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giovedì 28 agosto 2025

Un pellegrinaggio indimenticabile in Spagna: scalando il luogo di nascita della Riconquista

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo del prof. Peter Kwasniewski pubblicato il 21 agosto sul sito Tradition & Sanity, in cui riporta la cronaca dettagliata, giorno per giorno e con un ricchissimo corredo di fotografie, della 5ª Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad, l’annuale pellegrinaggio della Tradizione cattolica da Oviedo a Covadonga (Spagna), svoltosi il 26, 27 e 28 luglio.
L’articolo, molto personale, rappresenta più di un semplice seppur appassionante diario: è la vivace e coinvolgente narrazione di un giovane popolo, dei giovani fedeli cattolici legati alla Tradizione che si trovano a percorrere, sostenendosi, una cammino nella terra di San Giacomo e di re Pelayo, per testimoniare la rinascita del Cristianesimo, perché – come l’autore rileva – «la Cristianità non è morta, è solo addormentata».
E alla fine l’autore propone i modi per fare rinascere la civiltà cristiana: «Se un numero sufficiente di Cattolici farà queste cose, la Cristianità comincerà a tornare, qua e là, prima in piccole zone, come i primi fiori primaverili che spuntano dalla neve, e poi in vaste aree di assimilazione, come la Reconquista della Spagna».

L.V.


Tre giorni di preghiera, penitenza, fratellanza e appagamento

Alla fine del mese scorso, nei tre giorni dal 26 al 28 luglio, ho partecipato alla Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad, che inizia nell’antica città e sede arcivescovile di Oviedo e termina alla Basílica de Santa María la Real di Covadonga, costruita per commemorare la vittoria del re Pelayo sui musulmani nel 718, considerata l’inizio della Reconquista della penisola iberica, poiché i musulmani furono gradualmente cacciati nel corso degli otto secoli successivi fino alla loro definitiva sconfitta a Granada.

È stato un pellegrinaggio splendido. Sono davvero felice di averlo fatto e incoraggerei tutti coloro che desiderano intraprendere un pellegrinaggio «in stile Chartres», ma senza gli svantaggi di 20.000 persone, a provare questo.

Non è affatto facile scrivere di un’esperienza così coinvolgente, così totale mentre durava, che ti sentivi come se ti fossi identificato con i tuoi piedi doloranti e le tue membra stanche, come se ti fossi arruolato in un esercito di resistenza, come se avessi gettato via la bilancia con cui l’uomo moderno pesa attentamente utilità e valori. E poi c’è la pressione di scrivere «grandi pensieri» dove forse hai solo vignette avvolte in un silenzioso scopo sacro. Vivendo il momento, chiedendosi quando sarà la prossima pausa, intrecciando conversazioni infinite su cose grandi e banali, cantando inni e canti, pregando decina dopo decina del Santo Rosario, e animati per tutto il tempo dalle intenzioni per cui stai percorrendo questo piccolo Calvario – così personali che non potresti mai condividerle.

Abbiamo camminato per sessanta miglia in quei tre giorni. Come vedrete, abbiamo attraversato alcune delle campagne più belle delle Asturie.

Ho camminato con il gruppo americano, guidato dal mio amico Jeff Inferrera. Eccoci qui insieme. Il cartello dice «stop», ma non ci siamo mai fermati!


Una nota sulle immagini: la maggior parte delle foto in questo articolo sono state scattate da me, ma alcune sono state gentilmente concesse dai fotografi ufficiali del pellegrinaggio e altre sono di Jeff Inferrera. Se volete ingrandire un’immagine o una galleria di immagini, cliccate sul titolo di questo articolo nella vostra e-mail: sarete reindirizzati alla mia pagina Substack online, dove potrete interagire con le immagini.

Il giorno prima

La Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad (da Oviedo a Covadonga) cade sempre il sabato, la domenica e il lunedì più vicini alla festa di San Giacomo, il grande patrono della Spagna. Quest’anno il 25 luglio cadeva di venerdì, quindi quella mattina ho guidato da León, dove avevo trascorso la notte, a Oviedo.

Jeff Inferrera aveva spiegato a tutti noi che dovevamo portare carne e formaggio nei nostri zaini per il pranzo, poiché i volontari del pellegrinaggio avrebbero distribuito solo pane e acqua. Quindi, la prima cosa da fare era comprare le provviste per lo zaino. Ho fatto una passeggiata nel centro storico e mi sono imbattuto in un mercato locale di prodotti freschi. Le bancarelle di pesce mi hanno ricordato quanto sia diverso vivere vicino al mare:


Ho comprato salsiccia e formaggio e mi sono recato a un indirizzo specifico per incontrare padre José Miguel Marqués Campo, con cui avevo intrattenuto una lunga corrispondenza online. Padre Marqués è il delegato della Santa Messa tradizionale per Oviedo e mi ha incontrato per accompagnarmi alla cappella dove sarebbe stata celebrata la Santa Messa solenne per la festa.

Siamo arrivati e mi ha mostrato con orgoglio il bellissimo Missale Romanum del 1922 che avrebbe usato:






Ho cantato i canti per la Messa propria, che sono davvero splendidi (e possono essere usati solo in Spagna!). Il piccolo coro ha cantato un inno di pellegrinaggio a San Giacomo durante la Comunione; il testo era piuttosto intrigante:





Alcune foto della Santa Messa:




Dopo pranzo, padre Marqués e io abbiamo fatto una breve visita alla Catedral Metropolitana Basílica de San Salvador di Oviedo (che vedrete tra un attimo). La sera ho tenuto una conferenza in un hotel nel centro della città, alla quale hanno partecipato tra i centocinquanta e i duecento pellegrini. La sala era piena. Poi, cena e a letto.

Il primo giorno

Avevamo ricevuto l’ordine tassativo di presentarci nella piazza davanti alla Catedral Metropolitana Basílica de San Salvador di Oviedo alle ore 6:30. Quando più tardi ho scoperto che la cerimonia di apertura non sarebbe iniziata prima delle ore 8:00, ammetto di essermi sentito privato di un’ora di sonno, ma immagino che quando si tratta di mobilitare 1.500 pellegrini (era questo il numero di quest’anno), si debbano prevedere tempi molto generosi.


Qui potete vedere l’unica torre della Catedral Metropolitana Basílica de San Salvador di Oviedo e la folla che si raduna:


Il capitolo americano, intitolato in onore di Santa Kateri Tekakwitha:


Mons. Marco Agostini, un rispettato e longevo Cerimoniere pontificio, si è unito a noi dal Vaticano per l’intero pellegrinaggio (ha camminato con una tonaca nera logora, non con i suoi abiti eleganti!). Ha celebrato la Santa Messa solenne la domenica. Eccoci nella piazza poco prima della cerimonia di apertura:


All’interno della Catedral Metropolitana Basílica de San Salvador di Oviedo ci siamo riuniti davanti all’imponente retablo: in Spagna, ogni Cattedrale sembra competere con le altre per la gloria del suo altare maggiore:


Il clero ha fatto il suo ingresso:


Mons. Jesús Sanz Montes O.F.M., Arcivescovo metropolita di Oviedo, ha presieduto e ha dato un caloroso benvenuto a tutti. Dopo aver cantato le tradizionali preghiere dell’Itinerarium per un viaggio sicuro, l’Arcivescovo ha percorso la navata aspergendo i pellegrini con l’acqua santa:


I primi privilegiati a portare l’immagine della Virgen de Covadonga – che sarebbe stata trasportata per tutte le 60 miglia, con un buon numero di «cambi della guardia» – erano i seminaristi:


Il capitolo di Santa Kateri Tekakwitha camminava sempre dopo il capitolo di Nostra Signora di Walsingham dal Regno Unito e davanti al capitolo dall’Italia, che non smetteva mai di cantare (e molto, sicuramente non «politicamente corretto»)!


E la marcia iniziò…


e continuò, a volte con vicini equini:



fino a una pausa gradita:


Molte ore dopo, dopo una seconda pausa per il pranzo, raggiungemmo il nostro campeggio, un grande campo (di proprietà privata) situato accanto a una graziosa chiesetta cattolica. Non solo questa remota chiesa di campagna era aperta per la preghiera…


… ma i suoi portici offrivano un riparo ospitale a file di sacerdoti che celebravano le loro Sante Messe private quotidiane, in uno spettacolo che non smette mai di commuovermi profondamente:


Vorrei soffermarmi un attimo per dire due parole su questa usanza della Santa Messa privata quotidiana (quando un sacerdote non ha altri obblighi pastorali) invece della concelebrazione. La prima cosa che dobbiamo capire è che, lungi dall’essere una sorta di «corruzione medievale», la Santa Messa privata è nata molto presto nel Cristianesimo occidentale, come spiega il can. Gilles Guitard ICRSS in uno studio superbamente documentato (Parte 1, Parte 2). È rimasta estranea all’Oriente, ma ci sono molte differenze reali e profonde tra Oriente e Occidente che non possono e non devono essere attribuite al fatto che uno sia sbagliato e l’altro giusto.

In uno studio altrettanto illuminante, mons. Athanasius Schneider O.R.C., Vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana, discute come la concelebrazione fosse estranea alla tradizione occidentale (con la sola eccezione della concelebrazione parziale che ha luogo durante l’ordinazione di un sacerdote o di un Vescovo) fino a quando non è stata artificialmente imposta ai sacerdoti nella rivoluzione liturgica.

Per una semplice spiegazione del perché le Sante Messe private come quelle viste nella foto sopra sono appropriate, leggete questo; e per una spiegazione del perché nessun Vescovo al mondo può proibire a un sacerdote di celebrare una Messa privata (compresa una Santa Messa tradizionale privata), leggete questo.

In un pellegrinaggio come questo, si portano sulle spalle solo pochi chili di cose essenziali. Il resto dell’attrezzatura viene messo in un borsone al mattino e trasportato in un camion al campeggio. I borsoni vengono disposti a terra in gruppi e basta andare a cercare il proprio e portarlo alla tenda.


Una volta che tutti i pellegrini hanno raggiunto il campeggio e hanno avuto circa un’ora per riposare le loro ossa stanche, è stata celebrata una Santa Messa solenne in un grande campo aperto, con una tenda sopra il santuario improvvisato. Quello che mi piace dire delle tappe del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) vale anche per la Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad (da Oviedo a Covadonga): la cappella improvvisata è più chiaramente cattolica di migliaia di chiese costruite dopo il Concilio Vaticano II, per non parlare del meraviglioso rito del sacrificio offerto alla sua ombra!



La cura amorevole con cui è stata distribuita la Santa Comunione a così tanti pellegrini è stata esemplare. I sacerdoti che si sono recati a distribuire la Comunione erano sempre accompagnati da due assistenti: un laico che reggeva un ombrello bianco sopra il ciborio – non solo come segno di riverenza (come vediamo quando il Santissimo Sacramento viene trasferito in una chiesa usando l’ombrellino), ma anche come modo per vedere molto facilmente dove si trova un sacerdote, il che è utile in un grande numero di persone sparse su un campo – e un chierichetto con i guanti che reggeva un piatto per la Comunione da tenere sotto il mento del destinatario:



Ciò dimostra che «volere è potere». Il trattamento disinvolto e sacrilego del Santissimo Sacramento durante le Giornate mondiali della gioventù potrebbe essere evitato, se solo ci tenessero… se solo credessero.

Inutile aggiungere che le confessioni venivano ascoltate quasi 24 ore su 24:


Dopo il Pane quotidiano supersostanziale, gli stomaci brontolanti richiedevano attenzione! Ecco il pane quotidiano naturale onnipresente. La colazione era un pezzo di baguette e un po’ di marmellata, con una tazza di caffè. La cena era un pezzo di baguette e una tazza di zuppa. Il pranzo era… un pezzo di baguette con qualsiasi cosa avessi portato nello zaino. Ecco una scena familiare:



Il secondo giorno

Una mattina fresca e nebbiosa, benvenuti a tutti. Il tempo è stato splendido per tutto il weekend: generalmente fresco, spesso con una brezza dalle montagne e solo un po’ di pioggia l’ultimo giorno.


La campagna ha nutrito l’anima contemplativa con la sua bellezza.





In questa foto, scattata camminando all’indietro, si può vedere la lunga fila di pellegrini che si snoda in lontananza.


La gente del posto era sempre molto cordiale, spesso si affacciava alle porte o alle finestre e ci salutava con la mano.


Sono sicuro che questo fosse più emozionante del solito in alcuni dei tranquilli villaggi che abbiamo attraversato.

Le bandiere, gli striscioni e le croci sollevavano il cuore.



Due cose hanno fatto passare velocemente le lunghe ore: (1) la conversazione continua con il vicino di momento – ho avuto la possibilità di parlare non solo con altri Americani, ma anche con persone provenienti, se ricordo bene, dai Paesi Bassi, dalla Svezia, dall’Inghilterra, dalla Scozia, dalla Polonia e dal Messico; e (2) i frequenti Santi Rosari e canti. Chiunque abbia inventato l’Ave Maria del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) è un piccolo genio. È una musica perfetta per marciare:


Come è tipico di una tradizione orale che la maggior parte delle persone conosce senza aver mai visto la notazione musicale, sembrano esserci alcune varianti nel modo in cui viene cantata la melodia. In particolare, su «benedicta tu», ho sentito una quinta (da Re a Sol), una quarta (da Do a Sol) e una terza minore (da Sib a Sol). Per quel che vale, cantare una quarta ha più senso musicale per il mio orecchio, riprendendo dal «te-cum».

La Virgen de Covadonga ci ha accompagnato per tutto il percorso:


Il nostro cammino ci ha portato ancora una volta davanti a una vecchia chiesa di campagna – in Europa è impossibile andare molto lontano senza imbattersi in un monumento di devozione – e il suo interno fresco invitava a un momento di riposo.



Ci siamo diretti verso il nostro campeggio serale:


Un fiume ampio ma lento adiacente al campeggio ha offerto l’opportunità a uomini e donne di fare il bagno (in gruppi separati a circa mezzo miglio di distanza l’uno dall’altro – tutto in questo pellegrinaggio era così ben pianificato!). Ho trovato quasi miracolosi gli effetti dell’acqua fredda sui miei piedi:


E, sotto gli umili tabernacoli nel deserto, il tranquillo mormorio del sacrificio eterno sulle labbra delle icone di Cristo riprese, sollevando il grido dell’umanità e invocando la misericordia celeste…


La Santa Messa solenne è stata celebrata da mons. Marco Agostini, Cerimoniere pontificio. Qui, legge silenziosamente l’Epistola [il riferimento è alle rubriche pre-1960: N.d.T.] mentre il suddiacono la canta:


Durante la Consacrazione, gli uomini che portavano le bandiere delle regioni della Spagna – si possono vedere le Asturie, la Castiglia e León, la Navarra, l’Aragona, la Valencia, la Catalogna, la Galizia – hanno sfilato e si sono inginocchiati come guardia d’onore.


Il terzo giorno

A questo punto, credo sia giusto dire che ci sono due sentimenti dominanti tra coloro che sono arrivati fin qui: (1) grazie a Dio sono arrivato fin qui, (2) quanto tempo ci resta ancora prima della fine? Allo stesso tempo, ho scoperto, come la maggior parte delle persone, che al terzo giorno si entra nel ritmo e i passi non sono più così difficili come lo erano il primo giorno.

Non si dormiva mai abbastanza…

La nostra giornata iniziava ben prima dell’alba, con una Santa Messa solenne «anticipata», poiché il Vescovo – sì, lo stesso che ci ha accolti e ci ha asperso con l’acqua santa – si rifiuta di consentire ai pellegrini di celebrare la Santa Messa tradizionale all’interno della Basílica de Santa María la Real di Covadonga, citando la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori alla riforma del Concilio Vaticano II. Tutte le Sante Messe si svolgono quindi all’esterno delle chiese, dall’inizio alla fine, da Oviedo a Covadonga.

A mio avviso, questo conferisce al pellegrinaggio un sapore di «ribelli per il bene comune», come i Vandeani contro i rivoluzionari parigini. Che ci piaccia o no, i pellegrinaggi tradizionalisti, con il Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) come loro simbolo, sono eventi controrivoluzionari: testimoniano con determinazione la vitalità e la fecondità del Cattolicesimo tradizionale contro l’intero costrutto postconciliare, la «nuova Pentecoste», la «nuova primavera», il «nuovo paradigma» e tutte quelle sciocchezze. Preferiamo essere emarginati che vivono dei tesori celesti piuttosto che uomini d’azienda che vengono schiaffeggiati sulla schiena per la loro «obbedienza», mentre guardiamo intorno a noi chiese vuote e Diocesi moribonde.

Credo sinceramente che verrà il giorno in cui i Tradizionalisti saranno ringraziati per essere rimasti ostinatamente fedeli; saranno salutati come coloro che hanno gelosamente preservato la Tradizione durante un doloroso periodo di amnesia spirituale da parte delle autorità ufficiali.


Come a voler dimostrare la tesi che stavo appena esponendo, anche prima dell’alba, decine di sacerdoti, nonostante i muscoli doloranti e la mancanza di sonno, erano diligentemente ai loro altari sussurrando Te ígitur, clementíssime Pater… Come se nulla e nessuno potesse impedire loro di correre dal Padre, implorando per il Figlio, implorando per se stessi e per tutta la stirpe di Adamo.


Questi sacerdoti indossano il rosso perché la Santa Messa bassa era dedicata ai santi Nazario, Celso e Vittore I, martiri, e a Innocenzo I, confessore – uno di quei meravigliosi e strani gruppi di santi oscuri che si trovano nel calendario tradizionale. Alla Santa Messa pubblica, invece, i paramenti erano dorati perché è stata celebrata una Santa Messa votiva privilegiata della Madonna di Covadonga, prima che i pellegrini iniziassero la loro marcia verso il suo santuario.


Adoro questa foto, in cui il calice elevato «coincide» con la statua della Virgen de Covadonga. Nostra Signora è come un calice, un vaso immacolato che contiene Gesù Cristo, rendendolo disponibile all’umanità. Lei è il Sede della Sapienza che ce Lo presenta.


In piena luce del giorno al momento dell’Ultimo Vangelo.


Poi, di nuovo in marcia, dietro ai patriottici britannici!


La strada continua all’infinito…


Altri cavalli.


Attraversando un ponte nella città di Cangas de Onís, che era la capitale delle Asturie per il re Pelayo prima che fosse trasferita a Oviedo alla fine dell’VIII secolo:



Devo dire che è stato molto divertente attraversare una città di discrete dimensioni perché abbiamo ricevuto molti sguardi e sorrisi. Questa è una buona testimonianza pubblica: non stavamo dando fastidio a nessuno, litigando o gridando; stavamo solo facendo il nostro pellegrinaggio, con i nostri Rosari e le nostre bandiere, sulla strada per Covadonga. Ho avuto la sensazione che fosse una vista gradita a molti.


Mi era stato detto che l’ultima salita sulla montagna fino alla Basílica de Santa María la Real di Covadonga sarebbe stata micidiale, ma onestamente non l’ho trovata peggiore del resto dell’escursione. Semmai, l’effetto «cavallo che sente l’odore della stalla» ha fatto effetto e mi ha dato nuova energia.

La prima vista della Basilica è stata emozionante!


Solo due parole sulla storia di questo santuario. Il luogo è famoso perché il già citato re Pelayo, in netta inferiorità numerica rispetto ai musulmani, si nascose in una grotta, pregando per sapere cosa fare; e la Vergine Maria gli apparve, dicendogli che doveva andare coraggiosamente in battaglia, perché Dio avrebbe combattuto con lui e per lui. Re Pelayo combatté contro le forze musulmane superiori e le sconfisse clamorosamente, segnando (come ho detto prima) l’inizio della Reconquista della Spagna. La grotta [Santa Cueva: N.d.T.] in questione non è troppo lontana dalla Basilica:


Per rendere degno omaggio alla Virgen de Covadonga e commemorare la vittoria del re Pelayo, tra il 1877 e il 1901 fu costruita un’imponente Basilica in stile neoromanico:


La sua posizione è davvero suggestiva:



I pellegrini affollavano il cortile, felici e sollevati:


Non tutti potevano entrare nella Basílica de Santa María la Real di Covadonga, ma io riuscii a intrufolarmi e a trovare un posto a sedere. La cerimonia conclusiva, non potendo essere una Santa Messa (ahimè), ha assunto piuttosto la forma di una grandiosa benedizione eucaristica: prima un sermone sulla Madonna e una consacrazione mariana; poi l’esposizione con un Pange lingua alternato a canti e polifonie; poi le Litanie lauretane cantate; un Te Deum di ringraziamento, sempre alternato a canti e polifonie; il Tantum ergo con la benedizione (sia all’interno che all’esterno, per i pellegrini nel cortile); e un inno spagnolo entusiasmante per concludere.



Dopo, tutti si sono riversati nel cortile per una foto di gruppo finale. È stato piuttosto difficile farci stare tutti! Ecco un esempio rappresentativo. Mi potete vedere all’estrema sinistra:


E un’altra foto della bella facciata della Basílica de Santa María la Real di Covadonga:


Grazie, Signore, per questo pellegrinaggio! Grazie, Madre Maria, per aver vegliato sui tuoi figli stanchi e assetati. Grazie, re Pelayo, per aver ascoltato la Madonna e aver dato il via alla Reconquista. Abbiamo bisogno di un altro re come te… un «ritorno del re».


Gli anziani stanno ascoltando?

Perché andiamo in pellegrinaggio? E perché quasi tutti i pellegrinaggi popolari oggi sono tradizionalisti?

Non riesco a pensare a una risposta migliore a queste domande di quella fornita da Rod Dreher, che ha recentemente scritto sul sito The Free Press sul significato del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) (e altri simili, come la Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad, da Oviedo a Covadonga). Ecco cosa dice:

Le ragioni della silenziosa rinascita del Cattolicesimo tra i giovani sono diverse, ma tutte riconducibili alla ricerca di significato, scopo, stabilità e identità. Questi nuovi convertiti – o «ritornati», per i battezzati che hanno riscoperto la loro fede – sono attratti dalle forme antiche di Cristianesimo perché queste tradizioni sono più radicate e più esigenti rispetto al modello più libero e terapeutico del Cristianesimo contemporaneo. Inoltre, si affidano molto di più alla liturgia e alla bellezza per incarnare i principi teologici […]. Queste cose hanno resistito alla prova del tempo. […]
Il Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), quindi, può essere interpretato come una protesta di massa dei giovani contro il girovagare, un atto fisico e spirituale per rivendicare la visione del pellegrino, contro lo stile di vita turistico. […]
I giovani, in quanto progressisti per natura, non dovrebbero voler recuperare ciò che i loro anziani hanno gettato nel cestino; dovrebbero voler liberarsi dal peso morto del passato cattolico.
«Penso che questi siano solo giovani ferventi che non si riconoscono in ciò che i Vescovi di solito propongono loro», dice John Pepino. […]
[…] il Tradizionalismo cattolico offre ai giovani l’opportunità di recuperare ciò che la vita moderna ha loro tolto.
«Molti descrivono le omelie nelle Parrocchie tradizionaliste come più profonde, meno aneddotiche o performative rispetto a quelle che hanno ascoltato altrove», spiega Maria-Katrina Cortez. «Molti giovani adulti mentalmente esausti dal mondo moderno trovano in questi luoghi una forma di riposo, radicamento, ordine e misericordia».

In un articolo del novembre 2024 su questo Substack, ho citato la Regola di San Benedetto, dove egli insiste due volte sul fatto che i giovani nel monastero dovrebbero essere ascoltati con attenzione, perché Dio spesso rivela loro ciò che è meglio: I giovani Cattolici seri desiderano ardentemente la Tradizione e noi dovremmo ascoltarli.


Questo pellegrinaggio mi ha dato molta speranza e gioia. Avevo trascorso circa otto giorni in Spagna prima del pellegrinaggio e, a un certo punto durante quei giorni, ho scritto a un amico:

La Spagna è un paese meraviglioso, ma ho più del solito la malinconica sensazione di camminare tra i resti di una civiltà un tempo grande, i cui eredi odierni sono completamente scollegati da essa (e, in questo senso, indegni di essa, anzi spesso esplicitamente antagonisti nei suoi confronti). Questo mi ha fatto riflettere ancora una volta sulla strana situazione degli Stati Uniti d’America: è un Paese così giovane che ha relativamente poca storia di cui parlare ed è abbastanza «vuoto» di contenuti, il che rende ancora più facile vedere la Tradizione cattolica come una potente rivelazione di significato, come se si ascoltasse il messaggio per la prima volta.

Egli ha risposto:

Non ne dubito. Essere una persona che è riuscita più o meno con successo a iniziarsi alla propria eredità spirituale e civile significa possedere una fonte di gioia incommensurabile, ma significa anche vivere d’ora in poi con il dolore di essere un estraneo in questo mondo moderno, vedendo tutti i suoi mali tra coloro che sono ciechi a ciascuno di essi. Non è una piccola agonia.

Eppure, quando mi sono unito a 1.500 pellegrini devoti e ferventi, per lo più spagnoli, mi sono reso conto che le braci della fede ardono ancora in questa parte d’Europa. La Cristianità non è morta, è solo addormentata.


Svegliati e senti il profumo dell’incenso

Imitando la sua sorella maggiore, l’associazione Notre-Dame de Chrétienté, questo pellegrinaggio spagnolo è dedicato a «Nostra Signora della Cristianità». Perché questo titolo?

La Cristianità non è altro che il Cristianesimo vissuto pienamente e quindi radioso in tutti gli aspetti della vita, compresi quelli culturali e politici. Non esiste un Cristianesimo serio che non fiorisca (o non fiorirebbe, se ne avesse la possibilità) e dia frutti sotto forma di Cristianità.

Non desiderare la restaurazione della Cristianità significherebbe non desiderare la piena espressione di Cristo nella sua creazione. Ovviamente, la ricerca della santità da parte del singolo Cristiano è il suo obbligo primario, ma nel perseguirla egli necessariamente avvantaggia gli altri; e quando molti la perseguono insieme, gli effetti non sono solo personali ma anche sociali.

Ora, la restaurazione della Cristianità avverrà principalmente in due modi: attraverso l’altare maggiore e attraverso il letto matrimoniale. Se volete vedere rinascere la civiltà cattolica, fate una o più delle seguenti cose (alcune sono incompatibili ma tutte sono indispensabili):
  1. sposatevi e fate una famiglia numerosa. Educate i figli a casa, con mezzi tecnologici semplici. Avete un giardino o una fattoria e del bestiame, e/o coltivate le arti, ad esempio la poesia, il canto, la danza;
  2. diventate sacerdoti e celebrate il rito liturgico tradizionale; siate soldati attivi e zelanti per la riconquista della Chiesa in nome della Tradizione;
  3. diventare un religioso la cui vita ruota attorno all’offerta di lodi e suppliche nel Santo Sacrificio della Messa e nell’Ufficio Divino.

Se un numero sufficiente di Cattolici farà queste cose, la Cristianità comincerà a tornare, qua e là, prima in piccole zone, come i primi fiori primaverili che spuntano dalla neve, e poi in vaste aree di assimilazione, come la Reconquista della Spagna.


Considerazioni finali

La Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad (da Oviedo a Covadonga) è stata davvero una prova di resistenza e forza d’animo. Dopo un paio d’ore, ogni passo era difficile, e c’erano momenti in cui si voleva gettare la spugna, soprattutto con i ripidi sentieri in salita che si ripetevano continuamente.

Ma stare con tutti gli altri pellegrini, cantare, recitare il Santo Rosario e fare lunghe conversazioni ha fatto passare il tempo. Si continuava semplicemente ad andare avanti insieme a tutti gli altri, come bestie da soma che arano i campi. Le mie tre intenzioni speciali per il pellegrinaggio erano spesso nella mia mente.

Posso raccomandare questo pellegrinaggio senza riserve. Se state cercando una passeggiata piacevole, un soggiorno confortevole, un buon riposo notturno, buon cibo e bevande, tutte le comodità che la gente dà per scontate, cercate altrove. Ma se volete un’escursione difficile e dolorosa da offrire in sacrificio, un’esperienza di cameratismo nel mezzo di una sfida, un’esperienza più profonda dell’universalità della Chiesa, una testimonianza rinvigorente dello zelo giovanile per la tradizione, allora venite senza esitare in pellegrinaggio nella terra di San Giacomo e del re Pelayo.

Grazie per aver letto e che Dio vi benedica!

2 commenti: