva voluto riservare allo Ior nonostante fosse in contraddizione con un detto popolare che amava ripetere in privato quando si parlava di economia: non si mettono tutte le uova nello stesso paniere. Un altro dato rilevante del motu proprio di ieri è l'assenza di riferimenti alla Segreteria per l'Economia che esercita il controllo e la vigilanza in materia economica e finanziaria.

[La Nuova Bussola Quotidiana]

Commento.

IOR sinonimo di corruzione e sporcizia in Vaticano

Papa Francesco, quando era arcivescovo di Buenos Aires, ricordava spesso all'interno di ambienti ecclesiastici, come critica severa, gli scandali che da tempo coinvolgevano la cosiddetta banca vaticana: lo IOR. E certamente diceva il vero. Per anni lo IOR è stata una sorta di zona franca per movimenti finanziari oscuri, irregolari e illegali. Ecco il perché per decenni dire IOR era sinonimo di corruzione e sporcizia in Vaticano. Per la stampa questo IOR è stato una manna di titoli.

Da Buenos Aires fino agli ultimi anni del suo pontificato, Papa Bergoglio centrò le sue famose riforme economiche delle finanze vaticane attorno a questo discusso ente, sfruttando la narrazione della "questione IOR" come riferimento dei cambiamenti radicali che stava introducendo. Ma su questi cambiamenti non tutto è stato sempre completo e trasparente, e per la verità neanche oggi se non si ha un osservatorio interno, è possibile avere una visione globale vera e convincente di ciò che si sarebbe fatto o che è stato fatto effettivamente. Lo IOR e i suoi scandali e misteri, e anche alcuni suoi personaggi, da tempo era diventato quasi sinonimo di qualcosa di non più accettabile. Quindi al primo sentore che il nuovo Papa volesse mettere le mani nella questione, fece che gran parte della stampa sostenesse Francesco in questa sua battaglia. In tale contesto si fece circolare anche un presunto proposito papale di chiudere lo IOR.

Alla fine Papa Bergoglio scelse altre strade al punto che al momento del suo decesso, aprile scorso, l’IOR era più forte e rinforzato di quanto era nel 2013. Papa Francesco con le sue decisioni trasformò quindi lo IOR in un potere gigantesco all’interno del Vaticano, sostanzialmente da lui sorvegliato in ogni istante. Da subito queste riforme di Papa Bergoglio si rivelarono inadeguate, inefficaci e purtroppo anche insidiose perché all’origine di altri nuovi conflitti, controversie e polemiche. La grancassa mediatica che elogiava le riforme, senza neanche capire fino in fondo e nemmeno spiegare le questioni in gioco ai lettori, purtroppo rinforzò la banalità del cliché del Papa rivoluzionario.

La grande riforma: progressi e fallimenti

Si ricorderà che i primi anni del papato di Francesco girarono sui media su questa questione - proposta più genericamente come “far pulizie nelle finanza vaticane” - diversi analisi e giudizi. Il famigerato Vatileaks 2, secondo lo stesso Pontefice, era una manovra contro le sue riforme nell’ambito economico-finanziario. Dieci anni fa, l’8 novembre 2025, al termine dell’Angelus Papa Francesco causando non poca sorpresa per il contenuto, ma anche per il tono e le espressioni facciali, disse testualmente:

“Cari fratelli e sorelle, so che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. E’ un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili. Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza.”

(Fonte)

          Ora, il Motu proprio di Papa Leone cambia radicalmente le cose perché demolisce l’esclusività del potere onnipotente e onnipresente dell’IOR, ente all’interno del quale certamente sono scomparsi corruzioni, vizi, metodi e privilegi discutibili. Quello di oggi è uno IOR migliore e grandemente risanato, ma manca ancora da fare molto, come si sostiene in ambienti di Monyval. Quella di Papa Leone è una vera svolta. Si torna a una gestione dei soldi vaticani, in particolari degli investimenti, a un governance collegiale (veramente sinodale si potrebbe dire). Forse si potrà mettere mani rapidamente e con efficacia alla débâcle del Fondo pensionistico alla quale fece riferimento con una lettera drammatica lo stesso Francesco poco tempo prima di morire.

Il Papa parla di "corresponsabilità nella comunione ecclesiale." Il Pontefice osserva anche, e non è retorico: queste mie norme sono state “approvate all’unanimità dal Consiglio per l’Economia” e dopo aver consultato anche esperti nel settore finanziario. Infine sottolinea: “Questa responsabilità condivisa – si legge nel documento – che riguarda anche le Istituzioni curiali alle quali spettano le attività di investimento finanziario della Santa Sede, richiede che siano consolidate le disposizioni succedutesi nel tempo e siano ben definiti i ruoli e le competenze di ciascuna Istituzione, rendendo possibile la convergenza di tutti in una dinamica di mutua collaborazione.”