Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1279 pubblicata da Paix Liturgique il 30 settembre, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), partendo dalle situazioni disastrate in Svizzera ed in Germania (ma anche in Austria, Belgio e Francia), ed in particolare dal «cammino sinodale» tedesco, riflette che la ricetta del Cattolicesimo liberale, i «segni dei tempi» all’epoca del Concilio Vaticano II e la volontà «adattarsi al mondo» si sono dimostrati fallimentari ed hanno «ignorato coloro che chiedevano un’elemosina spirituale, una sete di Cattolicesimo autentico, di Vangelo non edulcorato, di liturgia trascendente».
E negli Stati Uniti d’America mons. Cordileone giunge a dichiarare, in una recente intervista: «La Santa Messa tradizionale attira i giovani».
C’è, evidentemente, un Cattolicesimo che muore ed un Cattolicesimo che vive.
L.V.
Le sentinelle continuano per la 210ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (rue du Cloître-Notre-Dame, 10) dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, la riforma liturgica continua a mietere vittime, metodicamente, instancabilmente.
L’associazione di laici svizzeri Vera Fides ha inviato lo scorso 30 maggio ai Vescovi della Schweizerische Bischofskonferenz [Conferenza episcopale svizzera: N.d.T.] una lettera di allerta (QUI, ripresa dal portale Riposte catholique QUI) riguardante la celebrazione della liturgia nelle Parrocchie.
- nella Diocesi di Basilea, numerose Messe sono sostituite da «servizi della parola» celebrati da laici;
- a Gränichen si è assistito a una celebrazione di matrimonio misto con il pastore Adrian Bolzern, in cui gli sposi si sono amministrati reciprocamente l’Eucaristia prima di farlo a tutti i presenti;
- nella Cattedrale di Arlesheim è stata celebrata la benedizione dell’unione di una coppia dello stesso sesso;
- a Olten, i cibori contenenti le Ostie consacrate vengono regolarmente trasportati in una borsa della spesa da un impiegato della chiesa alla Parrocchia vicina;
- a Paulus Birrfeld, il consigliere pastorale concelebra l’Eucaristia con il sacerdote all’altare;
- la zona pastorale Aar-Rhin funziona senza sacerdoti, invitando talvolta alcuni sacerdoti per rinnovare la riserva di Ostie, e tutti sono soddisfatti, ecc.
La Germania, come è noto, con il suo «Synodaler Weg» [Cammino sinodale: N.d.T.], è all’avanguardia, come la vicina Austria. Il risultato: come in Svizzera, il Cattolicesimo sta scomparendo. Come in Belgio e in Francia, la popolazione anziana che ancora frequenta le scarse assemblee domenicali continua a diminuire (tanto più che dalla crisi del covid si assiste sempre più spesso alla Messa televisiva).
Ma a differenza della Francia, le Chiese germanofone sono ricche. Erano ricche. Un articolo apparso sul quotidiano La Croix il 25 settembre, che parla dell’assemblea autunnale della Deutsche Bischofskonferenz [Conferenza episcopale tedesca: N.d.T.] (27 Diocesi) a Fulda, rivela le preoccupazioni di questi Vescovi provenienti dai loro confortevoli palazzi vescovili a bordo delle loro comode Mercedes: l’emorragia dei fedeli continua [QUI: N.d.T.]. Ad esempio, la Diocesi di Fulda, su 326.000 Cattolici, ha registrato in un anno 5.300 defezioni (di anno in anno, si arriverà al 2 per cento di defezioni all’anno). Ora, come è noto, in Germania ogni Cattolico paga un’imposta religiosa pari all’8 o 9 per cento dell’imposta sul reddito che viene versata alla Chiesa. Le Diocesi faranno quindi dei risparmi, tra l’altro sugli asili che, a quanto pare, costano loro un occhio della testa.
Ma state tranquilli, il «Synodaler Weg» rimane una priorità per i Vescovi. Questi mercenari, che non si curano delle pecore del gregge che si disperdono, sono tuttavia toccati nel cuore, o in ciò che ne fa le veci. Ma tutto continuerà come prima e anche più di prima, sotto la presidenza di mons. Georg Bätzing, Vescovo di Limburgo.
Sì, hanno sbagliato tutto! Si sono riempiti la bocca dei «segni dei tempi» all’epoca del Concilio Vaticano II e dei trent’anni gloriosi. Si sono «adattati al mondo» secondo l’immancabile ricetta del Cattolicesimo liberale. E hanno costantemente, deliberatamente, persino maliziosamente ignorato coloro che chiedevano loro un’elemosina spirituale, accanto ai segni dello Spirito, una sete di Cattolicesimo autentico, di Vangelo non edulcorato, di liturgia trascendente.
Negli Stati Uniti d’America, dove le comunità tradizionali prosperano, in particolare in termini di fedeli giovani e vocazioni, mons. Salvatore Joseph Cordileone, Arcivescovo metropolita di San Francisco, dà loro una sorta di lezione. Al vaticanista britannico Michael Haynes, che lo ha intervistato per il suo blog Per Mariam, ha dichiarato: «La Santa Messa tradizionale attira i giovani» (QUI) [QUI su MiL: N.d.T.].
E si interroga sulle motivazioni errate dei riformatori che persistono ancora oggi:
Credo che ci fosse questa sensazione di «dovevamo fare le cose in un modo nuovo e il vecchio metodo sarebbe stato inefficace, avremmo perso persone». Credo che quest’idea sia ancora presente tra alcune persone. E credo che vedano i giovani legati alla forma tradizionale della Messa come persone che vivono in una realtà diversa da quella del mondo attuale, e molto diversa da quella in cui si trova la stragrande maggioranza dei giovani. Credo che ci sia una certa validità in questo, ma c’è anche validità nella bellezza della tradizione della Chiesa. E ancora, nel vivere questa tradizione in un modo che possa attrarre le persone. […]Questo è un segno rivelatore che essa è efficace nell’evangelizzazione […]Credo che una maggiore esperienza della Santa Messa tradizionale potrebbe essere il correttivo di cui abbiamo bisogno, se diventasse parte integrante della vita cattolica. […]Ha in sé un intrinseco senso di riverenza e trascendenza. […]In quella Santa Messa, mi sembra di respirare duemila anni di storia della Chiesa, per come si è sviluppata organicamente nel corso di così tanti secoli. Sento un fortissimo senso di connessione con i miei predecessori nella fede.
Sentinelle parigine, vi consegno tutte queste riflessioni su un Cattolicesimo che muore e su un Cattolicesimo che vive. Preghiamo, preghiamo affinché i nostri Vescovi, come quello di San Francisco, lo incoraggino a vivere, come veri pastori del gregge. È quello che faremo con i nostri Rosari davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, e anche nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì e il venerdì alle ore 17:00, la domenica alle ore 18:15.
Echi di veglia: un giovane si ferma davanti a noi e ci dice: «Vengo dalla Diocesi di Coutances. Lì mons. Grégoire Cador, il Vescovo locale, cerca di frenare tutto ciò che è dinamico e tradizionale. È semplicemente scandaloso in una Chiesa che dovrebbe vivere di carità. Sono con voi. Non mollate!».
In unione di preghiera e amicizia.

Parole sempre più vergognose ed irrispettose!
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