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mercoledì 4 giugno 2025

Ma qual è il DNA del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres)?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1216 bis pubblicata da Paix Liturgique il 3 giugno, in cui si riporta un articolo di Rémi Fontaine, pubblicato il 29 maggio sul blog Le Salon beige (QUI).
Rémi Fontaine – confondatore del Pellegrinaggio di Chartres ed autore del libro Chartres t’appelle! (QUI su MiL) – propone e spiega dieci parole-chiave del pellegrinaggio che, giunto alla sua quarantatreesima edizione, partirà da Parigi fra tre giorni con la partecipazione di ventimila (giovani) pellegrini.

Nota del traduttore: il titolo dell’articolo richiama i primi versi della celebre canzone Santiano di Hugues Aufray (1961), adattamento francese del paroliere Jacques Plante dal canto marinaresco irlandese Santianna: «È un famoso tre alberi, snello come un uccello (issate le vele, Santiano!), diciotto nodi, quattrocento tonnellate, sono orgoglioso di essere un marinaio. Tieni duro contro le onde e tieni duro contro il vento (issate le vele, Santiano!), se Dio vuole, sempre dritto davanti a noi, andremo fino a San Francisco» (la spiegazione è data a conclusione dell’articolo).

L.V.


Nel cuore dell’Anno Giubilare dedicato al tema «Pellegrini di speranza», dopo l’elezione di Papa Leone XIV e in vista della Pentecoste, ecco dieci approcci (dieci «parole chiave») richiesti dal blog Le Salon Beige a Rémi Fontaine sul «DNA» del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), la sua storia e il suo spirito che ci presenta nel suo libro Chartres t’appelle! [Chartres ti chiama!: N.d.T.] (Via Romana) [QUI: N.d.T.].

1. Crociati: riporto in esordio questa citazione di padre Jacques Sevin S.I.: «È sempre bene, per non invecchiare, immergersi nello spirito delle proprie origini…». «Ora, il nostro spirito, aggiungeva (al presente), è uno spirito di crociata, altrimenti non siamo più noi». Ovviamente parlava degli Scouts de France, ma questo può applicarsi anche alla storia del nostro pellegrinaggio. È proprio uno spirito di crociata (in senso spirituale) che ha presieduto alla sua nascita. All’appello di San Giovanni Paolo II! È necessario ricordare il contesto: eletto nel 1978 con le parole «Non abbiate paura!», era venuto in Francia per esortare la nostra nazione: «Francia, figlia primogenita della Chiesa, sei tu fedele alle promesse del tuo battesimo?» [QUI: N.d.T.]. E al Parc des Princes aveva interpellato i nostri giovani: «La permissività morale non rende gli uomini felici», riprendendo anche le parole del Vangelo: «Giovane, alzati, ragazza, alzati!» [Lc 7, 14: N.d.T.].

Nello stesso periodo fu inaugurato il Centre Henri et André Charlier (dal nome di due grandi convertiti al Cattolicesimo, uno scultore, l’altro educatore, amici dello scrittore Charles Péguy) con la volontà di riconquistare la cultura e l’amicizia francese. Era proprio il momento in cui François Mitterrand saliva al potere con un governo social-comunista. La situazione diventava preoccupante per i Cattolici. La libertà di insegnamento, in particolare, era chiaramente minacciata.

Sotto l’egida del Centre Henri et André Charlier, alla sua terza università estiva a Mesnil-Saint-Loup (il famoso paesino non di irriducibili Galli, ma di ferventi Cristiani guidati da don Emmanuel André!), abbiamo quindi deciso, insieme a diversi amici, di rispondere all’appello di San Giovanni Paolo II come figli della Francia e della Chiesa. Un appello a uscire da noi stessi e a liberarci per aiutare gli altri a fare lo stesso. Non liberare la Terra Santa, ma liberare le nostre anime e lo spazio francese dal veleno dell’apostasia e del laicismo. Cito ancora padre Jacques Sevin: «Queste terre, queste terre spirituali, appartengono a Cristo, devono tornare alla Cristianità. Ma per questo, dobbiamo essere noi stessi risolutamente Cristiani!». Questo è il principio del pellegrinaggio.

2. Figli della Chiesa: perché se eravamo e rimaniamo «tradizionalisti», eravamo e siamo risolutamente sotto il comando del Padre comune dei Cattolici. Fedeli a tutti e non a parte, singolarmente sotto questo aspetto della nuova evangelizzazione che unisce spirituale e temporale. I «tradi», come si dice, «non possono essere né un partito né un esercito né una Chiesa; sono uno stato d’animo», riassumeva Jean Madiran. E, naturalmente, un comportamento. Anche se questo comportamento appare troppo spesso agli occhi di alcuni come un «una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo» (Sap 2, 14). È «una professio e una devotio». Questo rimane lo spirito: una parte nel tutto, un lievito nella pasta. Non vogliamo certo fare «una Chiesa a parte», perché è la Chiesa che ci salva tutti, oggi e domani grazie a ieri! «Noi non siamo che nani sulle spalle di giganti», come diceva Bernardo di Chartres.

3. Pietà filiale: il Pèlerinage de Pentecôte si colloca in una storia che ormai ha più di quarant’anni, ma anche e soprattutto in una «preistoria» recente o lontana. Risale naturalmente alla Virgo pariturae (la Vergine che partorisce) venerata dai Druidi, poi alla reliquia del velo della Vergine e a San Luigi, ma più recentemente a Charles Péguy e al pellegrinaggio degli studenti. Dopo un periodo di edulcorazione o di oblio negli anni Sessanta/Settanta, bisogna rendere omaggio anche a quei pochi sentinelle individuali o collettive che hanno mantenuto viva la fiamma e che sono come i prodromi del nostro pellegrinaggio per tutti. Penso in particolare (ma ne dimentico sicuramente altri) a don Guy Montarien con i suoi studenti del Centre d’étude et de recherche culturelles pour les étudiants, all’Association des guides et scouts d’Europe, al Mouvement de la Jeunesse Catholique de France e alla Fédération catholique des étudiants de France, o a mons. Maxime Charles con la Basilique du Sacré-Cœur di Montmartre…

Per quanto riguarda più precisamente la storia del Pèlerinage de Pentecôte, un sottotitolo del mio libro precisa: «Propos de route et jalons pour l’histoire» [Appunti di viaggio e pietre miliari per la storia: N.d.T.]. Si tratta di una raccolta di testi scritti fin dall’inizio, redatti sul posto, «contestualizzati» (come si dice oggi) dalla crisi postconciliare. Non pretende di dire tutta la verità sul pellegrinaggio, che ovviamente non è esente (come questi testi) da critiche e debolezze, ma di rivelare le nostre intenzioni e le nostre aspirazioni di fronte alle opposizioni che hanno incontrato. Un po’ come un libro bianco per giudicare sulla base dei fatti.

4. Nel mondo ma non di questo mondo. Alcuni di questi testi sviluppano una riflessione sulle finalità del pellegrinaggio, sui suoi tre pilastri (Cristianità-Tradizione-Missione). Essa mira soprattutto a dimostrare che non cerchiamo di tornare indietro, di essere pellegrini di ieri, né tantomeno pellegrini di domani. Siamo pellegrini di oggi, in altre parole pellegrini di sempre. Peregrini: stranieri. Stranieri al mondo nella misura esatta in cui lo spirito del mondo è estraneo a Dio. È cercando Dio, al di là del mondo e del tempo, che i monaci in particolare hanno costruito la Cristianità, senza preordinarla, come ha ricordato Papa Benedetto XVI. Questo è il nostro approccio (l’opzione benedettina!): la nostra fuga dal mondo e dal tempo si chiama conversione, ma noi restiamo ben radicati in questo mondo, non è una fuga. Custodi della Tradizione, non siamo né «indietristi» (retrogradi) né progressisti. Pellegrini di speranza perché pellegrini di sempre, né di domani né di ieri. Custodi del Meglio senza essere migliori. Semplicemente alla ricerca del Regno (che non è di questo mondo ma già dentro di noi). Alla ricerca quindi della salvezza delle anime (secondo il tema del 2024). La nostra volontà missionaria si fonda sul Vangelo e sulla Tradizione. Sottoscriviamo quindi pienamente il tema dell’anno santo 2025: «Pellegrini di speranza»! E lo manifesteremo consacrandoci il 9 giugno al Sacro Cuore.

5. Laici: il Pèlerinage de Pentecôte esprime in particolare il punto di vista dei laici, secondo la giusta volontà del Concilio Vaticano II di promuovere il laicato cristiano. Concepito, organizzato e diretto da laici, il pellegrinaggio sfugge così, sin dalla sua creazione, a ciò che papa Francesco ha definito il (cattivo) clericalismo (sia interno che esterno), il che spiega forse la sua forza, la sua concordia e la sua longevità. Esiste infatti una grazia di stato legata al laicato, non solo alla gioventù (come diceva lo scrittore André Charlier), ma anche alle famiglie e in particolare ai genitori che hanno il compito temporale di trasmettere la fede che essi stessi hanno ricevuto dai propri genitori. Senza essere parte della Chiesa docente, essi hanno voce in capitolo in materia (entro i giusti limiti) e non hanno bisogno di alcun mandato per farlo, essendo i primi educatori dei propri figli.

Negli anni Ottanta, con il sostegno di sacerdoti amici, gli organizzatori del pellegrinaggio non si sono privati di esercitare questo diritto fondamentale. Come altri avevano fatto prima di loro (dom Jean-Philippe Lemaire O.S.B. o Jean Madiran di fronte alla rivoluzione del Catechismo e poi agli abusi liturgici; lAssociation des Guides et Scouts d’Europe di fronte alla riforma dei neo-Scout de France; il Mouvement de la Jeunesse Catholique de France; le scuole fuori contratto…).

È il tempo delle famiglie e dei laici prima del sinodo, per così dire! Ma in una giusta distinzione dei poteri, senza la clericalizzazione dei laici né la secolarizzazione dei chierici che si vede troppo oggi e che denunciava Papa Benedetto XVI.

6. «Cristeros»: una delle caratteristiche del Pèlerinage de Pentecôte è il suo attaccamento alla dottrina di Cristo Re (compresa la sua regalità sociale) sviluppata da Papa Pio XI nella lettera enciclica Quas primas sulla regalità di Cristo, di cui quest’anno celebriamo il centenario. Questo non è sempre ben compreso dallo «spirito» del Concilio Vaticano II. Ciò non significa affatto che vogliamo la teocrazia (che non è cristiana) o addirittura lo Stato cristiano (oggi realmente impossibile). Né che non accettiamo la (vera) libertà religiosa. Significa semplicemente che verifichiamo sperimentalmente le parole del venerabile Papa Pio XII: «Dalla forma data alla società […] dipende e s’insinua anche il bene o il male nelle anime» [QUI: N.d.T.].

Naturalmente, la comunità soprannaturale di persone che è la Chiesa (fondata da Cristo) non si confonde con la società temporale delle famiglie che è la nazione e che la Chiesa deve «informare» (nel senso filosofico di dare un senso) indipendentemente dall’unità o dalla divisione delle credenze e dal regime in vigore. Ma se la Chiesa non può trovare in essa una certa corrispondenza culturale, dovrà necessariamente agire in controcultura, come i primi Cristiani (o i dissidenti anticomunisti), con quelle che Papa Benedetto XVI chiamava «minoranze creative» o «oasi di cristianità». È la nostra convinzione militante che si incarna in una lotta contro-rivoluzionaria, per offrire un «letto di campeggio» al soprannaturale, secondo l’immagine di Charles Péguy. In altre parole: la nostra teologia politica (per riprendere il termine di mons. Éric Marie de Moulins d’Amieu de Beaufort, Arcivescovo metropolita di Reims) è la parabola del terreno e del seme: distinguere per unire! Se il Regno di Cristo è innanzitutto dentro di noi e non è di questo mondo, ha necessariamente una certa eco e un certo influsso sulla nostra vita sociale e politica in senso lato. Avendo dei Cristiani, occorrono spazi di Cristianità, anche se nelle catacombe o in isolotti, semi di Cristianità, ma meglio ancora in Nazioni cristiane! Perché «è un grande mistero, non basta avere la fede. Siamo fatti per vivere il nostro tempo nella Cristianità. Altrove, quando non è il martirio fisico, sono le anime che non riescono più a respirare» (Jean Madiran parafrasando Charles Péguy).

7. Cristianesimo: alla famosa supplica di mons. Marcel François Lefebvre – «Lasciateci fare l’esperienza della Tradizione!» – che è diventata quella delle comunità (ex) Ecclesia Dei e di una parte non trascurabile del popolo di Dio con il consenso di San Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI, abbiamo aggiunto come laici responsabili del temporale: – Lasciateci fare l’esperienza della Cristianità! E abbiamo constatato che questo modo di obbedire al quarto comandamento – «Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni» [Es. 20, 12: N.d.T.] – ha dato i suoi frutti nelle nostre comunità di vita, sia per quanto riguarda la pedagogia tradizionale della fede, sia per quanto riguarda la pedagogia educativa o politica. Ne sono prova, in particolare, le scuole indipendenti e il vero scoutismo, di cui sono noti lo spirito missionario e le vocazioni. È quindi eminentemente missionario, se si pensa che molti dei nostri pellegrini oggi non sono abituati a queste pedagogie e che i pellegrini alla prima esperienza sono sempre più numerosi, attratti dal senso del sacro e dalla trascendenza di questo cammino. Più per attrazione che per proselitismo! Il bene si diffonde da sé…

Le terre lontane da convertire (le «periferie») oggi ci hanno raggiunto a casa nostra. Basta uscire di casa e andare in strada (come diceva la mistica Serva di Dio Madeleine Delbrêl). Ciò non esime dal ricaricarci nei centri, nei nuclei, nei campi base o negli ecosistemi della Cristianità. «La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare» (papa Francesco) [QUI: N.d.T.]. Cominciare da noi stessi, da noi…

8. Nostra Signora della Speranza: l’idea del pellegrinaggio è nata a Mesnil-Saint-Loup, il villaggio cristiano convertito da don Emmanuel André grazie all’intercessione di Nostra Signora della Speranza. Il «metodo» del pellegrinaggio, se di metodo si può parlare, è quello per analogia con don Emmanuel André: «Il mio metodo? È quello di San Paolo: soffro tutto per gli eletti. Non ne ho altro». Diceva anche: «Avete una montagna di peccati, fate una montagna di preghiere». Si tratta della creazione di una società cristiana basata sulla preghiera e sulla penitenza, secondo le richieste della Vergine ai bambini stessi (da Françoise Mélanie Calvat [La Salette: N.d.T.] a Lucia dos Santos [Fátima: N.d.T.], passando per Bernarde-Marie Soubirous [Lourdes: N.d.T.]). Come un buon metodo naturale predispone alla grazia (il vero scoutismo nell’educazione, ad esempio, a differenza di un metodo che si allontana dalla legge naturale), un buon metodo soprannaturale (quello degli «esercizi spirituali», quello di don Emmanuel André) eleva le virtù naturali. Questo incontro intimo tra grazia e natura (e viceversa) dà, quando è vissuto in comunità, uno spazio di cristianità incarnata in un luogo e in un ambiente, con usi e costumi regolati dalla doppia e unica legge di Dio (la legge naturale dei dieci comandamenti e la legge soprannaturale dell’amore delle beatitudini). Costumi e virtù cristiane che non diventano folli…

9. Una Częstochowa francese: se il Pèlerinage de Pentecôte è diventato «la nostra Częstochowa nazionale» (dom Gérard Calvet O.S.B., Abate emerito di Sainte-Madeleine di Barroux), è perché il famoso pellegrinaggio polacco è stato anche per noi un modello. L’esempio di una Cristianità in marcia in pieno paese comunista, in pieno regime totalitario, ostile! Grazie alla grande novena lanciata dalla prigione dal Beato card. Stefan Wyszyński per preparare il millenario del battesimo di questa nazione. È quello che verrà chiamato «il miracolo polacco» che darà in particolare San Giovanni Paolo II e Lech Wałęsa (Solidarność) con la caduta del comunismo… E che ispirerà il piccolo miracolo di Chartres!

10. In conclusione: un «tre alberi»! Il Pèlerinage de Pentecôte è una nave mariana che ha le sue ancore in Cielo grazie alla sua preghiera, alla sua penitenza e alla sua fedeltà. «Un bel monumento davanti a Dio» che attraversa il mondo moderno, come scrive Charles Péguy in Clio. Una nave a tre ponti o meglio ancora «un famoso tre alberi snello come un uccello», come dice la canzone. Siamo orgogliosi, senza superbia, non di esserne marinai, ma di esserne pellegrini, nonostante le nostre debolezze e i nostri peccati. Una nave singolare (nello spazio e nel tempo) con tre grandi vele che gli organizzatori orientano e tendono (in termini marinari «stendono») instancabilmente sin dall’inizio. Queste tre vele si chiamano Tradizione, Cristianità e Missione! Ma non sono solo queste tre vele insieme a far avanzare la nave verso la nuova evangelizzazione. È chiaramente lo Spirito Santo che soffia su di esse, come mediazioni opportune e necessarie. «Se Dio vuole, sempre dritti davanti a noi», non «andremo fino a San Francisco», ma fino a Chartres e oltre: fino alla comunione dei santi, ma anche fino a una nuova Cristianità che è il suo trampolino di lancio, come diceva dom Gérard Calvet.

È lo Spirito Santo che ci fa andare avanti! Da qui il titolo del mio libro: Chartres t’appelle! Une Pentecôte de Chrétienté [Chartres ti chiama! Una Pentecoste della Cristianità: N.d.T.]. «Non vedete ciò che nasce», diceva già lo scrittore Louis Veuillot ai becchini frettolosi della defunta Cristianità che vedevano troppo in fretta ciò che muore ma non ciò che può risorgere. Chartres, ultreïa! [Andiamo oltre; saluto utilizzato dai pellegrini sul Cammino di Santiago per incoraggiarsi e motivarsi a proseguire il viaggio: N.d.T.]

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