ALLA ECC. MA CORTE DI APPELLO
DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO
Proc.
pen. n. 26/23 R.G.P.
ISTANZA DI RICUSAZIONE
I sottoscritti S.E.R. Giovanni Angelo Becciu, dott.
Enrico Crasso, dott. Raffaele Mincione, dott. Fabrizio Tirabassi, imputati nel
processo in epigrafe, ricusano il Promotore di Giustizia, prof. Alessandro
Diddi, ai sensi degli artt. 52, 45 e 43, c. 1, n. 1 c.p.p., in quanto
soggetto che ha un interesse nel presente procedimento, per i motivi e le prove
di seguito indicati, che comunque delineano il dovere del Promotore di
astensione per ragioni quantomeno di convenienza.
1. PREMESSA.
1.1. Successivamente alla conclusione del processo di
primo grado dinanzi al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, gli
scriventi hanno avuto conoscenza e copia del contenuto delle seguenti tre chat
whatsapp e dei relativi allegati:
- chat whatsapp intercorsa tra la signora Genoveffa Ciferri e il Promotore Alessandro Diddi,
sull’utenza cellulare privata di quest’ultimo (chat Ciferri-Diddi, dal 26 novembre 2022 al 22 marzo 2023, con ultimi messaggi scambiati il 30.11.2022) [all. 1];- chat whatsapp intercorsa tra la signora Genoveffa
Ciferri e la signora Francesca Immacolata Chaouqui (chat Ciferri-Chaouqui, dal
9 agosto 2020 al 4 giugno 2024) [all. 2];
- chat whatsapp intercorsa tra la signora Ciferri e S.E. Mons. Peña Parra (chat Ciferri-Peña Parra, dal 18 settembre 2020 al 26 maggio 2024) [all. 3].
Tutte le tre chat sopra menzionate e allegate alla
presente istanza sono state spontaneamente consegnate dalla signora Genoveffa
Ciferri a Londra, al dott. Raffaele Mincione e ai suoi legali italiani e
inglesi e la relativa copia è stata estrapolata da tecnici mediante l’applicazione
informatica Cellebrite [all. 4].
Dalla lettura complessiva e dall’ascolto dei messaggi ivi
contenuti si evince che, durante la fase delle indagini relative al presente
procedimento, dopo il primo interrogatorio di Mons. Alberto Perlasca del 29
aprile 2020 e durante il processo dinanzi al Tribunale, è stata compiuta un’attività
volta a dirigere e influenzare Mons. Perlasca, dapprima quale indagato e
successivamente quale teste dell’Accusa, affinché rendesse dichiarazioni contro
S.E.R. Cardinale Angelo Becciu e gli altri odierni indagati, con la
promessa/prospettazione che solo in tal modo non avrebbe subito il processo e
la sua posizione sarebbe stata archiviata (come poi effettivamente è avvenuto).
Il contenuto delle chat, dunque, conferma un evidente
condizionamento della genuinità del contributo dichiarativo ed una violazione
delle regole più elementari di legalità nella raccolta di elementi di prova
acquisiti nella fase delle indagini, posti a fondamento dell'impianto
accusatorio e sostenuti finanche nel corso del giudizio di primo grado
attraverso una serie di irrituali contatti, mentre le prove narrative si stavano
raccogliendo in contraddittorio.
1.2. L’attività di genetico condizionamento delle prove
dichiarative, che emerge in modo evidente dalle chat sembra inoltre confermata
da un audio diffuso dagli organi di stampa il 28 aprile 2025[1], ed
attribuito al Commissario Stefano De Santis, che si allega con la relativa
trascrizione [all. 5], laddove con un vocale verrebbero date chiare
indicazioni alla signora Chaouqui, già condannata in via definitiva presso lo
Stato della Città del Vaticano e protagonista delle citate chat, di
suggerimenti da riferire a Mons. Perlasca in vista dell’interrogatorio del 31
agosto 2020:
«Francesca [verosimilmente Chaouqui, n.d.r.],
visto e considerato che lui [verosimilmente Mons.
Perlasca, n.d.r.] è in possesso del verbale dell’interrogatorio,
perché lui ne ha avuto copia, si leggesse quello. Sottolineasse tutti i punti
in cui alla luce degli ultimi eventi, alla luce… degli ultimi fatti, alla luce
di un lavoro introspettivo che avrà fatto dentro di sé, ha in… in essere
di chiarire, tanto per qualificare fatti e atti che non lo riguardano ma che
riguardano altri, tanto per dire una volta per tutte come il sistema di Crasso
e Tirabassi, negli anni in cui lui era capoufficio… ha avuto… quel… quello
sviluppo che sicuramente lui ha trovato, essendo arrivato dopo Crasso e dopo
Tirabassi, ma che lui non può non sapere. Cioè lui prendesse spunto da quell’interrogatorio,
da quelle domande, e chiarisse tutti quei punti e tutti quei non so che lui ha
detto in quella sede».
Proprio il riferimento al «lavoro introspettivo» è
stato riproposto da Monsignor Perlasca nel “memoriale”[2]
dallo stesso consegnato al Promotore durante l’interrogatorio del 31 agosto
2020, in cui espressamente scrive «lavoro di
ricostruzione e introspezione che sto portando avanti» [all. 6].
1.3. La conoscenza e la pubblicazione di tali clamorosi
documenti ha determinato, su impulso degli scriventi, l’apertura di indagini
per varie ipotesi di reato sia presso la Procura della Repubblica di Roma, sia
presso l’Ufficio del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del
Vaticano. Quest’ultimo, in realtà, aveva reso noto già nel corso del processo
di primo grado, quando la signora Ciferri inoltrò messaggi sulla sua utenza
cellulare privata, di aver aperto un’indagine (procedimento 50/2022), il cui
contenuto rimase allora, e rimane tutt’ora, del tutto indeterminato, ma che
consentì al Promotore un deposito in udienza ridotto a soli 8 messaggi su
126. La gran parte dei messaggi contenuti nella chat Ciferri-Diddi vennero
oscurati a cagione della segretezza funzionale ad esigenze investigative
connesse alle indagini relative al “nuovo” procedimento.
Non sappiamo ancora se quanto emerge dalle chat e dall’audio
sia vero, ma è certo che da essi sembra risultare – salvo possibili millanterie
che, appunto, devono essere accertate – un inquietante coinvolgimento, diretto
o indiretto, degli inquirenti, appartenenti sia alla Gendarmeria, e
segnatamente del Commissario Stefano De Santis, anche in ragione dell’audio di
cui sopra, che all’Ufficio del Promotore di Giustizia, e segnatamente del
Promotore prof. Alessandro Diddi, per le ragioni che saranno meglio precisate
nel prosieguo.
1.4. Pertanto, proprio nei messaggi, scritti e vocali,
contenuti nelle chat allegate si rinvengono i fatti e le prove a sostegno della
presente istanza, che dimostrano la sussistenza di un interesse personale del
Promotore di Giustizia prof. Alessandro Diddi nel presente giudizio di appello.
Invero, qualora il contenuto dei documenti de quibus non rispondesse a
verità, anche solo in relazione alla persona del Promotore Diddi, quest’ultimo
risulterebbe persona offesa in relazione alle condotte narrate nei procedimenti
a lui riferite; qualora, al contrario, il contenuto delle chat fosse vero,
altra sarebbe verosimilmente la veste che il Promotore potrebbe assumere.
Entrambi gli scenari, comunque, dimostrano un evidente ed
ineliminabile interesse personale del Promotore in relazione ai fatti posti a
fondamento della presente istanza di ricusazione e, dunque, anche in relazione
all’oggetto del presente processo su cui si sono realizzati gli effetti delle
condotte in questione. Un interesse che ne mina totalmente la terzietà,
requisito indefettibile affinché il Promotore possa svolgere correttamente la
sua funzione, che deve essere finalizzata al solo scopo di ricercare la verità dei
fatti, senza il sospetto che possa essere rivolta, anche solo in parte, a
realizzare altri obiettivi, a tutela di interessi personali o dell’Ufficio da
lui diretto.
Tale considerazione, con la conseguente doverosità di
astensione, sembra essere condivisa anche dal Promotore Diddi, che,
intervistato dall’inviato del programma televisivo “Le Iene”[3] (di
cui si allega la trascrizione della parte di interesse [all. 7]), con
riguardo al procedimento che avrebbe aperto dopo l’invio dei messaggi whatsapp
da parte della signora Ciferri, ha affermato:
«mi sono dovuto astenere
tenuto conto del fatto che, in un modo nell’altro, potrei avere un duplice
ruolo» (min.
00:11:15)
Lo stesso Promotore, dunque, ha riconosciuto, alla luce
dei soli 126 messaggi da lui ricevuti e omissati per le difese e il Tribunale,
di non essere in una posizione di terzietà. Ora di messaggi ne sono emersi
oltre diecimila, in gran parte riferiti proprio al presente procedimento e tale
terzietà, che lo stesso Promotore, comprensibilmente e condivisibilmente, ha
ritenuto di non avere nel citato procedimento, non può che materializzarsi
anche nel presente procedimento, essendo emerse attività illecite che proprio
su questo procedimento erano destinate a dispiegare e hanno dispiegato i loro
nefasti effetti.
2. CHAT
WHATSAPP CIFERRI-DIDDI.
2.1. Il contenuto di tale chat, la modalità di deposito
attuata dal Promotore Diddi, e quanto da quest’ultimo dichiarato in un’intervista
televisiva a proposito della stessa, evocano un’attività di contaminazione del
quadro probatorio, in particolare dell’imputato/testimone Perlasca, sia in
relazione a quanto da quest’ultimo dichiarato sia, e forse ancor di più, per
quanto egli ha taciuto. Anche alla luce della centralità del suo ruolo,
riconosciuta ed individuata dagli stessi inquirenti prima delle ormai provate
attività di inquinamento sulla fonte di prova.
I fatti che documentano la sussistenza delle condizioni
previste dall’art. 43 n. 1 c.p.p. per la ricusazione del Promotore risultanti
da tale chat sono così pregnanti che non occorrerebbe aggiungerne altri.
Tale chat inizia con un messaggio inviato il 26 novembre
2022 alle ore 02:21:43, in piena notte, al Promotore Diddi dalla signora
Ciferri, preoccupata perché Perlasca aveva fatto una pessima figura in aula
durante il controesame della difesa e fosse sembrato reticente per non aver
risposto alle domande circa l’autore dei suggerimenti per la stesura del “memoriale”
in cui accusava il Cardinale Becciu. La signora Ciferri, oltre ai propri
messaggi, scritti e vocali, ha inoltrato, nella citata chat, numerosi messaggi
della signora Chaouqui e audio registrati da Mons. Perlasca.
2.2. Si evidenzia, in primis, la circostanza che
il Promotore non abbia bloccato immediatamente la chat in questione, quantomeno
la mattina al risveglio, ma l’abbia tenuta certamente aperta per ben quattro
giorni (fino al 30 novembre ore 09:56:38), senza mai prendere le distanze dai
fatti narrati in quei messaggi, nei quali si rappresentava una consapevolezza
del Promotore in una serie di attività quanto meno incompatibili con la
correttezza e la terzietà dell’Ufficio.
Vi è poi un’ulteriore circostanza che merita di essere
portata ad emersione sempre ai fini della presente istanza. Una circostanza che
conferma come nella situazione venutasi a determinare il Promotore non possa più
offrire garanzie di terzietà e distanza dai fatti per i quali è chiamato a
svolgere, nel processo, una così alta e delicata funzione. Invero, il prof.
Diddi intervistato dall’inviato del programma televisivo “Le Iene”, ha taciuto
di aver tenuto aperta la chat con la signora Ciferri per giorni affermando, al
contrario, che i messaggi erano arrivati in una sola notte e che al suo
risveglio, la stessa mattina, avrebbe immediatamente bloccato la chat (cfr.
all. 6):
«l’ho bloccata quando me so’ svejato» (min. 00:10:16)
Anche in aula, quando ha provveduto al deposito della
chat, come detto, quasi interamente omissata, il Promotore ha affermato di aver
ricevuto solo messaggi durante la notte (pag. 71 trascrizione udienza del
30/11/2022, [all. 8]).
Così non è.
2.3. Altra circostanza che deve essere esaminata ai fini
della presente iniziativa è rappresentata dal deposito incompleto della chat da
parte del Promotore. Da un mero confronto con la chat ora disponibile, si
riscontra che i messaggi depositati dal Promotore (sia pure quasi tutti
omissati) sono 126, mentre quelli della chat consegnata dalla signora Ciferri
sono 132.
Quello, non depositato, con il quale il Prof. Diddi — con
garbo e compostezza, anche a fronte delle inquietanti rivelazioni della Ciferri[4] — anticipa
all’amica di Perlasca il blocco della chat è il n. 130, inviato il 30/11/2022
alle ore 09:56:38:
(omissis)
Dunque, anche ipotizzando che il Promotore abbia
effettivamente bloccato la chat un istante dopo l’invio del garbato messaggio
con cui ne annunciava il blocco, mancano certamente 4 messaggi che sarebbero
stati inviati dalla signora Ciferri.
Approfondendo il dato, inoltre, sembra che la chat (con i
noti omissis) depositata dal Promotore, si fermi al messaggio inviato
dalla signora Ciferri alle ore 10:03:08 del 29/11/22.
Detta circostanza appare ancora più significativa alla
luce di una diversa e nuova “scoperta”, contenuta nel messaggio successivo,
particolarmente rilevante.
Detto messaggio, infatti, viene inviato dalla signora
Ciferri al Promotore e contiene un esplicito ringraziamento per una condotta.
(omissis)
Il messaggio reca il ringraziamento per aver «rinfrancato»
Perlasca.
Non sappiamo naturalmente, allo stato, come sarebbe
avvenuta la condotta attribuita dalla Ciferri al Promotore. Se si sia trattato
di un contatto telefonico, di un incontro, di uno o più messaggi.
Certo è che questo ringraziamento per aver «rinfrancato»
il testimone (già imputato) si colloca “nel bel mezzo” di una fase
delicatissima dell’istruttoria dibattimentale. Siamo in piena fase di
controesame del teste (iniziato il 25 novembre 2022) che sarebbe dovuto tornare
in aula il 30 novembre – come poi avvenuto – per colmare le lacune della
propria memoria soprattutto relative ai suggeritori del famoso “memoriale”.
Dunque, in questo breve lasso di tempo, si sarebbe
collocato, come si rileva dal messaggio, un contatto tra Promotore e testimone
per il quale la Ciferri sente di ringraziare il prof. Diddi.
Aggiunge poi, nei ringraziamenti, anche «per tutto il
resto», senza ulteriormente dettagliare.
Dopo un messaggio di così sconcertante tenore non segue
nessuna presa di distanza da parte del Promotore.
Il messaggio, tuttavia, non sarà depositato dal
Promotore.
2.4. Non si può, inoltre, non citare un ulteriore
messaggio inviato al Promotore Diddi dalla signora Ciferri.
Nel messaggio si fa riferimento a un possibile incontro
tra il Promotore e l’avvocato difensore di Perlasca, avv. Sammarco, e di “una
specie di strategia” per evitare di fare il nome della Chaouqui e di tirare
“in ballo” la chat tra la Ciferri e la Chaouqui, di cui si tratterà nel
prosieguo.
(omissis)
La Ciferri parla anche di rapporti e contatti dell’avvocato
di Mons. Perlasca con il Promotore, in relazione al presente procedimento,
proprio con riguardo alle risposte che il Monsignore avrebbe dovuto dare ad
alcune domande all’udienza successiva, anche in un messaggio vocale, inviato al
Promotore il 28.12.2022 alle ore 14.33, di cui si allega la relativa
trascrizione [all. 9]:
TRASCRIZIONE
VERBATIM DEL FILE IN FORMATO OPUS DENOMINATO:
ae75f045aa454b81a0c2df501f5849b4
copia - Durata h. 00:22:25
« […]
Perlasca mi racconta, perché io chiaramente mi rapporto con Perlasca, lei lo
consente, mi racconta che… l’altra sera… il… l’Avvocato Sammarco gli ha detto
che si sarebbe rapportato con lei – mh? - per decidere quale potevano essere le
plausibili risposte, Birra Pollicina, suggerimenti, Zulema, che Monsignor
Perlasca avrebbe potuto dare in quella circostanza, cioè nella circostanza del
30, della prossima udienza.
[…]
Allora: perché Monsignor Perlasca si affidò ai Sammarco? Eh? E perché la
Chaoqui, ho anche i messaggi su questo, che li posso anche produrre, no?, li
ricerco e li produ… e produco questo passaggio perché la Chaoqui gli disse che
lei – lei, Professore Diddi – aveva chiesto consiglio a lei e lei aveva
indicato i Sammarco […]».
Anche dopo tali sconcertanti messaggi, non segue alcuna
formale presa di distanza da parte del Promotore.
Poi, la signora Ciferri, in un ulteriore scritto, chiede
addirittura al Promotore di farsi latore di un messaggio per la Chaouqui.
(omissis)
2.5. È doveroso segnalare che dalla chat in questione
emerge un ulteriore dato allarmante: la signora Chaoqui avrebbe ricevuto dalla
signora Ciferri la somma di 15 mila euro quale ricompensa per l’attività svolta
in favore di Perlasca, grazie all’ascendente che dichiarava di possedere sul
Promotore Diddi.
Nel primo messaggio inviato dalla Ciferri al Promotore il
21/11/2022 alle ore 02:21:43, infatti, quest’ultima scrive: «Lei (la
Chaouqui, n.d.r.) mi teneva vincolata ad un debito di gratitudine, perché mi
diceva di possedere un’ascendente su di Lei (il Promotore, n.d.r.),
tanto da averLe dettata la linea delle indagini, che avevano portato alla
salvezza di Perlasca da certa condanna. Per ricompensava dell’operato che
vantava a favore di Perlasca alla vigilia del Natale 2020 gli fece recapitare
per mano di un sindaco di un paese limitrofo al mio 15 mila euro in una busta.
Ne aveva chiesti 30 ma non potevo». Questa frase era stata omissata dal
Promotore, il quale non si è astenuto, ha proseguito la sua attività di
accusatore per tutto il 2023, ha rassegnato le sue conclusioni al Tribunale, ha
firmato la dichiarazione di appello e i “motivi aggiunti” nel presente
procedimento. Di seguito l’intero messaggio in cui la frase è contenuta:
(omissis)
2.6. Pertanto, già sulla base del contenuto delle chat
Ciferri-Diddi, letta unitamente agli altri elementi evidenziati, il prof. Diddi
non si trova, ad avviso degli scriventi, nelle condizioni richieste per poter
ricoprire nel presente procedimento il ruolo di Promotore, che postula una
terzietà rispetto ai fatti da accertare ed ai soggetti interessati dalla
indagine, incompatibile con la documentata situazione venutasi a
determinare.
Le interlocuzioni contenute nelle chat e le ricostruzioni
dei rapporti così come descritti consegnano una situazione nella quale è evidente
interesse del Promotore quello di dover tutelare la propria integrità e la
propria correttezza nello svolgimento delle indagini del presente processo.
Anche qualora si accertasse si sia trattato solo di
millanterie, di invenzioni radicali, di fantasiose ricostruzioni e narrazioni e
finanche di mere coincidenze di avvenimenti o di sole stravaganze, non si
modificherebbe in alcun modo la situazione venutasi a determinare, ai fini dell’esistenza,
allo stato, di un interesse proprio, del Promotore nel presente processo, “in
un modo o nell’altro” (per usare le stesse parole del Promotore).
3.
CHAT CIFERRI-CHAOUQUI.
3.1. Il contenuto della chat intercorsa tra la signora
Ciferri e la signora Chaouqui delinea e dimostra un’inquietante attività di
inquinamento probatorio.
Più in particolare, procedendo per sintesi, dimostra che
all’imputato Mons. Perlasca venne subdolamente suggerito quanto era necessario
che lo stesso affermasse ai magistrati in primis contro il Cardinale
Becciu e poi contro gli altri odierni scriventi, per ottenere in cambio l’archiviazione
della sua posizione.
Risulta dalla chat, altresì, che tale attività di
sollecitazione (in chiave di sostanziale do ut des) è stata compiuta
dalla signora Chaouqui, attraverso la signora Ciferri.
La citata Chaoqui ha sempre rappresentato alla Ciferri di
aver svolto tale attività in collaborazione con i magistrati, quale consulente
esterno delle indagini. Per fare in modo che Peralsca si convincesse ad
assecondare le accuse e i suggerimenti, le due signore si accordano nel
riferire al Monsignore che i suggerimenti provenienti dalla Chaouqui (e da
questa attribuiti ai magistrati) giungessero da un magistrato in pensione che
collaborava alle indagini. A dimostrazione di ciò, anche il seguente segmento della
chat:
(omissis)
3.2. Nei messaggi contenuti in tale chat, inoltre, sono
numerosi i riferimenti delle signore ai magistrati (265 volte)[5],
agli inquirenti (39 volte)[6], al
Promotore (101 volte)[7],
specificamente al prof. Alessandro Diddi (109 volte), con i quali, si
ribadisce, la signora Chaouqui dichiarava di collaborare e, dunque, di svolgere
un ruolo di intermediaria tra gli inquirenti e Mons. Perlasca, prima imputato e
poi, si legge nella chat, archiviato in ragione della sua “collaborazione” con
gli inquirenti.
Il riferimento puntuale al Promotore, Prof. Diddi, si riscontra per ben 109 volte[8] e
sempre nel senso sopra descritto, ossia per affermare che la Chaouqui operava
per conto degli inquirenti.
A titolo esemplificativo, si ritiene di evidenziare nel
presente atto i seguenti messaggi:
(omissis)
Da tali messaggi risulta chiaramente che la Chaouqui
affermava di avere contatti diretti con il Promotore in relazione alle indagini
da cui è scaturito il presente processo.
Dello stesso tenore il seguente passaggio della chat:
In un ulteriore messaggio - che ci riporta proprio a quanto precisato nel paragrafo che precede in relazione alla scelta dell’avvocato difensore di Perlasca – la signora Chaouqui afferma addirittura che il prof. Diddi avrebbe consigliato a Perlasca l’avvocato da nominare:
(omissis)
Degno di nota, inoltre, appare il seguente messaggio:
(omissis)
Ancora più esplicito in merito all’interesse del
Promotore Diddi il contenuto dei seguenti messaggi, risalenti al 2024:
Questi ultimi messaggi si collocano dopo la sentenza di
primo grado e nell’ottica di acconciare risposte salvifiche o presuntamente
liberatorie nel procedimento “collegato” (quello degli omissis), ma non
solo.
È evidente come tali ricostruzioni di comodo servano per
confermare una versione utile a nuocere alla ricerca della verità nel presente
processo.
3.3. Numerosi, inoltre, sono i messaggi della signora
Chaouqui che dimostrano come quest’ultima fosse a conoscenza di dettagli delle
indagini e dell’attività del Promotore:
Si noti che tale messaggio viene inviato il 31/8/2020,
alle ore 12.13, mentre era ancora in corso la “presentazione spontanea” senza
difensore di Mons. Perlasca al Promotore, nella quale egli aveva depositato il
c.d. “memoriale”. La deposizione si conclude infatti alle ore 12.35 e la
registrazione alle ore 12.30, come risulta dal relativo verbale in atti [all.
10].
E
ancora:
(omissis)
Si continua a dar conto (siamo a maggio 2024) di contatti
della signora Chaouqui con l’Ufficio del Promotore.
La signora, che si dice ben informata, è chiara sul punto
e a proposito del procedimento nato a seguito dei messaggi inviati sul
cellulare del Promotore (il 26 novembre 2022) afferma:
·
che «non è Diddi titolare del
procedimento in quanto parte in causa»;
·
e che «lo scopo (di questa nuova
indagone) è evitare che Becciu sia assolto in appello».
Sono messaggi che non necessitano di particolari
commenti.
Significativi poi,
sempre ai fini della presente richiesta, con riferimento all’interesse del
Promotore nel procedimento in oggetto, i seguenti messaggi:
3.4. Per un inquadramento più completo di tale
incredibile vicenda e del ruolo che avrebbe avuto la signora Chaouqui, al
netto, come detto, di possibili millanterie che andranno accertate, si
evidenziamo tre ulteriori circostanze.
I.
In data 4/10/21, S.E.R. il Cardinale
Becciu aveva presentato una denuncia nei confronti della signora Chaouqui
presso l'Ufficio del Promotore, in relazione a quanto dalla stessa dichiarato a
sommarie informazioni agli inquirenti, in data 28/10/2019, dopo essersi presentata
spontaneamente (così è scritto nel relativo verbale) con il difensore di
fiducia. Ad oggi, a distanza di quattro anni, non ci sono notizie del
procedimento a carico della Chaouqui.
II.
In data 1/3/2022, durante il
processo di primo grado, Mons. Perlasca faceva pervenire al Promotore Diddi una
lettera nella quale il Monsignore riferiva che la signora Chaouqui gli aveva
inviato messaggi minatori e che la stessa affermava, nei più svariati ambienti,
che Perlasca aveva ottenuto la sua «salvezza processuale» grazie all’«ascendente
personale» che la signora Chaouqui aveva sui Promotori Diddi e Milano.
Tale
lettera è stata depositata dal Promotore Diddi (senza tuttavia chiarire le
modalità con cui il Monsignore aveva provveduto a fargliela recapitare) soltanto
all’udienza del 30/11/2022, dopo l’invio dei messaggi a partire dalla notte
del 26/11/2022 da parte della Chaouqui. Prima di allora non aveva in alcun modo
comunicato agli odierni imputati che il principale teste dell’accusa aveva
narrato fatti così gravi, che avrebbero dovuto far dubitare della genuinità del
teste.
Nessun
procedimento risulta essere stato aperto a quella data, né successivamente, per
i fatti narrati da Perlasca.
III.
All’udienza del 30/11/2022, inoltre,
per la prima volta il Promotore depositava una Relazione di servizio con cui
riferiva che in data 4/2/2021, durante le indagini, era stato contattato all’utenza
del suo studio di avvocato dalla signora Ciferri. La stessa gli aveva riferito
che la signora Chaouqui la informava circa le indagini su Mons. Perlasca e sui
movimenti dello stesso Promotore, affermando di agire a nome di quest’ultimo.
Anche
tale circostanza è stata portata a conoscenza degli imputati con oltre un anno
e mezzo di ritardo. Agli scriventi, poi, non risulta che a seguito di quanto
appreso telefonicamente dal Prof. Diddi, sia stato aperto un procedimento volto
a fare chiarezza sull’operato della Chaouqui, anche a tutela della genuinità del
narrato dal testimone Perlasca e della correttezza del procedimento,
finalizzato alla ricerca della verità «senza aggettivi»[9].
IV.
Mons. Perlasca è stato interrogato a
lungo dal Promotore prof. Diddi nell’udienza del 24/11/2022, ma senza alcun
cenno alla Chaouqui, alle minacce denunciate dal prelato il 1° marzo, né a
quanto il Promotore aveva appreso direttamente dalla Ciferri il
4/2/2021.
*
Sempre attingendo alla Relazione di servizio del
4/2/2021, depositata (solo) in data 30/11/2022, si apprende che il Promotore ha
affermato di non conoscere né la signora Ciferri né la signora Chaouqui.
4.
CHAT CIFERRI-S.E. PEÑA PARRA.
4.1. In tale ultima chat, il Promotore Diddi è citato
sette volte.
Nei
messaggi che lo menzionano, la signora Ciferri informa il Sostituto della
Segreteria di Stato in ordine al fatto che la signora Chaouqui forniva
informazioni dettagliate e riservate relative alle indagini e che tali
informazioni provenivano dal Promotore Diddi (dalla stessa definito “gola
profonda”). Oltre alla circostanza relativa alla collaborazione nel corso delle
indagini da parte della Chaouqui con il Promotore:
5. CONCLUSIONI.
5.1. Il contenuto delle chat allegate e tutte le
ulteriori documentate circostanze, indicate ed allegate nella presente istanza,
dimostrano la inevitabile esistenza di un interesse personale nel procedimento de
quo da parte del Promotore prof. Alessandro Diddi.
Attraverso quanto emerso nelle fitte corrispondenze di
cui gli scriventi sono venuti a conoscenza dopo l’emissione della sentenza di
primo grado ed alla luce degli altri elementi documentali evidenziati, non si
può non rilevare come il prof. Diddi non si trovi nelle condizioni richieste
per poter assolvere alla peculiare e delicata funzione di Promotore di
Giustizia nel presente processo.
Il ruolo del Promotore postula una terzietà rispetto ai
fatti da accertare che si rivela incompatibile con quanto emerso, al netto di
ogni ulteriore sviluppo che le indagini avranno sulle inquietanti vicende
rappresentate.
La terzietà, come è evidente, deve essere piena ed
assoluta e deve riferirsi ai fatti da accertare, alla valutazione delle prove
così come sono venute a formarsi, ai soggetti interessati dalla indagine, alla
ricostruzione complessiva.
Nel caso che ci occupa, quanto emerso e documentato,
dimostra in maniera solare che in questa particolare quanto indefettibile
condizione il prof. Diddi non può trovarsi. Ciò, si ribadisce, anche laddove si
volesse sostenere, senza attendere l’esito delle indagini in corso, che le
numerose affermazioni contenute nelle chat che coinvolgono il Promotore siano
interamente frutto di possibili millanterie.
Per il documentato quadro venutosi a determinare, il
prof. Diddi è infatti certamente portatore di un interesse personale, diverso
rispetto a quello che il Promotore è chiamato a perseguire senza alcun
condizionamento.
Quello del magistrato persona fisica che con la presente
iniziativa si ricusa è l’interesse di chi è chiamato a difendere nel presente
processo anche la propria integrità, nell’ambito dell’indagine e del processo
stesso.
Ed è corretto che tanto avvenga in altre e diverse sedi,
deputate all’accertamento del quadro di sconcertante inquinamento emerso nel
corso delle indagini del presente processo e del dibattimento nel giudizio
dinanzi al Tribunale.
Come detto, peraltro, lo stesso prof. Diddi ha
riconosciuto di poter rivestire un «duplice ruolo» — e per tanto si è astenuto
— nel procedimento relativo all’accertamento dei fatti indicati dalla signora
Ciferri nei noti messaggi whatsapp inviati nella notte del 26 novembre 2022 al
Promotore.
A maggior ragione avrebbe dovuto astenersi e deve essere
ricusato nel presente processo, in cui la formazione di quelle prove, la loro
genesi, la loro consistenza, la loro rilevanza andranno valutate.
In questo processo, il Promotore non può essere e non può
nemmeno apparire condizionato sul piano personale dall’accertamento dei fatti
nel loro complesso.
Risulta pertanto all’evidenza un interesse personale nel
procedimento ai sensi dell’art. 43, n. 1, c.p.p. e difetta totalmente la
necessaria posizione di terzietà e di distanza dall’accertamento dei fatti da
parte del rappresentante dell’Organo di giustizia chiamato a rappresentare l’Accusa
nel processo.
Una terzietà indispensabile per il corretto svolgimento
dell’attività di ricerca della verità a cui deve tendere il processo.
Per
quanto precede
gli istanti chiedono che Codesta Ecc. ma
Corte di Appello voglia accogliere la ricusazione del Prof. Alessandro Diddi,
quale Promotore di Giustizia per il presente procedimento, ai sensi degli artt.
43, co. 1, n. 1 c.p.p. e 52 c.p.p..
Con richiesta alla Eccellentissima Corte d’Appello
di disporre la temporanea sospensione del procedimento in attesa della
decisione sulla presente istanza di ricusazione.
Con
ossequi.
Roma,
22 settembre 2025
S.E.R. Cardinale
Giovanni Angelo Becciu
Dott. Enrico Crasso
Dott. Raffaele
Mincione
Dott. Fabrizio
Tirabassi
ALLEGATI
(su
supporto informatico pen-drive):
1.
chat whatsapp intercorsa tra Genoveffa
Ciferri e il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi;
2.
chat whatsapp intercorsa tra Genoveffa
Ciferri e Francesca Immacolata Chaouqui;
3.
chat whatsapp intercorsa tra Genoveffa
Ciferri e S.E. Mons. Peña Parra;
4.
verbali di acquisizione forense redatti dalla
società FTI Consulting, in cui si attesta che è stata effettuata l’estrazione
forense dal telefono della Sig. ra Genoveffa Ciferri delle chats WhatsApp di
quest’ultima con Francesca Immacolata Chaouqui, nonché con il Promotore di
Giustizia Prof. Alessandro Diddi e con Mons. Sostituto Peña Parra;
5.
trascrizione dell’audio diffuso dagli organi
di stampa riconducibile al Commissario Stefano De Santis;
6.
cd. “memoriale” depositato da Mons. Perlasca
il 31 agosto 2020;
7.
trascrizione del servizio televisivo in onda
nella trasmissione Le Iene, il 29 aprile 2025, dal titolo «Giallo Vaticano:
chi ha fatto fuori il Cardinale?», limitatamente al brano compreso tra il
minutaggio 00:09:50 al minutaggio 00:11:20;
8.
pag. 71 della trascrizione dell’udienza del
30/11/2022 dinanzi al Tribunale;
9.
trascrizione del file in formato opus
denominato ae75f045aa454b81a0c2df501f5849b4 copia - Durata h. 00:22:25,
relativo al messaggio vocale inviato dalla signora Genoveffa Ciferri al
Promotore Alessandro Diddi il 28.12.2022, alle ore 14:33.
10.Verbale di “spontanee
dichiarazioni” di Mons. Alberto Perlasca al Promotore di Giustizia del
31.8.2020.
[1] Reperibile tuttora da
fonti aperte, tramite il seguente link:
https://www.editorialedomani.it/inchieste/becciu-processo-ombre-audio-inedito-dopo-chat-gendarme-chaoqui-perlasca-inchiesta-h7mzilvt
[2] Le virgolette sono
obbligatorie, considerato che è ormai certo che non si trattava di un
memoriale, per definizione frutto di una libera determinazione, nella forma e
nel contenuto, del suo autore, ma di un questionario, ossia di domande che
venivano poste al Monsignore, per il tramite della signora Ciferri, dalla
signora Chaouqui, la quale, a sua volta, dichiarava (e spesso dimostrava) che i
quesiti provenivano dagli inquirenti. La circostanza che non si trattasse di un
memoriale era già emersa in dibattimento e fu la causa scatenante dell’invio
dei messaggi whatsapp, in piena notte, dalla Ciferri al Promotore Alessandro
Diddi. Tale circostanza, inoltre, è ulteriormente confermata e meglio
circostanziata dalle chat sopra indicate.
[3] Reperibile da fonti
aperte mediante il seguente link:
https://www.iene.mediaset.it/video/sortino-giallo-vaticano-chi-ha-fatto-fuori-il-cardinale-_1395438.shtml
[4]
La signora Chaouqui avrebbe istruito Perlasca dicendo sempre di operare per
conto del Promotore.
[5] In particolare, i
magistrati sono menzionati alle pagg. 18, 20, 53, 807,903, 135, 163, 174, 181,
182, 185, 188, 189,190, 213, 225, 226, 229, 236, 261, 275, 287, 301, 329, 380,
408, 418, 442,444, 449, 450, 453, 466, 469, 473, 483, 491, 492, 507, 523, 532,
536, 543, 548, 565, 584, 591, 610, 611,670, 679, 686, 853, 874, 893, 921,931,
1000, 1001, 1012, 1034, 1105, 1134, 1154, 1177– 1179, 1212, 1235, 1237, 1246,
1248,1278, 1310, 1311, 1312, 1314, 1324, 132 -1330, 1342, 1345 - 1346, 1378,
1422,1437- 1438, 1447, 14701471, 1474-1478, 1482, 1502, 1503,1508,1515,
1529,1530, 1552, 1621, 1624-1625, 1671, 1795, 1797, 1804, 1823, 1824, 1850,
1851, 1882, 1886, 1887, 1895- 1898, 1900-1904, 1907, 1923, 1924, 1928, 1959,
1973, 1987, 2005, 2015, 2021, 2038, 2049, 2075, 2127-2128, 2162, 2163, 2167,
2186, 2188-2190, 2220, 2223, 2229,2247, 2248, 2276, 2277, 2285, 2298, 2299,
2312, 2317, 2326, 2340, 2342, 2346, 2363, 2367, 2380, 2391, 2397, 2399, 2405-
2406, 2409, 2411, 2412, 2415, 2427, 2474, 2477, 2479,2487,2490, 2552, 2523,2529,
2559, 2562, 2597, 2601, 2621, 2625, 2638, 2640, 2645, 2647, 2703, 2727,
2728, 2765, 2766, 2768, 2793, 2834, 2931, 2961.
[6] Gli inquirenti, in
particolare, sono menzionati alle pagg. 10, 129, 174, 182, 229, 247, 248, 298,
299, 313, 473, 990, 1155, 1178, 1312, 1923, 1924, 1973, 2214, 2219, 2220, 3072,
3080, 3208, 3209, 3211, 3220.
[7] Il Promotore, in
generale, è menzionato alle pagg. 14, 20, 26, 40, 45, 46, 103, 110, 126, 221,
281, 301, 411, 450, 521, 523, 524, 575, 676, 678, 693, 698, 699, 878, 913, 940,
941, 950, 976, 980, 1006, 1137, 1463,
1472, 1849, 1850, 1892, 2021, 2135, 2136, 2138, 2214, 2219, 2220, 2226, 2233,
2259, 2816, 2856, 2976, 2977, 3072, 3080, 3104, 3125, 3137, 3138, 3181, 3183,
3186, 3188, 3201, 3206, 3210, 3211, 3212.
[8] In particolare, il
Promotore Diddi è menzionato alle pagg. 951, 1308, 1665-1671, 1724, 1727,
1925-1926, 1993, 2007,2020, 2146, 2306, 2468, 2607, 2655, 2705-2706, 2709,
2951, 2962, 3186, 3190, 3197-3201.
[9]
Citazione, espressione utilizzata dalla sentenza di primo grado.
