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lunedì 28 luglio 2025

Altare o aula protestante? Don Luciano Locatelli e la liquidazione del dogma della transustanziazione. E il Vescovo di Bergamo? Tutt’appost’?

Vi proponiamo l’articolo pubblicato da Investigatore biblico il 27 luglio, in cui riporta e commenta il video pubblicato sul canale YouTube di don Luciano Locatelli, Padre Sacramentino incardinato nella Diocesi di Bergamo, dal 2015 collaboratore della Caritas diocesana.
Commentando il Vangelo della festa del Corpus Domini (Lc 9,11b-17), il sacerdote giunge a negare il dogma della transustanziazione, riducendola ad «una teoria», in quanto «pane e vino, dopo le parole di Gesù restano tali».
Si tratta – in tutta evidenza – di una posizione di matrice luterana, contraria ed incompatibile con la dottrina cattolica: «mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, non ha nulla da dire?».

Per chi volesse rispettosamente manifestare il proprio disappunto e disagio verso questa posizione, può filialmente rivolgersi a mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo (segrvesc@curia.bergamo.it).

L.V.


Ringrazio sentitamente un lettore (sei un GRANDE!) che mi ha inviato il video con la relativa trascrizione della parte importante, dove un sacerdote, don Luciano Locatelli della Diocesi di Bergamo, afferma (e soprattutto – cosa più grave – insegna) che la transustanziazione sarebbe una «teoria» e che, parole sue, «Gesù è vero che offre ai suoi il suo Corpo e Sangue (il suo offrirsi come dono), ma in quella cena non è che hanno mangiato il Corpo di Gesù o bevuto il suo Sangue: pane e vino, dopo le parole di Gesù restano tali».

Il mio amico lettore ha fatto anche la trascrizione della parte che ci interessa, che vi ripropongo. Se volete ascoltarlo con le vostre orecchie, il video è questo (QUI) e dovete andare dal minuto 11:25 in poi. A seguire poi il mio commento.


Le parole di don Luciano Locatelli

«L’ultima provocazione la prendo dalla cosiddetta presenza reale. L’unicità, la particolarità dell’Eucaristia è quella che ha fatto scivolare un po’ questa realtà dalla simbolica alla fisica, nel senso “questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue” sono stati intesi in senso proprio, ammettendo e annettendo piena identità tra pane-corpo e vino-sangue; quindi nel corso dei secoli questo passaggio da un’identità pane all’altra identità corpo (così come per vino e sangue) è stato compreso e proposto in varie modalità, fino alla cosiddetta teoria della transustanziazione, dove la materia pane viene trasformata nella materia Corpo di Gesù. Ora, Gesù è vero che offre ai suoi il suo Corpo e Sangue (il suo offrirsi come dono), ma in quella cena non è che hanno mangiato il Corpo di Gesù o bevuto il suo Sangue: pane e vino, dopo le parole di Gesù restano tali, ma acquistano un significato nuovo che il pane e il vino comunemente non hanno. Acquistano un significato ulteriore e questo non per qualche virtù magica, ma in funzione del memoriale: è la vita di testimonianza di chi si accosta e accoglie quel pane a rendere presente e attuale la presenza di Gesù, non in senso fisico ma in quanto testimone del messaggio che egli ha portato del suo stile di vita. Ecco perché partecipare all’Eucarestia significa accettare di partecipare a costruire il vero Corpo di Gesù che è la comunità, la Chiesa. Quando ci rechiamo a condividere il pane (la cosiddetta Comunione) il sacerdote o chi per lui ci presenta l’Ostia con le parole “il Corpo di Cristo” e noi gli rispondiamo “Amen”. Ora, Amen può essere tradotto “Così è” o “Così sia“: quando dico “Amen” di fronte a quel pezzo di pane che mi viene presentato, dico “è così, ci credo che questo rappresenta la portata della vita e del messaggio di Gesù”, ma dico anche “così sia”, cioè non guardo solo quel pane davanti a me, ma mi rendo cosciente di chi sta dietro a me per ricevere quel pane, per costruire con lui o con lei il Corpo di Gesù dentro la storia attuale, dentro il mondo attuale attraverso, una comunità che vive e rende presente il messaggio di Gesù dentro la storia».

Il commento dell’Investigatore biblico

Ho letto e ascoltato con attenzione e rispetto le parole di don Luciano Locatelli a proposito dell’Eucaristia (a cui suggerirei di leggersi questi articoli: La Presenza Vera Reale e Sostanziale di Gesù Cristo nell’Eucaristia. Studio biblico sulla “Anamnesis”: dove sbaglia la teologia protestante e Teologia Eucaristica: dall’Anamnesi Biblica alla Transustanziazione tomistica), e in particolare la sua riflessione sulla cosiddetta «presenza reale». È evidente il suo desiderio di proporre una visione accessibile e coinvolgente, che sottolinei la responsabilità comunitaria del celebrare, l’impegno di vita che deriva dal partecipare alla Messa, e l’importanza di tradurre il Sacramento in uno stile concreto di testimonianza cristiana. Tutto questo è nobile e condivisibile.

Tuttavia, ciò che desta preoccupazione è la chiara negazione – più o meno diretta – della realtà della transustanziazione, che viene liquidata come «una teoria» tra le altre, come se fosse un’opzione tra molte, una formulazione teologica superata o discutibile. Questo non è accettabile. La transustanziazione non è una teoria tra le tante, ma un dogma della fede cattolica, solennemente definito dal Concilio di Trento nella XIII sessione del 1551, con queste parole:

Per la consacrazione del pane e del vino si opera una conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo nostro Signore e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione la santa Chiesa cattolica ha convenientemente e appropriatamente chiamata transustanziazione.

Il Concilio di Trento prosegue dicendo che chi nega questa verità «sia anatema», cioè si pone fuori dalla comunione con la Chiesa. Non è una proposta accademica, né una scuola interpretativa. È una verità di fede: nel momento della consacrazione, per la potenza della Parola di Cristo e l’azione dello Spirito Santo, tutta la sostanza del pane si trasforma nella sostanza del Corpo di Cristo, e tutta la sostanza del vino nella sostanza del Suo Sangue. Le specie esteriori restano – il colore, il gusto, la consistenza – ma la realtà profonda, ciò che quel pane e quel vino sono, cambia ontologicamente. Questo è ciò che la Chiesa crede e professa da secoli.

Don Luciano Locatelli afferma che «pane e vino restano tali» e che «acquistano un significato ulteriore», ma queste parole non sono compatibili con la fede della Chiesa. Egli dimentica che la formula di Gesù riportata nei Vangeli e nella Prima Lettera ai Corinzi non lascia spazio a interpretazioni puramente simboliche. Gesù non dice «questo rappresenta» o «questo evoca», ma «questo è il mio corpo» (Mt 26,26; Mc 14,22; Lc 22,19; 1Cor 11,24). Il testo greco utilizza il verbo ἐστίν (estin), che è il presente del verbo «essere» e ha valore identitario e non metaforico. Nella lingua greca del tempo, e nel contesto cultuale ebraico, quella dichiarazione non può essere intesa come un semplice segno. È un’affermazione reale, concreta, e performativa: la Parola di Gesù compie ciò che dice.

Negare questo significa porsi fuori dalla comunione con la fede cattolica. È una questione molto seria. Non si tratta di un’opinione personale che può essere messa in circolazione come un semplice spunto di riflessione, ma di una verità essenziale, da accogliere con obbedienza del cuore e della mente. Ogni sacerdote, al momento della sua ordinazione, ha promesso di custodire, insegnare e trasmettere fedelmente la dottrina della Chiesa. La transustanziazione è parte integrante di questa dottrina. Chi non crede in essa — e soprattutto chi insegna pubblicamente qualcosa di contrario — viene meno a quella fedeltà, e dovrebbe con coerenza interrogarsi se il ministero sacerdotale sia ancora per lui la strada giusta.

L’Eucaristia non è un semplice gesto simbolico, né un’occasione per ricordare insieme un messaggio di amore e fraternità. È il cuore vivo della fede della Chiesa. È la presenza reale, vera e sostanziale di Cristo tra noi. È il sacrificio di Cristo reso presente nei segni sacramentali, non come ricordo psicologico o comunitario, ma come atto di salvezza che ci raggiunge qui e ora. È la fonte da cui scaturisce tutta la vita cristiana e il vertice a cui tende ogni azione ecclesiale. Per questo, minimizzare o ridurre l’Eucaristia a «pane che assume un significato nuovo» non solo è teologicamente errato, ma pastoralmente pericoloso.

San Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi, ammonisce con forza: «Chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,29). Non dice: «chi non riconosce il significato comunitario» o «il simbolo della condivisione», ma il Corpo del Signore. È un linguaggio forte, ma necessario, perché è in gioco la verità stessa della nostra fede.

I Padri della Chiesa, già nei primi secoli, non ebbero dubbi nel parlare di presenza reale. Sant’Ignazio di Antiochia chiama eretici coloro che «non confessano che l’Eucaristia è la carne di Cristo». Sant’Ireneo, Tertulliano, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, tutti affermano che ciò che si riceve è il Corpo di Cristo, non un simbolo, ma una realtà che salva. Questa è la fede della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Non una costruzione medievale, non una formula scolastica da archiviare, ma una verità viva, sorgente di speranza e di salvezza.

Dire «Amen» davanti all’Ostia non significa semplicemente «accetto che questo ha un significato bello». Significa: «Io credo che qui è presente il Signore, il Risorto, il Figlio di Dio vivo». È un atto di fede profonda, e insieme una chiamata alla conversione e alla comunione con tutta la Chiesa.

Se davvero vogliamo costruire la comunità come Corpo di Cristo, dobbiamo partire da Lui, realmente presente nel sacramento. È l’Eucaristia che edifica la Chiesa, non il contrario. È Cristo che ci unisce nel Suo Corpo, non la nostra capacità di essere solidali. La carità non nasce dal simbolo, ma dalla Presenza. Una Presenza che ci precede, ci plasma e ci invia nel mondo.

Chi ha ricevuto il dono e la responsabilità di predicare deve custodire con fedeltà questa verità. Non come un peso, ma come una grazia. Perché dove c’è l’Eucaristia c’è la Chiesa. Dove c’è il Corpo di Cristo, lì c’è la vita eterna.

In tutto questo: mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo (Diocesi di don Luciano Locatelli), non ha nulla da dire? Tutt’appost’? Ci sono preti che sono stati relegati in «sgabuzzini» per molto meno. E don Luciano Locatelli può realmente continuare a predicare pubblicamente queste cose?

38 commenti:

  1. Ed è pure un Sacramentino!! Ma stia tranquillo, non gli capiterà nulla, le punizioni fioccano solo se un prete mette in discussione il Concilio Vaticano II e lo spirito del Concilio!!!

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    1. È uscito dalla Congregazione dei Sacramentini molto tempo fa.

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  2. Questa è proprio grave. Il Vescovo DEVE intervenire

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  3. Basta vedere la fotografia...

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  4. Non ho parole: uno dei pilastri della fede negato in questo modo ...
    Cambiando argomento ma sempre in tema di eresie:
    - il nuovo testo del Gloria che, invece di dire "agli uomini di buona volontà" (ossia che vogliono il bene), dice "agli uomini che Egli [Dio] ama" o "agli uomini amati dal Signore" non è piuttosto calvinista ?
    - il nuovo testo del Padre Nostro, dove dice "come ANCHE noi li rimettiamo ai nostri debitori", non ha un significato totalmente diverso dall'originale ? Pare una richiesta di perdono in quanto anche noi lo facciamo: ... fai come noi !
    - sorvolo su "non abbandonarci alla tentazione": quando mai Lui ci abbandona ???

    Marco

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    1. L'anche in quel versetto è preso letteralmente dal testo greco e da quello latino : sicut et nos dimittimus, et vuol dire anche.

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    2. Non ci abbandona, ma ci tenta?
      Suvvia, regoliamo anche le critiche in base a cosa è bene e male, soprattutto se si cerca l’archeologia eucaristica

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    3. sicut et nos dimittimus va tradotto in: così come anche noi li rimettiamo...sfumatura diversa ma significativa. Inducas ovvero eisenekes greco non mi risulta significhi abbandonare. L'errore pacchiano è stato insistere sulla parola indurre invece che sulla parola tentazione, che va intesa nel senso biblico di prova. Non ci indurre alla prova, condurre nella prova sarebbe stato più corretto. E vogliamo parlare del liberaci dal male? che la gente interpreta come i mali del mondo? significa liberaci dal maligno ovvero dall'influsso a peccare, l'unico vero male è il peccato, gli altri lo sono sono nell'ottica umana che ha una visione limitata e parziale dell'esistenza.

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  5. Mi piacerebbe molto che questo "sacerdote" andasse in pellegrinaggio a Bolsena o a Lanciano dove esistono le prove materiali che nostro Signore ha voluto dare per dimostrare che in quell' ostia che ogni sacerdote consacra ci sta LUI in corpo sangue anima e divinità

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    1. Suggerisco un pellegrinaggio ad Offida... Un miracolo eucaristico straordinario!

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    2. Suggerirei invece di chiedere una fede più intensa in ciò che la Chiesa ha solennemente definito come dogma "De fide catholica", e un amore sempre più intenso al Santo Sacrificio. Quanto ai miracoli o alle apparizioni, per quanto utili, ho constato da prete come una buona fetta di fervorosi (anche fedeli tradizionali), si attardino a ricercare quelli piuttosto che affrontare lo studio paziente e meno appagante, perché più faticoso, della dottrina. Così come essi ricercano i sacerdoti che essi definiscono "santi" solo perché sedicenti carismatici con qualche dono, come la lettura dei cuori. Qui però bisogna constatare una reale patologia spirituale. Non vorrei che molti miei confratelli approdassero all'eresia, a causa di un esasperato rifiuto alle derive miracolistiche e sensazionalistiche. Ma tutto questo non è assolutamente indispensabile. La fede invece lo è, come lo sono la grazia, la santità, la carità. Circa le affermazioni del confratello: sì, sono scandalose. Don Alberto C.

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  6. MA AL VESCOVO INTERESSA LA CARRIERA E LO STIPENDIO, CHE INTERESSE AVREBBE DI PREOCCUPARSI DELLE ANIME E DI EVANGELIZZARE....SU DAI...

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    1. Ma la moderazione non può proprio fare niente per questo urlatore che appare costantemente in ogni post?
      O basta scagliarsi contro la Chiesa e tutto va bene?

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    2. La smettiamo con le maiuscole per favore?

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  7. l'ingoranza di non conoscere il latino e il greco....

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  8. Eretico il prete, il vescovo se tollera, ed anche colui che è sopra il vescovo(se quest ultimo fosse "tollerante". Non vogliono piu la Verità, sono amanti di stro*nza*te

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    1. Il vescovo di Bergamo non interviene mai a sanzionare questi personaggi (ricordate Ossanesga: bimba che distribuisce la Santa Eucarestia??)

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  9. Per molto meno, i preti tradizionalisti sono stati sanzionati, talora molto gravemente

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  10. A fare quella segnalazione sono stato io, bannato più volte dalla vostra pagina Facebook 😉

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  11. Non è più Padre sacramentino, ha lasciato la Congregazione molti anni fa. Se uno è incardinato in una diocesi, non può essere un religioso, perché i preti appartenenti ad ordini o congregazioni sono incardinati nel loro Istituto, per farsi incardinare in una diocesi devono prima farsi escardinare dalla congregazione: manco le basi avete😏

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  12. Il problema non è solo l'eresia di fatto del sacerdote ... ma l'inganno in cui sta facendo cadere migliaia di anime (sia quelle a lui affidate come parroco sia quelle che hanno la sfortuna di ascoltarlo nel web)... inoltre nelle messe a cui assistono i suoi parrocchiani non c'è più transustanziazione perché lui non agisce secondo quanto ritiene la Chiesa Cattolica. Il Vescovo ha una grande responsabilità morale e spirituale a lasciarlo ancora lì in parrocchia a fare danni!

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  13. Ancora attacchi alla Santissima Eucarestia, paradossalmente da un ex sacramentino.
    I modernisti che sono nella nostra Chiesa attuale non sanno più neppure perché si celebri messa e che cosa sia l’Eucarestia. Così non si può che arrivare al baratro. Leone XIV speriamo possa voler scrivere un’enciclica sul tema eucaristico. Urget.






    M

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  14. Vabbè ma questi sono i frutti della nuova messa. Il fatto che questo prete creda nella transignificazione è perché la nuova messa non veicola più pienamente la dottrina della Transustanziazione e del Sacrificio. Questo prete dice semplicemente quello che tanti preti come lui pensano. Di fatto questo prete non sa perché è prete.

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  15. Nel video abbiamo una sintesi della tragedia attuale. Innanzi tutto si minimizza l’Eucarestia e si tende a fare del sociologismo spicciolo e banale. Volemose bene. Ma l’importante è attaccare la tradizione dogmatica, quella invece si può ammazzare,.Si evita di dare al memoriale eucaristico un taglio sacrificale. Il sacrificio del Cristo non piace a questi personaggi. Il mistero pasquale, nolenti loro, include la morte cruenta in croce. L’Eucarestia è un sacrificio, operato per la remissione dei peccati. La causa efficiente della eucarestia è la virtus passionis, la forza della Passione patita da Gesú, come insegna l’Aquinate. La stessa Risurrezzione é effetto della passione, che ne è la causa. Nel Vangelo di Giovanni, l’ora a cui Cristo anela e si prepara é la morte. Ogni messa rinnova quel sacrificio che è causa della salvezza. La messa ripristina la signoria di Dio, rinnova l’alleanza nuova, porta la grazia. Quel pane e quel vino offerti in sacrificio per i nostri peccati, salvano il mondo. Nel linguaggio di tale prete non si ravvisa che un continuo censurare la tradizione eucaristica. Poi alla fine lo sproloquio su un altro tema tradizionale, la trans-mutatio substantiae. Innanzi tutto, simbolico in teologia significa reale; il simbolo realizza ciò che significa a livello ontologico. L’Eucarestia realizza ciò che significa, la salvezza rendendo presente sostanzialmente il Salvatore Gesú. Questo prete fa confusione, dacché la transustanziazione non modifica la materia, ma la sostanza del pane e del vino, dei quali elementi materiali restano le specie.

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  16. Ovviamente, don Già ha cancellato o nascosto tutti i commenti (per lo più tranquilli ed educati) di critica nei confronti di quanto da lui proclamato. Personalmente, scriverò sia a "La Nuova BQ" che al suo vescovo (per non restare inascoltato), e invito tutti a farlo, con tutto il rispetto che si deve ad un consacrato un grave errore ma non si può far finta di niente. Devono capire che non siamo più nell'era di Bergoglio.

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    1. Voi siete fissati con "Bergoglio", è la vostra ossessione. È stato lì dici anni, ma credete che sia lì da sempre. Se come me aveste frequentato gli ambienti ecclesiali decenni fa, sapreste che nell' era wojtylian-ratzingeriana si è propagata nei seminari ogni sorta di eresia. Ma voi vi siete svegliati con "Bergoglio" perché scioccati dal fatto che non si mettesse la mantellina rossa.

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    2. Guardi, non è questione di mantellina rossa, o mazzetta, anche se i simboli hanno la loro importanza. Il problema è che quanto da Lei giustamente lamentato, con GPII e B XVI avveniva nonostante il papa, mentre con F a molti è sembrato, speriamo solo sembrato, che avvenisse con l' avallo del papa

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    3. Scusi, errore di stampa: mozzetta

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  17. È ora di fare una profonda pulizia all'interno della Chiesa. Da buttare fuori a calci tutti questi protestanti...!!!

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  18. Di questi discorsi se ne sentono relativamente spesso fatti da ecclesiastici di varia estrazione e grado.
    A volte sono criptati durante le prediche, altre volte plateali come in questo caso.
    Sempre sminuiscono, o rimuovono, tutto ciò che è miracolistico...cercarte "la crisi del cristianesimo Post-Moderno" e troverete altri lampanti esempi.

    Concordo che sensazionalismo e la Fede basata su miracoli, in particolare sui miracoli eucaristici sia controproducente; ma negare il miracolo del dogma eucaristico è altra cosa.
    Penso non esista immagine migliore di quella dell'Imitazione di Cristo al primo capitolo del quarto libro: tanti corrono lontano per vedere reliquie e poi non badano a questo Sacramento che è celebrato da tanti sacerdoti in molti luoghi.

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    1. I miracoli Eucaristici, se autentici, li manda Dio. Ne abbiamo uno visibile su Ypotube, la messa di Lourdes con l’Ostia Magna che lievita sulla patena. I vescovi francesi presenti sono inebetiti, non sanno come reagire. I miracoli eucaristici esistono e sono tali da destare stupore, anche quelli recenti.

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    2. Concordo:
      non conosco il miracolo citato ma certamente i miracoli autentici sono sempre opera di Dio. Stabilire l'autenticità di un miracolo spetta comunque all'autorità ecclesiastica.

      Comunque certamente è un miracolo, e opera di Dio, la transustaziazione che avviene in ogni Messa validamente celebrata.

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  19. Basta che lei cerchi su YouTube: miracolo eucaristico di Lourdes, vedrà un prodigio oggettivo, sotto gli occhi dei massimi vescovi di Francia.

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    1. Certo che a sentire queste stupidaggini viene da dare ragione a Locatelli 🤦 Non avete mai sentito parlare di illusioni ottiche e dei trucchi che si possono fare con i video, magari credete anche che Giucas Casella ipnotizzasse davvero la gente in tv e che il mago Silvan facesse apparire le carte dal nulla per poterli sovrannaturali🤦

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