Il
comune di Parma tutela le case farmaceutiche. Non le donne.
Persino per i suoi più acerrimi promotori l’aborto sta diventando una questione imbarazzante.
Difficile
sostenere, di fronte alle evidenze scientifiche schiaccianti, che triturare un
corpicino vivo, per quanto piccolo, non sia un omicidio.
Vedere
in diretta il sangue, le membra lacerate fa sempre un certo effetto.
Molto
meglio una pillola.
Tutto
molto più silenzioso, asettico, tecnologico.
Ancora
meglio se presa a casa propria, come fosse un’aspirina qualsiasi. Poi qualche
manovra nel bagno di casa ed è fatta. La soluzione perfetta.
Manna
per le case farmaceutiche. Manna per lo stato che riduce i costi dei “medici”.
Manna per le coscienze.
Vero? No. Ammazzare un bambino dentro la pancia non è affatto innocuo, nemmeno per la madre. Un piccolo particolare che ogni medico dovrebbe dire chiaramente, ma che evidentemente non dice.
Come
stanno davvero le cose lo dicono invece alcuni manifesti sui rischi della
pillola RU4896 che diversi aderenti a gruppi della società civile (quella vera
non quella sponsorizzata dai Soros o dalla UE) hanno prodotto e fatto affiggere
pagandoli di tasca propria.
Non
è una pillola per il mal di testa. Anche tralasciando la questione morale (che
rimane centrale beninteso) è bene leggere il foglietto illustrativo e capire le
conseguenze di un tale “farmaco” sulla propria salute. Insomma, care donne in
attesa, informatevi prima di tragugiare le pillole.
Un
messaggio che dovrebbe dare ogni medico, un manifesto che dovrebbe essere
affisso in ogni Ospedale, AUSL, centro CUP a spese del servizio sanitario
nazionale.
E invece … Appena affissi, nelle città emiliane, molti manifesti vengono strappati, o verniciati, in modo da oscurarne il messaggio. E questo è la prova provata che ai pasdaran dell’aborto, quelli che si proclamano “dalla parte delle donne” in realtà della salute delle donne non importa nulla. Per loro il dogma da tutelare è l’aborto, mica le donne, whatever it takes direbbe qualcuno Lo sapevamo già, ma qui siamo all’evidenza cristallina.
Quello che non ti aspetti però è che la giunta comunale di Parma (sponsor delle marce arcobaleno),
presieduta dal sindaco piddino Michele Guerra, dopo aver incassato i diritti per l’affissione, deliberi alla velocità della luce (cosa normale per le amministrazioni pubbliche si sà) per impedire l’affissione dei manifesti RU486 n cui rileva “contenuti difformi dalla normale continenza espressiva”. Oibò!Un
messaggio che dovrebbe essere veicolato dal servizio sanitario che paghiamo
profumatamente, a tutele delle donne come può essere “incontinenza
espressiva”? Qui siamo all’incontinenza censoria e repressiva, roba da
ventennio. E così, d’amblée, affissione negata.
La cosa è talmente abnorme da indurre il consigliere regionale Priamo Bocchi (FdI), che non è tra i promotori dei manifesti, a depositare una interrogazione in regione e a scrivere alla Gazzetta di Parma, che pubblica un trafiletto quasi invisibile per non disturbare troppo.
Già perché perché in Italia è un paese libero, dove si può fare di tutto, incluso bestemmiare in pubblico (il Dio cristiano s’intende) ma non disturbare il business farmaceutico e i dogmi delle rivoluzioni arcobaleno, che vanno a braccetto.
E
quando si tratta di tutelare i valori veri (leggi $) non ci sono sconti per
nessuno, nemmeno per le donne.
Dei
nascituri ovviamente perfino inutile parlare: non votano e non stanno in nessun
cda.
Marco Tagliabue
Comitato
Liberi in Veritate di a Parma e Piacenza
IGNIS
Fuoco Italico Emilia Romagna
NOTA IMPORTANTE. La campagna dei manifesti RU486 per l'emilia Romagna è
stata promossa da Provita e Famiglia onlus e supportata nella città di Parma
dal Comitato Lliberi in Veritate di Parma e Piacenza e dalla Compagnia di Santa
Giovanna d'Arco. E qui è arrivata la revoca dei manifesti. A Fidenza (cioè in
provincia di Parma) i manifesti sno stati affissi, come a Piacenza, Modena,
Bologna, ecc..

