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giovedì 11 settembre 2025

Don Alfredo Morselli (a cura). «La SS. Vergine nei commenti dei S. Padri»

Riceviamo e pubblichiamo da don Alfredo Morselli.
Volumi tutti da leggere.
Luigi C.

È fresca di stampa una delle opere più belle di Mons. de Ségur, ripubblicata a cura di don Alfredo Morselli: «La SS. Vergine nei commenti dei S. Padri». Una ventata di aria fresca in questo clima di “mariologia dal basso” dove ci siamo dovuti sorbire la Madonna Santa relegata al ruolo di “vicina di casa” e similia, con shock anafilattici di fronte ai gloriosi appellativi di “Mediatrice” e “Corredentrice”. La caratteristica principale di quest’opera è la ampia dissertazione su tutte le prefigurazioni della Madonna nell’Antico Testamento, recuperando il senso spirituale della S. Scrittura, oggi abbandonato dall’esegesi moderna. Diamo una scorsa all’indice: La SS. Vergine e Abele, la SS. Vergine e l’arca del diluvio, la SS. Vergine e l’arcobaleno di Noè, la SS. Vergine e i tre grandi Patriarchi…

Non meno importante la parte dedicata al Nuovo Testamento, dove sono raccolte le tradizioni patristiche relative alla nascita della Madonna, alla vita della S. Famiglia prima della nascita di Gesù, alla visita della Vergine a Santa Elisabetta… Non si tratta di pie leggende, ma di testimonianze di antiche tradizioni, raccolte da giganti quali San Giovanni Damasceno, San Giovanni Crisostomo etc.

Il libro, al momento, è acquistabile solo su Amazon (https://amzn.to/4mrjfQt), in quanto sarebbe troppo difficoltosa la gestione di un magazzino e della spedizione.

I prezzi sono mantenuti molto bassi (17,50 € per 370 pagine), e il modesto utile è destinato a diffondere copie omaggio, e ad aiutare poveri bisognosi.

Ricordiamo che, sempre su Amazon, è possibile acquistare altri libri curati da don Morselli: «L'inferno aperto al cristiano perché non v'entri», del Padre Pietro Giovanni Pinamonti (https://amzn.to/46b9cc5), «Piccolo Catechismo di Santa Margherita Maria sulla vera devozione al Sacro Cuore», del P. H. Perroy S.J. (https://amzn.to/4nq2uWx): si tratta di piccoli capolavori della letteratura ascetica. Segnaliamo anche un gradevole libro di catechesi in rima, «Poesiole» (https://amzn.to/4nq2uWx), dello stesso don Morselli.

Pubblichiamo anche la prefazione del libro, scritta sempre da don Alfredo, che spiega, alla luce del pensiero di San Tommaso e dell’insegnamento di San Pio X, come la Sacra Scrittura contenga anche un senso spirituale mariano.

 Come tutta la S. Scrittura contiene la SS. Vergine

 Uno sguardo all’indice di questo libro potrebbe lasciarci perplessi: leggiamo infatti della SS. Vergine prefigurata in Abele, nell’arca di Noè, negli astri, nella colonna di nube e di fuoco che guidava gli Ebrei verso la terra promessa…  Di fronte a tutto ciò potrebbero ronzarci nella testa pensieri di questo tipo, vaghi echi di moderni luoghi comuni: “Oggi l’esegesi ha fatto dei passi avanti… non leggiamo più la Bibbia in questo modo… e poi non dobbiamo esagerare con la Madonna, anzi dovremmo scusarci con i nostri fratelli evangelici se li abbiamo scandalizzati con le nostre esagerazioni…[1]”.

Dio mi perdoni se ho osato appena citare le suddette elucubrazioni, soltanto a scopo di metterci in guardia da esse, visto che, come dice San Paolo: “è necessario… che sorgano eresie tra voi, perché tra voi si manifestino quelli che sono di buona lega”[2]. Le eresie, avendo spinto i buoni a confutarle, sono state occasione dello sviluppo omogeneo del dogma.

Di conseguenza, soprattutto per confermare in noi la verità su Maria SS., e per poterla ritrovare ogni volta che accostiamo il Testo sacro, cercherò di mostrare la fallacia di alcune allergie antimariane. Esse sono proprie di una certa moderna esegesi biblica, e pure propugnate dalla famiglia spirituale dei “devoti scrupolosi”, cioè di quelle “persone che” secondo il Montfort, “temono di disonorare il Figlio onorando la Madre, di abbassare l'uno innalzando l'altra. Non sanno tollerare che si diano alla Vergine le lodi giustissime datele dai santi Padri”[3].

Questi improvvidi devoti richiamano giustamente il primato di Cristo, ma hanno il torto di opporre al culto di Cristo la devozione a Maria, che si rifiutano di considerare la via necessaria per giungere ad un’intima comunione con lui: infatti, dice sempre il nostro santo, “La santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice in primo luogo la Vergine santa e, poi, Gesù Cristo: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù». Non perché la Vergine santa sia da più di Gesù Cristo o a lui uguale - sarebbe eresia intollerabile l'affermarlo -, ma perché è necessario benedire prima Maria per benedire in modo più perfetto Gesù Cristo. Diciamo dunque con tutti i veri devoti della Vergine santa, contro i suoi falsi devoti scrupolosi: «O Maria, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo, Gesù»[4].

 Perché, nella Sacra Scrittura, tutto parla dell’Immacolata

 

Nella Bibbia tutto parla di Cristo

 

Nella Bibbia non solo tutto parla di Gesù, ma ogni sillaba, ciascun apice – iota unum - contiene misteriosamente il Verbo di Dio.

Che cos'è dunque la scrittura? Essa è un composto singolare; è un qualcosa di unico. Si tratta dell'ineffabile Parola divina rivestita di parola umana. Scrive il P. Anselmo Stolz:

 «La Sacra Scrittura si chiama Parola di Dio. Il Figlio del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità, si chiama pure Parola di Dio. La comunanza del nome fa vedere che ci deve essere una relazione interna tra il Verbo di Dio consustanziale e il Verbo di Dio scritto nei libri sacri. Se il Verbo di Dio Incarnato è l'unica nostra salvezza, anche il Verbo di Dio scritto parteciperà a questa dignità.

S. Giovanni incomincia il suo Vangelo con queste parole: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (1,1). Questo è il testo più importante sulla Parola di Dio. Conosciamo l'importanza che questo testo ha avuto nelle lunghe discussioni intorno al mistero della Santissima Trinità. Il testo rivela chiaramente che il nostro Dio non è un Dio isolato, ma che vive in eterna comunione personale col suo Verbo, suo Figlio. Il Figlio, come Verbo e Parola del Padre manifesta il Padre, ne è la parola comunicativa. Il Dio che possiede un tale Verbo, una tale Parola, si comunica. La parola eterna e naturale è quella che manifesta per sua natura Dio Padre, e ciò avvenne per noi nella sua Incarnazione. Ogni altra rivelazione del Padre non può far altro che modellarsi su quella prima eterna e perfettissima parola e parteciparvi in qualche maniera. E questa imitazione si trova in un modo speciale nella parola di Dio scritta, nei libri sacri. La sacra Scrittura è dunque la parola di Dio, parla di Dio, rivela i misteri divini come il Verbo Incarnato. In questo consiste la sua prima relazione al Verbo divino”[5].

Come Gesù Cristo è contenuto nella Sacra Scrittura.

 Nella Bibbia si parla di Gesù, sia mediante discorsi espliciti e chiari, sia mediante allegorie.

In modo esplicito, prima dell’Incarnazione, ne hanno parlato i profeti; in seguito, durante il tempo della sua vita, Gesù stesso ha parlato di sé; dopo la sua Ascensione al Cielo di lui hanno parlato gli Apostoli, e ora ne parla la Chiesa con il suo Magistero, che succede alla testimonianza diretta degli stessi Apostoli.

La Bibbia parla di Gesù in modo allegorico, in tutta la storia sacra e in tutti i fatti narrati (senza escludere persone, oggetti etc.).

Il Nuovo Testamento è come uno specchio nel quale si riflettono tutti i personaggi e tutti gli eventi dell’Antico. Tuttavia, mentre quando una persona si specchia vede la propria immagine riflessa, lo specchio del Nuovo Testamento riflette sempre e solo Gesù: Adamo, Abele, Isacco, l’agnello pasquale, il candeliere del tempio, l’altare etc. sono tutte figure di Gesù, e nello specchio del Nuovo Testamento si vede riflesso Gesù.

Gesù è l’unico personaggio della storia la cui vita è stata scritta prima che nascesse. S. Agostino ci dice che i Santi Vangeli sono come una sorta di ricevuta, sulla quale possiamo verificare che tutto quanto era stato profetizzato, si è compiuto: “…cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27)[6].

Il senso della Scrittura che parla di Gesù mediante il racconto di fatti, viene detto senso spirituale[7].

 Non c’è altro Gesù, se non “il nato di Donna”

 Mi si perdoni l’antropomorfismo: quando le Tre Persone hanno deciso e fatto sì che il Verbo si incarnasse, hanno deciso prima l’Incarnazione tout-court, e poi hanno risolto il dubbio: “Ti mandiamo sulla terra già adulto, oppure ti facciamo nascere da una donna, che eventualmente doteremo di particolari grazie e privilegi”, oppure tutto è stato pensato ab aeterno come un unico progetto?

La risposta è fin troppo facile: come non esiste un Gesù nel tempo che non sia unito alla SS. Vergine, così non esiste neppure nel decreto eterno dell’Incarnazione, un Gesù, Verbo Incarnato, senza la Vergine Maria.

E questo è quanto la Chiesa ci propone a credere:

“Dio quindi, fin da principio e prima dei secoli, scelse e preordinò al suo Figlio una madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato; e, a preferenza di ogni altra creatura, la fece segno a tanto amore da compiacersi in lei sola con una singolarissima benevolenza. Per questo mirabilmente la ricolmò, più di tutti gli angeli e di tutti i santi, dell’abbondanza di tutti i doni celesti, presi dal tesoro della sua divinità. Così ella, sempre assolutamente libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, possiede una tale pienezza di innocenza e di santità, di cui, dopo Dio, non se ne può concepire una maggiore, e di cui, all’infuori di Dio, nessuna mente può riuscire a comprendere la profondità”[8].

Tutta la Sacra Scrittura, contenendo Gesù, contiene la Vergine Santissima Immacolata.

 Ora si chiude facilmente e perfettamente il sillogismo:

 A.    Tutta la Scrittura, ogni apice di essa, contiene Gesù.

B.     Non esiste un Gesù senza Maria.

C.     Tutta la Scrittura, ogni apice di essa, contenendo Gesù, contiene anche la Vergine Santissima.

 Anche questa conclusione è riaffermata dal Magistero: San Pio X, nell’enciclica Ad Diem illum laetissimum (grassetto nostro).

“Così noi vediamo nelle Sante Scritture, ovunque ci è profetizzata la grazia che deve giungere, dovunque o quasi il Salvatore degli Uomini vi appare insieme alla Sua Santissima Madre. Uscirà l'Agnello dominatore della terra, ma dalla pietra del deserto; il fiore crescerà, ma dalla radice di Jesse. Adamo trattiene le lacrime che la maledizione strappava al suo cuore, quando vede Maria nel futuro schiacciare la testa del serpente; Maria è oggetto del pensiero di Noè chiuso nell'arca liberatrice; di Abramo arrestato nel momento di immolare suo figlio; di Giacobbe quando vede la scala dove salgono e scendono gli angeli; di Mosè in ammirazione davanti al cespuglio che arde senza consumarsi; di Davide cantando e danzando nel ricondurre l'Arca Santa; di Elia vedendo la piccola nube che sale dal mare. E senza aggiungere altro, noi troviamo sempre Maria dopo Cristo nella legge, nella verità delle immagini e delle profezie” 

 Conclusione.

 Siamo ben lieti di trovare in ogni apice del Testo Sacro la nostra cara Madre nell’ordine della grazia: e con il Montfort crediamo fermamente che “mai si onora di più Gesù Cristo, come quando si onora di più la Vergine santa. Infatti, si onora lei per onorare più perfettamente Gesù Cristo, e ci si rivolge a lei come alla via che conduce al traguardo verso cui tendiamo: Gesù Cristo”[9]. E mai troveremo di più Gesù Cristo nelle Sacre Scritture di quando troveremo in esse la Beata sempre Vergine Maria.

 Sac. Alfredo Maria Morselli

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[1] In questi termini si è espresso, ad esempio, il Card. Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap., secondo il quale sarebbe opportuno “un sincero riconoscimento da parte di noi cattolici del fatto che spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e sconsiderato e soprattutto non collocando tale devozione dentro un quadro biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso”; in «Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa» , 3ª predica dell'Avvento 2015, https://tinyurl.com/ 37kh2h87, visitato il 3 settembre 2025.

[2] 1 Cor. 11,19.

[3] S. Luigi Maria Grignion de Montfort, Trattato della vera devozione a Maria, § 94.

[4] Ibidem, § 95.

[5] P. Anselmo Stolz o.s.b., L'ascesi Cristiana, Brescia: Morcelliana, 1944/2, p. 161.

[6] Spiega S. Agostino d'Ippona: “Sia viva l'anima vostra e si ridesti volgendosi a Dio! Sta di fatto che Dio ha stabilito il tempo per le sue promesse ed ha stabilito il tempo per adempiere ciò che aveva promesso. Il tempo delle promesse fu quello che va dai Profeti fino a Giovanni Battista; quello, invece, che di là procede in avanti fino alla fine, è il tempo dell'adempimento delle promesse. Ed è fedele Dio, il quale si è fatto nostro debitore, non perché ha ricevuto qualcosa da noi, ma perché a noi ha promesso cose tanto grandi. Gli parve poco la promessa, ed allora Egli volle vincolarsi anche con un patto scritto, come obbligandosi con noi con la cambiale delle sue promesse, perché, quando cominciasse a pagare ciò che aveva promesso, noi potessimo verificare l'ordine dei pagamenti. Dunque, il tempo dei profeti era di predizione delle promesse. Si doveva dunque preannunciare con profezie che l'unico Figlio di Dio sarebbe venuto tra gli uomini, avrebbe assunto la natura umana e sarebbe così diventato uomo e sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, si sarebbe assiso alla destra del Padre; egli avrebbe dato compimento tra i popoli alle promesse e, dopo questo, avrebbe anche compiuto la promessa di tornare a riscuotere i frutti di ciò che aveva dispensato, a distinguere i vasi dell'ira dai vasi della misericordia, rendendo agli empi ciò che aveva minacciato, ai giusti ciò che aveva promesso. Tutto ciò doveva essere preannunziato, perché altrimenti egli avrebbe destato spavento. E così fu atteso con speranza perché già contemplato nella fede”; Enarrationes in Psalmos, 109, 1. 3.

[7] Spiega S. Tommaso d’Aquino: “L'autore della sacra Scrittura è Dio. Ora, Dio può non solo adattare parole per esprimere una verità, ciò che può anche l'uomo; ma anche le cose stesse. Quindi, se nelle altre scienze le parole hanno un significato, la sacra Scrittura ha questo in proprio: che le cose stesse indicate dalla parola, alla loro volta ne significano un'altra. L'accezione ovvia dei termini, secondo cui le parole indicano la realtà, corrisponde al primo senso che è il senso storico o letterale. Usare invece le cose stesse espresse dalle parole per significare altre cose si chiama senso spirituale, il quale è fondato sopra quello letterale e lo presuppone” Summa theologiae, Iª q. 1 a. 10 co.

[8] Pio IX, Costituzione Apostolica «Ineffabilis Deus», Definizione dogmatica dell’immacolato concepimento della B. V. Maria, poco dopo l’inizio. Grassetto redazionale.

[9] Trattato della vera devozione a Maria, § 94.