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lunedì 15 settembre 2025

Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano: un ritorno dolce e caritatevole alla pace liturgica

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1271 pubblicata da Paix Liturgique il 14 settembre, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), esprime gioia e gratitudine nei confronti di Papa Leone XIV per aver «ripristinato la normalità» nel programma del Pellegrinaggio del popolo Summorum Pontificum, autorizzando la celebrazione della Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Il gesto del Santo Padre, compiuto «con dolcezza e carità», «ha una portata che tutti comprendono: è un passo verso la pace liturgica, nel contesto di una pacificazione generale auspicata da Papa Leone XIV»

L.V.


Le sentinelle continuano per la 208ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10) dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 13:30

La notizia si è diffusa a macchia d’olio: sabato 25 ottobre, alle 15:00, nell’ambito del 14º Pellegrinaggio Summorum Pontificum di cui è quest’anno il patrono, il card. Raymond Leo Burke celebrerà una Santa Messa pontificale all’Altare della Cattedra di San Pietro.

In questo anno giubilare, i pellegrini provenienti da tutto il mondo giunti a Roma per rappresentare il «popolo Summorum Pontificum» (il Cœtus Internationalis Summorum Pontificum che organizza il pellegrinaggio riunisce settanta associazioni dedicate alla liturgia tradizionale) assisteranno venerdì 24 ottobre ai Vespri pontificale presieduti dal card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella Basilica di San Lorenzo in Lucina. E domenica 26 ottobre parteciperanno alla Santa Messa pontificale di chiusura di Cristo Re nella Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, in questo anno che è il centenario della lettera enciclica Quas primas di Pio XI sulla regalità di Cristo. Ma il culmine del loro pellegrinaggio, come ogni anno, sarà, al termine della lunga processione che entrerà nella Basilica pontificia dalla Porta Santa, questa Messa nella Basilica di San Pietro in Vaticano, nel cuore del cuore del Cattolicesimo.

Anche se papa Francesco ci aveva generosamente concesso questa celebrazione nel 2021 e nel 2022, quindi dopo la promulgazione della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori alla riforma del Concilio Vaticano II, le pressioni provenienti dal suo entourage e la sua salute cagionevole non ci avevano permesso di avvicinarlo e di sollecitarlo per i pellegrinaggi del 2023 e del 2024 e avevamo dovuto sostituire la nostra Santa Messa all’Altare della Cattedra con il canto di Sesta e una adorazione del Santissimo Sacramento. La benevolenza di Papa Leone XIV, verso il quale siamo profondamente grati, ha ripristinato la normalità del nostro pellegrinaggio autorizzando nella Basilica di San Pietro in Vaticano questa Santa Messa attorno alla quale si riuniscono i pellegrini che rappresentano i fedeli del mondo che vivono la liturgia tradizionale. Con dolcezza e carità.

A causa del luogo, la Basilica di San Pietro in Vaticano, e dei beneficiari, i membri di un pellegrinaggio tradizionale internazionale, il gesto, anche se non bisogna gonfiarne indebitamente il significato, ha una portata che tutti comprendono: è un passo verso la pace liturgica, nel contesto di una pacificazione generale auspicata da Papa Leone XIV.

Questa autorizzazione del Papa, sotto forma di indicazione data alla Sacrestia della Basilica di san Pietro in Vaticano, di cui il card. Mauro Gambetti O.F.M.Conv. è Arciprete, è giunta a seguito di un’udienza concessa al card. Raymond Leo Burke il 22 agosto. Il Cardinale, a differenza di molti visitatori indiscreti e indelicati del Papa che poi si dilungano in commenti prolissi, è rimasto di totale discrezione. Si può tuttavia facilmente intuire, tenendo conto delle preoccupazioni che egli ha spesso espresso da tempo, che egli abbia voluto allertare il Santo Padre sulla persecuzione ingiusta e controproducente di cui soffrono i numerosi fedeli cattolici legati alla liturgia antica, tra i quali spicca il numero dei giovani, e che ha inoltre la particolarità di essere oggi feconda di vocazioni. Probabilmente, secondo i temi che gli sono propri, il card. Burke avrà fatto notare a Papa Leone XIV che per porvi rimedio non era utile contraddire frontalmente ciò che aveva fatto il suo predecessore, ovvero revocare la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, il che sarebbe apparso come una rottura contraria a ciò che vuole Papa Leone XIV.

D’altra parte, avrà potuto far valere che gesti di liberalizzazione – che, tra l’altro, vanno di moda tra i Vescovi italiani, a differenza dei Vescovi francesi – risolverebbero facilmente i problemi, curerebbero le ferite, restituirebbero ai cattolici feriti lo spazio per respirare nella loro vita cristiana.

Da parte mia, commenterei dicendo che in effetti la cosa migliore che potrebbe accadere attualmente per il bene di tutti e per contribuire alla pace della Chiesa sarebbe una sorta di sospensione della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes e non la sua applicazione «militante». Del resto, cos’era in fondo Traditionis custodes se non una messa tra parentesi del diritto della Chiesa, più precisamente del suo diritto liturgico che esprime – lex orandi, lex credendi – propriamente la sua dottrina? L’intero approccio di Traditionis custodes si basava infatti sul suo articolo 1: «I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano». Ne risultava quindi de facto da Traditionis custodes che la liturgia tradizionale non esprimeva più la lex credendi della Chiesa.

La lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes non si presentava, grazie a Dio, come un documento infallibile. Si esprimeva praeter legem, come dicono i giuristi, al di fuori della legge, per metterla tra parentesi e contraddirla delicatamente (se così si può dire, ma senza carità, in questo caso!). Tutte le decisioni, le direttive, persino gli insegnamenti che agiscono in questo modo hanno la particolarità intrinseca di non essere definitivi e di poter quindi essere contraddetti con delicatezza da decisioni, direttive, insegnamenti contrari o comunque diversi.

Tutto questo è insoddisfacente, mi direte. Proprio come l’epoca in cui viviamo, vi risponderei, un’epoca che in fondo è solo provvisoria, transitoria. Che avvenga quindi una transizione riparatrice!

Per questo vegliamo e preghiamo senza sosta a Parigi in questi Santi Rosari a cui mi unisco fedelmente davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, e anche in questi Santi Rosari nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì e il venerdì alle ore 17:00, la domenica alle ore 18:15.

Echi di veglia: trascrizione di una conversazione in inglese con una coppia di adulti cinesi: «Nella nostra Parrocchia di Pechino abbiamo una celebrazione tradizionale in latino. I fedeli sono numerosi per evitare i disordini della Messa in cinese, perché, non so se lo sapete, ma non tutti i Cinesi parlano la stessa lingua… ecco perché preferiamo assistere alla Santa Messa tradizionale in latino». Oremus!

In unione di preghiera e amicizia.

2 commenti:

  1. La riunione ecumenica a San Paolo fuori le mura di ieri con la "pastora" eretica inglese invece non conta?

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  2. La pace dei tradizionalisti ci sarà solo quando tutto il mondo sarà obbligato a pensare ed agire come loro.
    Invocano la pace, ma sono in guerra costantemente. Non credete alle loro melliflue parole.

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