Non meno importante la parte dedicata al Nuovo Testamento,
dove sono raccolte le tradizioni patristiche relative alla nascita della
Madonna, alla vita della S. Famiglia prima della nascita di Gesù, alla visita
della Vergine a Santa Elisabetta… Non si tratta di pie leggende, ma di
testimonianze di antiche tradizioni, raccolte da giganti quali San Giovanni
Damasceno, San Giovanni Crisostomo etc.
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altri libri curati da don Morselli: «L'inferno aperto al cristiano perché non
v'entri», del Padre Pietro Giovanni Pinamonti (https://amzn.to/46b9cc5), «Piccolo
Catechismo di Santa Margherita Maria sulla vera devozione al Sacro Cuore», del
P. H. Perroy S.J. (https://amzn.to/4nq2uWx): si tratta di piccoli capolavori
della letteratura ascetica. Segnaliamo anche un gradevole libro di catechesi in
rima, «Poesiole» (https://amzn.to/4nq2uWx), dello stesso don Morselli.
Pubblichiamo anche la prefazione del libro, scritta sempre
da don Alfredo, che spiega, alla luce del pensiero di San Tommaso e
dell’insegnamento di San Pio X, come la Sacra Scrittura contenga anche un senso
spirituale mariano.
Dio mi perdoni se ho osato appena citare le suddette
elucubrazioni, soltanto a scopo di metterci in guardia da esse, visto che, come
dice San Paolo: “è necessario… che sorgano eresie tra voi, perché tra voi si
manifestino quelli che sono di buona lega”[2].
Le eresie, avendo spinto i buoni a confutarle, sono state occasione dello
sviluppo omogeneo del dogma.
Di conseguenza, soprattutto per confermare in noi la verità
su Maria SS., e per poterla ritrovare ogni volta che accostiamo il Testo sacro,
cercherò di mostrare la fallacia di alcune allergie antimariane. Esse sono
proprie di una certa moderna esegesi biblica, e pure propugnate dalla famiglia
spirituale dei “devoti scrupolosi”, cioè di quelle “persone che” secondo il
Montfort, “temono di disonorare il Figlio onorando la Madre, di abbassare l'uno
innalzando l'altra. Non sanno tollerare che si diano alla Vergine le lodi
giustissime datele dai santi Padri”[3].
Questi improvvidi devoti richiamano giustamente il primato
di Cristo, ma hanno il torto di opporre al culto di Cristo la devozione a
Maria, che si rifiutano di considerare la via necessaria per giungere ad
un’intima comunione con lui: infatti, dice sempre il nostro santo, “La
santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice in primo luogo la Vergine santa e,
poi, Gesù Cristo: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo
grembo, Gesù». Non perché la Vergine santa sia da più di Gesù Cristo o a lui
uguale - sarebbe eresia intollerabile l'affermarlo -, ma perché è
necessario benedire prima Maria per benedire in modo più perfetto Gesù Cristo.
Diciamo dunque con tutti i veri devoti della Vergine santa, contro i suoi falsi
devoti scrupolosi: «O Maria, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il
frutto del seno tuo, Gesù»[4].
Nella Bibbia tutto parla di Cristo
Nella Bibbia non solo tutto parla di Gesù, ma ogni sillaba,
ciascun apice – iota unum - contiene misteriosamente il Verbo di
Dio.
Che cos'è dunque la scrittura? Essa è un composto singolare; è un qualcosa di
unico. Si tratta dell'ineffabile Parola divina rivestita di parola umana.
Scrive il P. Anselmo Stolz:
S. Giovanni incomincia il suo Vangelo con queste parole: “In
principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (1,1).
Questo è il testo più importante sulla Parola di Dio. Conosciamo l'importanza
che questo testo ha avuto nelle lunghe discussioni intorno al mistero della
Santissima Trinità. Il testo rivela chiaramente che il nostro Dio non è un Dio
isolato, ma che vive in eterna comunione personale col suo Verbo, suo Figlio.
Il Figlio, come Verbo e Parola del Padre manifesta il Padre, ne è la parola
comunicativa. Il Dio che possiede un tale Verbo, una tale Parola, si comunica.
La parola eterna e naturale è quella che manifesta per sua natura Dio Padre, e
ciò avvenne per noi nella sua Incarnazione. Ogni altra rivelazione del Padre
non può far altro che modellarsi su quella prima eterna e perfettissima parola
e parteciparvi in qualche maniera. E questa imitazione si trova in un modo
speciale nella parola di Dio scritta, nei libri sacri. La sacra Scrittura è
dunque la parola di Dio, parla di Dio, rivela i misteri
divini come il Verbo Incarnato. In questo consiste la sua prima relazione
al Verbo divino”[5].
Come Gesù Cristo è contenuto nella Sacra Scrittura.
In modo esplicito, prima dell’Incarnazione, ne hanno parlato
i profeti; in seguito, durante il tempo della sua vita, Gesù stesso ha parlato
di sé; dopo la sua Ascensione al Cielo di lui hanno parlato gli Apostoli, e ora
ne parla la Chiesa con il suo Magistero, che succede alla testimonianza diretta
degli stessi Apostoli.
La Bibbia parla di Gesù in modo allegorico, in tutta la
storia sacra e in tutti i fatti narrati (senza escludere persone, oggetti
etc.).
Il Nuovo Testamento è come uno specchio nel quale si
riflettono tutti i personaggi e tutti gli eventi dell’Antico. Tuttavia, mentre
quando una persona si specchia vede la propria immagine riflessa, lo specchio
del Nuovo Testamento riflette sempre e solo Gesù: Adamo, Abele, Isacco,
l’agnello pasquale, il candeliere del tempio, l’altare etc. sono tutte figure
di Gesù, e nello specchio del Nuovo Testamento si vede riflesso Gesù.
Gesù è l’unico personaggio della storia la cui vita è stata
scritta prima che nascesse. S. Agostino ci dice che i Santi Vangeli sono come
una sorta di ricevuta, sulla quale possiamo verificare che tutto quanto era
stato profetizzato, si è compiuto: “…cominciando da Mosè e da tutti i profeti,
spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27)[6].
Il senso della Scrittura che parla di Gesù mediante il
racconto di fatti, viene detto senso spirituale[7].
La risposta è fin troppo facile: come non esiste un Gesù nel
tempo che non sia unito alla SS. Vergine, così non esiste neppure nel decreto
eterno dell’Incarnazione, un Gesù, Verbo Incarnato, senza la Vergine Maria.
E questo è quanto la Chiesa ci propone a credere:
“Dio quindi, fin da principio e prima dei secoli, scelse e
preordinò al suo Figlio una madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla
quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato; e, a preferenza di
ogni altra creatura, la fece segno a tanto amore da compiacersi in lei sola con
una singolarissima benevolenza. Per questo mirabilmente la ricolmò, più di
tutti gli angeli e di tutti i santi, dell’abbondanza di tutti i doni celesti,
presi dal tesoro della sua divinità. Così ella, sempre assolutamente libera da
ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, possiede una tale pienezza di
innocenza e di santità, di cui, dopo Dio, non se ne può concepire una maggiore,
e di cui, all’infuori di Dio, nessuna mente può riuscire a comprendere la
profondità”[8].
Tutta la Sacra Scrittura, contenendo Gesù,
contiene la Vergine Santissima Immacolata.
B.
Non esiste un Gesù senza Maria.
C.
Tutta la Scrittura, ogni apice di essa,
contenendo Gesù, contiene anche la Vergine Santissima.
“Così noi vediamo nelle Sante Scritture, ovunque ci è
profetizzata la grazia che deve giungere, dovunque o quasi il Salvatore degli
Uomini vi appare insieme alla Sua Santissima Madre. Uscirà l'Agnello dominatore
della terra, ma dalla pietra del deserto; il fiore crescerà, ma dalla radice di
Jesse. Adamo trattiene le lacrime che la maledizione strappava al suo cuore,
quando vede Maria nel futuro schiacciare la testa del serpente; Maria è oggetto
del pensiero di Noè chiuso nell'arca liberatrice; di Abramo arrestato nel
momento di immolare suo figlio; di Giacobbe quando vede la scala dove salgono e
scendono gli angeli; di Mosè in ammirazione davanti al cespuglio che arde senza
consumarsi; di Davide cantando e danzando nel ricondurre l'Arca Santa; di Elia
vedendo la piccola nube che sale dal mare. E senza aggiungere altro, noi
troviamo sempre Maria dopo Cristo nella legge, nella verità delle immagini e
delle profezie”
[1] In
questi termini si è espresso, ad esempio, il Card.
Raniero Cantalamessa O.F.M. Cap., secondo il quale sarebbe
opportuno “un sincero riconoscimento da parte di noi cattolici del fatto che
spesso, specialmente negli ultimi secoli, abbiamo contribuito a rendere Maria
inaccettabile ai fratelli protestanti, onorandola in modo talvolta esagerato e
sconsiderato e soprattutto non collocando tale devozione dentro un quadro
biblico ben chiaro che ne facesse vedere il ruolo subordinato rispetto alla
Parola di Dio, allo Spirito Santo e a Gesù stesso”; in «Maria nel mistero di
Cristo e della Chiesa» , 3ª predica dell'Avvento 2015, https://tinyurl.com/ 37kh2h87,
visitato il 3 settembre 2025.
[2] 1 Cor.
11,19.
[3] S. Luigi Maria Grignion de Montfort, Trattato
della vera devozione a Maria, § 94.
[4] Ibidem,
§ 95.
[5] P. Anselmo Stolz o.s.b., L'ascesi Cristiana, Brescia:
Morcelliana, 1944/2, p. 161.
[6]
Spiega S. Agostino d'Ippona: “Sia
viva l'anima vostra e si ridesti volgendosi a Dio! Sta di fatto che Dio ha
stabilito il tempo per le sue promesse ed ha stabilito il tempo per adempiere
ciò che aveva promesso. Il tempo delle promesse fu quello che va dai Profeti
fino a Giovanni Battista; quello, invece, che di là procede in avanti fino alla
fine, è il tempo dell'adempimento delle promesse. Ed è fedele Dio, il quale si
è fatto nostro debitore, non perché ha ricevuto qualcosa da noi, ma perché a
noi ha promesso cose tanto grandi. Gli parve poco la promessa, ed allora Egli
volle vincolarsi anche con un patto scritto, come obbligandosi con noi con la
cambiale delle sue promesse, perché, quando cominciasse a pagare ciò che aveva
promesso, noi potessimo verificare l'ordine dei pagamenti. Dunque, il tempo dei
profeti era di predizione delle promesse. Si doveva dunque preannunciare con
profezie che l'unico Figlio di Dio sarebbe venuto tra gli uomini, avrebbe
assunto la natura umana e sarebbe così diventato uomo e sarebbe morto, risorto,
asceso al cielo, si sarebbe assiso alla destra del Padre; egli avrebbe dato
compimento tra i popoli alle promesse e, dopo questo, avrebbe anche compiuto la
promessa di tornare a riscuotere i frutti di ciò che aveva dispensato, a
distinguere i vasi dell'ira dai vasi della misericordia, rendendo agli empi ciò
che aveva minacciato, ai giusti ciò che aveva promesso. Tutto ciò doveva essere
preannunziato, perché altrimenti egli avrebbe destato spavento. E così fu
atteso con speranza perché già contemplato nella fede”; Enarrationes in Psalmos, 109, 1. 3.
[7]
Spiega S. Tommaso d’Aquino:
“L'autore della sacra Scrittura è Dio. Ora, Dio può non solo adattare parole
per esprimere una verità, ciò che può anche l'uomo; ma anche le cose stesse.
Quindi, se nelle altre scienze le parole hanno un significato, la sacra
Scrittura ha questo in proprio: che le cose stesse indicate dalla parola, alla
loro volta ne significano un'altra. L'accezione ovvia dei termini, secondo cui
le parole indicano la realtà, corrisponde al primo senso che è il senso storico
o letterale. Usare invece le cose stesse espresse dalle parole per significare
altre cose si chiama senso spirituale, il quale è fondato sopra quello
letterale e lo presuppone” Summa theologiae, Iª q. 1 a. 10 co.
[8] Pio IX, Costituzione Apostolica
«Ineffabilis Deus», Definizione dogmatica dell’immacolato concepimento della B.
V. Maria, poco dopo l’inizio. Grassetto redazionale.
[9] Trattato della vera devozione a Maria, § 94.
