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lunedì 15 settembre 2025

Perché è il Cristianesimo ad aver generato il miglior modello di eroe? #tolkien

Frodo, del grande Tolkien (QUI MiL), l'erore cristiano.
Dalle lettere di Tolkien:
Lettera 142 (a padre Robert Murray, 1953): Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio lo è stata inconsciamente, ma coscientemente nella revisione. Perciò ho soppresso quasi tutte le allusioni a cose che nel mondo reale esistono, o a religioni particolari, a parte quelle che fanno parte della storia o della cultura immaginaria. Ma la dimensione religiosa è stata assorbita nella storia e nel simbolismo”.
Lettera 208 (a Mrs. Eileen Elgar, 1958): Ma il ‘destino’ (o il dono) degli Uomini è la mortalità, la libertà dai cerchi del mondo. … È un dono di Dio. … La morte non è una fine dell’essere, ma una transizione, una liberazione dai limiti del mondo. Questo diventa chiaro nel racconto di Aragorn, l’elemento più esplicitamente ‘cristiano’ della storia, a mio parere" . 
Lettera 246 (a Mrs. Eileen Elgar, 1963): Frodo meritava pace e ne fu ricompensato. Sebbene non in questo mondo: nella storia egli passa al di là del Mare e vive per un tempo nel paradiso terrestre — una grazia di guarigione prima che anch’egli gusti la morte. La sua esperienza è intesa a riflettere la concezione cristiana della morte non come annientamento, ma come passaggio e preparazione”.
Luigi C.

Il Cammino dei Tre Sentieri,  23 Agosto 2025

1.Quale modello di eroe è più rispondente al cuore dell’uomo? Quale modello di eroe risponde meglio a ciò che l’uomo desidera? E inoltre quale modello di eroe più sinceramente rispecchia la verità sull’uomo?
2.Per rispondere a queste domande, prendiamo in considerazione solo due modelli, quello “moderno” e “medioevale”, intendendo per medioevale ciò che fa riferimento alla società cristiana.
3.Partiamo dal primo modello. L’eroe moderno agisce unicamente nella prospettiva “orizzontale”, ovvero ponendosi come unico obiettivo quello di realizzare un mondo più giusto. Si tratta, in tal modo, di un agire che parte da un presupposto ben preciso, ovvero che l’uomo abbia unicamente bisogno di realizzare le proprie aspirazioni materiali. In questa prospettiva non sorprende che le azioni di simili personaggi siano tutt’altro che edificanti. Porsi come unico obiettivo il miglioramento della vita terrena, vuol dire subordinare la grandezza individuale, rendere funzionale ogni uomo al progetto ideologico. E’ un volontario trascurare il cuore dell’uomo e le sue domande più profonde. In questa prospettiva la stessa vita dell’ “eroe” diventa una pura alienazione. A che serve, infatti, immolarsi per un ideale, se questo stesso ideale non può servire per l’uomo e anche per sé? A che serve costringersi nel sacrificio, fare appello a se stesso, se poi bisogna convincersi di essere solamente un animale un po’ più evoluto la cui vita si ridurrebbe solo nel “qui e ora”?

4.Il modello dell’eroe cristiano, rappresentato in pienezza dal cavaliere medievale, è invece tutt’altro. E’ sì un uomo che lotta per aiutare i più deboli, per eliminare soprusi ed ingiustizie, ma sa che il suo agire non può esaurirsi in questo. Sa che il bisogno dell’uomo non è primariamente quello di riempirsi la pancia (bisogno indubbiamente importante, ma non determinante), bensì di rispondere alle domande fondamentali, di trovare la vera collocazione nella vita, nel reale e nella storia. Facciamo due famosi esempi del modello cristiano di eroe. Si tratta di personaggi immaginari, ma reali. “Immaginari”, perché non realmente esistiti; “reali”, perché davvero rappresentativi del modello di eroe cristiano.

5.Il primo è Parsifal, della saga bretone. A lui viene dato il compito di ricercare il Sacro Graal. Attenzione: in questo caso il Graal non è l’oggetto magico per eccellenza (così come lo si intende a torto molto spesso), bensì l’oggetto che riconduce al vero senso della vita, ovvero il calice che Gesù utilizzò nella prima Messa della storia e che raccolse il Suo Sangue. Un oggetto, quindi, che riconduce alla ragione della vita di ognuno, ragione che non può non essere nel Sangue redentivo del Verbo incarnato. Ebbene, Parsifal viene scelto in questo compito per un motivo ben preciso: perché è puro, perché non è stato contaminato dal peccato. Ciò sta a significare che la sua forza non è nelle capacità muscolari o abilità tecniche, ma nel suo cuore. Egli, dunque, si mette alla vera ricerca della Vita. Ovviamente, quando s’imbatte nella povertà umana, le si china dinanzi, cerca di alleviare le umane ferite, ma nello stesso tempo non dimentica che il vero aiuto che può dare ai fratelli è quello di donare loro la Vera Ragione della vita, rappresentata –appunto- dal Sacro Graal.

6.Un altro esempio che possiamo fare (anche questo immaginario ma reale, nel senso che abbiamo detto prima) è quello di Frodo, il protagonista del famoso romanzo Il Signore degli Anelli, dell’inglese, nonché convinto cattolico, Tolkien. Frodo è chiamato ad un’impresa enorme ma decisiva: distruggere l’anello del potere, che richiama simbolicamente l’essenza di ogni peccato, ovvero la pretesa dell’uomo di farsi Dio. Frodo –di per sé- non gradirebbe fare questa impresa, egli che (come tutti gli hobbit) ama solo la vita casalinga e campestre della contea, ma si sente di non poter rifiutare perché questa è un’impresa che può assolvere solo lui. Inoltre, Frodo è un hobbit, ovvero un “mezzo uomo”, cioè un ometto di statura bassa, che ovviamente non ha una forza per la sua natura; anzi, per natura è molto debole. Malgrado questo, affronta l’impresa, certo che tutto si realizzerà confidando non in se stesso ma in altro. Qui c’è –non a caso- una somiglianza evidente con la figura di Davide, il quale decise di rifiutare l’armatura e di affrontare Golia senza nulla, ben sapendo che la sua unica arma sarebbe stata la forza del Signore.

7.Dunque, il vero eroe cristiano non è colui che agisce solo per il gusto dell’avventura o per rispondere ad un’istanza sociale, bensì colui che sente l’incarico di agire per compiere una volontà superiore…e per offrire all’uomo ciò di cui ha davvero bisogno.