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domenica 1 giugno 2025

Valli. "Dialogo su papa Leone con tre amici" #papaleonexiv

Continuiamo le analisi sul nuovo pontificato di Leone XIV.
I pro, i contro, gli indecisi.
Luigi C.


In questi giorni sento tanti amici. Parliamo del nuovo papa, ci scambiamo impressioni e idee. E vedo che i “partiti” sono tre: i “No Leone”, che hanno già bollato papa Prevost come modernista di cui non fidarsi; i “Sì Leone”, che lo guardano con fiducia e avvertono che il clima è cambiato, e gli attendisti, che raccomandano di non essere frettolosi nei giudizi.
E io in mezzo, a pencolare un po’ di qua e un po’ di là.

Dialogo con un amico “No Leone”

Amico: – Dammi retta: con papa Prevost il modernismo non è finito, tutt’altro. Leone XIV è arrivato per terminare il lavoro”.

Io: – “Ma come puoi dirlo?”.

Amico: – Francesco ha usato la clava, Leone userà il fioretto. Ma la linea è quella. Non ci saranno le intemperanze del passato, certo, perché Leone farà tutto con il sorriso e indossando qualche veste che piace ai conservatori. Eppure si resterà in quel solco. Inutile coltivare illusioni. Indietro non si torna.

Io: – A volte lo penso anch’io. Temo che Leone possa essere il normalizzatore. Poi però lo guardo, lo ascolto, e ritrovo la fiducia. Mi sembra che a Roma ci sia di nuovo un papa.

Amico: – Te lo dicevo: non ti ho mai visto così confuso. E posso capirti. Ma attento al sentimentalismo.

Io: – Alcune delle prime mosse di Leone, obiettivamente, mi hanno deluso. Ma forse non giustificano una valutazione negativa. Come fai tu a essere così sicuro?

Amico: – Conosco tanti buoni cattolici che all’apparire di papa Leone hanno subito pensato: ecco, l’aria è cambiata. Ma credimi: è un’illusione. Anche Leone è un figlio del Concilio, e con lui non si cambierà strada. Semplicemente, la rivoluzione continuerà in modo più morbido, il che è ancora più pericoloso, perché è ciò che il modernismo si propone da sempre: conquistare la chiesa da dentro, passo dopo passo, fino alla vittoria finale. Avremo meno contraddizioni in campo dottrinale, qualche rassicurazione sulla morale, ma in generale prevarrà la linea della “Fratelli tutti”, dell’ecumenismo, del dialogo stile Abu Dhabi. Non farti illusioni.

Io: – A volte me lo dico anch’io: non devo farmi illusioni. Poi invece mi dico: aspetta. Dodici anni di Bergoglio ci hanno inselvatichito. Dobbiamo imparare di nuovo ad amare il papa.

Amico: – Pensieri nobili. Ma sei di nuovo nel sentimentalismo. In realtà papa Leone non farà un’inversione a U, perché è un frutto dello stesso albero conciliare. Un frutto molto più dolce, ma per questo ancora più pericoloso, col suo sorriso da buon vescovo mite. Mi spiace dirtelo: apri gli occhi.

Dialogo con un amico “Sì Leone”

Amico: – Leone mi piace. Mi è piaciuto subito. Uomo umile, ma anche fermo. Di sicuro intelligente, preparato. Era ora. La fine di un incubo.

Io: – Niente dubbi? Non avverti un sentore di neo-modernismo, sia pure ben temperato?

Amico: – Dai, non essere fanatico! Sei stato tu a scrivere “Non sparate su Leone”. E ora ti fai prendere dai dubbi? Capisco che sotto Bergoglio è stata dura, ma ora bisogna tornare a respirare.

Io: – E se fosse tutta un’illusione? Un pio desiderio?

Amico: – Rifletti. Bergoglio ha spaccato la Chiesa, lasciando solo cocci. Leone dovrà ricostruire. E non potrà farlo senza tener conto di tutti. Ha esperienza ecclesiale e pastorale, è l’uomo giusto. Conosce gli apparati e sa come governare.

Io: – Non lo metto in dubbio. Ma mi confermerà nella fede? Sarà probabilmente l’ultimo papa della mia vita terrena. Mi aiuterà a morire da cattolico?

Amico: – Dobbiamo avere fiducia. Non si può stare sempre col fucile puntato. A volte dirà o farà qualcosa che non ci piacerà, ma a Roma c’è di nuovo un papa, ed è ciò che conta.

Dialogo con un attendista

Amico: – Ammoniva Chesterton: “Una mente aperta, come una bocca aperta, dovrebbe sempre sapersi chiudere su qualcosa”.

Io: – Dunque?

Amico: – Dunque la mia bocca resta chiusa, perché c’è già troppa gente che sta parlando, spesso a casaccio.

Io: – Scusa se te lo dico, ma mi sembra che te la vuoi cavare a poco prezzo.

Amico: – Non è così. Non mi piace né il tiro al piccione né l’entusiasmo acritico. Non è ancora arrivato il momento di esprimere un giudizio.

Io: – Non ti sbilanci nemmeno un po’?

Amico: – Su alcune cose questo papa mi piace, su altre resto perplesso. Ma, ripeto, è presto. Sicuramente è finito il delirio di cattiverie, arbitrii e volgarità. Di qui la sensazione di una liberazione. Non mi aspetto che si torni a prima del Concilio, ma voglio restare aperto alle sorprese senza pregiudizi.

Io: – Sei un uomo saggio. Dovrei imparare da te. Io invece oscillo continuamente.

Amico: – Perché, in fondo, sei un passionale. Hai sempre bisogno di fare il tifo, pro o contro. Ma questo è il momento della ragione.

Io: – Ecco perché, forse, non è il mio momento!

Amico: – Non essere troppo severo con te stesso. Si tratta semplicemente di pazientare.

Io: – Uhm. Ponziopilatismo?

Amico: – Ma no! Passiamo tutto al setaccio, tratteniamo il buono, rifiutiamo il resto. Ma senza atteggiamenti precostituiti. Veniamo da anni di ideologia imperante. Abbiamo bisogno di ragione e buon senso.

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E voi, amici di “Duc in altum”, come la pensate?