Riceviamo e pubblichiamo dall'Osservatorio Van Thuan.
Luigi C.
29-7-25
[L’Università Estiva dell’Osservatorio, ormai una tradizione, si è tenuta dal 17 a 20 luglio scorsi a Castellammare di Stabia (Napoli). I lavori, organizzati e guidati dal Prof. Giovanni Turco e da don Samuele Cecotti, hanno visto una soddisfacente partecipazione di amici dell’Osservatorio. I valenti Relatori, a cui va il nostro ringraziamento, hanno trattato in modo eccellente gli argomenti di cui sono esperti. Le giornate, scandite non solo dalle conferenze, ma anche dalla partecipazione alla Santa Messa in vetus ordo, dalla recita del Santo Rosario e da simpatiche conversazioni tra amici, sono trascorse piacevolmente. Nel dare a tutti il nostro “arrivederci” all’anno prossimo, pubblichiamo qui sotto qualche osservazione di una amica che ha partecipato alle Giornate].
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Nel descrivere le attività svolte dall’Università Estiva organizzata dall’Osservatorio dal 17 al 20 luglio 2025 a Castellammare di Stabia, mi pare indispensabile soffermarmi sul titolo: “La speranza operosa oltre i traumi storici”.
Confesso che mi è parso piuttosto “nebuloso”: pur avendo una certa familiarità con la narrazione controcorrente non avevo mai accostato un termine così forte come trauma alla concretezza che evoca il pensiero dei fatti storici.
Già dopo le prime relazioni è diventato chiaro il motivo dell’accostamento di queste due parole. La descrizione e l’analisi documentata della Rivoluzione francese con il dramma della Vandea, delle Insorgenze, delle guerre carliste, insieme alla perseveranza degli Irlandesi, alla rivolta dei Cristeros, al coraggio di Guareschi, per finire con le minacce della post-modernità… Tantissime sono state le sofferenze che durante il corso delle varie Rivoluzioni hanno toccato migliaia di vite, specialmente nel mondo cattolico. Pur svolgendosi in tempi e in luoghi diversi, i “traumi” hanno mostrato di avere tratti in comune: un odio senza limiti nei confronti della Chiesa; una serie ininterrotta di sconfitte dei cattolici; un’attitudine di grande sacrificio e coraggio da parte del popolo cattolico.
Di fronte ad un panorama così scoraggiante, la “speranza operosa” della seconda parte del titolo mi ha suscitato alcuni dubbi… Quale speranza possibile di fronte ad una ferocia così determinata e soprattutto, in apparenza, vincente? Le giornate scandite dalla S. Messa al mattino e dal Santo Rosario alla fine del pomeriggio sono state sicuramente un bel sostegno per non cedere.
La pazienza è stata ricompensata dalle relazioni di don Marino Neri e del prof. Giovanni Turco, oltre che dalla omelia di don Samuele Cecotti durante la Messa conclusiva. Con grande precisione e chiarezza sono stati toccati i fondamenti della teologia di San Tommaso sulla speranza. Si è fatto un quadro razionale ma profondamente umano dello spazio di rivincita per coloro i quali, agli occhi del mondo, hanno perso. Sulle robuste fondamenta tomiste si è appoggiato l’ardore dei combattenti che hanno tradotto in fatti una fede intrecciata alla loro umanità. La storia e la speranza sono strettamente connesse, quindi ciò che a noi spetta è di essere collaboratori coraggiosi, per conseguire un bene arduo, non dubitando della Grazia che Dio non fa mancare ai suoi.
Oltre a questo sostanzioso aiuto mi sono tornate alla mente queste righe di Peguy:
“Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce.
Me stesso.
Questo è stupefacente.
Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che
credano
che andrà meglio domattina.
Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia
della nostra grazia…
La Speranza è una bambina da nulla.
Eppure è questa bambina che attraverserà i mondi…”
(Charles Peguy, Il portico del mistero della seconda virtù).
Articolo di Annarita Romagnoli
